10. Perdonami.

Finn's POV
La guardo negli occhi e leggo in lei l'insicurezza. Che succede, Clarke?
Le ribadisco una seconda volta: - Io non ti voglio perdere, non di nuovo.
- Neanche io Finn, neanche io...
Nei suoi occhi iniziano a formarsi delle lacrime. Ma che diamine succede?
- Neanche io, Finn, ma... Perdonami!
- Cosa ti dovrei perdona...
Non riesco a finire la frase che qualcosa mi si conficca nel collo.
Clarke si stacca da me e io da lei.
Sento il liquido anestetizzante per i mietitori defluire nel mio corpo. Stacco di forza la siringa e fisso Clarke con occhi allibiti.
- Cosa... cosa hai fatto?! - le domando con voce strozzata, mentre le forze mi vengono meno.
- Perdonami - sussurra ancora una volta. Una lacrima le solca velocemente il viso.
Mi affloscio a terra senza poter oppore una minima resistenza, mentre la mente inizia a rabbuiarsi. L'ultima cosa che vedo è Clarke che afferra uno zaino e preme di fretta il pulsante per chiudere la porta della stanza, dopo essere corsa fuori.
Poi, solo il nulla.

Clarke's POV
Vedo Finn accasciarsi a terra e per un istante ho l'impulso di correre da lui, tuttavia i miei piedi vanno in direzione opposta
- Perdonami - gli dico, cercando di trattenere le lacrime.
Dovevo farlo.
Io devo trovare Bellamy.
Accertarmi che lui stia bene.
Vorrei urlare tutto ciò a Finn, ma le uniche parole che mi escono sono richieste di perdono.
Dopo pochi secondi vedo le sue palpebre farsi pesanti e i suoi occhi chiudersi del tutto.
È il momento.
Mi allontano furtiva a passo spedito, cercando di non incrociare lo sguardo di nessuno.
Comportati naturalmente, Clarke, mi dico fra me e me, sciolta, sii sciolta, come se nulla fosse.
Ho solo ficcato una siringa con limpido anestetizzante nel collo della persona che amo per farlo svenire e poter così andare alla ricerca di un ragazzo che a quest'ora potrebbe essere morto. Che sarà mai?
Arrivata alla cinta muraria, intravedo mia madre discutere con Marcus di fronte al cancello principale. Indicano in alto, verso i posti di guardia, con espressioni preoccupate, come se qualcosa non andasse.
Alzo anche io lo sguardo e mi stupisco di non trovarci Octavia. Chissà dov'è finita. Ma per il momento non mi riguarda. Suo fratello è in pericolo e io devo trovarlo.
Decido di uscire dall'apertura laterale delle mura, che tempo fa Raven aveva aperto per aiutarci a scappare.
Piccola, ma efficace.
Prima di arrivare a destinazione, però, mi guardo intorno. Nessuno in vista. Posso andare.
Mi lancio a capofitto verso l'apertura, ma all'ultimo mi rimane un lembo del pantalone incastrato. Dannazione. Tento di strattonarlo.
- Clarke?
Mi giro. Raven è lì a fissarmi, con quella scatola degli attrezzi da meccanico ancora in mano. Ha un'espressione che lascia trasparire tutta la sua perplessità. Non c'è tempo per spiegazioni, mi ripeto.
Le faccio cenno di far silenzio con occhi supplicanti.
Con un ultimo strattone mi libero e senza pensarci due volte mi getto a capofitto verso il bosco. Sono fuori, mi dico. Bellamy, sto arrivando.
Una volta al sicuro -per quanto possa essere sicuro un bosco pieno di terrestri furiosi e mietitori- cerco subito di contattarlo con la ricetrasmittente.
- Bellamy, Bellamy, sei vivo? Stai bene? Ti vengo ad aiutare, ma devi darmi le coordinate, altrimenti io... non so dove tu sia...
Realizzo solo ora la cosa.
Che diamine ho fatto? Sono partita spedita, ho tramortito Finn e illuso tutti gli altri senza aver neanche una meta o una qualche traccia.
Dio, avrei così bisogno di Finn ora...
No, mi ribadisco. Se lui fosse uscito, sarebbe morto. I terrestri non perdonano. Ho fatto bene, credo...
Intanto il ricetrasmettitore non dà segnali di vita. Dove diamine sei finito, Bellamy?
Uno scricchiolio di foglie mi riporta alla realtà. Mi metto subito in stato d'allerta e porto la mano alla pistola. Mi guardo intorno, ma tutto sembra calmo, lo stesso bosco appare muto. Forse me lo son solo immaginata...

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