Chapter 9: "Instead of stressed, I lie here charmed"

- Un'altra volta! -

Yulis puntò lo sguardo sul suo trainer con fare sofferente. Aggrottò la fronte e si stropicciò gli occhi con entrambe le mani emettendo un verso di sconforto seguito da un lungo sospiro.

- Falcon, è inutile... non ci riesco. -

- Cos'abbiamo detto a proposito del "non ci riesco"? - il ragazzo si avvicinò al bordo della vasca ed indicò dietro di sé, intimandola a raggiungerlo. - Adesso vieni qui e fai quindici piegamenti come punizione! -

Per tutta risposta, lei gli lanciò contro uno dei cubi di gommapiuma su cui era atterrata.

- Congratulazioni: i piegamenti sono appena raddoppiati. -

Yulis gonfiò le guance e sbuffò sonoramente.

- Ci ho provato almeno una dozzina di volte! Pensi che mi diverta a fallire ogni singolo salto da quel dannato trampolino? -

- Se rimanessi concentrata almeno la metà di quanto ti lamenti, non continueresti a cadere tra le spugne! Gli allenamenti dei giorni passati sono andati molto meglio di quello di oggi, posso sapere dove hai la testa? -

La ragazza spostò lo sguardo in direzione opposta a quella del suo mentore e piegò le labbra in una smorfia. A causa di tutti i pensieri che le affollavano la mente, non riusciva a mantenere il focus su quello che stava facendo e, come se non bastasse, la consapevolezza che quelle parole corrispondessero alla verità non faceva altro che stizzirla ed agitarla ulteriormente, dando il colpo di grazia alle sue performance.

- La mia testa è proprio qui... - rispose a denti stretti, mentendo spudoratamente ad entrambi.

Mentre la osservava destreggiarsi tra la gommapiuma per raggiungerlo, James si passò una mano tra i capelli e si abbassò sulle ginocchia.

- Lo so, lo so: è un esercizio complicato. Ma se ho deciso di proportelo ora è perché sono convinto che tu possa riuscirci, quindi fidati di me e riprova. In una situazione drastica come la caduta nel vuoto che stiamo simulando, saper spalancare le ali senza esitazione può salvare la vita a te e ad altre persone! -

- Non ho mai detto di non comprenderne l'utilità. - puntualizzò senza riuscire a nascondere un'ombra di irritazione. - Semplicemente, forse ti sbagli e forse non sono poi così preparata come credi. -

- Parker, ma da quando frigni in quel modo? -

Il cuore di Yulis perse un battito.

La ragazza spalancò gli occhi e si voltò nella direzione da cui proveniva quella voce dal timbro inconfondibile. Pronunciò il nome di Leo con fare infinitamente sollevato e si ritrovò a sorridergli in maniera automatica. Nel momento esatto in cui posò lo sguardo su di lui, sentì i muscoli del collo rilassarsi e finalmente buona parte della tensione si affievolì. Ancora prima di accorgersene, saltò fuori dalla vasca con ritrovata energia.

< Stanno bene. Sono tornati a casa. >

Il ragazzo mantenne alto il profilo del mento ed incrociò le braccia al petto. Dedicò a Yulis solo un paio di occhiate rapide e distaccate, poi rivolse la propria attenzione all'altro eroe.

- La stai allenando tu? -

- Esatto. Sono James... -

- Wallace. - concluse Leo ancora prima che potesse finire la presentazione. - Falcon, curriculum impeccabile: quattro anni consecutivi in HTT, innumerevoli missioni svolte senza l'ombra di un ferito, decine e decine di criminali arrestati... un esempio per tutti gli aspiranti eroi, americani e non. -

- Qualcuno qui ha fatto i compiti. - il diretto interessato sorrise e si spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio con fare compiaciuto. - Dove lo vuoi l'autografo? -

In risposta, Leo sbottò un'unica, fredda e secca risata, e subito dopo si gustò l'espressione lievemente confusa del suo interlocutore. Con un cipiglio alzato, James guardò la ragazza al suo fianco, che dal canto suo si limitò a scuotere la testa, rassegnata.

- Se non sei qui per me, allora sei qui per lei. Fammi indovinare... - continuò lui. - Sei il suo ragazzo? -

Leo arricciò il labbro superiore in un ghigno divertito e puntò la lingua dietro ai denti.

- Meglio. Sono il suo Dio. -

Yulis sbarrò gli occhi e abbassò il mento di qualche centimetro.
Cosa diamine aveva appena sentito?
L'ego mastodontico e spropositato che caratterizzava Leo non era di certo un mistero, ma arrivare addirittura a definirsi un Dio rientrava senza troppi indugi nella categoria dell'Esagerazione.

- Il mio... cosa? -

Rimarcò ogni parola, inasprendo il timbro della voce a ciascuna singola sillaba pronunciata.

- Leonard Hartman, alias Zero. - si presentò il ragazzo. - Primo membro e leader dei Rising Five. Prossimo Top dell'HTT di quest'anno. -

Per tutta risposta, James alzò le mani e fece un passo indietro con fare divertito, quasi a voler letteralmente fare spazio a tutto quell'egocentrismo concentrato in una sola persona. Leo cancellò in fretta il sorriso e avvicinò le sopracciglia tra loro, fissando la ragazza.

- Allora? Posso sapere cos'hai da lamentarti? -

- Oggi a Yulis sembra mancare un pizzico di motivazione. - si intromise James, rispondendo al suo posto. - E' particolarmente distratta, così tanto da non riuscire a portare a termine nemmeno un semplice esercizio. -

Yulis si voltò nella sua direzione e lo fulminò su due piedi.

< "Semplice esercizio"? >

- E pensare che sono venuto qui proprio per scoprire il potenziale della tua nuova abilità... che delusione, Parker. -

< "De... delusione"? >

Quella parola riecheggiò prepotente e fastidiosa nelle sue orecchie. In un istante, Yulis sentì svanire tutta la motivazione e il sollievo che aveva provato solo pochi momenti prima semplicemente rivedendolo. Percepì una punta di amaro sulla lingua e subito dopo uno strano mix di frustrazione e avvilimento le si posò sulla bocca dello stomaco. Leo fece un passo in avanti e portò le mani sulla nuca, totalmente indifferente all'espressione amareggiata della sua compagna di squadra.

- Forse devo motivarti un po' di più. - si inumidì le labbra e la fissò dritto negli occhi. - Facciamo così: se ora non riesci a portare a termine l'esercizio, non ti permetto di partecipare alla prossima missione. Hai un'unica possibilità. -

La ragazza strabuzzò gli occhi e si pietrificò sul posto.

- Non... non puoi dire sul serio! -

- Vuoi scommettere? In quanto leader, sono io che devo autorizzare il tuo rientro in campo dopo il periodo di convalescenza. -

- Questo è da stronzi, Leo! -

- Stronzo o no, anche il tuo trainer afferma che non stai facendo progressi. Se non sei in grado di controllare la tua nuova abilità, è meglio per tutti se te ne rimani in disparte ancora per un po'. -

Yulis ricacciò indietro il magone in gola e si voltò senza dire una parola, ignorando l'occhiata colpevole e dispiaciuta che James le rivolse. Camminò verso la scala del trampolino e si arrampicò velocemente fino in cima: nonostante si trovasse fisicamente parecchi metri sopra di lui, continuava a sentirsi almeno una spanna sotto a Leo. Strinse i pugni nel tentativo di calmare i tremori che le scuotevano le braccia e chiuse gli occhi per concentrarsi sulla respirazione. Per tutto il giorno, per quanto si fosse sforzata, non aveva spalancato le ali nemmeno una volta durante l'esercizio in caduta libera: come poteva aspettarsi un esito differente? Era stato solo l'orgoglio ferito a farla arrampicare fin lì e lo sapeva bene. Si avvicinò di un passo all'estremità del trampolino e deglutì. Con la coda dell'occhio intravide le sagome degli altri due eroi in prossimità del bordo della vasca e provò con tutte le proprie forze a resistere all'impulso di torturarsi le labbra.

Doveva almeno provarci.

In un modo o nell'altro, doveva dimostrare a Leo che si sbagliava.

Inspirò gonfiando il diaframma e trattenne il fiato per il tempo di qualche respiro, poi, nell'esatto momento in cui cominciò a buttare fuori l'aria, si sporse in avanti per lanciarsi nel vuoto. Aspettò un istante prima di impartire l'ordine e poi, nella frazione del secondo successivo, percepì l'ormai familiare formicolio alla schiena irradiarsi lungo la colonna vertebrale ed espandersi sulle scapole, mentre le ali cominciavano ad emergere dalla pelle.

< Posso farcela...? >

Proprio nel momento in cui le labbra si incurvarono in un sorriso, qualcosa di morbido la colpì al fianco. Yulis spostò lo sguardo verso il basso, confusa e presa in contropiede da quell'impedimento inaspettato. In un battito di ciglia, perse del tutto la concentrazione e prima ancora che potesse rendersene conto finì immersa nella gommapiuma, per l'ennesima volta.

- Ma che brava. - Leo iniziò ad applaudire lentamente, senza una goccia di entusiasmo. - Se l'esercizio era cadere a peso morto sulle spugne e rendersi ridicoli, direi che hai superato il test a pieni voti. Complimenti. -

- Sei stato tu. - esordì lei con un filo di voce e le labbra tremanti. - Tu... mi hai colpito con uno di questi stupidi cubi e mi hai fatto perdere la concentrazione! Se solo non avessi interferito, questa volta...! -

- "Se, se, se..." - alzò gli occhi al cielo e girò i tacchi in direzione della porta. - Non è con i "se" che si rimane vivi nel bel mezzo dei giochi, quindi piantala di arrampicarti sugli specchi. Come ho detto prima: una delusione e uno spreco di tempo. In punizione fino a nuovo ordine del sottoscritto. -

Yulis scattò, in preda alla rabbia.

Nemmeno il tempo di compiere una nuova falcata verso l'uscita che il ragazzo si ritrovò lungo disteso a terra, con la guancia premuta sul pavimento.

- "Uno spreco di tempo", "una delusione"! - Yulis spinse tutto il proprio peso sulla sua schiena e gli immobilizzò le braccia lungo i fianchi, tenendole strette tra le ginocchia. - Non sai dire nient'altro? -

- M-mi hai...! - Leo guardò verso l'alto e si ritrovò il viso furente della ragazza a pochi centimetri dal suo. - Mi hai attaccato alle spalle! -

- Ho rischiato di morire, ho avuto paura di perdere una parte di me, sono rimasta da sola mentre voi eravate dall'altra parte del paese a salvare una città da non-so-bene-cosa e tu, nel momento in cui tornate a casa, dopo oltre una settimana senza rispondermi, senza farmi avere alcuna vostra notizia, te ne esci con "sei proprio una delusione, Yulis"? -

Leo tentò di scrollarsela di dosso ma la ragazza sfruttò il peso delle ali per rimanere incollata alla sua schiena.

- Spiegami esattamente in che modo sono una delusione, Leonard-Stronzo-Hartman. - gli appoggiò il palmo aperto sulla guancia. - Spiegami perché ogni volta che sono contenta di vederti, tu te ne esci con stronzate del genere, facendo crollare quello stupido e barcollante castello di carte che con tanta fatica metto in piedi quando siamo insieme. Spiegamelo, Leo, perché evidentemente oltre che una delusione sono anche troppo stupida per arrivarci. -

Leo sussultò e schiuse le labbra per replicare, ma alla fine si limitò a rimanere in silenzio e a spostare lo sguardo lontano, ponendo fine a qualsiasi tentativo di ribellarsi.

"Hai finito?"

A quella reazione fredda e distaccata, Yulis ammorbidì la presa e abbandonò le spalle, arrendendosi. Quel pensiero era stato sufficiente, non occorreva scavare nella sua testa più a fondo di così.
Spostò rapidamente la mano dal volto del ragazzo, quasi come se avesse appena preso la scossa, e sentì gli occhi bruciare. Ritirò le ali e si alzò da terra, lasciandolo finalmente libero di muoversi.

Ora era lei a sentirsi delusa.
Delusa e amareggiata su più fronti e per ragioni differenti.

- Bambolina... -

Dopo essersi limitato a rimanere in silenzio, James fece un passo nella sua direzione. Yulis si voltò rapidamente verso la porta, evitando con cura di guardarlo negli occhi.

- Riprendiamo domani, okay? E' chiaro che oggi non sono in forma... -

Senza ascoltare la risposta, e soprattutto senza includere Leo nel proprio campo visivo, Yulis scivolò fuori dalla Training Room il più rapidamente possibile.


***


Il giardino era completamente avvolto da una quiete insolita ma piacevole. Nonostante la primavera fosse iniziata già da un paio di settimane, le temperature a Tokyo sfioravano a malapena i quindici gradi, quindi giornate di sole come quella erano ancora da considerarsi piuttosto rare. Yulis era sdraiata su una delle poche panchine di legno, con i talloni appena appoggiati al bordo esterno delle assi e la punta delle scarpe a penzoloni verso il terreno. Aveva sentito la necessità di prendere un po' d'aria e i piedi l'avevano portata lì quasi di loro iniziativa, senza che se ne accorgesse. Inspirò a lungo e le narici si riempirono del profumo dell'erba tagliata, poi cercò di svuotare il diaframma diluendo il respiro in più tempi. Lo stomaco era ancora un ammasso confuso e aggrovigliato di sensazioni spiacevoli, così si concentrò sul tepore dei raggi del sole che le accarezzavano la pelle per provare a distrarsi. Respirò ancora una volta e si coprì gli occhi con gli avambracci, strizzando le palpebre sotto al gomito. Quella fitta di delusione non accennava a volersene andare e più Yulis cercava di ignorarla, più si faceva pungente e sfacciata. Possibile che il comportamento di Leo l'avesse ferita a tal punto? Aggrottò la fronte e si mosse inavvertitamente sulla panchina, molto più a disagio di quello che credeva.

- Pensavo fossi già rientrata. -

Yulis sobbalzò e puntò i talloni sulla panchina. Cercò poi di non scomporsi in modo ulteriore e optò per un tono fintamente distaccato ma comunque tagliente.

- Sei qui per infierire ancora un po', Leo? -

Al silenzio che seguì, Yulis sbirciò da dietro l'avambraccio per lanciargli un'occhiata rapida: il ragazzo se ne stava in piedi davanti a lei, immobile, con le mani affondate nelle tasche e lo sguardo lontano. Yulis strinse le palpebre e si mordicchiò il labbro inferiore.

- Stai bene, no? - domandò lui di colpo, senza minimamente calcolare la provocazione.

< "Stai bene, no?" >

Non l'aveva nemmeno guardata in faccia.

- Alla grande. - sibilò in risposta, prendendo subito un nuovo respiro per tentare di controllarsi e modulare meglio la voce.

Nemmeno il tempo di finire la frase che Leo aveva già girato i tacchi con l'intenzione di allontanarsi.

- Ma davvero, Leo?! Di nuovo? - Yulis si ritrovò a scattare in piedi con gli occhi sgranati: qualsiasi intenzione di mantenere la calma era scemata in un istante. - Cosa dovrebbe essere questo, un modo per tenermi buona? "Adesso le chiedo se sta bene, così almeno smette di frignare e fila subito ad allenarsi"? -

- Sei regredita all'età di dieci anni, Parker? -

- E tu invece? - pestò i piedi per terra, dandogli quasi motivo di crederlo. - Almeno guardami mentre ti parlo! -

Leo sbuffò ad alta voce ma finalmente si fermò. Si voltò con estrema malavoglia e si sistemò di taglio, dipingendosi un'espressione seccata e infastidita sul viso.

- Hai intenzione di fare una scenata come quella di poco fa? Perché per una che ha il potere di manipolare le emozioni altrui, non essere in grado di controllare le proprie mi sembra davvero ridicolo. -

Yulis ingoiò il rospo e abbassò la testa, fissando con insistenza il prato e quelle poche margherite a puntellarne di bianco il manto.

- Perché ogni volta che uno dei due fa un passo verso l'altro, si finisce sempre per farne tre indietro? Sono stanca di questa situazione, stanca di dover sempre cercare di capire che cos'hai o cosa pensi. Stanca di dover stare attenta a quello che dico, stanca di preoccuparmi di come reagisco davanti a te... sai, mi sembra quasi di essere tornata ai tempi dell'addestramento, quando a malapena ci sopportavamo. -

Leo spostò lo sguardo verso l'estremità del parco, rimanendo in silenzio. Aveva i muscoli della schiena contratti e le braccia rigide lungo i fianchi, mentre i piedi erano rivolti nella direzione opposta a quella della ragazza: la conversazione lo stava mettendo in difficoltà, impossibile non rendersene conto. Yulis giocherellò con il ciondolo che portava al collo, in maniera istintiva. Sì mordicchiò poi l'interno della guancia, ma decise comunque di continuare con il proprio discorso.

- Poi però, se ripenso all'altro pomeriggio e a quello che hai fatto per me, in qualche modo riesco a convincermi del contrario. Quando mi hai aiutata, letteralmente raccogliendomi da terra, ero... ero stupidamente felice che ci fossi tu. - a sua volta allontanò lo sguardo, non riuscendo a gestire quella situazione. - E dopo, l'espressione che avevi mentre mi stringevi sotto la doccia... non so se è stato per via dello spazio ridotto o per la situazione, ma... - scosse la testa con forza, cercando di ignorare il calore sulle guance e lasciando perdere il resto del pensiero. - Non siamo mai stati così vicini, Leo. Mai. In tutti questi anni, noi non... -

- E quanto vicino mi vorresti, Yulis? - Leo affondò un piede in avanti, interrompendola. - Quanti passi dovrei fare per recuperare la distanza? -

La ragazza fece scattare la testa verso di lui, colta alla sprovvista.

- Forse una dozzina...? - ipotizzò avanzando senza fretta, quasi a volerle dare il tempo di metabolizzare. - O magari la metà, o cinque, o un paio. Oppure solo uno...? -

Nonostante lo sguardo volesse apparire sicuro e spavaldo come al solito, i muscoli contratti del viso lasciavano trapelare una leggera apprensione. Yulis si incatenò a quegli occhi seri incorniciati da sopracciglia aggrottate, e per un momento si dimenticò del perché fossero entrambi tanto arrabbiati. Con lentezza misurata, Leo giunse esattamente di fronte a lei, fermandosi solo quando fu ad un respiro dal suo volto.

- Così sono abbastanza vicino da poterti dire che non devi mai più farmi spaventare in quel modo? -

Dopo aver filtrato via il pizzico di rabbia che legava assieme quelle parole, Yulis quasi sospirò di sollievo. Era un modo decisamente poco tradizionale di abbozzare delle scuse, ma conoscendo il soggetto forse ci si poteva accontentare. Finalmente libera da quel peso sullo stomaco, incurvò gli angoli della bocca in un sorriso e gli allacciò le braccia al collo, senza nemmeno rifletterci.

- È stato così difficile? - mormorò lei mettendosi in punta di piedi per appoggiare il mento alla sua spalla. - Era solo questo che chiedevo, solo questo... -

Dopo un primo e lungo momento di esitazione, Leo si decise a reagire all'abbraccio. Le circondò la vita, attirandola maggiormente verso di sé, e Yulis percepì il proprio battito accelerare ad ogni centimetro di corpo che veniva premuto contro il suo. Stretti e vicini in quel modo, non sembravano tanto intenzionati a sciogliere la presa, non ora che finalmente parevano essersi incontrati a metà strada. Yulis inspirò avidamente quel profumo: Leo le era mancato, eccome se le era mancato. E non solo nel modo in cui potrebbe mancare un amico, o un compagno di squadra. Sentendosi incredibilmente e stranamente audace, azzardò di più ed inclinò il viso di lato, ritrovandosi a premere le labbra contro la base del suo collo. Percepì Leo sussultare e, quasi per paura che potesse allontanarsi, gli accarezzò la nuca con i polpastrelli, risalendola fino ad affondare le dita tra i capelli.

- Forse così mi sono avvicinato anche troppo. Non è meglio fare un passo indietro...? - domandò lui a bassa voce mentre le dita le arpionavano il fianco, insinuandosi sotto al bordo della maglietta e siglando l'esatto opposto di ciò che stava proponendo. - Non è meglio se mi chiedi di fermarmi? -

Yulis ripensò a qualche giorno prima, a quanto avesse desiderato sentire quelle stesse dita scorrere sulla pelle, al di sotto del reggiseno completamente zuppo d'acqua, e non poté evitare di apprezzare quella morsa piacevole allo stomaco che si palesò in risposta.

Altro che "chiedergli di fermarsi".

Lo avrebbe addirittura incitato ad annullare completamente qualsiasi distanza, e il modo in cui continuava a stringersi a lui ne era una prova schiacciante. Forse era lei ad aver bisogno di uno stop, di un limite da non oltrepassare, ma quel tono e quella voce non sembravano avere davvero intenzione di metterle dei paletti. Sollevò la testa fino a sfiorargli il profilo della mandibola con la punta del naso e incollò lo sguardo al suo. Il respiro si fece subito più corto e le guance impiegarono davvero poco tempo a scaldarsi.

< Mai così vicini. >

Perfettamente consapevole che la voglia di baciarlo sarebbe stata difficile da zittire, si impose di mantenere l'attenzione solo su quegli occhi così scuri e di non farla scivolare su quelle labbra sottili. Si impegnò a farlo anche quando percepì le dita del ragazzo risalire fino alle costole, al di sotto della maglietta.

- Ho tentato in tutti i modi di non pensarci. - mormorò Leo contro il suo viso. - E avevo una miriade di ragioni per farlo. Ma visto che le cose hanno iniziato a prendere la piega più sbagliata possibile, mi ritrovo qui, a cercare di ignorare questo stupido desiderio di baciarti e a lottare con il presentimento che possa rivelarsi una pessima, pessima idea. - avvicinò le sopracciglia tra loro e si fece sfuggire un breve sospiro. - Perché so bene che sei ancora innamorata di Gareth. -

Yulis si paralizzò.

L'iniziale sensazione di gioia si mescolò rapidamente ad una consapevolezza spiacevole, sbiadendo nella frazione di un secondo, e un mix di emozioni e reazioni si susseguì sul suo viso.

Prima spalancò gli occhi, sorpresa.
Poi aggrottò la fronte, confusa e stordita.
Infine si ritrovò a boccheggiare, completamente spiazzata.

Quella semplice frase, piovuta come dal nulla, era riuscita a disabilitare ogni capacità di movimento e a compromettere qualsiasi connessione logica delle sinapsi.

< Gareth...! >

Più che un semplice paletto, quella era un'enorme quercia secolare contro cui andare a schiantarsi alla massima velocità.

Yulis balbettò qualcosa di estremamente confuso e allontanò il viso dalla sua traiettoria, spostando il peso indietro per riappoggiare i talloni a terra. Quando tornò lucida e realizzò cosa stesse succedendo, non poté evitare di sentirsi tremendamente in colpa.

Aveva quasi baciato Gareth e aveva quasi baciato anche Leo.
Due tra le persone a lei più care, due dei suoi compagni di squadra.

Eccoli lì, i famosi tre passi indietro di cui tanto si era lamentata solo pochi minuti prima. Come aveva potuto essere così egoista, così insensibile e così meschina? Come aveva potuto essere talmente tanto codarda da sopprimere fino a quel momento il pensiero che potesse volerli entrambi?

Perché nonostante le sue innumerevoli negazioni, era proprio quella la scomoda quanto semplice verità: voleva Gareth, ma voleva anche Leo, allo stesso modo, allo stesso tempo.

< Egoista. >

Una volta che quella consapevolezza si fece largo tra i pensieri, il suo istinto la implorò di scappare: lo stomaco sembrò annodarsi su se stesso e i piedi incespicarono tra loro nel tentativo di farla allontanare di lì il più velocemente possibile.

- Aspetta. - Leo parlò con calma, e un momento prima che potesse davvero andarsene l'attirò nuovamente verso di sé. - Aspetta... non l'ho detto per farti sentire in colpa, o per qualcosa del genere. -

Quando lui appoggiò la fronte alla sua, Yulis non riuscì nemmeno a guardarlo negli occhi. Tentò di porre della distanza tra loro parando le braccia nel mezzo, poi scosse la testa e la incassò tra le spalle.

- Gareth ti ha... - aggrottò la fonte e strizzò le palpebre con forza nel tentativo di lenire il bruciore agli occhi. - Noi non... non... -

Leo le afferrò il viso tra le mani, costringendola ad alzare lo sguardo verso di lui.

- Non ci siamo baciati. - sbiasciò la frase a stento, sentendosi quasi in dovere di dare spiegazioni. - L'altro giorno, noi non... -

- Lo so. - tagliò corto il biondo. - Ma avresti voluto. -

Le palpebre di Yulis pizzicarono e la ragazza cercò disperatamente di evitare il contatto visivo. Balbettò qualcosa ancora una volta cercando di sfuggire alla sua presa, ma senza riuscire ad averla vinta contro le mani di Leo.

< "Ma avresti voluto." >

Era maledettamente vero.

Sperò di farsi così piccola da scomparire alla vista.
Quando realizzò che non sarebbe mai potuto accadere, capì di non poter più continuare a mentire. Chiuse gli occhi e si limitò ad annuire piano, stanca, come se quella confessione le stesse costando fin troppe energie.

- Okay. -

La freddezza di quel tono le diede una ragione ulteriore a voler evitare di incrociare il suo sguardo, ma l'orgoglio non ci pensò due volte a ricordarle quanto si stesse comportando da vigliacca.

- Vuoi baciare anche me? -

La giornata delle domande a bruciapelo.

Yulis puntò i denti contro il labbro inferiore. Le mani che prima servivano a porre della distanza tra loro finirono per nasconderle gran parte del viso.

- Yulis. - Leo fece scivolare le dita sui polsi della ragazza, insistendo per ottenere una risposta. - Vuoi baciare anche me? -

Si sentì con l'acqua alla gola.

Aveva davvero senso continuare a negare? Ormai era chiaro come il sole quale fosse la verità. Percepì il calore delle guance concentrarsi al di sotto dei palmi e sospirò. Era imbarazzo o vergogna ciò che stava provando? Forse il prodotto di entrambe le cose.

- Sì... - ammise in un sussurro. - Vorrei baciarti. -

Silenzio.

Nonostante il dubbio la stesse logorando dentro, questa volta non osò sbirciare la reazione del ragazzo.
Non sapeva cosa aspettarsi.
Non sapeva nemmeno come mettere in fila il resto dei pensieri.
Rimase immobile fino a che non fu lui a parlare, con l'eco di quell'ultima frase a ronzare in sottofondo.

- Okay. -

< "Okay"...?! >

La giornata delle domande a bruciapelo e delle risposte secche.

Se non altro, il tono era diverso rispetto a quello dell'okay precedente.

- Puoi guardarmi tu, ora? -

- No. -

Da quel semplice sospiro, capì che Leo doveva aver alzato gli occhi al cielo. Il ragazzo le afferrò delicatamente le mani e le spostò lontano dal suo volto per permettere alle proprie di prendere il loro posto. Tornò poi ad avvicinare il viso al suo, fino a che le fronti non si toccarono.

- Voglio essere io il primo a baciarti. -

E così Yulis smise di respirare.

Ma solo in parte per via di quella rivelazione, perché prevalentemente fu a causa delle labbra di Leo che nel giro di un istante si erano modellate sulle sue, bloccandole il principale accesso all'ossigeno. Si ritrovò a spalancare le palpebre, incredula e pressoché inerme: Leo si era mosso talmente tanto in fretta da non lasciarle nemmeno il tempo di reagire in una qualche maniera differente.

Come se avesse voluto allontanarlo.

- Yulis, smetti di pensare... -

Leo si scostò quel tanto necessario da mormorare quelle parole contro il suo viso, ma nonostante il tono scherzoso, Yulis faticò a rilassarsi.

- Non posso... non pensare. -

Quasi come se la sfida fosse volerla convincere del contrario, il ragazzo annullò la distanza e tornò ad impossessarsi delle sue labbra. Intrappolò quello inferiore e lo percorse con la punta della lingua da un angolo all'altro della bocca, lentamente, e le ginocchia di Yulis minacciarono di cedere. Nel momento in cui il bacio iniziò a farsi più intenso e profondo, le lingue si incontrarono e finalmente qualsiasi altro pensiero scivolò via. Una scarica di adrenalina le attraversò il corpo e Yulis tornò a mettersi in punta di piedi per allacciargli le braccia dietro al collo e assaporare quelle labbra fino in fondo. Il modo in cui la sicurezza caratteristica di Leo riusciva a trasparire anche nel bel mezzo di quel bacio era impressionante, e lo era ancora di più quando si sposava in maniera fin troppo naturale con quella dolcezza del tutto inaspettata. Più Leo guadagnava terreno, più la testa si alleggeriva e vorticava, come se Yulis fosse ubriaca. Il ragazzo le posò poi una mano sulla base della schiena, sistemandola sull'elastico dei pantaloncini. Con la punta delle dita fece per risalire la colonna vertebrale e un brivido scosse le spalle di lei, facendola sobbalzare di riflesso. Leo si scostò immediatamente, mal interpretando quella reazione e lasciandola andare di colpo.

- Ti fa ancora male? -

Yulis non ragionò su quella domanda, forse addirittura nemmeno la sentì davvero.
Si limitò a fissare Leo con uno sguardo a metà tra il confuso e il risentito: aveva interrotto quel bacio troppo in fretta e in maniera decisamente troppo brusca.

- Yulis...? -

Lei aggrottò la fronte, avvicinando così tanto le sopracciglia da esasperare l'espressione contrariata che le si era dipinta sul viso. Continuando a non afferrare il punto della situazione, arricciò le labbra, e l'unico fiato che le sfuggì fu un mugugno interrogativo. Dopo un primo momento di stupore, Leo non riuscì ad evitare di scoppiare a ridere.

- Che succede, Parker? Ti bacio una volta e ti dimentichi come si mette insieme una frase di senso compiuto? -

Sbatté le palpebre in modo quasi compulsivo, imbarazzata, ma prima ancora che potesse formulare una risposta, Leo tornò ad avventarsi sulle sue labbra per coprirle di piccoli e rapidi baci.

- La schiena. - sussurrò contro l'angolo della sua bocca. - Pensavo ti facesse ancora male... -

- A-ah. - Yulis deglutì a fatica, frastornata dai baci e dall'umore incredibilmente migliorato del ragazzo. - N-no. Non... non troppo. Cioè... -

Esitò nel continuare la frase, distratta da quelle dita incuriosite che con cautela e precisione seguivano il profilo dei solchi sulla sua schiena.

- Mi sto abituando. - disse tutto d'un fiato e lo sentì sorridere contro la sua pelle, evidentemente divertito dal modo in cui reagiva alle sue attenzioni.

- Sono davvero curioso di vederle meglio, queste ali... Gareth ha potuto farlo prima di me. -

Yulis riconobbe immediatamente una punta di gelosia in quelle parole e una nuova ondata di sensi di colpa la investì con prepotenza. Ormai era ovvio che Leo fosse a conoscenza di ciò che era successo durante la manifestazione e conoscendo Gareth era altamente probabile che gli avesse confidato anche tutto il resto.

Il ragazzo la lasciò andare all'improvviso e indietreggiò di un passo, distogliendola dai pensieri.

< Mmh... troppo brusco. Di nuovo. >

- L'incontro con il rappresentante del Consiglio è tra quindici minuti. -

Yulis ciondolò lievemente la testa e gli lanciò un'occhiata confusa. Leo allora alzò un sopracciglio.

- E' per te, Yulis. A quanto pare, devo formalmente accettarti in squadra una seconda volta e garantire per la tua nuova abilità. Non sono molto comuni le manifestazioni tardive, quindi anche il protocollo si è dovuto adattare. Ma visto che sei già un'eroina professionista non hai bisogno di ripetere la formazione sul campo, quindi abbiamo potuto optare per un iter più snello. Ti basterà leggere e firmare qualche documento, senza dover sostenere anche le prove pratiche. -

< "Prove pratiche"? >

Non si parlava di test e prove pratiche dagli anni dell'addestramento per eroi. Yulis lo ringraziò mentalmente: nemmeno per un secondo si era fermata a riflettere sulla parte burocratica che poteva nascondersi dietro alla questione, mentre Leo, in quanto leader, doveva occuparsi anche di quello.

- Devo venire con te...? -

Il ragazzo scosse la testa. - Non è necessario. E' meglio firmare tutte le scartoffie alla fine, quando avremo anche il report degli allenamenti con Wallace. Nishikawa ha fatto bene a chiamarlo, in questo modo abbiamo potuto accorciare di molto le tempistiche. -

Yulis aggrottò la fronte e percepì una punta di irritazione risalirle la schiena: evidentemente c'era stato tutto il tempo del mondo per salvare una città e pensare a come snellire la burocrazia, ma non abbastanza da poter rispondere ad una chiamata.

- Dove sono gli altri? - storse il naso nel constatare di non essere riuscita a nascondere quella briciola di stizza, ma Leo sembrò non accorgersene.

- Ancora ad Akita. -

Yulis strabuzzò gli occhi. - Sono ancora là...!? Ma... pensavo che...! -

- Rilassati, miss mi-agito-per-qualsiasi-cosa. Stanno tutti bene. - alzò gli occhi al cielo con aria divertita. - Solo io ho dovuto anticipare il volo per questa storia del Consiglio. La missione è stata portata a termine, nonostante i vari... contrattempi. -

Leo la zittì, intuendo la mossa un secondo prima che potesse iniziare ad inondarlo di domande.

- Più tardi i dettagli, ora devo raggiungere il vecchio bacchettone. - inclinò la testa sollevando leggermente il mento e tirò l'angolo della bocca in una smorfia compiaciuta. - Ma se proprio non riesci ad aspettare, puoi sempre chiamare Hamilton e chiedere a lui di raccontarti com'è andata. -

Yulis percepì le guance ribollire e abbassò la testa di scatto. Si torturò le labbra con i denti, ma questo non bastò a frenare la lingua che finì per srotolarsi fino a lasciarsi sfuggire la parola "stronzo" in un mezzo sussurro. Leo ridacchiò divertito e si avvicinò al suo viso.

- Già, ma a quanto pare, ti piaccio lo stesso. -

Continuò a sorridere anche quando le labbra incontrarono quelle imbronciate della ragazza. L'aria risoluta e corrucciata di Yulis durò molto meno rispetto al tempo che aveva preventivato e finì per perdersi totalmente nel momento in cui lui le accarezzò la lingua con la propria: quelle labbra sottili ed inspiegabilmente dolci sembravano essere fin troppo abili a farle confondere intenzioni ed emozioni. Yulis si sporse di più verso di lui, ma Leo si scostò velocemente, interrompendo a metà quel bacio e lasciandola con la bocca ancora socchiusa.

- Devo andare. -

< No, non devi. >

Ormai aveva compreso quel suo modus operandi.

Ignorò qualsiasi protesta e gli afferrò il viso con entrambe le mani. Si spinse contro di lui ed azzerò quella nuova distanza, incollando le labbra alle sue e soffocando così ogni possibile obiezione. La lingua si fece strada nella sua bocca per prenderne il controllo e questa quasi subito cedette per lasciarle campo libero, docile, come se non aspettasse altro che essere conquistata. Inebriata da quella prima vittoria, Yulis continuò a far schioccare la lingua contro la sua e fece scivolare una mano sul suo torace per iniziare a giocherellare con il bordo della maglietta, tirandola e stropicciandola tra le dita. Quando si scostò per riprendere fiato, gli occhi saettarono in quelli sorpresi ma elettrizzati del ragazzo: vederlo e sentirlo ansimare anche solo per quel semplice bacio contribuiva ad accentuare la fame per le sue labbra, che nella frazione di un secondo subirono il secondo attacco. Infilò la punta delle dita al di sotto del tessuto fin troppo leggero della maglietta, e in risposta sentì Leo gemere contro la sua bocca.

< Dio. >

In un attimo, lui le afferrò il polso per spingerle la mano contro il proprio torace, facendole attraversare l'intero profilo degli addominali fino a giungere in corrispondenza del petto. Con l'altra mano le percorse la schiena seguendo il percorso in direzione opposta, partendo dalle spalle fino a scendere velocemente al bordo dei pantaloncini. Yulis sentì il suo corpo reagire contro il proprio e quando lui le afferrò una natica si ritrovò a dover soffocare un gemito mordendosi forte le labbra. Leo si spostò dalla sua bocca al collo, ricoprendola di baci durante il tragitto.

- I quindici minuti sono diventati sei o sette... - mormorò solleticandole la pelle, ma senza alcuna intenzione di lasciarla andare.

Yulis tentò in tutti i modi di non far traballare la voce.

- Il "prossimo Top dell'HTT di quest'anno" non corre dieci chilometri ogni mattina proprio in vista di situazioni del genere...? -

Leo rise con le labbra ancora a contatto con il suo collo e Yulis pensò che non ci fosse suono più bello: era davvero raro sentirlo così spontaneo e di buon umore.

- Chi mi assicura che spostandomi da qui non mi assalirai di nuovo, come poco fa? -

Yulis alzò gli occhi al cielo e contemporaneamente arrossì. - Non essere stupido. -

Il ragazzo ripercorse lentamente il profilo del collo con le labbra e lei rabbrividì.

- Mi piace molto sapere che ti faccio quest'effetto. -

La baciò rapidamente un'ultima volta e fece un passo indietro con cautela, sogghignando sotto i baffi e guadagnandosi così un'occhiata truce. Fece per andarsene, ma ancora una volta Yulis non riuscì a frenare la lingua, lasciando briglia sciolta all'ansia.

- Va tutto bene tra te e Gareth? - a stento riconobbe il suono della sua stessa voce, ma non poteva non chiedere.

Il ragazzo si fece serio e spostò il viso di lato, poi puntò gli occhi nei suoi, senza scomporsi di una virgola.

- Perché mai non dovrebbe? Tra di noi va alla grande. Non farti prendere da preoccupazioni inutili e pensa solo a terminare l'allenamento con Wallace, altrimenti dovrò tenerti in punizione per molto più tempo del previsto. -

Portò le mani a sorreggere la nuca e si voltò per allontanarsi, lasciando una Yulis molto titubante e sempre più confusa nel bel mezzo del giardino.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top