22. Attese e punizioni.

Lincoln's POV
Sono passati tre giorni, tre giorni in cui la guardo e lei sta semplicemente lì, ferma, come una bambola.
Sta lì e anche se non ha la febbre, anche se tutti i suoi valori sono normali, lei non si sveglia.
Intanto noi la curiamo, le diamo flebo, le mettiamo punti e le cambiamo bende.
Qualsiasi cosa le abbiano fatto o somministrato, le causa profonde crisi epilettiche.
Ecco che ricomincia...
Vedo i suoi arti muoversi convulsamente e le iridi, sotto le pesanti palpebre, agitarsi.
L'allarme scatta e arriva la solita infermiera bionda, che mi caccia in malo modo dalla stanza.
Le prime volte ho imprecato, urlato e scalciato, per non farmi mandare via, ma dopo tre giorni, e soprattutto dopo che Kane ha minacciato di non farmi più entrare in infermeria, mi sono rassegnato all'idea di aspettare dietro un vetro.
Entrano altre tre persone in aiuto della giovane volontaria, stendono di lato Etria e le infilano un panno in bocca per impedirle di "mangiarsi la lingua", o almeno è questa la risposta che mi hanno dato quando ho fatto la domanda.
La solita puntura di Valium, nella solita parte del corpo, effettuata con la solita mano tremante dell'infermiera ed Etria torna nuovamente tranquilla.
Torna nuovamente immobile, bella come una bambola di porcellana.
La mia bambola di porcellana... Rientro nella stanza e aiuto l'infermiera a ricucire tutte le ferite, che Etria, puntualmente, durante la crisi epilettica, riapre, staccandosi i punti.
Ma non importa quante volte lo farà, io sarò sempre qui a ricucire le sue ferite e, quando si sveglierà, ricucirò anche il suo cuore.

Raven's POV
- Ma cosa ti è saltato in mente, Raven?
Marcus Kane spalanca la bocca per la trentesima volta e poi la richiude.
- Ti rendi minimamente conto di ciò che hai fatto? - gli fa eco Abby.
- Sì, direi proprio di sì - ribatto con un sorrisetto - E aggiungo anche che lo rifarei altre mille volte.
A questa affermazione Kane si gira a guardare Abby, che dal camminare con le braccia incrociate è passata al sedersi con la testa fra le mani.
- Dobbiamo fare quello che ci eravamo preposti - inizia Kane.
- Sì, sì lo so...
La cosa, qualunque essa sia, sembra turbarla.
Non si prospetta nulla di buono.
Kane si gira verso di me, mi afferra il braccio e ci piazza un bracciale, che subito si adatta al mio polso.
- Ma questo... Cosa state facendo!? - urlo.
Li guardo esterrefatta.
- Quello... È un avvertimento - spiega Kane, mentre il mio sguardo si fa sempre più inceneritore - Abbiamo delle regole qui sull'Arca, e tu le hai infrante liberando dei prigionieri. Ben due volte.
So che si riferisce in particolare a Finn.
- Vi sbagliavate. Dovevo farlo.
- Siamo adulti, sappiamo cosa è giusto fare e cosa no - ribatte lui
- Ah sì? A me non sem...
Ma vengo arrestata da una piccola scossa che parte dal mio braccio.
- Cosa avete fatto?!
Li guardo terrorizzati.
- Ciò che era giusto. Più cercherai di ribellarti, più forte arriverà la scarica. Vedi di seguire gli ordini d'ora in poi, Raven, altrimenti... Oh e contattare Finn e Bellamy ovviamente è fuori discussione - conclude Abby, che nel frattempo si è alzata ed esibisce un'espressione fiera.
Mentre lasciano la stanza, decido di lanciare la mia ultima carta.
- Tutto questo non ti riporterà Clarke, Abby, al massimo te la farà perdere per sempre.
Lei si ferma un attimo, combattuta sul girarsi iniziare una nuova guerra o continuare e ignorare ciò che ho detto
- Vieni, Abby - Kane le tende la mano.
Lei ha un attimo di esitazione, ma alla fine la afferra e si lascia trasportare via.
Prego un attimo che Finn e Bellamy siano riusciti davvero a scappare, e soprattutto spero che siano vivi. Quindi chiudi gli occhi e mi lascio cadere sulla panca della stanza di sicurezza.

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