20. Coalizione.

Bellamy's POV
- Ma cosa diamine pensavate di fare? Siete impazziti? - ruggisce Kane da dietro la porta di vetro trasparente e infrangibile.
-Ma lui... - esclamiamo all'unisono io e Finn, guardandoci poi in cagnesco.
- Non importa - ci interrompe lui - Non voglio altri casini. Rimarrete qui finché non imparerete a domare gli scatti di rabbia. E guai a voi se provate ad uscire.
Quindi si stacca dalla grande porta vetrata, che collega il corridoio con la camera di sicurezza e si allontana con passo deciso.
- Bene, e ora? Che facciamo? - domando a Finn con un sussurro, cercando di non farmi sentire dalle guardie che Kane ha mandato.
Lui ha un'espressione corrugata, azzarderei di pentimento, ma non sembra disposto a collaborare.
- Senti, so che ci siamo appena azzuffati, ma se vogliamo uscire da qui dobbiamo aiutarci, lavorare insieme.
Ancora nulla. Ha il capo appoggiato al grigio e freddo muro in una posizione alquanto scomoda, ma sembra non curarsene. I suoi occhi sono chiusi e si potrebbe pensare che dorma, se non fosse per la mano che batte impercettibilmente ad intervalli regolari sulla panca d'acciaio, su cui si è seduto alla bell'e meglio.
Sembra di parlare a un fantasma.
- Dannazione, Finn! Ci sarà qualcosa di cui ti importa.
- Lo sai cos'è che mi importa - replica lui lentamente, spalancando gli occhi di colpo, come risvegliato da un sonno profondo.
Lo so bene, dico sottovoce più a me stesso che a lui.
Quella ragazza è come una calamita. Delle volte ho seriamente pensato che ci fosse qualcosa tra noi.
Ma lei ha scelto lui, non te, mi ricorda una vocina nella mia testa. Ma ha scelto di abbandonarlo qui per venire a cercare me, gli rispondo mentalmente.
Alzo lo sguardo e noto che Finn mi sta fissando in maniera perplessa. Può leggermi nel pensiero? Mi auguro proprio di no.
- Insomma - cerco di stemperare - Cosa facciamo?
- Tu... - sussurra con tono accusatorio.
Io?, penso.
- Che ho fatto? - gli domando con un sorriso tirato.
La tensione è palpabile.
Vuoi vedere che legge davvero nel pensiero? Sarebbe un bel problema.
- Tu... Hai la ricetrasmittente!
Tiro un sospiro di sollievo.
- Si, la ho, e... Oh!
Capisco il perché del suo improvviso sorriso. Possiamo contattare Clarke con questa!
In men che non sei dica la accendo e chiamo il suo nome.
- Clarke? Clarke, se ci sei, rispondi! - sussurro.
Nulla.
- Dalla a me - dice all'improvviso Finn.
Rifletto un attimo sul non farlo, ma alla fine, seppur titubante, gliela passo.
Lui la afferra velocemente e con un respiro affannoso si sbriga a sussurrare:
- Clarke, sono Finn, ti prego, se ci sei, rispondi.
Silenzio tombale.
Scuoto la testa e Finn mi ripassa la ricetrasmittente con espressione delusa.
- Diamine - esclama battendo con rabbia la mano sulla panca e alzandosi in piedi.
Le due guardie si girano subito verso di lui, puntando le pistole.
Finn si piazza di fronte alla porta, alza le mani e urla: - Cosa volete farmi? Spararmi? Ora ci spariamo tra di noi invece di andare a salvare quanti più possibile? Se è così prego, sparate pure... Ma prima dovete aprire questa porta!
- Ma cosa diamine fai? - gli sussurro scioccato.
Le due guardie si fissano, poi uno dei due prende una ricetrasmittente e lo sento dire: - Kane, cosa dobbiamo fare con i due ragazzi rinchiusi? Uno dei due...
Ma perdo la fine del discorso perché quello si allontana.
Finn mi getta una rapida occhiata e strizza l'occhio. Allora capisco: non è impazzito, è geniale!
Mi alzo anch'io e lo raggiungo. Appoggio le mani sul vetro, lo picchietto un po' ed esclamo:
- Alora? Hai fegato ad aprire questa porta? O hai troppa... - mimo la parola con le mani per enfatizzare il concetto - ...Paura?
- Ovvio che ha paura, Bellamy - mi fa eco Finn - Sa che contro noi due non ha speranze, specie senza quella pistola.
La giovane guardia inizia a sudare freddo e la mano con cui punta la pistola a tremare, così gli affianca l'altra, ma anche quella trema.
- Apri la porta, su! - esclama Finn, battendo i pugni sul vetro.
- N...No - risponde quello balbettando.
- Fifone - sussurro io.
Volto le spalle alla porta vetrata e mi dirigo verso la panca.
Ma non faccio in tempo a raggiungerla che un rumore metallico mi blocca. La porta si apre.
Non ho il tempo di sorridere che colpi di arma da fuoco prendono a rimbalzare per l'intera stanza.

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