As if it's your last
Le sette e cinquantotto di lunedì mattina.
Altri due minuti di attesa svogliata, poi sarebbe stato effettivamente possibile bollare come ritardatario il ragazzo che di lì a poco avrebbe dovuto iniziare il percorso di tirocinio presso il loro distretto. Proprio poiché considerava il tempo una risorsa di estremo valore, addirittura più preziosa del denaro, odiava con tutto se stesso l'idea di doversi far attendere, e quindi a malapena sopportava quando era qualcun altro a farlo con lui. Ecco perché preferiva sempre partire con largo anticipo quando doveva presentarsi in qualche posto o quando sapeva di avere un appuntamento importante. Ma, evidentemente, gli aspiranti eroi non dovevano essere del suo stesso avviso.
Inclinò il busto di quarantacinque gradi verso destra per guardare oltre la porta aperta dell'ufficio e scoccare così un'occhiata alla fine del corridoio. Nessuno. Cominciò a picchiettare la punta dell'indice sulla scrivania, sostenendo un ritmo cadenzato che riempiva l'aria di una serie di ticchettii così fitti da coprire quelli dell'orologio e il vociare basso dei pochi agenti già sistemati alle proprie postazioni. La lancetta dei minuti si mosse in maniera quasi impercettibile in senso orario e lui alzò entrambe le sopracciglia fino a formare un piccolo arco.
Le sette e cinquantanove.
- Randall Paulie, devi ancora presentarti e già le tue probabilità di fare una buona impressione sono diminuite. -
Congiunse e incastrò le dita tra loro, stiracchiando le braccia davanti a sé e ruotando i palmi verso l'esterno. Si rilassò contro lo schienale della poltrona, abbandonando anche la testa all'indietro. Molleggiò lievemente un paio di volte, rivolgendo un'occhiata pigra al suo ufficio. Il suo nuovo ufficio. Era stato nominato detective solo da un paio di mesi e in un certo senso doveva ancora abituarsi a quel nuovo titolo. Era consapevole che la promozione fosse dovuta ai recenti avvenimenti di Kawaguchi, nella prefettura di Saitama, ma lì per lì non aveva potuto fare a meno di meravigliarsene. Era giovane, estremamente giovane, e di sicuro il bagaglio di esperienza che possedeva non era minimamente paragonabile a quello della persona che aveva ricoperto il ruolo per tutto quel tempo: sapeva che il posto era vacante, ma di certo non immaginava che la figura più tagliata a sostituire La Leggenda, ormai in pensione, potesse essere proprio la sua.
"Hai delle intuizioni brillanti, ragazzo" gli era stato detto, francamente e senza troppi giri di parole, "In te, rivedo lo stesso spirito del buon Joichiro, pace all'anima sua".
In quel momento, il semplice fatto di essere stato paragonato al padre lo aveva acceso di orgoglio, sgretolando qualsiasi ombra di indecisione e qualsiasi sentore di inadeguatezza che potevano avergli occupato mente e cuore nell'ultimo periodo.
E, per quanto invece detestasse quando glielo facevano presente, con la questione di Kawaguchi non si era semplicemente fatto notare: grazie alla sua incredibile mente analitica, era riuscito a collegare una serie di indizi ed elementi apparentemente distanti tra loro che lo avevano condotto su una nuova pista. Una pista talmente buona da permettergli di incastrare uno dei più influenti narcotrafficanti della zona. Magari non era arrivato direttamente a Bubblegum, ma aveva fatto in modo di recuperare l'intera partita di droga destinata ad approdare nei sobborghi e nei più prestigiosi locali notturni di Tokyo, evitando così una serie di guai e spiacevoli episodi che avrebbero appestato la sua amata città. Non poi una mossa "così da poco" per un novellino.
Scacciò quei pensieri fin troppo vanagloriosi per i suoi gusti e gli occhi rotolarono pigramente sull'orologio; quando constatò che le otto erano ormai passate da qualche minuto, si lasciò sfuggire un profondo sospiro seccato. In ritardo. Afferrò la pila di carta alla sua destra e iniziò a sfogliare con interesse un fascicolo, increspando la fronte; con indice e pollice della mano sinistra giocherellò con la matita abbandonata sulla scrivania e dopo averla fatta roteare nel palmo un paio di volte se la infilò distrattamente dietro l'orecchio. Un caso di omicidio, fresco fresco di stampa, aveva già catalizzato i suoi pensieri, e ora tutte le prove raccolte erano sotto ai suoi occhi, pronte ad essere analizzate con cura e scrupolo per delineare un primo quadro della situazione.
- Buongiorno, detective Keita. -
Shiiro rispose con educazione al secondo buongiorno della signora Amane, ma senza alzare il viso su di lei o sul suo accompagnatore dalle scarpe estremamente rumorose. Continuò imperterrito a scorrere con gli occhi l'inchiostro sui fogli stampati, cercando di raccapezzare le informazioni raccolte dalle prime dichiarazioni dei pochi testimoni dell'accaduto e i risultati della polizia scientifica. Sentì la donna tossicchiare e schiarirsi la voce, in un evidente quanto ovvio tentativo di ridestare la sua attenzione; la ignorò deliberatamente e afferrò la tazza di caffè posta esattamente di fronte a lui.
- Detective, c'è qui... -
- La ringrazio, signora Amane. - la interruppe lui, più bruscamente di quanto meritasse. - Ma può comunicare al signor Paulie che arrivare in orario sarebbe cosa altamente gradita, d'ora in avanti, e che per oggi può anche tornare a casa. -
"Chi non rispetta gli orari, non ha nemmeno rispetto per il tempo altrui. Persone così non meritano di essere seguite o prese in considerazione, figliolo."
Una massima un po' esagerata, quella che gli aveva trasmesso il padre, e forse presa fin troppo alla lettera. Ma il suo nocciolo era permeato da una giusta dose di verità, e questo, per lui, era sufficiente.
Ci furono un paio di secondi silenziosi e pregni di imbarazzo, a cui però decise bene di non dare alcun credito, rotti solo dai continui ticchettii dell'orologio e dal respiro mozzato della receptionist.
- Detective... - azzardò di nuovo la donna dai capelli brizzolati, lasciando intendere tra le righe che un comportamento più indulgente sarebbe stato più opportuno ed educato.
- Sono davvero desolata. La prego di perdonare il mio ritardo. -
Per un attimo, il liquido caldo e amaro contenuto nella tazza che stringeva tra le dita fece per scivolargli nella gola, ma di traverso.
Quella voce.
Di colpo, Shiiro alzò il naso dai fogli e allontanò il caffè con uno scatto per puntare gli occhi sgranati dritto davanti a sé. Con le pupille dilatate all'inverosimile, mise a fuoco la piccola e minuta figura che se ne stava accanto a quella della receptionist, impegnata in un inchino esagerato e fin troppo profondo. In quella posizione, i lunghissimi capelli biondi raccolti in una coda di cavallo nascondevano completamente il volto della ragazza, ondeggiando ad una dozzina di centimetri dal pavimento. La nuca e il profilo delle sue orecchie erano di un bel rosa acceso, prova evidente che fosse in imbarazzo e indice che con buona probabilità anche le guance dovevano aver subito la stessa sorte. Teneva le mani all'altezza delle ginocchia, una nell'altra, premute spasmodicamente contro il tessuto dei jeans, quasi avesse paura che potessero scappare. Le maniche a sbuffo della maglietta erano di un raso sottile e trasparente, impreziosite da una serie di piccoli pois neri, e lasciavano intravedere il profilo delle braccia toniche ma aggraziate, con i muscoli irrigiditi da quella situazione scomoda.
Shiiro spinse con forza entrambe le mani sulla scrivania, alzandosi con foga e facendo allontanare la sedia girevole dietro di sé. Nell'impeto di quel gesto, la matita che teneva dietro l'orecchio finì per perdere la presa con la pelle e cadde sul legno, rimbalzando in modo disordinato tra i fogli e macchiandone un paio con la punta della mina ormai scheggiata. Nello stesso istante, la ragazza alzò la testa di scatto e un'espressione allarmata ma al contempo imbarazzata le si stampò sul viso; la coda di cavallo le ondeggiava al lato della guancia color porpora, mentre le labbra erano semiaperte nel tentativo di pronunciare qualche parola, forse una nuova serie di scuse. Il detective incrociò il suo sguardo e, per un momento, la propria bocca specchiò la sua.
- Tu non sei Randall Paulie. - fu l'unica cosa che riuscì a pronunciare, dopo aver ricacciato indietro il boccone di sorpresa che gli si era agglomerato in gola.
- N... n-no. - si limitò a rispondere la diretta interessata, balbettando, mentre i denti le si piantavano nella carne del labbro inferiore. - Mi spiace, ma... non so chi sia Randall Paulie. -
Il detective voltò lo sguardo verso la signora Amane, in una silenziosa quanto urgente richiesta di spiegazioni. La donna non poté fare altro che stringersi nelle spalle e tirare le labbra in un sorriso di circostanza.
- Oh, cielo...! Devono averci consegnato il nominativo e il fascicolo sbagliati. Con tutti gli aspiranti eroi che ci sono da gestire in questo periodo frenetico, così prossimo alla cerimonia per le Licenze, devono aver fatto confusione. È questa la giovane ragazza che svolgerà il tirocinio presso la nostra centrale di polizia. -
Shiiro guardò la sua collega come se le fosse appena spuntato un corno nel bel mezzo della fronte. Era pronto a ricevere un Randall: si era immaginato un ragazzo con le guance pienotte, i capelli rossicci e crespi, e magari le spalle ricurve in avanti. Non era preparato a... a lei.
- Si sono... sbagliati a comunicare un'informazione basilare come questa? -
- Forse... - azzardò la giovane, ancora immobilizzata in quel bizzarro inchino di scuse. - Hanno inviato il fascicolo sbagliato a causa dei cognomi simili e contigui, alfabeticamente parlando. - si umettò nervosamente le labbra. - "Paulie"... "Parker"... -
- Si sono sbagliati... - continuò a ripetere incredulo il detective, a bassa voce, più a se stesso che alle altre due.
- Cara, perché non ti presenti? - la donna le appoggiò una mano sulla schiena e le sorrise amabilmente, lasciandole una carezza leggera sul dorso. Lei annuì in maniera impercettibile e raddrizzò la schiena.
- Sono Yulis Parker, frequento l'ultimo anno del Corso di Formazione per Eroi e sono qui per svolgere il tirocinio curriculare che precede il diploma. - si inchinò una seconda volta, approfittandone per far riprendere aria al proprio viso incandescente. - È un piacere rivederla, detective Keita. Sono onorata di poter lavorare con lei. -
- Oh! Quindi voi due vi siete già conosciuti? - rimbeccò incuriosita la receptionist, allargando il sorriso e distendendo la fronte. Yulis si raddrizzò e annuì.
- Ci siamo già presentati, qualche mese fa. Ma eravamo entrambi piuttosto di fretta e non penso che il detective si ricordi di me. - ammise con un sorriso gentile, evitando accuratamente di incrociare lo sguardo di Shiiro e di scorgere in lui un movimento o una microespressione del viso in grado di darle conferma di quella considerazione.
Shiiro, dal canto suo, non poté fare a meno di sgranare gli occhi, ma cercò in tutti i modi di non scomporsi in maniera troppo plateale.
Non ricordarsi di lei?
Il preciso momento in cui l'aveva vista per la prima volta era stampato nella sua memoria con dell'inchiostro indelebile e, probabilmente, addirittura visibile al buio. L'aveva incontrata un paio di mesi prima, proprio a Kawaguchi: lei e un altro piccolo gruppo di aspiranti eroi, che per inciso non avrebbero mai dovuto essere su quella scena, si erano ritrovati coinvolti nella loro operazione di polizia e li avevano aiutati ad acciuffare tutti i membri della banda di Bojarg, il pericoloso narcotrafficante in affari con Bubblegum. Quella notte, a nemmeno una ventina di metri di distanza e con il terrore negli occhi, l'aveva vista prima schivare una coltellata con incredibile fluidità e grazia, e poi l'aveva ammirata sbigottito nel mentre che afferrava il polso del suo avversario, lo disarmava e lo proiettava in avanti con la faccia a terra, tenendogli un braccio bloccato in leva e facendolo quasi piangere per il dolore. Lei, uno scricciolo di forse quarantacinque chili per un metro e sessanta di altezza, aveva immobilizzato un energumeno grosso quantomeno il doppio e l'aveva tenuto buono e docile fino al momento dell'arresto. Come avrebbe potuto dimenticarsi di lei, della concentrazione impassibile con cui aveva svolto quella manovra e della dolcezza disarmante con cui gli aveva sorriso subito dopo? L'aveva riconosciuta già dalla voce e, ora che ci faceva caso, anche il profumo floreale e delicato che gli stuzzicava le narici avrebbe potuto essere un buon campanello d'allarme.
- "Yulis, con la Ipsilon". - si ritrovò a mormorare lui con un filo di voce e le labbra già distese in un sorriso ebete difficile da dissimulare; si trattenne, però, dall'utilizzare inavvertitamente l'indice per disegnare a mezz'aria l'iniziale del suo nome, anche se la mano fremeva per farlo. Il viso di Yulis si illuminò di rimando e gli occhi si spalancarono per la sorpresa.
- E "Shiiro, con due i". -
A quello scambio, mentre il sorriso si affievoliva al ricordo della pessima figura che aveva fatto durante quel primo incontro, seguì inevitabilmente una lieve fitta di vergogna che lo colpì alla bocca dello stomaco e così anche le guance finirono per scaldarsi. A Kawaguchi, mezzo scosso da quello che aveva visto e interamente imbambolato a causa sua, le aveva teso la mano in una presentazione sbrigativa e imbarazzata.
"Shiiro Keita", le aveva detto, per poi affrettarsi ad aggiungere un intelligentissimo ed arguto "Shiiro si scrive con due i".
Lei, lì per lì, gli era parsa più sorpresa che confusa, ma poi gli aveva rivolto un sorriso che gli aveva strappato il cuore e montato il cervello al contrario.
"Yulis Parker", aveva risposto, "e Yulis si scrive con la Ipsilon".
Si chiese immediatamente se l'avesse specificato solo per non farlo sentire un perfetto e completo idiota, o se per qualche strana ragione dovesse essersi sentita in imbarazzo quanto lui. Ad ogni modo, forse ora aveva la possibilità di rimediare a quella presentazione disastrosa.
- Sono davvero spiacente per il ritardo di questa mattina. - Yulis si esibì nell'ennesimo inchino, dopo aver lanciato un'occhiata all'orologio appeso alla parete che indicava appena le otto e dieci. - Le assicuro che non si ripeterà più. -
Di certo, Yulis non poteva palesare la motivazione tanto futile e stupida che l'aveva rallentata. Era arrivata lievemente tardi perché la sua cara amica Noora era riuscita a convincerla ad acconciarsi i capelli, almeno per il suo primo giorno di tirocinio; voleva che li portasse indietro, per "illuminare il volto e apparire più professionale". Come no. Sfortunatamente e prevedibilmente, dopo una lunga serie di chignon improponibili e trecce fallimentari, si era dovuta accontentare di acconciarli in una coda di cavallo, l'unica pettinatura, se così poteva essere definita, che era riuscita a realizzare con risultati quantomeno decenti.
- Oh, cara. Tu sei arrivata in perfetto orario, sono io ad averti intrattenuta fino ad ora con le mie chiacchiere e la mia briosa curiosità. -
La signora Amane le lanciò un sorriso complice e strizzò l'occhio sinistro, curandosi di non farsi vedere dal detective. Yulis arrossì ulteriormente e tirò le labbra in una smorfia ben poco convinta, impegnandosi a non fiatare per evitare di esprimersi in balbettii sconclusionati.
- La ringrazio, signora Amane. - Shiiro sospirò a lungo e finalmente ammorbidì le spalle, lasciando scivolare via qualche tratto di tensione. - Signorina Parker, si accomodi pure. - nel mentre che le indicava la poltrona sistemata davanti alla scrivania, il detective si concentrò sulla propria mano, evitando così di imbambolarsi e rivolgerle inavvertitamente occhiate più approfondite del necessario.
- Posso portarvi qualcosa da bere? Del caffè o del tè, magari? -
Yulis guardò il detective, in attesa che fosse lui a rispondere per primo, ma Shiiro le rimbalzò la palla al volo.
- Del caffè andrà benissimo. - rispose cordiale.
- Torno in un baleno! Voi, ragazzi, mettetevi comodi! -
La donna sparì oltre la porta ancora prima che potessero essere espressi dissensi e Shiiro borbottó a bassa voce qualcosa inerente al suo atteggiamento fin troppo premuroso e informale. Impilò velocemente i fogli riguardanti il caso di omicidio sul quale si sarebbe dovuto concentrare e li sistemò nel loro fascicolo, riponendolo con cura a lato della scrivania. Nel mentre che sistemava anche tutte le fotografie scattate dalla scientifica, si chiese per quanto ancora il suo cuore avrebbe continuato a martellargli meccanicamente nel petto. Era solo un'aspirante eroina, proprio come Randall Paulie. Reagire in quel modo non solo era imbarazzante, ma anche di gran lunga fuori luogo e poco professionale. Si schiarì la voce e scosse appena la testa, per riordinare le idee.
- E così, ha deciso di svolgere il tirocinio presso questo dipartimento... -
Le intenzioni c'erano tutte. Ma non appena spostò lo sguardo, qualsiasi buon proposito sfumò in una nuvola di vapore e nello stesso istante in cui puntò l'attenzione su Yulis si dimenticò come avrebbe dovuto articolare il resto della frase. Quegli occhi così grandi e vivaci l'avevano distratto: erano dello stesso colore del miele, attraversati da riflessi morbidi e pagliuzze dorate, racchiusi da una coltre di ciglia lunghissime e scure. Ci sarebbe affogato volentieri, in quel miele, anche se forse avrebbe prima fatto un tentativo per salvarsi, magari aggrappandosi all'arco di cupido di quelle labbra piene e rosee. Strinse convulsamente la mano a pugno attorno alla matita, poi la lasciò andare di colpo: quello non era di certo il genere di pensieri che avrebbe dovuto avere, in un momento simile. Poco professionale, di nuovo.
- Eroi e polizia hanno un buon potenziale sinergico, non crede? - aggiunse Yulis rispondendo ad un'ipotetica domanda lasciata in sospeso e l'angolo della bocca si incurvò verso l'alto, appena appena. - Ne abbiamo avuto prova qualche mese fa. -
- Sì, e no. - ridestato dai propri pensieri ed improvvisamente molto più vigile, il detective incrociò le braccia al petto. - Come ho ricordato anche a uno dei ragazzi che erano con lei, siete ancora degli aspiranti eroi. Non sareste dovuti intervenire, ci saremmo occupati noi di tutto. Avete rischiato la vostra incolumità in maniera immotivata. -
- "Immotivata"? Il nostro aiuto ha permesso di risolvere la situazione in breve tempo, evitando che qualcuno potesse farsi male davvero. E poi, come credo le abbia risposto Leo, in che modo il pezzo di carta che riceveremo tra qualche mese potrebbe sostituire l'addestramento ricevuto negli ultimi sette anni? -
- Non sostituisce la vostra formazione, signorina Parker, ma vi permette di agire nel pieno rispetto della legislatura. Immagino che conosca bene quanto me quali sono i limiti per persone con abilità eroiche come lei, al di fuori dell'accademia. E se questo genere di regole esiste, è proprio per garantire l'integrità di tutti i cittadini. -
Vide Yulis schiudere le labbra per replicare, ma un attimo dopo le corrucciò in una smorfia che si tradusse in un piccolo broncio. Le guance leggermente gonfie e quell'accenno di rossore la facevano assomigliare ad una bambina indispettita. Shiiro non poté fare a meno di ammorbidire la propria espressione con un sorriso accennato, riconoscendo però quanto fosse suscettibile ad ogni suo singolo gesto. Possibile che avesse un ascendente così forte su di lui? Se davvero dovevano lavorare insieme, doveva anche darsi una regolata: infatuazione o no, era di vitale importanza mantenere un certo contegno.
- Visto che non possiamo avvalerci del suo fascicolo... le dispiacerebbe raccontare qualcosa su di lei? Non è un colloquio o un interrogatorio, non si preoccupi: informazioni di carattere generale e rendimento accademico saranno sufficienti. -
Un atteggiamento più distaccato, come quello che usava con testimoni e sospettati, sarebbe stata l'alternativa migliore. Il detective impugnò la matita nella mano sinistra e afferrò un piccolo blocco per appunti, fissando con attenzione i quadretti su cui avrebbe annotato qualche parola chiave. Non che ne avesse un effettivo bisogno, ma così facendo sperava di diluire la frequenza dei propri battiti cardiaci, concentrandosi più sui segni lasciati dalla grafite che sui movimenti sinuosi di quelle labbra.
- Nonostante non sia di queste parti, Tokyo è la mia città. Vivo qui da quando avevo sette anni, e più o meno da allora il mio desiderio è stato quello di intraprendere la carriera da eroina. Ad oggi, credo di non aver mai rimpianto questa scelta. Certo, ho avuto i miei momenti di alti e bassi, ma sapere che tutto questo mi permetterà di aiutare e di fare la differenza mi fa sentire... al posto giusto. -
- E allora perché ha scelto una centrale di polizia per il suo tirocinio? Perché non ha richiesto l'affiancamento a uno dei tanti eroi professionisti là fuori? -
Yulis si strinse nelle spalle e appoggiò tutta la colonna contro lo schienale della poltrona, sfiorandosi con la mano l'avambraccio destro. Shiiro notò quel movimento solo con la coda dell'occhio, ma inconsciamente portò indietro il busto, imitando quasi la stessa posizione.
- Nella maggior parte dei casi, se si passa sotto l'ala di qualcuno si finisce per essere solo un numero, un "più uno" alla lista dei rookies avviati da quella squadra o divisione. So che forse può sembrare un po' presuntuoso da parte mia, ma... - si mordicchiò il labbro inferiore, torturandolo per tutta la lunghezza. - Preferirei trovare da me la mia strada, senza dipendere da qualcuno. Sei mesi di formazione sul campo sono tanti e, in un certo senso, chi spende quel tempo per te si aspetta poi una qualche forma di fedeltà in cambio. -
Shiiro aggrottò le sopracciglia e scarabocchiò qualcosa.
- Quindi, dato che una centrale di polizia non può avanzare alcuna pretesa su un eroe, ha preferito optare per una scelta simile. -
"Fama e riflettori", pensò. "Gli eroi sono fatti della stessa pasta, e forse anche tu non sei da meno."
- N-non è solo per questo! - il tono di voce di Yulis si alzò di qualche ottava e i suoi occhi si spalancarono a dismisura. Il detective fu così costretto ad alzare lo sguardo su di lei, preso alla sprovvista da quella reazione. - Per un certo periodo, ho davvero valutato l'idea di entrare a far parte del corpo di polizia. Il mio patrigno ha tentato in tutti i modi di convincermi a considerare delle alternative, qualcosa che non richiedesse necessariamente l'uso prolungato delle mie abilità. E questo... - spostò entrambe le mani verso l'esterno. - Era davvero molto simile a quello che speravo, per il mio futuro. -
- Simile, ma non forte abbastanza da permetterle di scegliere questo percorso. - decretò Shiiro al posto suo, in una conclusione dei fatti forse un po' troppo oggettiva e distaccata. Notò un'ombra appesantire e spegnere quella luce che le aveva animato gli occhi fino ad un attimo prima e si maledì per essere stato così diretto. L'espressione triste e colpevole che era dipinta sul volto della ragazza era talmente diversa dalla precedente da farla sembrare quasi un'altra persona. Si affrettò quindi ad esprimere meglio i propri pensieri: essere consapevole di averla ridotta in quello stato lo faceva sentire a disagio. - Capisco, però, quello che intende dire: se si possiedono delle abilità, una carriera da eroe è sicuramente quella più indicata dato che permetterebbe di sfruttarle al meglio. So di non essere l'esempio migliore ad affermare un concetto del genere, ma... - si passò una mano dietro la nuca e spostò lo sguardo verso la parete, imbarazzato. Non voleva che lei si giustificasse, voleva solo capire le motivazioni dietro a quella scelta.
Con un tempismo perfetto, la signora Amane fece il suo ingresso nell'ufficio, traboccante di energia e con un enorme brick di caffè fumante stretto fra le mani. Lo appoggiò sulla scrivania, accompagnandolo ad un piattino di biscotti al burro e gocce di cioccolata. Uscì dopo aver invitato entrambi a non fare complimenti e a servirsi, e Shiiro, per l'ennesima volta, bofonchiò a proposito di quel comportamento un po' troppo invadente. Una volta riempita la propria tazza, versò il caffè in quella destinata a Yulis. La osservò guardarsi intorno con fare contrito e circospetto mentre teneva la fronte corrucciata e il labbro inferiore leggermente pronunciato in avanti; dopo qualche istante, Shiiro intuì che fosse alla ricerca di un po' di zucchero, così estrasse qualche bustina da uno dei cassetti della scrivania.
Avrebbe voluto spiegarle che lì quasi tutti lo prendevano amaro, ma il sorriso raggiante che gli rivolse lo spiazzò e lo ammutolì, rischiando di farlo rimanere con la bocca semiaperta e lo sguardo imbambolato. Era tornata ad essere così felice nel giro di un battito di ciglia, il tutto grazie all'apparizione di qualche bustina di zucchero: un cambio d'umore repentino e sorprendente. Shiiro mascherò una risatina con un colpo di tosse e tornò poi a rivolgerle qualche domanda.
- Quindi, stava dicendo, il suo patrigno non voleva che lei diventasse un'eroina? -
Yulis afferrò un biscotto e avvicinò lievemente le sopracciglia. - Non... esattamente. Più che altro, non voleva che facessi un uso intensivo delle mie abilità, e quindi frequentare il Corso di Formazione per Eroi migliore di tutto il Paese non si sposava molto bene con una tesi del genere. È per questo che ho iniziato l'accademia con un anno di ritardo. -
Shiiro sbatté le palpebre un paio di volte e la fissò, incuriosito. - Quindi lei ha già compiuto ventun anni? -
La ragazza annuì. - Ho iniziato il percorso quando ne avevo quindici, quindi ero un po' più grande rispetto a tutti i miei compagni. È vero che prima si inizia e meglio è, come si dice anche per gli atleti e lo sport, ma non è mai stato un problema. E visto che l'anno precedente Shogo mi aveva impedito di iscrivermi, ho dovuto fare le cose di nascosto: preparazione, esami scritti, prove pratiche... tutto. Ma devo ammettere che la sua espressione esterrefatta mi ha ripagata di tutti gli sforzi, quando il primo giorno di corso mi ha trovata seduta in prima fila nella sua classe. -
- Il suo patrigno era anche docente all'accademia? - chiese stupito il detective e Yulis sogghignò divertita in risposta, mordicchiandosi con insistenza il labbro inferiore.
Perché quell'espressione da piccola-combina-guai doveva donarle così tanto?
- Nel corso degli anni ho avuto la possibilità di dimostrargli che tutte le sue paure erano immotivate. - decretò con calma e senza mai abbandonare quell'accenno di sorriso sulle labbra, utilizzando con cognizione di causa lo stesso termine che Shiiro aveva usato per definire il loro intervento a Kawaguchi. Avvicinò la tazza alla bocca e dopo averci soffiato sopra bevve un piccolo sorso di caffè. Passò poi la punta della lingua sulle labbra per pulirle, in un movimento lento e involontario, e Shiiro sentì il cuore mancare un colpo, mentre i pantaloni sembrarono essere diventati improvvisamente più stretti.
No, non andava affatto bene.
Eppure, non poteva fare a meno di chiedersi se quelle tracce di caffè, bevute direttamente dalle sue labbra, avessero un sapore diverso.
- Qual è il suo inquadramento? - riuscì a chiedere, dopo una piccola pausa passata a fissare intensamente il blocco degli appunti.
- Sono una Mentalista. - gli sorrise cordiale e inclinò appena la testa di lato. - E ho la fortuna di possedere due abilità. Quella principale, Empathy, è in grado di far provare a chiunque sia sotto la sua influenza l'emozione o la sensazione che io decido di rievocare. Quella di supporto, Open Eye, mi permette invece di leggere nel pensiero, anche se in alcuni casi riesco letteralmente a vedere ciò che l'altra persona sta immaginando. -
Silenzio.
Il cuore di Shiiro si fermò, mentre le sue guance impallidirono.
Leggere. Nel. Pensiero.
O, ancora peggio, vedere i pensieri.
Iniziò a sudare freddo e la mano sinistra tornò a torturare la matita, stringendola in una presa ferrea e quasi spasmodica.
Poteva davvero avergli letto i pensieri, per tutto il tempo della conversazione?
Poteva essere stata così brava da dissimulare e da non farsi scomporre nemmeno una volta da ciò che lui aveva pensato su di lei?
Ma soprattutto, poteva esistere ancora una qualche possibilità per cui non lo considerasse un maniaco e un depravato?
Più si diceva di non pensare a lei, più le immagini della sua lingua intenta a spazzare via il caffè dalle labbra sfondavano l'anticamera del suo semplice cervello da uomo single, nemmeno stessero utilizzando un ariete da battaglia.
- Entrambe le abilità si attivano solo tramite contatto del palmo delle mie mani. - si affrettò ad aggiungere Yulis, intuendo che ci fosse qualcosa di strano in quel silenzio. - Devo poter toccare la pelle della persona per far agire Empathy, mentre per Open Eye le restrizioni di utilizzo sono addirittura maggiori dato che devo necessariamente avere accesso al suo volto. Inoltre, entrambe funzionano solo con gli esseri umani: sugli animali non sembrano avere alcun effetto. -
A quell'ulteriore spiegazione, il detective tornò finalmente a respirare e anche la circolazione riprese il suo normale corso.
- Sembrano abilità piuttosto potenti, ma un po' complesse da mettere in pratica. - mormorò lui, cercando di non dare a vedere quel suo lato infinitamente sollevato. Yulis si limitò ad un'alzata di spalle e a un sorriso fugace.
- "Nessuno sospetta mai di una ragazza graziosa." - ridacchiò citando Chloe, una vecchia amica. - Se nessuno conosce le mie abilità, è ovviamente più facile avvicinarsi; in caso contrario, mi basta apparire inoffensiva e piacente fino a che la guardia non si abbassa. -
Shiiro annuì lentamente, continuando a dondolare la testa in maniera cadenzata e a rimanere invischiato nei propri ragionamenti. Se quelle erano le premesse di accesso ai suoi poteri, poteva stare tranquillo sul fatto che quei pensieri poco professionali fossero ancora di sua esclusiva proprietà. Per fortuna.
Yulis riafferrò la tazza con entrambe le mani e la portò alle labbra, bevendo un nuovo sorso di caffè: inutile specificare che lo sguardo attento del detective non si perse un solo fotogramma di quel movimento e che la sua attenzione fu catalizzata non appena la bocca si dischiuse per posarsi sul bordo della ceramica.
Shiiro sospirò e chiuse gli occhi, abbandonandosi contro lo schienale della poltrona e infilando l'indice all'attaccatura del colletto della camicia.
Sarebbero stati mesi lunghi e intensi.
***
- Detective Keita, lo sa che giorno è oggi? -
Shiiro inspirò a lungo, svuotando poi con calma tutta l'aria che i polmoni avevano trattenuto, in un semplice tentativo di non perdere la sua compostezza. - Il ventisette febbraio. -
- Esatto, il ventisette febbraio! - rimbeccò la donna con un piglio lungimirante negli occhi. - Ciò vuol dire che tra poco meno di una settimana la signorina Parker terminerà il suo tirocinio e non metterà piede qui dentro per un bel po' di tempo! Cosa aspetta ad invitarla ad uscire? -
- Dolly... - si massaggiò il centro della fronte con la punta delle dita, quasi a voler frenare l'imminente emicrania che la signora Amane gli avrebbe provocato con quelle continue insinuazioni. - Lo so da me, questo. -
- Non le ha fatto nemmeno un regalo di compleanno, non è vero? Io glielo avevo detto che doveva farle un regalo di compleanno! -
Il detective alzò gli occhi al cielo e afferrò il brick di caffè per riempire la propria tazza. - Le ho preso dei cioccolatini, sembra averli apprezzati. -
- Dei cioccolatini... - fece eco la receptionist con tono e sguardo truce. - Poteva sforzarsi un po' di più, non crede? Dei cioccolatini potevano andare bene se accompagnati ad una cena romantica, magari...! Quella sarebbe stata l'occasione perfetta per fare la sua mossa, ma forse può ancora recuperare. -
- Che cosa le fa credere che la signorina Parker abbia interesse ad uscire con me? E, soprattutto, che cosa le fa credere che io abbia voglia di uscire con lei? -
- Oh, per l'amor del cielo! - la receptionist sbuffò irrequieta e calò i pugni contro i fianchi. - Come se non fosse ovvio per chiunque il modo in cui la guarda. -
- Forse è giunta l'ora di cambiare quel paio di occhiali, signora Amane... - borbottò piccato, avendo però cura di abbassare la voce. Le labbra sottili e coperte di rossetto della donna si avvicinarono al suo orecchio e lui cercò di resistere all'impulso di alzare nuovamente gli occhi al cielo.
- Lo sa che Thompson, una delle nuove reclute, le ha regalato dei fiori e l'ha invitata ad uscire? -
- Thompson? - strabuzzò gli occhi allarmato, tradendo così la sua posizione di finta indifferenza. Glissò sul sorriso soddisfatto della donna e tentò di fare mente locale per riuscire a mettere a fuoco il viso del ragazzo in questione.
- Già, quello sbarbatello galante... - assottigliò gli occhi e arricciò le labbra, rivolgendo al detective un'occhiata saccente. - Si faccia avanti, prima di rimpiangere le sue stesse scelte poco ponderate. -
Shiiro portò la tazza di caffè alla bocca pur di trattenere una risposta impertinente e tracannò il liquido amaro con foga.
Scelte poco ponderate...? Le sue?
- Beh, Dolly, forse questo consiglio farebbe meglio a rivolgerlo proprio alla signorina Parker. - abbandonò la mug di ceramica nel lavandino e uscì dalla sala break con lunghe falcate, lasciandosi dietro un'ombra di stizza e risentimento ad appesantire l'aria.
Fece per chiudere la porta del proprio ufficio dietro di sé, quando un movimento inatteso lo fece sobbalzare sull'uscio.
- Cosa ci fai ancora qui? -
Tentò in tutti i modi di mantenere un tono fermo e di non soffermarsi a lungo su quelle gambe coperte da calze scure e finemente ricamate sopra al ginocchio. Yulis era seduta, o meglio, appollaiata sulla poltrona posta davanti alla scrivania, con una gamba piegata a lato della coscia e l'altra a penzolare fuori, mentre gli stivaletti erano abbandonati a terra. Il taglio affilato degli occhi le induriva l'espressione del viso, mentre le braccia incrociate al petto la facevano apparire distante.
- Finalmente hai deciso di ricominciare a parlarmi? -
Dopo un primo momento perso ad indugiare, Shiiro la ignorò e si sistemò al proprio posto. - Avevo detto che potevi tornare a casa, dopo l'interrogatorio. -
- Potevo, certo. Invece, eccomi ancora qui. -
- Un'altra scelta fatta di testa tua, direi perfettamente in linea con il tuo profilo. -
Notò il petto di Yulis sollevarsi e le guance tingersi di un colore acceso; per una volta, non gli importò di averla indispettita.
- È davvero questo il problema? - esordì lei con voce carica di incredulità e indisponenza. - Sei arrabbiato perché sono intervenuta nell'interrogatorio di Kelman? -
Shiiro piantò una mano sulla scrivania e lo sguardo carico di rimprovero in quello della ragazza. - Yulis, non sei solo intervenuta: hai utilizzato le tue abilità per farlo parlare. -
Le labbra gli tremarono inquiete.
Possibile che non riuscisse a capire quanto potesse essere sbagliato?
- L'ho solo reso più incline alla collaborazione! - appoggiò gli avambracci alla scrivania e si sporse in avanti, mentre si sosteneva sulla poltrona per mezzo delle ginocchia infossate nel cuscino della seduta. - Quell'uomo è complice in un omicidio, è nostro dovere risalire anche all'altro colpevole e arrestarlo, prima che possa fare di peggio! -
- È nostro dovere farlo in modo legale, accidenti! - sbatté la mano contro il legno, facendo tremolare i fogli e le matite, ma senza riuscire a disturbare la risolutezza negli occhi di Yulis. - Non sei ancora un'eroina e non puoi utilizzare le tue abilità quando ti pare, nemmeno in un'eventualità del genere! Sei intelligente, Yulis, e questo non è un concetto difficile da comprendere. -
Ripensare al modo in cui si era avvicinata al sospettato lo faceva ribollire di rabbia.
Per un'ora buona, lui aveva tenuto sotto torchio Kelman, tappezzandolo di domande per mettergli pressione e farlo parlare, mentre lei, da brava tirocinante, era stata costretta a rimanere buona in fondo alla sala, ad osservare e prendere appunti.
Poi, però, per qualche assurdo motivo, aveva deciso di fare di testa sua. Aveva camminato sinuosamente fino al bordo del tavolo, facendo ticchettare gli stivaletti contro il pavimento, e si era seduta a fianco del criminale accavallando le gambe, come se quella non fosse più una sala per interrogatori, ma il bancone di un bar. Gli aveva rivolto uno di quei sorrisi in grado di farti perdere concezione del tempo e dello spazio, poi aveva iniziato a fargli domande apparentemente innocue, nemmeno fossero amici da tanto tempo, con un tono talmente civettuolo da fargli prudere le mani e digrignare i denti. L'aveva sentita ridacchiare e l'aveva vista passare la punta dell'indice sull'avambraccio di Kelman, seguendo l'inchiostro che gli sporcava la pelle in un tatuaggio tribale tanto scontato quanto di pessima realizzazione.
Quanto l'aveva innervosito quel contatto.
In quel preciso momento, l'avrebbe afferrata e portata via di peso volentieri, l'avrebbe allontanata dalle occhiate senza pudore di quel maniaco depravato pur di smettere di assistere a quella scena. Invece, non aveva fatto nulla di tutto questo, perché Kelman si era sciolto come gelato al sole: aveva risposto senza alcuna esitazione a tutte le domande di Yulis, arrivando persino a snocciolare l'indirizzo del casolare abbandonato in cui lui e il complice erano riusciti ad attirare la vittima. In una dozzina di minuti, aveva ottenuto molto più lei, che lui per un'ora intera; le erano bastati qualche sorriso e qualche stupida risatina per farlo cantare come un maledetto canarino.
E gli bruciava da morire che fosse dovuta arrivare a quello per ottenere delle informazioni utili all'indagine.
Perché, per quanto avesse tentato di nasconderlo a se stesso, la sua reazione non affondava realmente le proprie radici in una motivazione di natura professionale o legale: se anche avesse deciso di esporsi in una maniera tanto sprovveduta, sapeva che quella confessione non avrebbe avuto alcun valore in un'aula di tribunale. Ciò che lo consumava dall'interno non era altro che una profonda e immotivata gelosia: una gelosia malsana, per delle attenzioni così sbagliate e così palesemente finte. Sapeva bene che Yulis non aveva alcun tipo di interesse nei confronti di quell'uomo deplorevole, ma vederla così vicina a lui e così intima gli faceva risalire la bile in gola. Così, dopo che la ragazza aveva fermato il registratore, l'aveva spinta fuori dalla sala, gelandola con lo sguardo e riservandole un trattamento di silenzio subito dopo averla congedata.
Si era sentito ferito e in torto allo stesso tempo, ma non avendo alcuna intenzione di approfondire quel sentimento fastidioso che gli punzecchiava le tempie e il petto, aveva preferito starsene un po' per conto suo. Ma, ancora una volta, lei era riuscita a stravolgere i suoi piani.
- Volevo... solo essere d'aiuto... -
Mentre Yulis si lasciava sfuggire quelle parole in un sussurro, la vide incassare la testa tra le spalle e tornare composta sulla poltrona. Shiiro socchiuse le palpebre e fece lo stesso, abbandonando la schiena contro il tessuto morbido dietro di sé, nel tentativo di distendere i nervi.
Era davvero di pessimo umore.
- Non è così che vorrei trascorrere i miei ultimi giorni qui... -
Il detective sobbalzò lievemente e riaprì gli occhi di scatto, non aspettandosi di trovarsela così vicino: Yulis aveva fatto il giro della scrivania, ed essendo ancora scalza, era riuscita a muoversi senza produrre il minimo rumore. E ora eccola lì, appoggiata al bordo in legno del tavolo, proprio a pochi centimetri di distanza da lui, con un'espressione combattuta e corrucciata a dipingerle il viso. Il detective ruotò inconsapevolmente la sedia verso di lei e si soffermò sulle sue labbra, intente a subire l'ennesimo attacco spietato da parte dei suoi denti. Yulis lo faceva sempre: quando era agitata, nervosa o inquieta, si martoriava il labbro inferiore, a volte addirittura fino a farlo sanguinare. Gli occhi, invece, sembravano non riuscire a sostenere il suo sguardo, così fuggivano a cercare riparo arrampicandosi sulle pareti dell'ufficio.
Non poté fare altro che sospirare.
Era innegabile quanto fosse attratto da lei, in ogni sfaccettatura possibile del termine. Il tempo passato a lavorare insieme non aveva fatto altro che approfondire e consolidare quell'incredibile fascino che lo aveva stregato già dal loro primo incontro. E in quei mesi, Yulis era stata presente in ogni momento, in ogni gesto e in ogni piccola cosa che componeva la sua quotidianità lavorativa: aveva imparato a conoscerla e allo stesso tempo lei si era lasciata andare, mostrando una fetta genuina del suo modo di essere. Era letteralmente perso per lei, perché ai suoi occhi era bellissima anche con i capelli in disordine, perché era intelligente e sagace, perché riusciva a cambiare umore nell'arco di cinque minuti, perché i suoi sguardi lo spedivano dritto in paradiso facendolo passare per un ascensore che veniva sparato in aria alla velocità della luce, perché era testarda e incredibilmente appassionata, perché beveva quintali di zucchero con il caffè e mai il contrario.
E se anche tutto ciò che sentiva doveva essere a senso unico, vivo e ammissibile solo nella propria testa, andava bene comunque; ma pensare che di lì a poco la situazione sarebbe cambiata lo lasciava con un vuoto profondo all'altezza dei polmoni, al di sotto dello sterno. Erano giorni che aveva addosso quell'umore così cupo e ne conosceva perfettamente bene la causa; l'interrogatorio di Kelman aveva solo gettato altra benzina su un fuoco che Shiiro era consapevole di non poter spegnere. Forse, se solo non avesse temuto un suo rifiuto, avrebbe potuto fare come Thompson: andare da lei con una faccia di bronzo, regalarle dei fiori e invitarla ad uscire.
- Shiiro...? -
Ancora prima che potesse scollegare il cervello da quel mare di pensieri e realizzare attivamente ciò che stava succedendo, si ritrovò con il profumo dolce e floreale di Yulis su di sé: quel mix di vaniglia e fiori bianchi, con un accenno di lychee e pesca ad intensificarne le note, lo aveva inebriato del tutto, avvolgendolo con una delicatezza disarmante. La ragazza si era chinata su di lui, ancora seduto alla sua poltrona, e aveva premuto le labbra contro le sue in un bacio prima esigente ma poi incerto. Dopo qualche istante di pura impassibilità, la vide allontanare il viso dal suo, con le guance tinte di rosso e una profonda ombra di vergogna a inumidirle lo sguardo.
- M-mi dispiace...! - balbettò nel mentre che si raddrizzava e faceva un passo indietro. - Pensavo che... che anche tu... - il panico assalì la sua voce fino a strozzarla, e le parole morirono a metà strada.
Shiiro strabuzzò gli occhi, cercando di metabolizzare quello che era appena successo.
Lo aveva... baciato?
Spostò lo sguardo incredulo su di lei, ma Yulis si coprì il volto con entrambe le mani.
- Oddio... - mormorò lei contro le proprie dita, attutendo così ogni sillaba pronunciata. - Sono una deficiente, ho fatto un casino...! -
Riconnettendo finalmente i neuroni, Shiiro capì che con il proprio comportamento di legno poteva sembrare che l'avesse rifiutata. Si alzò di scatto dalla sedia e le appoggiò entrambe le mani sulle spalle; Yulis sobbalzò in risposta e liberò così il proprio volto.
- Non hai fatto nessun casino. - assicurò lui, di fretta. In quale strano mondo avrebbe voluto rifiutarla? Fece scivolare le dita verso l'alto, percorrendo il collo, fino a posizionarsi sulle sue guance incandescenti. Fissò quelle labbra gonfie e un poco dischiuse, percependo l'irrefrenabile impulso di catturarle con le proprie. - Anche io. Mille volte "anche io". -
Si tuffò su di lei in modo quasi disperato, accarezzandole le labbra fino a che non percepì il suo respiro sulla pelle. Lei gli lasciò strada libera, accontentandolo e assecondandolo in ogni minuscolo movimento. Shiiro si ritrovò le dita della ragazza tra i capelli, nel tentativo di avvicinarlo ancora più a lei, così spinse il proprio corpo contro il suo. Dischiuse le labbra e affondò la lingua nella sua bocca, assaporando quel gusto che per così tanto tempo si era perso ad immaginare: dolce, morbido e voluttuoso, con una punta più decisa alla fine, dovuta probabilmente al caffè che aveva bevuto poco prima.
Yulis fece un microscopico passo indietro e, nel giro di un istante, si ritrovò seduta sulla scrivania, sopra ai fogli e ai fascicoli dei casi su cui stavano lavorando. Fece scivolare una mano sul suo petto, accarezzandolo da sopra la camicia chiara, mentre l'altra finì sulla sua nuca. La gonna di jeans che indossava non le permetteva grandi movimenti, così finì per spostare il peso indietro, in un tentativo di tirarlo giù con sé. Shiiro l'accompagnò in quel movimento, chinandosi su di lei fino a sovrastarla completamente con il proprio busto. Le baciò l'angolo della bocca, poi passò alle guance, alla punta del naso e alla fronte. Infilò una gamba tra le sue lasciate a penzoloni, toccando il bordo della scrivania con la parte inferiore del quadricipite; tornò a dedicare la propria intera attenzione alle sue labbra, assaporandone ogni centimetro, mentre una mano le accarezzava la coscia da sopra il tessuto di jeans. Sentì mormorare il suo nome in un momento in cui entrambi riprendevano fiato, così le abbassò il colletto del maglioncino per poter scendere e baciarle la pelle fino alla clavicola.
Stava succedendo davvero?
Shiiro infilò l'indice in uno dei passanti della sua gonna, strattonandolo verso di sé; si insinuò poi al di sotto del bordo del tessuto, superando il maglioncino per poter stuzzicare il suo ombelico.
Dio, quanto la voleva.
Yulis gli afferrò il viso per attirarlo nuovamente a sé e poterlo baciare, ancora e ancora, schioccando la lingua contro il suo palato. Shiiro ansimò contro la sua bocca e navigò con la punta delle dita per tutto il ventre, arrivando così a sfiorare il tessuto del suo reggiseno.
Quanto avrebbe voluto strapparglielo via, avvolgerle il seno con la mano e sentirlo sotto le dita.
Si chiese se avrebbe potuto prenderla e fare l'amore con lei in quello stesso istante, proprio sulla scrivania di quell'ufficio, ignorando totalmente il via vai di persone che dietro quella porta continuavano a svolgere il proprio lavoro come se nulla fosse.
La ragazza si bloccò di colpo e si staccò dalle sue labbra, facendogli provare un tale senso di vuoto e mancanza da costringerlo a chiedersi come avrebbe fatto a resistere lontano da lei. Yulis spostò le mani dal suo viso e arrossì.
- M-meglio non rischiare, qui... ora... i-insomma, non vorrei che ci ritrovassimo con qualcuno che... -
Shiiro sentì un forte fischio alle orecchie e si diede mentalmente dello stupido: Yulis doveva aver fatto un giro rapido per la sua testa. E, in quello specifico momento, i suoi pensieri potevano urlare una cosa sola. Si affrettò a scusarsi con lei e raddrizzò la schiena tossicchiando, aiutandola a ricomporsi e fare lo stesso.
Il problema ora era far capire anche al resto del suo corpo che era necessario rientrare nei ranghi.
- T-ti va di cenare insieme, stasera? Potremmo rimanere qui nel quartiere, e poi... - lasciò che il resto della frase svanisse nel suo stesso imbarazzo, attorcigliandosi una ciocca di capelli biondi attorno all'indice. Shiiro puntò gli occhi stupiti in quelli di lei, distendendo le labbra in un sorriso sornione. Lanciò poi uno sguardo rapido all'orologio alla parete.
Le diciotto e tre minuti.
- Ma certo, Yulis. Potremmo uscire ora e mangiare...? -
- S-se rispondessi "una pizza nel tuo appartamento" risulterebbe troppo sfacciato da parte mia? - Yulis tentò di mascherare il proprio imbarazzo dietro ad una risata nervosa, poi piantò gli incisivi nel labbro inferiore.
Era abbastanza chiaro per entrambi che la cena non fosse in cima alle priorità di quella serata.
Shiiro le schioccò un bacio sulle labbra, liberandole finalmente da quella tortura, e dopo aver afferrato al volo il cappotto e i suoi stivaletti la spinse velocemente verso la porta dell'ufficio.
***
Il suo appartamento era di modeste dimensioni, ma accogliente. Nel salotto era posizionata un'enorme libreria dedicata per intero a libri gialli e film thriller o d'azione, mentre sulla parete opposta troneggiava una grande tv a schermo piatto, forse uno dei pochi elementi a contrastare l'atmosfera vintage che si respirava lì dentro. Non sarebbe stato difficile immaginare di passare qualche sabato sera insieme, accoccolati sul divano a guardare proprio uno dei tanti film conservati in quel piccolo archivio, mentre magari smangiucchiavano piatti di una qualche cucina etnica.
Ma, quella sera, né Shiiro e né Yulis avevano intenzione di fermarsi a riflettere su un'eventualità del genere. Avevano addirittura abbandonato i cartoni di pizza ancora intonsi sul tavolo della cucina, perché l'urgenza era troppa. Shiiro l'aveva guidata in un veloce tour della casa, ma una volta arrivati in camera da letto, la situazione era prevedibilmente degenerata.
E, ormai, erano impegnati a rubarsi il respiro a vicenda.
Yulis era sdraiata di schiena sul suo letto, i piedi appoggiati a terra solo di punta, gli stivaletti già abbandonati da qualche parte nella stanza. Teneva le mani invischiate tra i suoi capelli, invitandolo con foga a divorare porzioni sempre maggiori del proprio collo. Shiiro le sollevò il maglione ad altezza del petto, lasciando una scia di baci famelici a collegare il centro dello sterno al primo bottone della sua gonna di jeans, disegnando così una linea immaginaria che le passava per l'ombelico, tagliandolo a metà.
Mentre la bocca scendeva, la mano scivolava verso l'alto.
E il respiro di Yulis accelerava ad ogni lembo di pelle che veniva prima ispezionato, poi conquistato.
Con il pollice, Shiiro si insinuò al di sotto del fiocchetto nero che impreziosiva il centro del reggiseno, spostandosi poi di lato per delineare il profilo del seno al di sotto della coppa.
Quanto l'aveva desiderata.
Quel primo contatto scatenò in lui una fame a dir poco vorace e lo spinse ad avanzare fino a che non le sfiorò il capezzolo con il polpastrello: iniziò ad infastidirlo, toccandolo e sfregandolo con movimenti decisi. La sentì ansimare e si ritrovò ad alzare il volto di conseguenza, cogliendola con la bocca semiaperta e le guance arrossate. Infilò anche le altre dita al di sotto del tessuto per avvolgerle l'intero seno con la mano e il gemito che le sfuggì dalle labbra gli fece girare la testa come se avesse avuto le vertigini. Con l'altra risalì il profilo della coscia, superando l'orlo della gonna e accarezzandola da sopra le calze: adorava quando le indossava in ufficio, le gambe fasciate in quel modo avevano acceso e alimentato la sua fantasia così tante volte da perderne il conto.
Le dita riemersero e navigarono per il tessuto blu, volando sui primi bottoni della gonna: dopo uno strattone deciso, quello fu il primo indumento ad essere abbandonato sul pavimento. Yulis si alzò a sedere giusto per potersi liberare del maglione, così Shiiro ne approfittò per raddrizzarsi e perdersi nei suoi dettagli: il fisico esile e tonico, il ventre piatto, i fianchi stretti, le labbra piene e leggermente gonfie per tutti i baci che si erano scambiati.
Poteva essere ancora più bella?
Con indosso solo l'intimo e le calze, con i capelli leggermente scompigliati e le guance accese sembrava uscita proprio da una delle sue tante fantasie.
Shiiro portò l'indice al di sotto del colletto della camicia in un gesto automatico, come se di fronte a quello spettacolo avesse letteralmente bisogno di prendere aria. Iniziò a liberare i bottoni dalle loro asole, ma solo dopo averne gestiti più di un paio si accorse della reazione di Yulis: occhi fissi sulle sue mani, petto ansante in modo irregolare, labbro inferiore vittima di uno spasmodico attacco.
Le piaceva.
Un gesto per lui tanto banale, l'aveva ridotta in quel modo.
E quella sola consapevolezza bastava ad accenderlo ed eccitarlo come non mai.
I pantaloni erano diventati un vero e proprio impedimento, ma Yulis sembrò aver inteso quella circostanza ancor prima di lui e senza ricorrere alla lettura del pensiero. La vide sistemarsi sul bordo del letto, mettendosi a sedere di fronte a lui: con le dita affusolate iniziò a slacciargli meticolosamente la cintura dei pantaloni e un istante prima di farli scivolare a terra alzò lo sguardo verso il suo.
"Oddio" pensò, mentre un familiare istinto a mordicchiarsi le labbra si impossessava di lui. "Non puoi guardarmi così, Yulis".
Dovette resistere all'impulso impellente di buttarla sul letto e strapparle di dosso quelle calze.
Non sapeva se chiudere gli occhi e abbandonarsi a lei, al suo tocco e alla sua lingua, oppure se rimanere a guardarla mentre gli regalava la chiave per il Paradiso. Si accorse di aver iniziato ad ansimare pesantemente solo quando lei si concentrò sulla punta, intrappolandola in un vortice di carezze languide, umide e concentriche, via via sempre più veloci. Shiiro le posò una mano sulla nuca e si lasciò sfuggire un lungo sospiro di piacere, facendole intendere di fermarsi.
La voleva in modo completo, quel momento non doveva trasformarsi in qualcosa a senso unico. E, contando il livello di eccitazione accumulato e ormai raggiunto, sapeva di dover intervenire prima di rimanere vittima dei suoi stessi istinti, in balia del piacere più puro e totale.
Lei gli scambiò un'occhiata d'intesa, mentre gli occhi celavano distrattamente una scintilla divertita. Shiiro la spinse sul materasso e l'afferrò per i fianchi, infilando la punta delle dita al di sotto dell'elastico delle sue calze.
"Un vero peccato..." ragionò tra sé. Così, prima di levargliele, si concesse qualche istante per posare una sfilza di baci ardenti in corrispondenza dell'inguine, per poi virare e dedicarsi al centro esatto delle sue gambe. Quando la sentì sobbalzare e sussurrare il suo nome in un gemito a fior di labbra, si decise ad allungarsi sul cassetto del comodino. Afferrò la piccola bustina quadrata e indossò il profilattico nel mentre che lei si liberava anche del reggiseno. Dopo aver registrato nella memoria ogni lembo di quella pelle candida, puntò gli occhi nei suoi, famelico e bramoso.
No, non poteva davvero più resistere.
Fece sparire i suoi slip e si posizionò tra le sue cosce, affondando in lei con la stessa urgenza di chi solo sa di aver atteso qualcosa per troppo tempo, senza la certezza di vedere le proprie preghiere esaudite. Essere circondato e stretto dalle sue gambe eliminava qualunque dubbio e sanava qualsiasi ferita, come un balsamo miracoloso, come una panacea.
Finalmente poteva averla.
Finalmente poteva sentirla, esattamente come l'aveva sognata tante volte.
Scompariva e naufragava in lei, tra i suoi gemiti e i suoi sospiri, si ubriacava del suo profumo e di quello della sua pelle fino a dimenticarsi il proprio nome. Il tepore che lo avvolgeva attenuava qualsiasi altra necessità, rendendo quell'istante la congiunzione perfetta di una serie di eventi particolarmente fortunati.
Era così appagante fare l'amore con lei.
Toccarla, stringerla, respirarla, assaporarla. Yulis era diventata il centro catalizzatore di qualunque suo pensiero, la destinazione a cui puntavano tutti gli itinerari, la stella più luminosa di una nuova costellazione. Sentiva le sue mani sulla propria schiena, con le unghie che prima lambivano e poi si agganciavano salde alle sue spalle, ancora coperte da quella camicia bianca. Perso com'era nell'osservarla e adorarla, non si era nemmeno accorto di averla tenuta addosso.
Cominciò a perdere il contatto con la realtà; sulle labbra spuntavano solo il suo nome o centimetri della sua pelle, mentre i sospiri appagati riempivano l'aria attorno a loro. I gemiti si facevano via via più intensi e profondi, più rapidi e concitati ad ogni nuovo affondo. Shiiro pensò di sigillare quei respiri contro la sua bocca, attutendoli fino a che non si infransero contro le proprie labbra. La sentì tremare sotto di sé, fremere attorno a sé, svuotando i polmoni in una serie di ansimi liberatori. Non osò resistere o indugiare oltre, così la seguì a ruota, facendosi travolgere dalla sua stessa onda.
Dire che fosse al settimo cielo era un eufemismo, riduttivo a livelli cosmici.
Spostò lo sguardo sul suo viso e, ancora una volta, si sentì sciogliere per via di quell'espressione intrappolata in un mix stupefacente tra dolcezza e appagamento. Le scostò una ciocca di capelli dalla fronte e le sfiorò la punta del naso con la propria. Era davvero successo? Le labbra non ne volevano proprio sapere di tornare distese nella loro classica posa, ma continuavano a rimanere incurvate verso l'alto. Yulis alzò il mento per potergli rubare un altro bacio; dopo qualche istante, ridacchiò a bassa voce.
- Cosa c'è? - le chiese, con ancora un sottofondo di euforia a sostenere il tono di quella domanda.
- Niente, è solo che... - gli regalò un sorriso dolce mentre si passava una mano sugli occhi. - Se non fossi stata io a fare la prima mossa mi avresti lasciata andare, non è vero? -
Shiiro rimase per un attimo a labbra dischiuse, incapace di trovare una buona risposta al volo. Sospirò piano e le sfiorò di nuovo la punta del naso.
- È difficile capire cosa pensi. -
- Credo che tu sia la prima persona a dirmi una cosa simile. - si allungò per baciarlo, forse più per tranquillizzarlo che per altro. - Lo sai che ho aspettato fino alla fine del tirocinio perché avevo paura di un tuo rifiuto? -
- Un rifiuto?! - strabuzzò gli occhi incredulo, mentre lei sfarfallò le lunghe ciglia.
- Magari poteva sembrare che lo facessi solo per sperare di ricevere una buona valutazione. - espose con calma, aggiungendo un leggero tocco di provocazione a quelle parole.
- Yulis... - scosse la testa ridendo per scaricare la tensione. - La tua valutazione l'ho spedita almeno due mesi fa. Impari così velocemente, sei intuitiva, intelligente e perspicace... e, accidenti, quanto mi piaci. - si rituffò sulle sue labbra, incapace di resistere a lungo senza sfiorarle. Dopo un primo istante di sbigottimento, la ragazza rise e gli allontanò il volto di qualche centimetro.
- E non potevi dirmelo prima?! - indispettita, gli assestò un pizzicotto sul fianco, ma subito dopo passò la punta delle dita su quel lembo di pelle per attutire e lenire la sensazione. - Adesso ci tocca recuperare. -
- Recuperare? - chiese lui, con un sorriso prima sorpreso ma poi licenzioso. - Forse possiamo iniziare anche subito, Yulis. -
_________ANGOLO AUTRICE_________
Ma ben trovati/ritrovati! ~
Dato che in tanti mi avete chiesto maggiori info sulla storia Yulis/Shiiro ho pensato di accontentarvi e raccontarvi l'esordio della loro relazione.
Cosa ne pensate della situazione in sé? E come vedete questa coppia? Vi piace il pov con focalizzazione maschile? SPARATE TUTTO QUELLO CHE PENSATE NEI COMMENTI!
Io sono ovviamente di parte, ma trovo che - dati gli avvenimenti di UV - fosse necessario rendere un minimo di giustizia a questa ship. Magari non rientra tra le mie preferite, ma il loro passato e i loro trascorsi sono innegabili.
Ammetto di essere stata suuuper felice di aver *finalmente* scritto e pubblicato qualcosa di erotico, con un po' di smut frizzicherello. E poi, è sempre divertente mettersi nei panni di uno Shiiro alle prese con la propria huge crush.
La frase che pronuncia Yulis tra virgolette, quel "Nessuno sospetta mai di una ragazza graziosa", è un riferimento a Chloe e al capitolo 3 di Bluebird, la storia fantasy/romance affascinante e incredibilmente curata (che dovreste proprio leggere!) di Mari_Blackstar ~
Spero che nel complesso sia stata di vostro gradimento, alla prossima one shot! ♡
Juliet
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