Chapter 8: "Let me take you for a joyride"
- Come, prego? -
Yulis lo fissò ad occhi sgranati, mentre l'eroe si limitava ad osservarla con un sorrisetto divertito e vagamente ammiccante sulle labbra.
- Lo sai, per via di quella statura, degli occhi così stranamente grandi e dei capelli lunghi fino ai fianchi... sembri davvero una di quelle bamboline di porcellana. -
La ragazza cercò di prendere un respiro profondo e di ignorare il fastidio che iniziava a salirle lungo la colonna vertebrale. Quanto tempo poteva essere passato dal momento in cui si erano presentati? Cinque minuti, forse, ma evidentemente erano stati più che sufficienti a farle saltare i primi nervi. Si impegnò ad abbassare le spalle per assumere volutamente una postura più rilassata: in qualche modo, doveva smorzare l'istinto che altrimenti l'avrebbe spinta a colpirlo di lì a poche altre parole fuori posto.
- Come, prego? - ripeté a denti stretti, affilando lo sguardo.
James rise della sua espressione visibilmente indispettita e si avvicinò di un altro paio di centimetri.
- Andiamo, Yulis. Non muori dalla voglia di farlo...? -
L'eroina gli schiaffeggiò con forza la mano prima che potesse adagiarsi sul proprio volto.
- O ti allontani subito di tua iniziativa o con grande piacere ti faccio allontanare a modo mio. -
Il ragazzo rise ancora, sommessamente, e si portò ad un paio di passi di distanza parando le mani davanti a sé.
- Eddai, bambolina... stavo solo proponendo un giro dell'isolato! Ti assicuro che volare al tramonto è un'esperienza imperdibile, meglio di tante altre cose. Forse non ti sembro il tipo con cui condividere questa esperienza? -
- Senti, Wallace... - strinse le mani a pugno per qualche secondo e poi distese le dita in un gesto stizzito. - Tralasciando il modo lascivo ed insistente con cui me lo stai chiedendo, con tutto quello che ho passato negli ultimi giorni, non penso proprio che tentare la fortuna buttandomi giù da una finestra sia una buona idea. -
- Primo fra tutti, non c'è niente di lascivo nella mia proposta. Se le mie parole ti hanno colpita, forse sei tu ad avere bisogno di un po' di attenzioni. -
< Come no. E io sono la Regina Elisabetta. >
- No. Mi sa che non ci siamo capiti... -
- Secondo... - le impedì di aggiungere altro, alzando indice e medio. - Non intendevo far volare anche te, ovviamente. Certo, la California è fantastica, ma non vorrei che il tuo paparino mi ci rispedisse con un calcio in culo dopo neanche un paio d'ore dal mio nostalgico ritorno in questa città. -
Yulis aggrottò la fronte e si inumidì rapidamente le labbra.
- Quindi la tua proposta quale sarebbe? Salirti sulla schiena mentre te ne vai in giro svolazzando? -
L'eroe rise, divertito dall'idea.
- Non penso ci sarebbe spazio anche per te, lì dietro. Ma non preoccuparti troppo della modalità di trasporto, ti assicuro che potrai goderti il viaggio quasi senza correre rischi. -
< "Quasi senza correre rischi". Sembra proprio che suoni bene. >
- Vedi, Yulis, è importante che inizi da subito a fidarti di me, così sarà più semplice progredire con gli allenamenti ed ottenere gli ottimi risultati che mi aspetto. Immagina che quello che stiamo per fare sia una specie di "salto della fede". - mantenne il sorriso, evidentemente molto sicuro di sé e della proposta in ballo. - Ma prima ancora di addentrarci nella tecnica, cercheremo di costruire le basi di questo nostro nuovo rapporto: sono fermamente convinto che per raggiungere il successo debba esserci un legame molto profondo tra Trainer e Trainee, quindi è importante che iniziamo ad andare d'accordo. -
< "Trainer e Trainee?" Vuole essere il mio mentore o farmi debuttare come Idol? Magari l'ha detto perché è un fan accanito del K-POP e va matto per il karaoke. >
- Vedo che ora sei di buonumore. Ho detto qualcosa di divertente? -
Yulis si accorse di essersi fatta sfuggire un risolino divertito e si morse la lingua, in un pessimo tentativo di mascherare la cosa. Scosse la testa e alzó gli angoli della bocca in un sorriso a labbra serrate.
- Sarò un'ottima... Trainee. - cercò con tutta se stessa di trattenersi per evitare di scoppiargli a ridere in faccia. - Pronta a sostenere i ritmi di uno scheduling massacrante, fatto di dieci ore di allenamento quotidiane intervallate da poche e brevissime pause, sei giorni su sette. -
- Questo è lo spirito, brava bambolina! -
Con uno scatto, le afferrò il polso e la tirò verso di sé, ma ancora prima che Yulis potesse fisicamente scontrarsi contro di lui, si sistemò dietro alla sua schiena per cominciare a spingerla verso la finestra.
< C-come diavolo ha fatto a muoversi così velocemente?! >
- Allora procediamo. - James si avvicinò al suo orecchio con un ghigno sulle labbra. - Sarà divertente lavorare con te. -
Sempre rimanendo con il petto appoggiato alla sua schiena, le circondò la vita con un braccio, assicurando la mano sul suo fianco. Ignorò i balbettii sconclusionati e confusi della ragazza e continuò a spingerla verso la finestra aperta fino a che non furono ad una spanna da essa. La obbligò ad appoggiare un piede sul davanzale e Yulis voltò il viso verso di lui, con gli occhi sgranati ed increduli.
- V-vuoi veramente passare da qui?! Siamo al quinto piano dell'edificio! -
Lui le appoggiò il mento sulla spalla, continuando a gongolare e a non prestare la minima attenzione alle sue parole.
- Sarà così divertente che mi chiederai addirittura di rifarlo. -
< "Divertente"?! Questo vuole letteralmente lanciarci fuori dalla finestra perché secondo lui è "divertente"! >
- Gentile passeggera, stiamo per decollare. Permettimi di illustrarti i pochi ma semplici suggerimenti che renderanno questo volo piacevole per entrambi. - continuando a tenerla stretta per il fianco, James portò l'altra mano ad afferrarle la spalla opposta, ricreando lo stesso effetto di una cintura di sicurezza. - Non agitarti, non fare movimenti bruschi e soprattutto non gridare, anche se stai morendo di paura. Se senti l'impulso di spalancare le ali perché l'istinto ti dice di farlo... reprimilo con tutta la forza di volontà che hai. -
Il suo respiro sul collo le solleticò la pelle facendola rabbrividire. Yulis deglutì e si impose di darsi una regolata, nonostante stessero succedendo troppe cose insieme per poterle gestire tutte con lucidità.
- Se farai qualcosa di diverso da quello che ti ho appena detto, mi scivolerai dalla presa e ti spiaccicherai a terra ancor prima di rendertene conto. Ovviamente, in un caso del genere cercherei di non far finire il tuo bel visino contro l'asfalto, sono pur sempre un eroe e un gentiluomo. Ma tu sforzati di essere collaborativa e andrà tutto liscio come l'olio. -
- V-va bene. - rispose con fare sbrigativo e rassegnato.
- Ottimo. - sorrise e avvicinò le labbra al suo orecchio, sfiorandole una ciocca di capelli. - Non essere così agitata... so che è la tua prima volta, ma prometto di essere gentile. -
Ancora prima che Yulis potesse rispondere alla provocazione, l'eroe spinse entrambi fuori dalla finestra, facendoli finire nel vuoto.
Yulis percepì i piedi sospesi a mezz'aria e sentì il cuore saltarle diretto in gola. Si accorse di quanto velocemente il terreno si avvicinava a loro e l'adrenalina schizzò a mille, mescolandosi ad una punta di terrore. In maniera istintiva, si ritrovò a piantargli le unghie contro le braccia, sbarrando le palpebre, bloccata in uno stato a metà tra lo sconvolto e l'esaltato.
Ad un soffio dal suolo, l'eroe spiegò le ali e in un istante presero quota, fino a superare di parecchi metri il tetto della clinica.
- Non è fantastico?! - chiese con lo stesso sorriso di un bambino il giorno di Natale. - Posso farlo da quando ho memoria, ma credo di non essermi mai abituato a tutto questo. -
Agitazione, euforia, entusiasmo, sorpresa, paura: Yulis era talmente tanto sopraffatta dall'ebbrezza di quel momento da non riuscire nemmeno a trovare le parole per rispondergli.
James si sporse sul suo viso per controllarla, ma quando scoprì quell'espressione così frastornata e allo stesso tempo meravigliata, rise di gusto.
- Già, anche per me è difficile da descrivere. - aumentò la presa della stretta e la spinse maggiormente contro il proprio corpo. - Preparati, perché ora si fa sul serio. -
Nemmeno il tempo di terminare la frase che accelerò di colpo, sfrecciando per il cielo come un missile. Sotto di loro, gli edifici, il traffico e le persone si mescolavano in una poltiglia di colori dai toni caldi e quasi indistinguibili, finendo per assomigliare al residuo degli acquerelli sulla palette di un artista dopo un lavoro estenuante. James piroettò su se stesso in una manovra a 360 gradi e Yulis, completamente colta alla sprovvista, si lasciò sfuggire un gridolino spaventato.
< Ci scommetto che l'ha fatto apposta. >
Il ragazzo si esibì in una nuova serie di avvitamenti, ma questa volta Yulis li affrontò con uno spirito totalmente diverso: nonostante avesse perso del tutto la capacità di distinguere tra sopra e sotto, iniziò a ridere fragorosamente, scaricando così buona parte della tensione e godendosi il momento. James sorrise soddisfatto nel sentirla così coinvolta e decise di tornare al rettilineo per poter osare e accelerare ancora: più aumentava la velocità e più lei ne era entusiasta, innescando un meccanismo che nessuno dei due avrebbe voluto arrestare. Fendevano l'aria e sfruttavano le correnti per raggiungere velocità sempre più elevate nel mentre che il vento gelato li colpiva ripetutamente sul viso, quasi offendendo le loro guance. Dopo qualche altro minuto di crociera, Yulis iniziò a rabbrividire in maniera incontrollata, come se il corpo avesse realizzato solo in quel momento il valore reale della temperatura esterna, e l'eroe rallentò gradualmente il passo.
- Stai diventando un blocchetto di ghiaccio. Torniamo indietro. -
- No! - rispose senza nemmeno rifletterci e James si stupì di quella reazione.
- Sono davvero lusingato, bambolina, ma stai congelando. -
Allentò la presa sulla sua spalla per sfregare il palmo lungo il braccio, in un semplice tentativo di scaldarla. Yulis iniziò poi a battere i denti e lui appoggiò la guancia alla sua.
- Ci fermiamo qualche minuto sul tetto di quell'edificio e poi facciamo ritorno alla clinica. -
Volarono ad agio fino a raggiungere la sommità del palazzo. Non appena Yulis mise un piede a terra, sentì le gambe molli e le ginocchia cedere, così il ragazzo fu costretto a trattenerla contro di sé per evitarle una caduta.
- Woah, piano, piano. Non è un po' presto per finire già ai miei piedi? -
Yulis farfugliò una risposta a denti stretti e si liberò immediatamente dalla sua presa avvolgendosi le braccia attorno al corpo, ma nemmeno il tempo di spostarsi di un paio di passi che si ritrovò con il giaccone del ragazzo sulle spalle.
- Con questo sarà più facile scaldarsi. - si sedette a terra e la invitò a fare altrettanto. - Ci penserei io molto volentieri, ma ho il terrore che la tua mano possa incontrare la mia faccia in un rendez-vous decisamente poco amichevole. -
Lei lo ignorò e si strinse all'interno del fodero della giacca di jeans, avvicinando le ginocchia al petto di modo che anche quelle fossero coperte. Si crogiolò qualche istante nel tepore del tessuto ed inspirò piano quel profumo così piacevole. Per qualche strano motivo, si ritrovò poi a pensare che se ci fosse stato Leonard Hartman al posto di James Wallace, molto probabilmente non avrebbe fatto così tante storie, anzi, si sarebbe lasciata abbracciare molto volentieri. Imbarazzata, scosse la testa per cancellare l'immagine che quella considerazione aveva ricreato, ma non riuscì comunque ad evitare di finire con le guance incandescenti. Sprofondò con il naso sotto al colletto del giaccone, in un ingenuo tentativo di nascondere la sua vergogna.
- Dentro il mio bomber sembri sparire: sei davvero minuscola in confronto! - rise di gusto e si passò una mano tra i capelli, liberandoli dall'elastico e ravvivandoli un po' indietro. - Alla fine direi che è andata piuttosto bene, non credi? -
Il naso di Yulis fece capolino quando lei alzò la fronte di qualche centimetro.
- Come mai il tuo tono mi sembra sorpreso? -
Lui stiracchiò un angolo della bocca in un nuovo sorriso.
- Volare non è esattamente come farsi un giro su un roller-coaster, penso che tu te ne sia accorta. La verità è che potevi davvero morire di paura, agitarti, scivolare e spappolarti a terra nel giro di tre secondi. -
Lei aprì la bocca per replicare, ma si fermò un attimo prima di proferire parola: effettivamente, un'esperienza di quel tipo non l'aveva mai vissuta, né durante gli anni di addestramento, né in missione.
Forse, erano stati un pochino avventati.
- Allora, Yulis... - James la distolse dai pensieri. - Non ti chiederò se ti è piaciuto, perché già a giudicare dalle tue reazioni real-time oserei dire che ti sei divertita parecchio, quindi passerò direttamente al sodo: cos'abbiamo imparato con questo primo, rapido giretto per aria? -
< Partiamo già con le lezioni? >
- Che è meglio mangiare leggero se si pensa di voler fare qualche avvitamento della morte a cento chilometri orari. -
L'eroe ridacchiò ed appoggiò le braccia sulle ginocchia.
- Sicuramente è una buona osservazione. Oh, giusto per essere pignoli: prima abbiamo sfiorato i centoquattro chilometri orari. Un po' lontano dal mio record, lo ammetto, ma penso proprio di poter fare di meglio... - perso nei suoi ragionamenti, assunse un'aria completamente assorta mentre il tramonto gli dipingeva i capelli di un leggero color pesca. - Ad ogni modo, c'è qualcosa di un po' più pratico, in aggiunta a questo? -
- L'equipaggiamento. - Yulis rabbrividì e cominciò ad elencare le sue argomentazioni tenendo il conto con le dita. - Occhiali protettivi contro l'aria e la luce del sole, vestiti non troppo ingombranti che non impediscano i movimenti... magari fatti di un materiale termico, per evitare di congelare. Forse anche dei guanti tornerebbero utili, per non far intorpidire le dita. Oh, e i capelli raccolti. Accidenti, questa sì che sarà una bella rottura... - si passò una mano tra le ciocche annodate e sospirò ad alta voce.
- Ottima analisi, Ultra Violet. Devo dire che la mia terapia d'urto per ragazze impazienti è stata approvata a pieni voti. -
- Non sono io quella che smaniava per buttarsi giù da una finestra. - si affrettò lei a puntualizzare.
- Certo, Yulis, come vuoi... ma sta di fatto che non ti sei impegnata molto per impedire che succedesse. -
Piegò le labbra in un sorriso e si rimise in piedi, stiracchiandosi pigramente. Con un movimento fluido e del tutto naturale, fece spuntare le ali da dietro la schiena per prepararle al decollo.
Yulis rimase incantata, letteralmente a bocca aperta, chiedendosi quando anche lei sarebbe riuscita ad apparire così disinvolta nel compiere un'azione del genere. In quanto tempo avrebbe imparato a sfruttare appieno la nuova abilità? Come avrebbe influito sulle performance in missione? Quali tecniche si sarebbero sposate meglio con quelle dei suoi compagni di squadra? Un'improvvisa scarica di adrenalina le percorse la colonna vertebrale, facendola fremere di curiosità ed eccitazione.
- Se la tua temperatura è tornata nella norma, possiamo fare rientro alla clinica. -
- No. - la bionda declinò la proposta e si alzò di scatto per levarsi il giaccone dalle spalle, guadagnandosi così una bella occhiata interrogativa da parte del ragazzo. - Facciamolo, adesso. -
Il viso di James si aprì in un'espressione fintamente sconvolta.
- Wow, bambolina. Non ti facevo così audace e... diretta. -
Lei alzò gli occhi al cielo ed inspirò a pieni polmoni nel tentativo di mantenere la calma. A causa del suo temperamento impulsivo, aveva ripreso Leo tante di quelle volte che era diventato praticamente impossibile tenerne il conto: non poteva di certo sostituirsi a lui e passare per ipocrita.
- Voglio solo che mi insegni come poter schiudere le ali, nient'altro. Ciò che riguarda il volo, il combattimento, la difesa e tutto il resto lo lasceremo ai prossimi allenamenti, ma adesso, per favore, fammi capire come fare il primo passo per iniziare ad affrontare tutto questo. -
L'eroe la fissò a lungo, per la prima volta con uno sguardo serio e concentrato.
- E poi sono io quello impaziente... -
Avanzò di qualche passo verso di lei, analizzandola con attenzione, e Yulis si morse l'interno della guancia.
- Stando al resoconto di Nishikawa, dopo la manifestazione hai passato un paio di giorni a dormire, per cercare di recuperare le energie. Potresti non essere ancora pronta, potresti non avere le forze né per riuscirci, né per mantenere le ali attive a lungo. -
- Sto bene, sono sicura di potercela fare. E mi accontenterò di spalancarle anche solo per un minuto. - sostenne il suo sguardo con determinazione nel tentativo di persuaderlo e convincerlo. - Poco fa hai parlato di fiducia, non pensi che debba valere anche per me? -
Lui alzò un sopracciglio. - Prima di giocarti questa carta, fammi dare un'occhiata alla tua schiena. -
Yulis deglutì e si voltò di spalle, spostando i capelli davanti a sé e tormentando il piccolo ciondolo dorato che portava al collo.
Da quando aveva ripreso conoscenza, aveva intenzionalmente ignorato la sensazione di bruciore che continuava a persistere sotto le scapole, quindi era consapevole di non essere ancora tornata al top della forma. Per non parlare poi di Katarina che, dopo la visita di controllo, le aveva espressamente vietato di fare sforzi. James le sollevò la maglietta e lei ringraziò mentalmente di aver convinto l'infermiera a permetterle di indossare i propri vestiti al posto di quello scomodo camice ospedaliero.
- Mmh... qui siamo ancora ben lontani dalla guarigione. Schiudere le ali ora sarebbe dannatamente doloroso. -
Sussultò lievemente e piegò le labbra in una smorfia quando percepì la punta delle sue dita esercitare una leggera pressione sulle zone limitrofe alle lacerazioni formatesi nei giorni precedenti.
- Tralasciando lo stato delle infiammazioni, la struttura sottostante mi sembra a posto. - spinse maggiormente le dita sui muscoli, fino ad avvicinarsi alla colonna vertebrale. - Per quanto sia curioso di vedere come se la cava un'eroina adulta alle prese con la sua nuova e terza abilità, come tuo Trainer continuo a pensare che sia una pessima idea. Sei davvero sicura di volerci provare ora? -
- James, sono incredibilmente convinta di volerlo fare. -
L'eroe si stupì di essere stato chiamato per nome e si chiese se la ragazza non l'avesse fatto di proposito, nel tentativo di rafforzare le probabilità di persuasione. Sospirò a lungo e in maniera rumorosa, ma poi installò un sorriso divertito sulle labbra e ripose le proprie ali.
- Piccola e impaziente bambolina... spero solo che tu non sia troppo affezionata a questa maglietta. -
< "Affezionata"...? >
Ancora prima che potesse effettivamente formulare la domanda ad alta voce, James afferrò il tessuto per strapparlo al centro della schiena. Yulis sgranò gli occhi e si voltò con un'espressione allibita e disdegnata.
- Non guardarmi così. Se non vuoi che i tuoi vestiti finiscano in questo stato ogni volta che usi le ali, cerca di includere nel tuo abbigliamento indumenti che prevedano una buona porzione di pelle scoperta: non solo è funzionale, ma anche tremendamente sexy. Ah, tienine conto anche per il concept del nuovo costume, immagino che non userai più quello vecchio. -
- Lo terrò a mente. - replicò Yulis a denti stretti, mordendosi la lingua per evitare di rispondergli con un tono più acceso e quindi giocarsi quella possibilità.
James si spostò di fronte a lei, rimanendole a circa un metro di distanza: dopo essersi inumidito le labbra, si schiarì la voce e puntò l'indice verso l'alto.
- Lezione numero uno: "introduzione". Le ali possono essere considerate alla stregua di un paio di arti aggiuntivi. Se da un lato possiamo scorgere elementi in comune con braccia e gambe, quali ad esempio le funzioni di movimento e difesa, dall'altro dobbiamo tenere in considerazione meccanismi di attuazione totalmente differenti. Prima che tu riesca davvero a padroneggiarle ci vorrà un bel po' di pratica, ma con il mio aiuto sono sicuro che snelliremo i tempi. Vedila così: tu sei la bambina che impara a camminare e io l'adulto orgoglioso che ti sprona durante il processo. Ah, parentesi molto importante: ho capito bene che tendi a volere tutto e subito, ma in questo caso dovrai adattarti ai miei ritmi, visto che sono io l'esperto in questione. -
- Smetti di descrivermi come una bambina impaziente, è davvero irritante. - bofonchiò Yulis in risposta, gonfiando le guance.
- Ah, non lo sei? - sbatté le lunghe ciglia più volte e scoppiò in una breve risata. - Ti sei svegliata solo qualche ora fa dopo un'esperienza traumatica al limite della tortura, eppure sei già qui a chiedere una prima lezione di allenamento intensivo con il tuo mentore: io questo lo definirei essere "moderatamente impazienti". -
Lei si mordicchiò le labbra ed incrociò le braccia davanti a sé, imponendosi di non alzare gli occhi al cielo e di non aggiungere altro.
- Ooh, vedo che siamo anche permalosetti... - commentò con un filo di voce, sogghignando. - Pronta per la Lezione numero due: "origami"? -
Yulis glissò sul nome fantasioso e gli lanciò uno sguardo risoluto in risposta. James prese un bel respiro per procedere con la spiegazione.
- Dunque, come ti dicevo, le ali sono un po' come un paio di braccia supplementari. Al momento, le tue sono ripiegate al sicuro su loro stesse all'interno dei due solchi che ti sono apparsi sulla schiena, che da qui in avanti definiremo... "tasche". Facciamo così, seguimi come se fossi allo specchio. -
James prima distese le braccia davanti a sé e poi fece flettere gli avambracci verso il proprio viso, chiudendo le mani a pugno e assumendo una strana posizione di guardia, come se si stesse difendendo in un incontro di box. Yulis copiò ogni singolo movimento mantenendo la concentrazione.
- Bene, immagina che questa sia la loro posizione a riposo. Per poter fare uscire le ali dalle tasche, devi innanzitutto visualizzare il movimento che la loro struttura deve compiere: prova a pensare di farle scivolare indietro, in questo modo... -
Spostò le braccia dietro di sé, facendo strisciare i gomiti vicino al busto, avvicinando le scapole.
- Una volta che saranno oltre la tua schiena, basterà estenderle il più possibile, prima indietro e poi verso l'esterno. -
Lentamente, distese gli avambracci e allontanò i gomiti dal busto, extraruotando le scapole e aprendo infine i palmi delle mani. Yulis ripeté quel movimento più e più volte, visualizzandolo completo di ali, tentando di entrare nel meccanismo, come l'eroe suggeriva.
- Come ti sembra questa parte a metà tra teoria e pratica? -
L'eroina puntò gli occhi nei suoi, sbattendo le ciglia un paio di volte.
- Più sensata di quanto mi aspettassi. -
James le lanciò un'occhiataccia, ma decise di sorvolare su quel tono infinitamente stupito. Si levò la maglietta e si girò, di modo che avesse la schiena rivolta verso di lei.
< A-ah. Così... di botto, senza avvisare. >
- Dai, bambolina, vieni a dare un'occhiata da vicino a quello che succede qui dietro. -
Yulis arrossì leggermente ma cercò di non darci peso.
- Posso sapere perché te la sei tolta? La tua maglietta mi sembrava già predisposta al volo. -
Lui voltò la testa per lanciarle un sorrisetto malizioso.
- Per mettermi un po' in mostra e farti imbarazzare, chiaramente. Ah, anche per darti un'infarinatura di anatomia e farti vedere come si comportano i muscoli coinvolti nel processo. -
< Che pallone gonfiato. Il suo ego potrebbe fare a gara con quello di Leo... >
- Allora? Guarda che non mordo, puoi avvicinarti e imparare qualcosa. -
Yulis roteò gli occhi al cielo, ma fece comunque quanto richiesto, assicurandosi però di mantenere una certa distanza.
- Vedi quella specie di fibra muscolare che è posta a protezione della struttura? E' in grado di farsi da parte, per permettere alle ali di scivolare fuori dalle tasche. Osserva i muscoli che stanno attorno, toccali e senti quanto sono tesi. -
Lei balbettò qualche suono confuso prima di esprimersi con un comprensibile "no", finendo ovviamente per farlo ridacchiare. James si rivestì e si fece serio.
- Te la senti davvero di provare? Possiamo comunque rimandare a non appena sarà... -
- James. - posò le mani sui fianchi e lo guardò dritto negli occhi. - Quante volte devo ripetere che "sì, me la sento di provare"? -
Il ragazzo abbassò la testa divertito, constatando nuovamente quanto potesse essere ostinata e caparbia quella buffa e impaziente eroina.
- Allora procediamo con la Lezione numero tre: "Icarus". O meglio... - la incitò a continuare.
- "Lilith". - si affrettò a rispondere Yulis. - Questa nuova abilità si chiamerà "Lilith". -
- "Lilith" hai detto...? - sorrise, sorpreso. - "Proprio come il sapere, la Dea è ambita da tutti ma destinata a pochi". Benvenuta anche tu nel circolo degli amanti di miti e leggende, Ultra Violet. -
Lei lo fissò con un'espressione al contempo stupita e incuriosita: di certo non si aspettava che potesse essere interessato alla mitologia o alla cultura dei riti pagani. Quando ne avevano parlato, Shogo le aveva solo introdotto l'argomento, per poi prometterle che avrebbe indagato e fatto ricerche più approfondite in proposito. Forse coinvolgere anche James Wallace avrebbe potuto aiutarli a capirci qualcosa in più. Yulis si appuntò mentalmente di fargli qualche domanda, prima del termine dei training.
Chissà se presto avrebbe rivisto Lilith, in uno dei suoi sogni.
Ripensò a lei, alla radura, al campo di spighe di grano e papaveri.
Ripensò all'espressione sgomenta che le aveva bloccato il volto in una smorfia di terrore, quando quell'essere disumano si era chinato su di lei per mutilarla.
Rabbrividì all'istante e una gelida goccia di sudore rotolò giù per la nuca.
- Quindi, Lezione numero tre: "Lilith". - l'eroe tornò a catturare la sua attenzione, sventolandole le dita davanti agli occhi. - Occorrerà mettere insieme gli step precedenti per portarla a termine, quindi rimani concentrata. Questa volta non potrai limitarti ad immaginare il movimento da compiere, ma dovrai proprio sentirlo fluire dal tuo corpo verso l'esterno. Non fare la spavalda, però, e procedi con calma. E ti ricordo che farà male, molto male: primo perché il tuo corpo deve finire di riprendersi dallo stress che ha subito, secondo perché non è ancora abituato a gestire una tale potenza esplosiva. -
Rievocare l'incubo proprio un attimo prima di tentare di schiudere le ali non era stata una buona idea. Per niente. Yulis sussultò, e per un istante si sentì vacillare: sarebbe stato davvero tanto doloroso quanto la prima volta? Lui riusciva a farlo sembrare così naturale e semplice, proprio come respirare.
< Avere paura non ha senso, Yulis. Il peggio lo hai già passato. >
Tentò di autoconvincersi e scrollò le spalle, proprio a volersi sbarazzare della pesantezza di quella sensazione. Si liberò del velo di tensione che le attanagliava lo sterno e gonfiò i polmoni, prendendo un respiro profondo.
- Posso farcela. - ripeté più a se stessa che a lui.
- Non strafare. - le si avvicinò e con un gesto rapido le afferrò le mani. - Ho saputo che uno dei tuoi compagni, Ace, ti è stato vicino durante la manifestazione, potrei sostenerti anche io. -
< Shogo, spione! >
- A-assolutamente no! - fece per divincolarsi, ma lui glielo impedì mantenendo salda la presa.
- Scusami, la mia dev'esserti sembrata una domanda, ma in realtà non lo era affatto. -
Yulis sospirò con fare altamente seccato.
- Ti faccio un aggiornamento su come sono andate le cose. Per farla breve, la manifestazione è stata orribile, sotto quasi tutti i punti di vista: pessimi e sgradevoli sintomi, zero controllo sui miei poteri, discreta dose di dolore. Anche se ora le cose sembrano essere tornate alla normalità, non posso dare per scontato che funzioni tutto a meraviglia. Quindi, il rischio è quello di provare esattamente tutto ciò che sento io, perché il transfer di Empathy potrebbe essere diretto e involontario. Mi spiace, Wallace, ma se l'intensità del dolore dovesse essere davvero paragonabile a quella della manifestazione, dubito fortemente di riuscire a pensare ad unicorni e prati fioriti per venire incontro alla nostra sanità mentale. -
L'eroe si limitò ad alzare rapidamente le spalle, decisamente poco impressionato da quelle parole.
- Grazie dell'attenta e precisa valutazione dei rischi, Ultra Violet, ma ti consiglio di vedere anche il lato positivo: se dovesse succedere ciò che hai descritto, potremmo dire entrambi di aver imparato qualcosa di nuovo. -
Lei scosse la testa, incredula: quel comportamento continuava a sfuggire alla sua comprensione.
- Ma cosa diavolo vi prende...? Improvvisamente siete diventati tutti masochisti? -
L'altro rise di gusto. - Io posso parlare per me: sono solo un tipo curioso. -
- No, sei solo uno stupido incosciente. -
James alzò gli occhi al cielo, mantenendo il sorriso sulle labbra.
- Adesso smetti di fare complimenti e procedi. -
Yulis si rassegnò e chiuse gli occhi, nel tentativo di mettere in pratica quello che le era stato appena insegnato: visualizzò i movimenti che le ali avrebbero dovuto compiere e simultaneamente provò ad attivare i muscoli coinvolti nel processo. Quando sentì la pelle della schiena tendersi e bruciare, strinse i denti per non mollare tutto e desistere.
- Brava. Rimani concentrata. -
Un sussulto sfuggì al suo controllo e, pur di non gemere ad alta voce, si morse il labbro inferiore fino a che non sentì il sapore di sale e ruggine pungerle la lingua.
Faceva davvero male. Un male cane.
Percepì le scapole salire e fare spazio alla struttura delle ali che pian piano riaffioravano dalla pelle, oltre il profilo della colonna vertebrale. Non poteva vederlo con i propri occhi, ma il dolore che provava era talmente vivido da farle immaginare perfettamente ciò che stava accadendo alla sua schiena. Diede un'occhiata all'eroe per assicurarsi che Empathy non si fosse attivata inavvertitamente e si sentì sollevata nel leggere in lui solo un'espressione preoccupata. Quando finalmente il paio di ali si stagliò dietro alla sua schiena, aumentò la stretta sulle mani del ragazzo per mantenere l'equilibrio.
- Ce... - ansimò pesantemente, con il cuore che pompava nelle orecchie in un suono sordo e continuo. - Ce l'ho fatta...! -
Yulis riaprì gli occhi, sbattendo le palpebre più volte mentre il dolore si scioglieva per lasciare spazio ad una piacevole sensazione di sollievo. Puntò lo sguardo verso il ragazzo davanti a sé e si sorprese: era immobile, come imbambolato a fissare le sue grandi ali scure. Si liberò dalla sua presa con facilità e si passò una mano sulle palpebre un po' appesantite.
- James...? -
Sentendo chiamare il proprio nome, l'eroe abbassò lo sguardo lentamente, ma non appena gli occhi incontrarono quelli della ragazza, cadde sulle ginocchia, con la bocca semiaperta. Yulis inclinò leggermente la testa di lato e si chinò su di lui, incuriosita. Gli infilò una mano tra i capelli ossigenati e quando li ravvivò indietro si meravigliò nello scorgere un paio di orecchini dorati sia sul lobo, sia sulla parte alta dell'orecchio. Gli accarezzò con delicatezza una guancia ed osservò con cura quegli occhi chiari impreziositi da pagliuzze dorate, stupendosi di un colore tanto insolito e particolare. Lui, di rimando, non riusciva a scollare lo sguardo dal suo: era completamente ipnotizzato.
- Sei davvero bello, James. -
Gli passò delicatamente il pollice sulle sue labbra per delinearne il profilo, poi si sistemò sulle ginocchia di fronte a lui, imitandone la posa. Appoggiò la fronte alla sua e chiuse gli occhi, rilassandosi ad ascoltare il suo respiro lievemente accelerato. Gli sfiorò la punta del naso con la propria e, a quel contatto, le ali fremettero fino a muoversi in autonomia. Sembravano intente a volerli circondare, per separarli dal resto del mondo e creare così uno spazio in cui potessero essere liberi.
< "Liberi"? >
Qualcosa non tornava.
Yulis si scostò e aggrottò la fronte, confusa. Alzò lo sguardo e notò la cupola di piume nere che a poco a poco si costruiva morbidamente attorno a loro, estraniandoli da tutto e da tutti, esattamente come era già successo con Gareth alla clinica.
< Gareth! >
Di colpo, spalancò le palpebre e tornò quasi del tutto lucida.
Si ricordava fin troppo bene quanto avesse desiderato avvicinarsi a lui, in quel momento, quanto avesse voluto finalmente esprimere appieno ciò che provava. Il contatto, la pressione della sua pelle contro la propria, il sapore di quelle labbra che per tanto tempo aveva solo immaginato... voleva tutto questo da Gareth, e, per quanto fosse difficile da ammettere a mente lucida, lo voleva anche da Leo, con la stessa intensità.
Ma, di certo, non voleva nulla di simile da James Wallace.
- James. -
Provò a scuoterlo, ma questi non rispose: l'eroe si limitava a fissarla quasi in completa adorazione, con le ginocchia ben ancorate a terra e le braccia abbandonate lungo i fianchi. Le pupille erano ormai completamente dilatate e le labbra continuavano a rimanere dischiuse, lasciandosi sfuggire un leggero sospiro agitato di tanto in tanto.
Yulis si ricordò di Lilith e del modo in cui era riuscita a controllarla, immobilizzandola a terra per evitare che potesse intervenire contro Dorian. Che stesse accadendo qualcosa di simile? Che quell'incubo fosse una specie di... premonizione? Seguendo quel parallelismo, scosse la testa contrariata, opponendosi alla situazione con tutte le proprie forze.
- No. Ho detto no. -
Una volta dato l'ordine, le ali si ritirarono per tornare docili al loro posto dietro la schiena. Gli occhi del ragazzo riuscirono finalmente ad abbandonare i suoi ed in pochi istanti anche James riacquistò la lucidità.
Yulis tirò un sospiro di sollievo, poi perse le forze e cadde di peso in avanti.
***
Qualcosa di estremamente fastidioso continuava a picchiettarle prima una guancia e poi la fronte, passando dall'una all'altra in maniera intermittente. Yulis arricciò il naso infastidita e strizzò le palpebre ancora chiuse. Si sentiva stanca e un po' dolorante. E, stranamente, anche infreddolita: a giudicare dalla consistenza, doveva essere sdraiata a terra o su del cemento, ma di sicuro non nel suo letto. Solo la testa sembrava essere appoggiata a qualcosa di più confortevole. Sfregò la guancia sulla superficie su cui era posata, probabilmente un qualche tessuto, e una ciocca di capelli le si impigliò fra le ciglia.
- Non sei morta, vero?! -
La ragazza aggrottò la fronte e tentò di ignorare quella voce preoccupata, ma all'ennesimo colpetto al viso fu costretta ad aprire gli occhi, mugugnando parole confuse.
- Oh, thanks God! Nishikawa avrebbe trovato il modo più crudele per farmi fuori! -
- Smettila, Wallace... - Yulis rispose con una smorfia e gli schiaffeggiò la mano che continuava a punzecchiarla. - Cos'è successo...? -
L'eroe tirò un leggero sospiro di sollievo, rincuorato dal fatto che stesse bene.
- Hai perso le forze e sei svenuta. -
- Svenuta? - si rigirò sulla schiena e si coprì il volto con entrambe le mani. - Merda... -
James ridacchiò, divertito. - Non vorrei esprimermi con un bel "te l'avevo detto", ma... -
- Sì, sì. Me l'avevi detto. - concordò lei con fare leggermente sconsolato e liberò il viso dalle mani per fissare il cielo ormai scuro sopra di sé.
< Che. Palle. >
Si sentiva delusa da se stessa. Non che si aspettasse di padroneggiare le ali al primo tentativo, ma almeno avrebbe voluto rimanere cosciente per tutta la durata dell'allenamento.
- Sai, Yulis... - per l'ennesima volta, la voce di James la distolse dai pensieri. - Non ho problemi a farti da cuscino ancora per un po', è solo che... la gamba sinistra comincia ad essere indolenzita. -
L'eroina spalancò gli occhi di colpo quando realizzò di essere ancora lunga distesa sul tetto dell'edificio e con la testa bellamente appoggiata su di lui. Farfugliò delle scuse un po' impacciate e si alzò a sedere con rapidità, sotto il suo sguardo divertito. A seguito di un veloce check delle sue condizioni, concordarono di fare ritorno alla clinica e, dato che entrambi erano silenziosamente presi da considerazioni e pensieri più o meno elaborati, il volo fu meno avventuroso rispetto a quello precedente. Raggiunsero la camera di Yulis passando di nuovo per la finestra, ringraziando che fosse ancora aperta, e la ragazza andò a sedersi sul letto, accompagnata da un lungo e irritato sospiro.
- Hey, smetti di essere così giù di corda, non è mica andata male. - la incalzò il ragazzo. - Mi hai dato retta e sei riuscita a dispiegare completamente le ali, nonostante il dolore. Direi che le premesse iniziali sono state rispettate. -
- Per quanto, un minuto e mezzo? - replicò atona.
- Azzarderei più un "trenta o trentacinque secondi". - si avvicinò per scompigliarle i capelli, ma lei gli allontanò la mano, sbuffando. - Dovresti imparare ad essere meno esigente con te stessa. Quello di oggi doveva essere un semplice "Welcome Day" e invece lo abbiamo trasformato in una prima sessione di training dai risvolti parecchio interessanti. -
Yulis alzò un sopracciglio, continuando a mantenere un timbro velatamente stizzito.
- E quali sarebbero questi risvolti "parecchio interessanti"? -
- Le inaspettate potenzialità di Lilith. - ammiccò James rivolgendole un sorriso malizioso e piuttosto divertito. - Non ricordi che hai cercato di sedurmi? -
Yulis si bloccò di colpo e alzò le sopracciglia in maniera spropositata.
Sbatté le palpebre più volte, confusa.
Poi aggrottò la fronte e scattò indietro con la testa.
Lei? Sedurre? Di proposito?
- Io ho cercato di fare... cosa? -
- Mi hai ipnotizzato. - James alzò le spalle e con nonchalance si sedette al suo fianco. - Non riuscivo a muovermi o a parlare, ero completamente inerme. E tu te ne stavi lì ad osservarmi, bella come la stessa dea Lilith, con quelle meravigliose ali scure a svettare dietro la schiena... ero così perso e preso da te che in quel momento mi sono sentito l'uomo più fortunato dell'universo solo per il semplice fatto di essere il soggetto della tua attenzione. -
Yulis scosse la testa con forza, incredula e terribilmente a disagio.
- No, ho solo messo in pratica quello che mi hai insegnato tu. -
- E lo hai fatto. Però poi mi hai soggiogato. -
- Io non ti ho...! - agitò le mani davanti a sé in maniera nervosa, fendendo l'aria ad ogni parola pronunciata. - Mi ricordo che te ne stavi in ginocchio, imbambolato a guardarmi, e che poi improvvisamente le ali hanno iniziato a circondarci, chiudendosi sopra di noi, così... - incastrò le dita tra loro formando una piccola cupola. - Ma appena ho capito cosa stava capitando, le ho fermate. Non volevo che succedesse come con Gareth, non volevo... -
- Che cosa? Baciarmi? - alzò un sopracciglio, ridacchiando. - E' vero che non potevo muovermi, ma ero perfettamente consapevole di quello che stava succedendo... e mi ricordo molto bene di una giovane donna, prima intenta ad infilarmi una mano tra i capelli e poi accarezzarmi le labbra. E, se non sbaglio, sempre quella stessa giovane donna ha anche esplicitamente commentato qualcosa di simile a un "sei bellissimo, James". Dal mio punto di vista, l'intenzione era chiaramente quella di sedurmi. Un po' naïve, forse, ma comunque apprezzabile. -
Come da prevedibile prassi, le guance della ragazza si tinsero di un rosso così acceso da far impallidire le fragole quando sono di stagione. In circostanze normali, non si sarebbe mai comportata così e, soprattutto, non si sarebbe mai avvicinata in quella maniera. Con Gareth era successa la stessa cosa, ma lì aveva lasciato che i propri istinti avessero la meglio, senza curarsi minimamente dei limiti, delle restrizioni e del controllo: il corpo aveva semplicemente eseguito gli ordini che le emozioni avevano dettato con semplicità disarmante.
- N-non... non l'ho fatto di proposito. - Yulis abbassò lo sguardo e tormentò il ciondolo dorato che portava al collo, arrotolando la catenella sull'indice. - Voglio dire, sì, mi ricordo quello che hai... descritto. Però non era davvero mia intenzione comportarmi così, per un attimo è stato come se la differenza tra desiderio e razionalità si fosse assottigliata e... persa. Mi dispiace, ti chiedo scusa per ciò che ho... -
- Aspetta, aspetta, aspetta, bambolina. - l'eroe la interruppe, agitandole una mano sotto al naso con vigore. - Non è successo niente di male, ne sei consapevole, vero...? -
- James, per favore... - arrossì a dismisura mentre avvertiva la gola seccarsi. - Se non avessi ripreso il controllo, l'eventualità di un bacio non sarebbe stata così... improbabile... -
- ...e allora? -
- "E allora"?! - ripeté lei, scandendo ciascuna sillaba con sdegno. - Davvero non capisci quale sia il problema? -
- Secondo me, la stai facendo più grande di quanto non sia: siamo due adulti attraenti. - si limitò ad osservare con una calma quasi invidiabile. - E l'attrazione è molto più comune di quello che credi. Hai chiamato "Lilith" questa tua nuova abilità e ora ti stupisci se ti lasci andare agli istinti e al desiderio? -
Yulis bofonchiò qualcosa in merito a quanto non fosse normale un comportamento simile, ma James la ignorò bellamente.
- Se vuoi saperlo, ho già una teoria su quello che è successo prima. - cantilenò lui. - E ho anche un consiglio da dispensare su come gestire meglio la tua doppia personalità. -
- Lilith non è la mia doppia personalità. - puntualizzò Yulis a denti stretti. - Quale sarebbe questa illuminata teoria? -
- La mia teoria suppone che tu sia in grado di esercitare una specie di controllo mentale sulla persona che ti si para davanti, ma che per il momento non riesci ancora a gestire perché ti lasci distrarre da quello che provi. -
Yulis si torturò il labbro inferiore, valutando i fatti e quelle parole: per quanto incredibile, la spiegazione poteva quasi avere un senso.
- E quale sarebbe invece il consiglio? -
James non aspettava altro.
Si sporse verso il suo viso, lentamente, arricciando le labbra in un ghigno divertito e avvicinandole al suo orecchio fino a che quasi non lo sfiorarono.
- Fai più sesso. Vedrai che la prossima volta riuscirai a conciliare Lilith e Yulis più facilmente. -
Boom.
In quell'istante, alla ragazza parve di sentire la propria testa esplodere come un fuoco d'artificio a capodanno. Se la immaginò proprio come una di quelle bombe dei cartoni animati, con la miccia accesa che lenta ma inesorabile si avvicina sempre di più alla fine dello stoppino per far saltare in aria tutto e tutti.
- Sono piuttosto sicuro che tu possa contare già su qualche volontario, ma se dovessero mancare gli spunti... -
Yulis gli appoggiò il palmo sul viso per spingerlo indietro e lui alzò le mani in segno di resa, ridendo di gusto e alzandosi rapidamente dal suo letto prima che potesse reagire in modo più violento. Si spostò poi in direzione della porta e la salutò con la mano, senza voltarsi.
- Cerca di riposare e magari rilassarti un po': ci aspettano giornate impegnative. -
Lei lo osservò uscire dalla stanza, poi si buttò a faccia in giù sul cuscino, attutendo e smorzando così un lungo verso di stizza.
< Lilith... mi sa che abbiamo un paio di punti di cui discutere a proposito del tuo "dono". >
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