Caccia alle rime... cap. 11
Alice
Dopo aver mangiato il dolce... e non dico immaginando cosa farei con quel cioccolato... leggo le prossime righe sottolineate... poche ma precise...
Era invece la prima volta che Paulus entrava in quella sala di Palazzo Ducale e la sua attenzione fu immediatamente catturata dal bel camino... Adamàs, al contrario, quando erano ancora soli non riusciva a distogliere lo sguardo dalla dolcezza del volto della Madonna con il bambino affrescata dal maestro Tiziano nella lunetta di destra. Il suo padrone guardava la Vergine con tale trasporto che Paulus temette di vederlo scoppiare in lacrime.
Chiarissimo... devo andare a Palazzo ducale, nella sala Scarlatti... ma cercare sul camino o vicino al quadro? Non mi resta che andare e scoprirlo...
Naturalmente devo comprare il biglietto, non basta dimostrare che sono un medico legale... volevo risparmiarlo, già sono stata qui... poco dopo che mi sono trasferita a Venezia, così vado direttamente nella sala giusta...
La sala scarlatti un tempo adibita ad anticamera per i consiglieri ducali, prende forse il nome dal colore delle loro toghe. Dell'antico arredo conserva il soffitto intagliato, progettato ed eseguito probabilmente da Biagio e Pietro da Faenza, su cui campeggia lo stemma di Andrea Gritti (doge dal 1523 al 1538). Il camino, caratterizzato da una bella ornamentazione con cornucopie, foglie d'acanto, volute, testine di putti, è opera del primissimo '500 della bottega di Antonio e Tullio Lombardo. Lo stemma sulla cappa è dei Barbarigo (dogi dal 1485 al 1501). All'ambito lombardesco è riconducibile anche il rilievo marmoreo sopra la porta d'ingresso, con Leonardo Loredan (doge dal 1501 al 1521) in atteggiamento devozionale.
Visto l' emozione di Adamas pensavo che la busta fosse accanto al quadro, che in realtà è un affresco ed è troppo in alto, pertanto la busta si trova sul camino... cosa devo aspettarmi stavolta?
O beltà d'ogni esempio altro divisa, di cui l'anima in farsi umil soggetta, stando lieta, qua giú s' imparadisa! Amor da que' begli occhi in me saetta con tal dolcezza, che 'l mio espresso danno via piú sempre mi giova e mi diletta. Ben questi al chiaro sole invidia fanno, ben ch'ancor Febo con diletto mirale bellezze che tante in voi si stanno: di queste vago Apollo arde e sospira, e per virtú di tai luci gioconde il suo saper in voi benigno inspira; e mentre questo in gran copia v'infonde, move la chiara voce al dolce canto, ch' a' bei pensier de l'animo risponde.
Claudio mi sta riempiendo di complimenti... mi vuole lusingare per riconquistarmi? Ci sta riuscendo? Certo che mi sta facendo stancare, mi piace camminare, ma questo è troppo... non mi poteva dare direttamente le poesie? Lo so che non sarebbe stata la stessa cosa, avrei apprezzato il regalo e basta... così è diverso... ma sono curiosa... alla fine che ci sarà? Una poesia sua? Sarebbe interessante... Naturalmente non posso visitare tutto il palazzo... cerco sul libro le prossime frasi sottolineate e corro fuori...
A Santa Maria della Pietà... un frate l' ha raccolta in un angolo nei pressi delle fondamenta di San Lorenzo... davanti a palazzo Zorzi...
Ricordo bene questo capitolo... mi ha impressionato... all' epoca c' era molto libertinaggio e non era difficile per gli uomini prendere la sifilide... e circolava una specie di leggenda...
La chiamano la cura delle vergini. Stuprano una ragazzina, meglio se non ancora mestruata, nella convinzione che la carne pura della vittima assorba per sé la malattia......E colui che viene guarito ne sarà liberato nunc et semper... ricordando le frasi del libro .
Un frate ritrova la ragazzina svenuta, chi l' aveva lasciata lì pensava fosse morta... in attesa che venisse portata via dai monatti che raccolgono i cadaveri degli appestati. Il Fato ha voluto che arrivasse prima il frate. Il colpevole era proprio Zorzi, nessuno sapeva che fosse malato... e poteva pertanto arrivare a lui... ma non perdiamoci in chiacchiere... mentali e vediamo dove Claudio ha posato la busta...
non è facile cercare il punto preciso... perchè le fondamenta San Lorenzo sono lunghe... devo trovare Palazzo Zorzi, se l' ha sottolineato c' è un motivo... infatti per andare verso l' ingresso del palazzo devo attraversare il ponte... e proprio tra la ringhiera del ponte ed il palazzo vedo attaccata una busta...
ma strano che nessuna prenda queste buste... o sono tutti ciechi o indifferenti... o Claudio passa poco prima di me in modo che nessuna le prende o forse cadano e si perdano... comunque la afferro velocemente per controllare se è la mia ed effettivamente lo è...
Di viva neve man candida e pura, che dolcemente il cor m'ardi e consumi per miracol d'amor fuor di natura, e voi, celesti e graziosi lumi, ch'ardor e refrigerio in un mi sète, e parer gli altrui rai fate ombre e fumi, perch' a me 'l vostro aviso contendete? e non piú tosto con pietosi modi al mio soccorso, oimè, vi rivolgete? Né però chieggio che disciolga i nodi, che' ntorno al cor m' ordío, la man sí vaga, né che in alcuna parte men m'annodi; non chiedo ch'entro al sen saldi la piaga il bel guardo gentil, che in me l'impresse, d'amor con arte lusinghiera e vaga: da quelle mani e da le braccia stesse esser bramo raccolto in cortesia, e che 'l mio laccio stringan piú sempre esse; bramo che quella vista umana e pia si volga al mio diletto, e del bel viso e de la bocca avara non mi sia.
Quant' è poetico... cioè che bella scelta, visto che non è lui che scrive, ma l' innamorato di Veronica... mi appoggio al primo angolo libero visto il via vai di gente, tra passanti e turisti per leggere il prossimo indizio...
Avete visto lo splendido dipinto del maestro Tiziano che decora la nostra Chiesa?» chiese il priore temendo orecchie indiscrete... il Martirio di San Lorenzo di Tiziano, Dolfin e Foscari s'incamminarono verso la chiesa.
Quale chiesa? Qui diverse chiese hanno quadri di pittori famosi...
la seconda cappella a sinistra, quella dei Massolo, la famiglia che aveva ordinato l'opera al maestro.
E vabbuò il nome non c' è... cerco su google che ha tutte le risposte... La chiesa di Santa Maria Assunta, detta comunemente chiesa dei Gesuiti, è situata nel sestiere di Cannaregio non lontano dalle Fondamenta nove. Quando vedrò Claudio mi farò sentire, mi sta facendo correre in lungo e largo per Venezia... altro che perdonarlo... gli darò una botta in testa con questo libro...
comunque arrivo col fiatone e mi riposo leggendo brevemente la sua storia...
Il monumentale esterno barocco dà solo un assaggio di quanto sia ricco l'interno, che con intarsi di marmo bianco e verde, rende perfettamente l'idea della tappezzeria, e inganna talmente la vista da non credere che sia pietra. Edificata nel 1148 la chiese di Santa Maria Assunta è circondata da terreni e paludi, che qualche anno dopo Cleto Gussoni attrezzò, per costruirci un Ospitale per la cura dei poveri infermi, che siano state delle donne oppure degli uomini. Nel corso degli anni la chiesa venne particolarmente distrutta per colpa di alcuni incendi, e sempre ricostruita, finendo nella mani di vari ordini, tra cui le monache Francescane, i Canonici Regolari di Santo Spirito, i Servi di Maria, fino al 1568 che fu riconsegnata ai Crociferi.
Successivamente finì sotto Venezia, che vendette l'intero complesso, formato dalla chiesa, un ospedale e un convento, per cinquantamila ducati ai Gesuiti. Nel corso degli anni la vecchia chiesa dei gesuiti non bastò più, perché non era sufficientemente grande, così nel 1715 grazie a un finanziamento della famiglia Manin, ricostruirono la loro chiesa.
Consacrata poi nel 1728. L'edificio si presenta con un'imponente facciata, ideata da Domenico Rossi ed è una valorizzazione della cultura barocca veneziana del Settecento.
Vado nella cappella di San Lorenzo dov' è la pala di cui parlava il libro e scopro che prima si trovava nella chiesa dei crociferi, menomale che CC non ha sottolineato il nome... altrimenti sarei corsa lì... una cosa buona l' ha fatta, come la busta appoggiata sul cancelletto di marmo...
Oh che grato e felice paradiso, dal goder le bellezze in voi sí rade non si trovar giamai, donna, diviso: donna di vera ed unica beltade, e di costumi adorna e di virtude, con senil senno in giovenil etade! Oh che dolce mirar le membra ignude, e piú dolce languir in grembo a loro, ch'or a torto mi son sí scarse e crude! Prenderei con le mani il forbito oro de le trecce, tirando de l'offesa, pian piano, in mia vendetta il fin tesoro.
Ma guarda questo cretino... questo sonetto in chiesa! Comunque sono belle parole... emozionanti... alzo gli occhi al cielo... CC sta riuscendo nella sua impresa? Chi lo sa?
Mi siedo su una panca, prima faccio una preghiera e poi leggo le prossime frasi sottolineate...
Erano diretti alla bottega di Renato Guicciardi, lo speziale fiorentino specializzato in profumi, la cui bottega si trovava fra campo Santo Stefano e campo San Maurizio.
Ogni volta che si recava da quelle parti, Adamàs passava da uno dei panettieri che lavoravano all'Arsenale che abitava proprio dietro a campo Santo Stefano, per assicurarsi l'approvvigionamento del pan biscotto veneziano indispensabile durante i lunghi viaggi per mare.
Ehhh... e mò devo cercare la bottega o la panetteria? E chissà se ci sono ancora... io ci sono passata, ma ora non me lo ricordo... mi tocca andare... Dio mio dammi la pazienza per sopportare quest' uomo!
Arrivo e come immaginavo non c' è nè l' uno e ne l' altro, ma altri negozi... vorrei strangolare Claudio... il piacere sta diventando uno stress... ditemi che senso ha non visitare niente , sedermi al tavolino di un bar e leggere una serie di rime, com' è successo prima e come succede ora?
Con la stessa espressione compiaciuta della cameriera? Ma qua a proposito sono tutte donne? Prima di leggere le rime rileggo il paragrafo nel libro non sottolineato e sorrido tra me e me... ora capisco tutto... ecco il vero Claudio... m' ero dimenticata cosa faceva lo speziale-profumiere...
Una volta entrata, alla donna veniva ordinato di spogliarsi e di stendersi nuda sul bancone della spezieria. Poi, Guicciardi la bendava e cominciava ad annusarla meticolosamente, in ogni anfratto, assaporandone il corpo con la lingua anche per un'ora di seguito, per poi cospargere la cortigiana con uno dei suoi rinomati profumi. Quelle squisite fragranze le stordivano. Qualcuna raccontava ridendo che ci sarebbe andata persino gratis!
Claudio voleva fare lo stesso con me? Lui è molto ma molto bravo a letto... anzi è un fenomeno... dolce ma passionale... tenero ma trasgressivo, ne sa più lui che il diavolo... comunque lasciamo stare questi pensieri peccaminosi e leggiamo le rime... e mò talmente che mi ha rimbambito che parlo col plurale maiestatis...
Quando giacete ne le piume stesa, che soave assalirvi! E in quella guisa levarvi ogni riparo, ogni difesa! Venere in letto ai vezzi vi ravvisa, a le delizie che 'n voi tante scopre chi da pietà vi trova non divisa; sí come nel compor de le dotte opre, de le nove Castalie in voi sorelle l'arte e l'ingegno a l'altrui vista s'opre. E cosí il vanto avete tra le belle di dotta, e tra le dotte di bellezza, e d'ambo superate e queste e quelle; e mentre l'uno e l'altro in voi s'apprezza, d'ambo sarebbe l' onor vostro in tutto, se la beltà non guastasse l'asprezza.
Ecco ... i miei pensieri sono confermati dalle rime... dopo un aperitivo che mi rinfranca il corpo e lo spirito cerco le righe sottolineate...
Adesso ce ne andiamo all'osteria del Selvadego, quella dietro al convento di Santo Stefano... fanno le migliori trippe trevisane di tutta Venezia; per non parlare poi delle frittole della casa.
Perchè ha sottolineato il cibo, forse devo ordinarlo? Ma figuriamoci se c' è ancora quell' osteria... e se anche fosse ha ancora quel nome, infatti noto un asterisco e sul libro ha scritto Ai Barbacani... c' è ma ha cambiato nome, trovo l' indirizzo su google e seguo le indicazioni su google maps, non ci sono mai andata... Calle del Paradiso al sestiere di Castello... credo che sia l' ultimo... infatti mentre m' incammino noto che sono le ultime righe sottolineate... e menomale ... perchè mancano dieci minuti alle ventuno. Mi devo anche sbrigare... quando arrivo mi ritrovo davanti un panorama spettacolare... vedo dalla porta aperta del canale di fronte a me ... un piccolo tavolo per due con vista sul canale, di notte, a lume di candela, con le gondole che passano... Che romantico! https://www.barbacani.com/
Resto interdetta... non può essere, Claudio non è così... qualcuno gli avrà consigliato il ristorante... entro e mi portano proprio a quel tavolo... lui non c' è, ma è presente la solita busta sul tavolo imbandito... io mi lascio distrarre dall' atmosfera... dall' edera e le lucine aggrovigliate all' arco che funge da porta... all' improvviso passa anche una gondola nel canale con una coppia ed il gondoliere che canta... il cameriere mi versa il vino e va via senza chiedere nulla, allora bevo un sorso e poi m i accingo a tirar fuori il foglio dalla busta... a quanto pare è l' ultimo...
Di voi, cui 'l ciel tanto ama e 'l mondo onora, di bellezza e virtute unico vanto, in cui le Grazie fan dolce dimora, gran prezzo è ancor se nel corporeo manto, dove star con Amor Venere suole, virtú chiudete in ciel gradita tanto. Se 'l vostro cor del mio dolor si duole, s'egualmente risponde a' miei desiri, oh vostre doti e mie venture sole! Tra quanto Amor le penne aurate giri, E non ha chi, com'io, dolce arda e sospire, né tra quanto del sol la vista miri. Dolc' è, quant' è piú grave, il mio languire, se, qual nel vostro dir pietoso appare, sentite del mio mal pena e martíre. Che poi non mi cediate nell'amare, esser non può, ché la mia fiamma ardente nel gran regno amoroso non ha pare. Troppo benigno a' miei desir consente il ciel, se dal mio cor la fiamma mossa vi scalda il ghiaccio della fredda mente. In voi non cerco affetto d'egual possa, quel ch'a far di duo uno, un di duo, viene, e duo traffigge di una sol percossa. Troppo del viver mio l'ore serene forano, e tanto piú il mio ben intero, quanto piú raro questo amando avviene: quanto Amor men sostien sotto 'l suo impero che 'n duo cor sia una fiamma egual partita, tanto piú andrei de la mia sorte altero. Sí come troppo è la mia speme ardita, che sí audaci pensieri al cor m'invia, per strada dal discorso non seguita: da l'un canto il pensar sí com'io sia, verso 'l vostro valor, di merto poco, dal soverchio sperar l' alma desvía; da l'altro Amor gentil ch' adegui invoco la mia tanta con voi disagguaglianza, e gridando mercé son fatto roco. D' Amor, ch' a nullo amato per usanza perdona amar, dove un bel petto serra pensier cortesi, invoco la possanza: quella, onde 'l ciel ei sol chiude e disserra, e perch' a lui la terra è poco bassa, gli spirti fuor de l' imo centro sferra, prego che l' alma travagliata e lassa sostenga; e se non ciò, vaglia pietate là dove 'l vostro orgoglio non s'abbassa. Di mercé sotto aspetto non mi date lusingando martír, tanto piú ch' io v'adoro; e quanto prima ritornate, ch' al lato starvi ognor bramo e desío.
Sono commossa, essendo l' ultima è evidentemente più lunga... Claudio sta cercando non solo il m io perdono ma di riconquistarmi attraverso le mie stesse passioni... ma lui? Dov' è?
Cerco con lo sguardo il cameriere che invece fa un cenno verso qualcuno al di fuori della mia visuale... deve essere CC visto che lo vedo arrivare verso di me... per una volta mi chiede il permesso di potersi sedere... ed io visto tutto quello che ha preparato glielo concedo... questo poi è un degno finale... anzi ancora non è finita... mi aspetta sicuramente una bella cenetta...
Angolo Autrice
Ho scritto di Campo Santo Stefano non solo per il libro, ma anche per questa informazione che mi ha colpito:
La chiesa di Santo Stefano si trova nel sestiere di San Marco. Il suo campanile, staccato dal corpo della chiesa, con i suoi 66 metri è uno dei più alti di tutta la città.
Il campanile storto di Santo Stefano è in piedi per miracolo, è proprio il caso di dirlo, e in più di un'occasione ha rischiato di passare a miglior vita. Tanto per cominciare, non nasce fortunatissimo. Durante la sua costruzione, raggiunta un'altezza di circa 30 metri, un cedimento delle fondamenta lo fece inclinare. Tuttavia i lavori continuarono ed è per questo che oggi lo vediamo così, mezzo zoppo (l'inclinazione dalla sommità alla base è di 2 metri circa).
E, nel 1902, in seguito al crollo del campanile di San Marco, anche quello di Santo Stefano ha seriamente rischiato di essere fatto fuori. Se il campanile è ancora in piedi, è grazie al parroco Don Paganuzzi, che fece di tutto per impedirne l'abbattimento. Così, un paio di anni più tardi, gli ingegneri Crescentino Caselli e Costanzo Antonelli crearono delle opere di rinforzo che, a tutt'oggi, lo tengono in piedi senza farlo cadere. Chiaramente il campanile è comunque monitorato in maniera costante, nonostante il basso rischio di crollo.
Data la posizione in cui si trova, la vista dalla sommità del campanile di Santo Stefano non deve essere per niente male. Peccato però che non sia aperto al pubblico .
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