19. Conflitti.

Bellamy's POV
Giunti ad Arcadia, troviamo Marcus ed Abby ad attenderci. Con Lexa ancora tra le braccia, ignoro il primo e vado spedito da Abby.
- Ha bisogno di cure, ora.
Lei scambia una strana occhiata con Marcus e subito dopo lui esclama:
- Dalla a me - e allunga le braccia.
Il mio primo istinto è di rifiuto, ma non appena Abby mi dice "Lasciala a lui, noi dobbiamo parlare, si tratta di Clarke", subito cambio idea e, seppur con una certa riluttanza, lascio Lexa a Marcus.
- Che succede? - domando preoccupato alla donna.
- Clarke è...
- BELLAMY?! - una voce interrompe le sue parole.
Abby solleva gli occhi e si gira a guardare il luogo da cui era provenuta la voce. Anzi, non il luogo , ma la persona.
- Finn! Ti avevo detto di rimanere in infermeria - sbotta.
- Non me lo avevi detto, me lo avevi imposto! Ma chiudermi dentro con colei che si occupa dei sistemi di sicurezza delle porte - a cui perdipiù piaci, penso io, senza però dirlo - Non è stata una genialata. E comunque...
- Abby, corri! Abbiamo bisogno di te! Lexa è in condizioni critiche, ha perso troppo sangue e io... Io non ce la faccio da solo...
A quelle parole mi giro di scatto per vedere chi abbia parlato. L'aiuto infermiere, Jackson, se ne sta sulla porta dell'Arca, pallido e con il terrore dipinto sul volto. Comincio a preoccuparmi seriamente anche io.
Abby, che aveva già aperto la bocca per ribattere alle parole di Finn, la chiude di colpo e si affretta a raggiungere il punto in cui fino a pochi secondi pima si trovava Jackson.
Prima di immergersi nell'Arca, però, ci lancia un'ultima, profonda occhiata.
Sposto di nuovo la mia attenzione su Finn, che intanto si guarda intorno disorientato.
A un certo punto esclama: - Dov'è Clarke?!
- Clarke? Non è qui? - domando sempre più allarmato.
- No che non è qui - ribatte lui alzando la voce. Dalla sua espressione sembra che ci voglia aggiungere anche un'insulto, ma all'ultimo si trattiene.
Piuttosto, inizia a camminare su e giù, portandosi le mani dietro la schiena
- E' scappata da Arcadia alcune ore fa... - si ferma, si gira verso di me e mi punta il dito contro - Per venire a cercare te!
- Come a cercare me?! Ma se gli ho detto chiaro e tondo di non venir... Oh. Le interferenze...
- Esatto, le interferenze - ringhia Finn - Le avevo detto di non andare , ma mi ha tramortito e...
Lo ha tramortito? Trattengo a stento una risata.
- Clarke... Clarke è forte, conosce questi boschi come le sue mani, se la caverà - ribatto poco convinto, cercando di non pensare al fatto che lei abbia abbandonato Finn per venire a cercare me. Per me...
- Ma cosa dici?! Clarke è la fuori , sola, tra mietitori e terrestri feroci, e il massimo che sai dire è "se la caverà"?!
Mi fissa con occhi di fuoco.
- Non sto dicendo nulla di simile. Non...
- A me sembra proprio di si, invece! -mi interrompe .
- No! Non sei l'unico che tiene a Clarke, ok!? Infatti... Non sarai tu ad andare a cercarla. Non dopo l'ultima volta.
- E' stato un incidente!
- E' stata follia! Tu da qui non ti muovi - la mia voce si abbassa di almeno tre toni e il suo suono rabbioso stupisce anche me.
- E chi sei tu per dirlo?!
Finn mi afferra bruscamente per il colletto della maglietta: sento la sua presa farsi più ferrea e il mio corpo irrigidirsi.
Lo fisso negli occhi e noto, dietro il velo di lacrime, una rabbia cieca.
In sottofondo, a rendere i suoi occhi bruni più scuri, c'è un misto di terrore, tristezza e senso di impotenza.
- Non osare... - gli sussurro, mentre sento salire una specie di moto omicida.
Lo strattono e mi allontano a passo spedito verso il cancello di Arcadia .
- Voi due - dico a due tipi appoggiati alle mura difensive - Venite con me.
- Dove pensi di andare?! - mi urla Finn.
Mi giro e con un sorriso strafottente gli rispondo: - A cercare Clark... -
Ma non riesco a finire la frase che quelle parole provocano un attacco immediato da parte sua.
In un baleno Finn mi raggiunge e me lo ritrovo addosso.
Improvvisamente il mio mondo si capovolge e sento la testa sbattere contro qualcosa di duro.
Le orecchie fischiano e, quando riesco a rimettere a fuoco, mi ritrovo sopra un Finn che non ho mai visto.
Il volto è sfigurato dalla rabbia e gli occhi mi fissano senza vedermi realmente.
Una pioggia di pugni mi investe in pieno, impedendomi di metterlo a fuoco per più di qualche attimo di fila.
Ma cosa diamine...
Dopo l'ennesimo pugno, il mio cervello torna lucido.
Lo scaravento via e a sua volta finisce schiena a terra... Ma non sono soddisfatto.
Sono giorni che quando si parla di Clarke lui subito si intromette nei discorsi e inizia a dire cosa può, cosa non può e cosa è in grado di fare. Come se lei fosse una sua proprietà, il suo bel giocattolino che non può fare nulla senza il suo consenso.
Ma Clarke, pur amandolo, non è sua, e non lo sarà mai. Lei appartiene solo a se stessa, ma questa gente ancora non se ne è resa conto.
Mi rialzo e da tutta questa rabbia ricevo solo energia distruttiva.
Mi ritrovo sopra di lui e gli premo un ginocchio proprio sulla gabbia toracica: godo nel sentire le sue costole inclinarsi sotto il mio peso.
Lui apre la bocca, come in cerca di aria e i suoi occhi diventano vacui.
Vedo il mio pugno infrangersi sulla sua mascella e quasi non mi accorgo di aver alzato anche l'altro.
Non so cosa sto facendo, voglio solo fargli male.
I suoi occhi si spengono sempre di più, ma quasi mi piace.
Non so nemmeno quanto duri tutto ciò, ma ad un tratto sento due, tre, quattro braccia afferrarmi e allontanarmi di peso dal corpo di Finn.
Urlo e mi dimeno: voglio tornare lì e fargli male.
Lui, a terra, per un secondo mi guarda intontito, mentre un altro paio di braccia sollevano anche lui.
- Ma sei impazzito?! - urla all'improvviso, ma la sua voce esce ovattata e strozzata da quello che ormai non sembra più un viso, ma solo un ammasso di macchie rosse, che già iniziano a tendere al viola.
- Finn! Bellamy! BASTA COSÍ! - la voce di Kane interrompe i miei pensieri - Voi - ordina agli uomini che non accennano a lasciare nè me nè Finn - Rinchiudeteli nella camera di sicurezza.
Dannazione. In che guaio ci siamo cacciati?

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