13. Una visione inaspettata.
Lincoln's POV
- Tranquilla Etria, ora sono qui, non ti lascerò di nuovo - sussurro alla ragazza.
Da parte sua ricevo solo un mugugno, troppo debole per essere un buon segno.
Mi concentro sul suo corpo, legato, che non risponde ai miei tocchi. Rifletto sul prenderla in braccio, ma non ho il tempo di farlo che il suolo inizia a tremare. Percepisco l'avvicinarsi di qualcosa di grosso. Dopo pochi secondi distinguo il rumore di zoccoli e, a giudicare dal frastuono, direi che non sono meno di sette cavalli.
Prego in silenzio che siano rinforzi e non altri nemici.
Alzo lo sguardo nel momento esatto in cui nella radura irrompono cinque guerrieri, tutti a cavallo. Al centro del gruppo noto tre donne, che sembrano capeggiare l'operazione. Metto a fuoco i volti.
Indra, con la sua pelle scura e i capelli corti e ricci, è la prima che distinguo.
Accanto a Indra, l'Heda: Lexa.
E poi vedo lei. Octavia, penso, stupida ragazzina...
Bellamy's POV
Devo assolutamente avvicinarmi a Lincoln e capire cosa succede, come sta la ragazza e cosa hanno intenzione di fare i mietitori.
Scendo dall'albero ma, non appena faccio per muovermi, un rumore di zoccoli cattura la mia attenzione.
Quell'attimo di distrazione mi é fatale: qualcuno mi strappa il fucile e lo getta, quindi mi afferra duramente le braccie, le stringe dietro la schiena e mi tappa la bocca con una mano fetente. Un mietitore!
Cerco di ribellarmi, ma preso cosí alla sprovvista sono in svantaggio. Dannazione.
Il mietitore inizia ad indietreggiare, trascinandomi con sé.
Getto un ultimo sguardo nella direzione da cui era arrivato il rumore. Non posso credere a ciò che vedo. Octavia?!
L'urlo mi muore in bocca.
Mordo il dito al mietitore, che subito stacca la mano dal mio viso.
- Và al diavolo - gli urlo, tirandogli una gomitata.
La presa del suo braccio si allenta e colgo al volo l'occasione per liberarmi.
Lui si riprende subito e si lancia contro le mie gambe. Tento di fermarlo, ma il peso eccessivo del suo corpo mi butta a terra.
Sbatto la testa e del sangue inizia a uscirmi dal naso.
Sant'Iddio, tutto questo deve finire. E alla svelta.
Con un grande sforzo cerco di rialzarmi, ma il mietitore è più veloce di me e ricomincia a trascinarmi.
Sento degli urli giungere dalla radura, che vanno man mano affievolendosi: dannazione, ci stiamo allontanando troppo.
Con le ultime forze che mi sono rimaste punto mani a terra e, premendo sulle braccia, mi alzo.
All'improvviso mi ricordo della pistola che tenevo nella tasca posteriore, "per ogni evenienza". La tiro fuori e, senza indulgiare neanche un momento, sparo alla testa del mietitore.
Quello inizialmente sembra non capire, poi cade a terra, morto.
Rimango a fissarlo qualche secondo, quindi faccio il percorso a ritroso di corsa, recupero il fucile e mi sistemo dietro un cespuglio.
Quello che vedo mi sconvolge.
Mi alzo e, senza pensarci due volte, corro in suo aiuto.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top