Domenica FAI cap. 7
Alice
Oggi è domenica, ma mi sveglio presto perchè essendo la domenica del FAI approfitto per visitare posti che solitamente sono chiusi. Mi godo la colazione con le paste comprate in una panetteria... sono delle varie chicche... che goduria!
il mio appuntamento è nel sestiere di Castello : L'orto nascosto di San Francesco della Vigna
Questo è un luogo rimaste per tanto tempo a me sconosciuto, nonostante giri spesso per Venezia. Sulla mappa conoscevo la chiesa di San Francesco della Vigna ma non ci sono mai passata davanti fino a quando ho deciso di organizzare il mio tour dei giardini e degli orti veneziani. L'orto si trova all'interno del monastero adiacente alla chiesa e non è aperto al pubblico se non attraverso le visite guidate. Lo si raggiunge dopo essere passati attraverso i due chiostri e una volta entrati, lo sguardo può andare oltre all'orto, fino a raggiungere la laguna verso nord. Come racconta il nome del convento, San Francesco della Vigna, nell'orto botanico vengono coltivate delle vigne e si dice che siano le più antiche della laguna e coltivate da almeno 800 anni. Oggi fa parte di Urban Vineyards Association, un'associazione che si occupa di tutelare il patrimonio rurale, storico e paesaggistico rappresentato dalle vigne urbane.
Dal 2019 la vigna è gestita dagli agronomi di Santa Margherita che producono il Pinot Grigio. Si dice che questo pezzo di terra abbia le stesse caratteristiche delle terre bagnate dal fiume Adige, gli agronomi hanno creato due vigneti con uve Glera e Malvasia. C' è anche una degustazione accompagnata a dei crostini molto saporiti... faccio con le altre persone un giro guidato nella chiesa , il tempo di commentarne la bellezza e scappo via verso San Marco... ho tanto da vedere... in un posto... non aperto per molto tempo... le sale monumentali della biblioteca sansoviniana... danno la possibilità di consultare libri che di solito non sono visti dal pubblico.
Le Sale Monumentali della Biblioteca sono l'antica Libreria di San Marco, realizzata in gran parte da Jacopo Sansovino e completata da Vincenzo Scamozzi. Si articolano in una straordinaria Scala d'onore, un Vestibolo trasformato poi in Pubblico Statuario e nel Salone adibito a Biblioteca dalla ricchissima decorazione. Tale percorso storico-artistico è di notevole interesse e pregio. Io come le altre persone presenti con la guida restiamo a bocca aperta... la Libreria si presenta come un loggiato continuo su un portico terreno, caratterizzato da arcate di ordine dorico impreziosite da una trabeazione dorica che alterna triglifi e metope; anche l'ordine ionico del loggiato superiore mostra un ricco fregio raffigurante putti e festoni di fiori e frutta. Completa l'opera una balaustra con 3 obelischi angolari e una serie di statue di divinità classiche di mano di Alessandro Vittoria e di altri noti artisti.
La sala della libreria dove mi fermo rispetto agli altri che vanno via è coperta da una volta decorata da opere di sette artisti scelti poco di meno da Tiziano e Sansovino... mentre alle parti ci sono i ritratti di Tintoretto e del Veronese. Tremo sapendo che qui sono raccolti antichi e preziosi manoscritti... e adesso qualcuno potrò sfogliarlo... e voglio soprattutto trovare qualcosa in più su Veronica Franco, la cortigiana più famosa di Venezia...
ho già letto molto di lei su internet ad iniziare su wikipedia e un libro trovato nella libreria, il patrizio e la cortigiana ... ma ci sono notizie contrastanti (visto che parlarne allungherebbe di molto il capitolo e potrebbe annoiare a chi non interessa ho deciso di creare una capitolo extra o una cartella sui personaggi veneziani) ho anche visto la sua tomba nella cappella della chiesa di San Francesco della Vigna... parlo con il custode innamorato dei libri antichi e della storia di Venezia, soprattutto del periodo della Serenissima come me... io l' ho scoperto qui... è stato un amore a prima vista... annuso queste pagine, profumano di ricordi... di eternità... cosa sarebbe successo se Venezia non sarebbe caduta davanti a Napoleone nel 1797? Anzi Lodovico Manin esortò i nobili veneziani a proclamare la resa della città alle truppe di Napoleone Bonaparte, che dieci giorni prima aveva dichiarato guerra alla Serenissima e stava preparando l'attacco a Marghera, sulla sponda continentale della laguna. Nonostante Venezia potesse contare sulla sua flotta per difendersi dall'attacco, e adducendo come scusa la preoccupazione per l'incolumità della popolazione, alla fine la capitolazione fu approvata. Forse Venezia avrebbe potuto vincere e non ci sarebbe stato il saccheggio dei tesori della città da parte delle truppe napoleoniche, nonostante gli sforzi dei magistrati veneziani per evitarlo: i palazzi e le chiese furono spogliati delle opere d'arte e finanche gli iconici cavalli di bronzo della Basilica di San Marco, che a loro volta i veneziani avevano ottenuto dal saccheggio di Costantinopoli del 1204, vennero portati a Parigi. L'umiliazione finale fu la distruzione dell'emblematica galea di stato dei Dogi veneziani, il Bucintoro, considerato un tesoro nazionale e un simbolo della Repubblica, per accaparrarsi l'oro di cui era ricoperta. Il saccheggio della città avrebbe lasciato una profonda ferita nel ricordo dei veneziani. Sarei qui in eterno se non fosse per la chiusura della libreria, con dispiacere il custode mi chiama per farmi uscire... talmente che ero immersa nella storia che ho dimenticato dove devo andare... per fortuna l' ho annotato sul telefono segnato in ordine di cammino:
Il giardino di Ca' Rezzonico...
mi avvio e lo guardo di fronte a me... dall' altro lato del Canal Grande... Ca' Rezzonico è un bellissimo edificio sul Canal Grande che ospita il Museo del Settecento Veneziano. Al piano terra, sul lato opposto al canale, sorge un giardino ad accesso libero. Il suo aspetto attuale risale al restauro del 2002 ed è ben lontano da quello originale. Non avendo documenti della struttura originaria, è stato creato un giardino in perfetto stile veneziano con aiuole di bosso e pergole. Il periodo migliore è in aprile, quando il glicine fiorisce, ricoprendo completamente il pergolato con profumati fiori lilla. Oltre al museo grazie al FAI saranno aperte altre stanze...mi perdo ammirata guardando il salone con il lampadario di vetro di Murano e le sale con quadri antichi... m' immagino quando c' erano grandi feste... magari anzi quasi sicuramente Veronica Franco o comunque altre cortigiane sono state qui... conversando o ballando con nobili veneziani... con addirittura il doge.. sogno ad occhi aperti un duello poetico di rime tipico allora tra poeti tra Veronica e Marco Venier, il suo grande amore... Claudio sarebbe perfetto nella parte... anzi no... Claudio sarebbe un perfetto casanova... anche di lui ho letto molto... dalle sue memorie all' ultimo libro a lui dedicato di Matteo Strukul... comunque CC mi sveglia dal sogno diventato un incubo... esco da qui e m' incammino nel giardino... come riesce quell' uomo ad intrufolarsi nei miei pensieri? Comunque non mi faccio rovinare la giornata da lui... già ha fatto troppo... Leggo sul telefono la prossima tappa... è qui vicino superato il ponte dell' accademia, il mio preferito, c' è un paesaggio stupendo... per la strada compro qualcosa da mangiare...
Arrivo al Palazzo Zenobio che è considerato uno dei più significativi esempi del tardo-barocco veneziano, sia architettonicamente che per il decoro interno. Comparando con altri palazzi dello stesso periodo, la forma ad - U - che apre il grande cortile al giardino non è tipica dell'architettura veneziana. Ma nello stesso tempo dettagli dell'austera facciata frontale mostrano somiglianze con altri palazzi veneziani, soprattutto con Palazzo Barbaro-Curtis. Vi si possono ammirare gli splendidi affreschi di Louis Dorigny, i dipinti di Luca Carlevarijs e il giardino all'italiana che non ha da invidiare nulla agli altri... Durante gli anni 30 del XVIII secolo, la famiglia Zenobio commissionò un altro quadro ad un Tiepolo ormai maturo, un nuovo dipinto per il soffitto di una sala al Piano nobile rivolta al giardino. Lo splendido tondo intitolato "Pace e Giustizia" è oggi parte della collezione mechitarista, sull'isola di San Lazzaro. L'ordine armeno è a partire dal 1850 il proprietario del Palazzo. Ritornando al Salone da ballo, la raffigurazione dello stemma degli Zenobio glorifica l'importanza della famiglia con le proprie allegorie e le urne colme di fiori. Una serliana supporta la loggia della musica con elaborate consoles dorate. Il piccolo Portego invece è decorato da tre tele di Luca Carlevarijs. Per tutto il XVIII secolo il Palazzo divenne sede di un intensa vita intellettuale. Molti altri artisti ed intellettuali hanno vissuto e lavorato nel Palazzo e nella adiacente Biblioteca Zenobiana, inaugurata nel 1777 (il padiglione bianco in fondo al giardino, che si erge su quattro colonne di marmo in stile classico). L'edificio fu disegnato da Tommaso Temanza per ospitare gli archivi della famiglia e la loro vasta collezione libraria. La palazzina divenne in seguito la biblioteca del Collegio Armeno Moorat-Raphael fino al 1990. Dopo un completo restauro oggi ospita il Centro Studi e Documentazione della Cultura Armena.
Il prossimo appuntamento è il palazzo Barbarigo- Minotto , già l' ho visto di passaggio, la facciata è stupenda... è una tipica costruzione classica cinquecentesca, di belle proporzioni, con semplici finestre ad arco, accostate al centro dei piani superiori a formare delle quadrifore e collegate orizzontalmente da fasce marmoree. Alla fine dell'800 divenne sede della Compagnia Venezia e Murano, produttrice di vetri e mosaici, che lo destinò a propria sede, diede luogo ad una ristrutturazione e fece ricoprire la facciata con mosaici, eseguiti su cartoni del pittore Giulio Carlini (1826-87). Questi rappresentano, a sinistra, l'imperatore del Sacro Romano Impero Carlo V nello studio di Tiziano e, a destra, Enrico III di Francia accompagnato dal doge Alvise Mocenigo in visita ad una vetreria di Murano. La famiglia Barbaro, originaria di Muggia, in Istria, si estinse nei primissimi anni dell'Ottocento. Tra i suoi membri si ricorda in particolare Pietro, senatore, primicerio di San Marco e infine patriarca di Venezia dal 1706 al 1725, che visse tra queste stanze. Ma non è finita qui... L'eredità, infatti, appassionò le cronache mondane degli anni '80, a coronamento di una saga familiare che per oltre mezzo secolo si è snodata nella Venezia dei palazzi e della musica, sopravvivendo alla morte di lui e perpetuando la fama di lei: il conte Renzo Ceschina e l'arpista Yoko Nagae, compianti protagonisti di una storia d'amore e di tasse curiosamente iniziata e finita tra un lato e l'altro di piazza San Marco. Ho letto un articolo sul telefono, che storia romantica, ma anche triste... l'amico violinista Maxim Vengerov ha raccontato sulle colonne del New York Times, che l'industriale lombardo e la studentessa giapponese si incontrarono al "Caffè Florian", sotto le Procuratie Nuove, in un giorno d'inverno nel lontano 1962. Renzo era già adulto e ricchissimo, Yoko era ancora giovane e bellissima. A dividerli ventuno anni d'età, a unirli la stessa eleganza. «Lei era una ragazza orgogliosa, molto avvenente. Lui la portò in giro e le mostrò una boutique di pellicce per signore. Le disse: "Fa molto freddo ora. Scegli quella che ti piace; possiedo il negozio". Lei ripose: "No, grazie". E girò i tacchi. Ma ogni giorno lei tornava a bere il caffè in quel Caffè, così lui ci andava e la guardava. Finché lei si arrese». Non subito: fu un corteggiamento d'altri tempi, lungo tre ben lustri. I due si sposarono nel 1977, ma il matrimonio risultò dolorosamente breve, poiché il conte Ceschina morì nel 1982 a 71 anni. E la contessa Nagae, che allora ne aveva 50, decise che non avrebbe mai più suonato «nessuna delle 15 o 20 arpe che giacevano silenziose nel seminterrato» di palazzo Barbarigo. La sontuosa residenza affacciata sul Canal Grande era solo uno dei gioielli che componevano il cospicuo patrimonio ereditato dalla musicista, da allora in avanti filantropa nota a livello internazionale per il suo sostegno alle orchestre e ai teatri più prestigiosi: La Fenice, New York Philharmonic, Carnegie Hall, Israel Philharmonic Orchestra, Mariinsky Theatre, National Youth Orchestra of the United States of America, solo per citarne alcuni. Fra immobili, opere d'arte, società, investimenti nella finanza e liquidi, all'epoca si parlò di qualcosa come 300 miliardi di lire. Ne scrissero tanto i giornali, quando la nobildonna venne trascinata in giudizio da un nipote del marito, il quale la accusava di aver falsificato il testamento che, un mese dopo le nozze, l'aveva nominata erede universale. Scoppiò una guerra di carte bollate e perizie giurate, ma nel 1988 l'imputata venne assolta perché il fatto non sussiste.
Nel frattempo si è fatto buio ed il mio stomaco reclama cibo... allora mi affido alle parole di passanti e vado nella calle Zaguri qui vicino alla tavernetta San Maurizio... tipica veneziana... con le pareti rivestite di legno... anche la cucina è quella tipica...
ordino come antipasto il saor della casa cioè sarde, gamberi e verdure (il saor è un condimento a base di 3 ingredienti principali: cipolle, uvetta e pinoli, perfetta sintesi dei sapori agrodolci tipici di una parte della cucina veneta) e come primo gli spaghetti al nero di seppia. Tipico secondo del posto è il fegato alla veneziano con polenta, ma a me il fegato non piace e poi voglio mangiare il dolce quando arrivo a casa ed il secondo mi appesantirebbe. Ho comprato una serie di quelle che chiamano pastries per rendere i dolci internazionali, ma sono dolci a fette o monoporzioni di alla crema, ricotta , cioccolata, alla frutta ecc...
E' buio mentre torno a casa, ma non ho paura, si può camminare in tranquillità per Venezia e comunque ci sono ancora persone in giro. Dopo aver mangiato il dolcetto mi guardo sul pc il film ispirato a Veronica Franco, padrona del suo destino, si basa su vicende reali ma è romanzato ha quel lieto fine che purtroppo la vera Veronica non ha avuto.
Il giorno dopo vado a lavoro ristorata e piena di energia... ed infatti dopo aver salutato tutti mi siedo e mi metto a scrivere al computer... dopo un' oretta entra con meraviglia il supremo... non viene spesso da noi, solo per annunciare qualcosa d' importante, ma generalmente andiamo noi da lui in sala- riunioni... si sposta e dietro di lui compare quell' uomo che non avrei mai voluto rivedere...
Non uccidetemi ma come vedete si è fatto tardi ed il capitolo già è abbastanza lungo, continuo domani.
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