Chapter 6: "Welcome to the new starting line"
- Professore, mi lasci entrare lì dentro! - il ragazzo era ad un palmo dal suo naso mentre gli ruggiva quelle parole addosso. - Come fa a rimanere totalmente indifferente alle sue urla?! -
- Gareth, capisco che vuoi aiutarla, ma è meglio se ne resti fuori e lasci fare a chi di dovere il proprio lavoro. - Shogo inspirò ed espirò lentamente, cercando di rilassare le vertebre del collo di modo da non perdere completamente le staffe. - In questo momento, le crisi di Yulis sono molto frequenti e lei non è in grado di controllare le sue abilità. Sai bene che se ti ferisse non riuscirebbe a perdonarselo. -
Il rosso aggrottò le sopracciglia, borbottando.
- Ferire me? Mi sembra più che scontato dover sottolineare che io ho la pelle dura. E poi, Empathy colpisce la mente, non ha un vero e proprio effetto fisico sul corpo... il rischio che possa succedermi qualcosa di debilitante è davvero basso. -
- Ma questo non significa che il dolore sia meno reale. - replicò prontamente l'uomo. - Non spetta a te intervenire. Il personale medico sta già facendo tutto il possibile per prendersi cura di lei. -
- Il personale medico ora non è nemmeno nella sua stanza, in che modo gli infermieri riuscirebbero ad occuparsi di Yulis!? - indicò la porta chiusa esattamente dietro di loro e lanciò uno sguardo rapido verso di essa. Nel mentre, si accorse che le urla provenienti dall'interno erano finalmente cessate.
- E tu, allora? Cosa pensi di poter fare per lei? Se anche ti lasciassi entrare non servirebbe a niente. Hai idea di quello che significhi dover rimanere a guardare, con la consapevolezza di essere completamente inutile? -
- Di sicuro capisco molto bene cosa vuol dire rimanere qui, ad aspettare che passi o che non peggiori di colpo! - strinse forte i pugni e serrò la mascella. - Yulis è dall'altra parte di quel dannato muro, mentre io sono a discutere del nulla cosmico con lei, davanti a quella stupida porta. Posso non avere una soluzione al problema, certo, ma scommetto che la mia presenza riuscirebbe a tirarle su il morale. Sono giorni che non ha contatti con nessuno di noi e questa situazione è diventata particolarmente seccante. -
Il professore puntò gli occhi scuri e affusolati in quelli risoluti del ragazzo.
- Tornatene a casa, Gareth. Non farmelo ripetere ancora una volta. -
L'altro sostenne a lungo il suo sguardo, poi scosse la testa con vigore.
- Mi dispiace professore, ma non ho nessuna intenzione di farlo. -
Shogo fece vibrare il diaframma pronunciando il nome del ragazzo ad alta voce. Provò anche ad afferrargli la spalla nel tentativo di fermarlo, ma il gesto andò completamente a vuoto: con un paio di falcate, Gareth lo aveva già superato per imboccare la porta della camera per poi richiuderla velocemente dietro di sé. Si concesse un sorriso vittorioso, poi si voltò rapidamente verso il cuore della stanza.
Le luci erano abbassate, probabilmente per non peggiorare le emicranie della ragazza, e a malapena riuscivano ad illuminare le pareti dipinte di un bianco panna leggermente slavato. Il letto era posto esattamente al centro di quel piccolo quadrato, circondato da una miriade di monitor e altri strumenti medici. E Yulis era proprio lì, seduta sul bordo di quella brandina dall'aria scomoda, con un viso stanco e gli occhi color miele solcati da profonde occhiaie. Non appena lo sguardo incrociò quello stupito della ragazza, Gareth sfoderò il migliore dei suoi soliti sorrisi.
- Buongiorno signorina, è lei che ha richiesto il servizio in camera? -
Yulis lo fissò con un'espressione contemporaneamente corrucciata e confusa mentre l'eroe le si avvicinava a passo svelto, impaziente di raggiungerla.
- ...cosa accidenti ci fai qui? -
- Tre giorni che non ci vediamo e questo è il modo di salutare? - si portò una mano al petto con fare esageratamente teatrale. - Così ferisci i miei sentimenti. -
- Solo tre giorni? Dio, avrei giurato che fossero molti di più... - Yulis sospirò e si strinse nelle spalle per una manciata di secondi, poi alzò lo sguardo in direzione del rosso, arrivato ormai esattamente di fronte a lei. - Non hai risposto alla domanda. -
- Ci sei mancata, Yuls. -
Gareth continuò a fissarla senza smettere di sorridere e lei gonfiò appena le guance, assumendo una specie di broncio spazientito.
- E tu continui a non rispondermi. -
- Cosa dovrei dire? - replicò. - Non è forse ovvio che sono qui per te? -
Yulis sentì un fastidioso formicolio alle guance e spostò lo sguardo altrove, appendendolo distrattamente al sacchetto vuoto ed inutilizzato della flebo.
- C'è una ragione ben precisa se ho chiesto a Shogo di non far entrare nessuno. -
- Quindi sei stata tu a tagliarci fuori? - non poté fare a meno di strabuzzare gli occhi. - E lo hai addirittura fatto di tua spontanea volontà?! - rimarcò ogni parola, sottolineando l'evidente assurdità di quella decisione.
- Non riuscire a controllare i propri poteri è un bel problema, non ti pare? - tornò a concentrarsi su di lui ed incrociò le braccia al petto. - Credevo che Leo vi avesse già spiegato quello che è... -
Lasciò morire il discorso, sentendo improvvisamente le parole strozzarsi a metà e rifiutarsi di uscire. Aveva tentato in tutti i modi di non ripensare all'episodio nella doccia, un po' per la scomoda valanga di emozioni scatenate dal rimanere sola con lui, un po' per i ricordi che si era ritrovata a condividere.
- Sì, Yuls, Leo ci ha raccontato tutto. - le si fece più vicino. - Dello svenimento, del sangue, della schiena... ogni cosa. Ed esattamente come lui ha aiutato te, ora io farò lo stesso. -
Yulis sospirò.
- Ti ringrazio, ma non ho bisogno di aiuto. Devo solo resistere e... aspettare, stando attenta a non coinvolgere nessuno nel corso del processo. - gli rivolse un'occhiata implorante, osservandolo da sotto le lunghe ciglia. - Gareth, per una volta nella vita, puoi fare come ti dico ed andartene? Te lo chiedo per favore. -
Il rosso la guardò dritto negli occhi. Senza farsi intenerire, impassibile, alzò rapidamente le spalle.
- No. -
- "No"?! Cosa vuol dire "No"? -
Gareth incrociò le braccia al petto a sua volta, imitando la sua posizione come se fosse uno specchio.
- Esattamente quello che significa in tutte le lingue del mondo, Yulis. Non sembri nemmeno lontanamente contenta di vedermi. -
Lei sbatté le palpebre un paio di volte, incredula.
- C-certo che sono contenta di vederti, non è questo il punto! -
- E allora qual è? Se la tua paura è quella di perdere il controllo e usare Empathy contro qualcuno... chi meglio di me per fare da parafulmine? - le rispose di rimando, rivolgendole un sorriso leggermente diverso dai precedenti. - Se il problema sono le tue mani, possiamo anche considerare l'idea di legarti i polsi dietro la schiena. Sai, per questioni di... sicurezza. -
Diede un'occhiata al volto esterrefatto e confuso di Yulis e rise di cuore nel vederla arrossire così tanto da assomigliare ad un pomodoro maturo.
- Sei... il tuo atteggiamento è... impossibile! - d'istinto, strinse le mani a pugno per cercare di far scemare l'imbarazzo. - Mi dici seriamente cosa ti passa per la testa? -
- Oggi non apprezzi il mio senso dell'umorismo. - alzò gli occhi al cielo. - Voglio solo essere di supporto fisico e morale, proprio come quando siamo in missione. È così difficile da accettare? -
- Non ho bisogno del tuo supporto, né fisico, né morale. Ce la posso fare. -
- Sai, adesso sei tu quella impossibile. Credi davvero che potrei lasciarti in questo casino da sola? Ti facevo più sveglia, e invece ti stai comportando come una ragazzina testarda e decisamente sopravvalutata! -
- Io non sono una ragazzina e non mi sopravvaluto affatto! -
- "Non ho bisogno di aiuto, devo solo resistere e aspettare, posso farcela da sola, gne gne gneee." -
Gareth scimmiottò la sua voce completando il tutto con una ridicola smorfia, mentre Yulis strinse gli occhi fino a farli diventare due fessure.
- E soprattutto non parlo con quel tono così fastidioso. -
- Yuls, hai capito a cosa mi riferisco e sai anche che ho ragione di essere qui. -
Gareth sostenne il suo sguardo e lei spostò le mani sui fianchi, irritata.
- Visto che ultimamente il tuo sport preferito è mettere in discussione le mie scelte, mi spieghi come mai pensi sempre di sapere cos'è meglio per me? -
- Andiamo, Yuls, parli seriamente? - sbottò una risata. - Ti conosco da anni, siamo cresciuti insieme inseguendo il sogno di diventare eroi e da quando lo abbiamo realizzato ci salviamo il culo a vicenda. Conosco i tuoi gusti in fatto di cibo, so che preferisci il dolce al salato, che la tua pizza preferita cambia più o meno ogni due mesi e che al momento in pole position troviamo la discutibile accoppiata "salsiccia e peperoni". So che sei incredibilmente curiosa e che ami guardare i film dell'orrore, ma rigorosamente in compagnia di qualcuno perché altrimenti finisce che ti lasci impressionare e perdi completamente la capacità di addormentarti. Ho imparato a memoria tutte le canzoni che ascolti perché, Dio, quando ti fissi su un artista poi lo riproduci in loop per mesi interi ad un volume talmente alto da far impallidire il boato che emettono gli aerei quando sfondano il muro del suono. E so che sei così orgogliosa da avere ancora problemi a chiedere aiuto, come se per qualche strana ragione dovessi dimostrare agli occhi di qualcuno di essere forte. -
Yulis azzardò un nuovo broncio ed arrossì a dismisura, mentre Gareth addolcì lo sguardo e le sfiorò il viso spostandole una ciocca di capelli dietro l'orecchio destro.
- Per questi e per tanti altri motivi, io so chi sei e ciò di cui hai bisogno, meglio di chiunque altro. -
La ragazza abbassò lo sguardo e rimase in silenzio per una manciata di istanti, tormentandosi le labbra con i denti e soppesando una risposta.
- Ti sbagli. Puoi vedere solo la parte che io decido di esporre, ma tutto il resto? Chi sono e da dove vengo, perché oggi sono questo tipo di persona e non una completamente diversa, perché ho voluto dedicare tutte le mie energie al percorso per diventare un'eroina... tu, Leo, Dominic, Marcus e chiunque altro, per mia esclusiva scelta, ignorate completamente le motivazioni che si celano dietro ad ogni singolo passo che ho compiuto per arrivare fin qui. Come puoi pretendere di conoscermi così bene come dici se in realtà ti manca tutto questo? -
Gareth si lasciò sfuggire un lungo sospiro.
- Yuls... puoi raccontarti tutte le favole che vuoi, se questo ti fa stare meglio. Ma rimane il fatto che per me sei un libro aperto. -
Lei si immobilizzò, ritrovandosi con la gola improvvisamente secca.
< "Libro aperto"...? Quanto "aperto"? >
- E non uno di quei libretti che ti danno in omaggio per aver comprato un settimanale in edicola, no. Sei... sei una maledetta saga fantasy da mille e più pagine. Potrò anche essermi perso il prologo del primo libro, ma il resto dei capitoli sarei quasi in grado di recitarli a memoria. - allargò ulteriormente il sorriso non appena si accorse del suo impacciato tentativo di evitare il contatto visivo. - È vero, magari non mi hai mai raccontato nulla della tua vita prima di conoscere Shogo e di trasferirti qui... ma mi ci gioco entrambe le mani che quella che conosco è la tua versione più genuina. Indipendentemente da quello che può essere successo prima, per me sei e resterai sempre Yulis. Puoi chiamarti Parker o Volkov, puoi cambiare cognome altre dieci volte se lo desideri: tutto ciò che abbiamo condiviso e l'idea che ho di te non ne risentiranno mai. -
Yulis fece scattare rapidamente il collo verso l'alto e un velo di terrore le si posò sugli occhi.
- Come... come fai a sapere del mio cognome...? -
Gareth si portò una mano alla nuca e distolse lo sguardo, leggermente a disagio.
Sapeva che la loro non era stata propriamente una mossa leale e che coinvolgere Shogo significava darlo in pasto al lupo... ma allo stesso tempo non voleva nemmeno mentirle.
- Beh, con te in questa situazione così... "preoccupante", abbiamo fatto una bella chiacchierata con il tuo patrigno e abbiamo dovuto convincerlo a darci qualche spiegazione in più. - vide la ragazza impallidire di colpo e si morse la lingua, sentendosi ancora più in colpa. - Abbiamo forzato la mano fino a che non ci ha raccontato della manifestazione di Open Eye e del perché hai deciso di prendere il cognome di tua madre. Mi dispiace davvero, Yulis, per tutto quello che hai dovuto sopportare e... vedere. Vorrei poter fare qualcosa... vorrei... -
- Ti prego, no. -
La ragazza si coprì il volto con le mani, sprofondandoci dentro fino ad attutire le parole contro le dita e lottando con tutte le proprie forze pur di non far scendere una sola lacrima. Era stata così attenta fino a quel momento, così accorta a non farsi mai sfuggire nulla che potesse essere interpretato in modo ambiguo e ora, nel giro di un paio di giorni, tutto il suo impegno era stato vanificato dalla persona di cui più si fidava.
- Come ha potuto farmi un torto simile...? Avevamo un patto, mi aveva giurato che avrebbe aspettato fino a che non fossi stata pronta a parlarne. Non avrebbe dovuto raccontarvi quelle cose senza prima chiedere a me. -
- Non prendertela con lui, okay? Yuls, in un modo o nell'altro l'avremmo convinto a dircelo, e con quell'assurdo divieto di venire a trovarti nessuna scusa avrebbe più retto. - cercò di liberarle il viso afferrandole i polsi, ma lei si scostò bruscamente per evitare il contatto con la pelle e si portò a debita distanza da lui. - Yulis... qual è il vero problema? -
- "Qual è il vero problema"?! - spostò le mani per fissarlo con un'espressione rassegnata e furente, il tutto allo stesso tempo. - Il tuo "mi dispiace" è il problema. Non voglio la tua pietà o la tua compassione, non voglio queste stronzate proprio da nessuno! Ciò che ho affrontato è stato orribile, certo, ma ho fatto di tutto pur di togliermi di dosso l'immagine della vittima e non riesco davvero a tollerare di essere vista in questo modo ancora una volta, soprattutto da te, soprattutto ora che è passato così tanto tempo. - scosse la testa lentamente, stringendo le labbra e parlando a denti stretti. - Quindi, vedi di non scusarti mai più con me per questa storia, perché non ho bisogno di essere commiserata. -
Gareth abbassò la testa, sentendosi un perfetto idiota.
Si era appena vantato a gran voce di conoscerla talmente bene da considerarla un libro aperto, eppure nell'attimo successivo era riuscito a deluderla così tanto da farsi guardare in quel modo.
Nello stesso istante in cui azzardò un passo verso di lei, Yulis finì di colpo a terra, rantolante, con le ginocchia e gli avambracci puntati contro il pavimento.
- Y-Yulis...! -
Il ragazzo si precipitò su di lei e restò impietrito quando si accorse che la schiena della giovane si tingeva di un rosso vivo e scarlatto, mentre sotto le scapole due piccoli fessure simmetriche le laceravano la pelle, avanzando verso il basso millimetro dopo millimetro.
- N-non... non toccarmi! -
Inarcò la colonna vertebrale come un gatto che si prepara a difendersi e graffiò le unghie per terra con un gemito strozzato. Lui tentò di prenderla in braccio, senza ascoltarla, ma non appena la pelle entrò in contatto con quella di Yulis fu incapace di compiere qualunque altro movimento. Si ritrovò a terra ad inspirare a vuoto, come se all'improvviso gli fosse mancata l'aria, e rapidamente percepì la lingua di una fiamma avvolgergli il torace, pronta a consumargli la schiena.
Muscoli contratti, cuore in tachicardia, occhi spalancati: era completamente paralizzato dal dolore.
Yulis si dimenò e con una scrollata di spalle riuscì finalmente a sfuggire alla sua presa, strisciando sul pavimento lontano da lui.
- P-perché diavolo l'hai fatto?! - singhiozzò una volta sola nel mentre che riprendeva aria, e i capelli le ricaddero davanti al viso, nascondendolo completamente. - Ti avevo detto di andartene, ti avevo detto di non toccarmi! Non posso controllare Empathy e non posso bloccare Open Eye, non ho il potere su niente! VA' VIA! -
Dal canto suo, Gareth cercava avidamente di guadagnare boccate d'aria mentre il fuoco abbandonava pigramente il suo corpo.
- Questo... questo era...? -
- Già. - Yulis si passò bruscamente il dorso della mano sugli occhi e sulla fronte. - Questo era un assaggio di Empathy. Adesso, ti prego, esci. -
Si rimise in piedi barcollando e si voltò senza guardarlo negli occhi per tornare a sedersi sul letto, stringendo i pugni così forte da conficcare le unghie nei palmi delle mani. Non poteva credere di aver ferito una persona cara con una delle sue abilità, poco importava che fosse incontrollabile o involontario. Si sarebbe potuto evitare.
- Yulis... - l'eroe la raggiunse a passo più o meno incerto. Allungò una mano per appoggiarla sulla sua spalla ma si fermò ad un centimetro da essa, combattuto. - È questo ciò che stai affrontando da tre giorni? -
- È solo una piccola parte di quello che ho dovuto imparare a sopportare. -
Yulis puntò il naso verso il soffitto e chiuse gli occhi. Tamburellò le dita sul materasso per una manciata di secondi e si allungò per afferrare un lembo del lenzuolo rimasto appallottolato sul letto, ma prima che potesse agguantarlo, un paio di braccia le circondarono la vita, trascinandola indietro.
- Non posso andarmene. - lei sentì un peso sulla spalla e il respiro del ragazzo le solleticò l'orecchio. - Ora non posso proprio più farlo. -
Tentò di ignorarlo e serrò nuovamente le palpebre. - Gareth... -
- Niente fuoco sulla pelle, questa volta. - le scostò i capelli di lato e strofinò la punta del naso contro la base del collo. - Devo approfittarne. -
La ragazza rabbrividì e percepì il battito accelerare. - Vattene. -
Lo disse quasi in maniera automatica, ma ormai priva di qualsiasi convinzione. L'aveva ripetuto talmente tante volte da fargli perdere di significato e, a voler essere del tutto sinceri, nel profondo sperava davvero che la caparbietà del ragazzo avesse nuovamente la meglio.
- Non esiste. - Gareth le diede un piccolo morso sulla spalla finendo per farla sobbalzare e ridacchiò di riflesso. - Ora smetti di fare la dura e ti lasci aiutare? -
Yulis scosse la testa. - Hai sfidato il volere di Shogo Nishikawa e ora sei qui, direi che è più che sufficiente. -
- Proprio per questo, tanto vale lasciarmi attuare il mio piano. -
Fece scivolare di qualche centimetro il camice della ragazza per poter appoggiare le labbra sulla sua spalla e stringerle delicatamente la pelle tra i denti.
- Il tuo piano implica staccarmi un'articolazione a morsi...? -
Azzardò Yulis con un filo di voce, facendolo ridacchiare ancora mentre teneva le labbra premute contro la sua pelle.
< Ah, rieccola qui... completamente viva e vegeta, nonostante il tempo passato ad ignorarla. Stupida cotta. Stupido Gareth. >
- È esattamente il contrario, Yuls. Hai dimenticato qual è la mia abilità principale? -
La ragazza aggrottò la fronte, non riuscendo ad afferrare il senso delle sue parole.
- Cosa c'entra la tua...? -
Lui la interruppe.
- Sai bene che il mio corpo è in grado di diventare estremamente duro e resistente, come se al di sotto della pelle ci fosse un'armatura fatta della miglior lega di metallo in circolazione. Possiamo sfruttare questa mia capacità a nostro vantaggio, non pensi? - fece scivolare le labbra dal profilo della spalla alla base del collo, lentamente. - Basta solo avere un pizzico di creatività. -
Il cervello di Yulis mandò una serie di messaggi contrastanti al resto del corpo e fu quasi pronto a dichiarare un K.O. tecnico.
- O-okay, adesso fermati. - si svincolò dalla sua presa e si sedette sul letto, stando attenta a non rimanergli troppo vicina. - Mi prendi in giro? -
Gareth sollevò un sopracciglio. - Che intendi? -
- Mi stai davvero proponendo... questo!? - agitò le mani davanti a sé, in maniera del tutto sconclusionata, un po' anche per distogliere l'attenzione dalle sue guance paonazze. - Mi spieghi come del sesso con te potrebbe aiutarmi, qui e ora? -
Il ragazzo si bloccò per un istante con le labbra appena dischiuse, poi scoppiò a ridere.
- Non è esattamente quello che intendevo, ma se preferisci possiamo fare a modo tuo: mi sembra molto più divertente. -
Yulis sbatté la palpebre più volte, sconvolta e confusa.
- Io, davvero, non ti capisco. -
In risposta, lui si strinse innocentemente nelle spalle.
- L'idea è solo quella di sfruttare la mia abilità di difesa per permetterti di aggrapparti a me e sfogare tutto il dolore che provi, letteralmente. Così scaricheresti la tensione senza rischiare di farti del male, come invece è successo poco fa quando sei caduta con le ginocchia a terra. È un po' lo stesso principio di mordere un pezzo di legno, ma spero che la prospettiva di poter contare su di me possa apparire molto più gradevole ed allettante. - rise. - Farò in modo di isolare solo lo strato più esterno della pelle, così continuerai a percepire il calore e la consistenza di un corpo "normale", mentre io riuscirò ad eliminare gran parte del dolore. A quel punto, non ci resta che sperare che la tua Empathy sia clemente. Variabile "Yulis" a parte, è un piano piuttosto semplice. -
La ragazza ci pensò su, fissandolo intensamente mentre lui attendeva in silenzio una risposta o una qualsiasi altra reazione. Dopo una manciata di istanti, Yulis finalmente prese un grosso respiro e si decise a parlare. Sbottò un'unica parola, con tono secco e rapido.
- Perché. -
Gareth parve non capirla e corrugò la fronte. - Come "perché"? Per aiutarti a... -
- No. - lo zittì. - Perché. Perché a volte fai così? Perché all'improvviso senti quest'esigenza così forte di farmi da migliore amico, no, peggio, di volermi proteggere come farebbe un fratello maggiore, mentre nell'istante immediatamente successivo fai battute su di noi, sul sesso, come se niente fosse, come se davvero ci fosse qualcosa di più? -
Yulis si fermò solo un istante per riprendere fiato ed inumidirsi le labbra. Aveva lasciato la lingua a briglia sciolta ed era intenzionata ad arrivare in fondo a quella questione che da tempo le arrovellava il cervello.
- Mi abbracci, mi stringi, mi accarezzi... dici certe cose, a volte mi rivolgi degli sguardi così intensi che richiederebbero il bollino del "vietato ai minori", e-e io poi mi ritrovo a chiedermi se tutto questo capita davvero o se è solo nella mia testa, perché alla fine della giornata nel tuo letto c'è sempre qualcun'altra. O qualcun altro. - prese un altro respiro e si fece coraggio. - Se è davvero come dici tu, che mi si legge in faccia tutto ciò che penso e che sono un libro aperto... perché non ti sei mai accorto di quello che provavo per te? Forse lo hai... ignorato di proposito? -
Gareth distolse lo sguardo per qualche istante e poi sospirò, quasi seccato.
- Perché per quel che vale, tu sei davvero la mia migliore amica. -
Per Yulis il tempo si fermò.
In quell'istante, la ragazza sperò davvero di sprofondare in un baratro e di sparire il più velocemente possibile dalla sua vista. Pregò addirittura di farsi divorare dal fuoco di una nuova crisi pur di spazzare via quel mix di delusione, rifiuto e vergogna che le attanagliava lo stomaco. Da quanto tempo ormai aveva una cotta per lui? Anni. E quante volte gli aveva espressamente fatto intendere di avere interessi che andavano oltre la semplice amicizia? Zero. Era inutile cercare colpe da imputargli se poi lei era stata la prima a non essere sincera nemmeno con se stessa. Mandò giù il boccone amaro e sussurrò.
- Penso che tu ora non abbia davvero motivo di... -
- Zitta e fammi finire. -
Gareth si mise a sedere sul letto e, ancora prima che lei potesse proferire un dissenso, l'afferrò per i fianchi portandola a cavalcioni su di sé.
- Passi pure la definizione di migliore amico, ma quella di fratello maggiore? Davvero ti sembra che mi comporti così? - alzò le sopracciglia e le afferrò entrambi i polsi con l'idea di farle appoggiare le mani sul proprio volto. - Controllo volontario di Open Eye o no, hai l'autorizzazione completa ad entrarmi nella testa: fatti un bel giro e dimmi se questi ti sembrano i pensieri che un fratello maggiore potrebbe avere sulla propria sorellina. -
Yulis non poté fare niente per evitarlo. Il collegamento con la mente del ragazzo fu instaurato nel momento esatto in cui i polpastrelli entrarono in contatto con il suo viso. Come se fosse davanti ad una TV impossibile da spegnere, le immagini relative ai pensieri del ragazzo si materializzarono e si insinuarono nella sua testa, facendola immobilizzare. Quelli che vedeva erano chiaramente due corpi nudi che si intrecciavano, mentre le bocche si trovavano e le mani esploravano avide ogni centimetro di pelle. Dita tra i capelli, i suoi capelli, unghie conficcate nelle spalle, labbra che venivano morse per non gemere a voce troppo alta.
- Piaciuta la vista? - le parole del ragazzo la riportarono sulla terra. - Sei ancora dell'idea che io mi consideri il tuo caro e tenero fratellino? -
Yulis scosse piano la testa mentre le guance le si tingevano di rosso. Balbettò alcune sillabe incomprensibili prima di riuscire a mettere insieme una vera e propria frase.
- Non... non riesco a capire. Non ha... senso. -
Gareth spinse la guancia contro la sua mano.
- Yulis, non c'è nulla da capire, se non che anche io ho una bella cotta da davvero troppo tempo. Penso che fosse chiaro a tutti, tranne che a te. -
Lei continuò a scuotere la testa e a procedere con il proprio ragionamento ad alta voce.
- Hai avuto tantissime storie in questi ultimi anni, quelle che riesco a ricordare sono almeno una dozzina... - con la fronte corrucciata, tentò di tenere il conto sulle dita fino a che un particolare estremamente ovvio e piuttosto significativo non le fece alzare il viso verso il ragazzo, distogliendola da quell'attività. - Tu stai uscendo con una ragazza anche in questo periodo! -
Il rosso sbatté le ciglia un paio di volte, stringendosi un po' nelle spalle.
- Se ti dicessi che lo faccio solo per "colmare un vuoto" lo considereresti troppo banale? -
- Oh, Gareth, non farmi esprimere ad alta voce qual è il genere di vuoto che hai assiduamente riempito per tutto questo tempo. -
Lui rise di gusto per una buona manciata di secondi.
- Sembri arrabbiata. Ho immaginato tante volte questa scena e, ora che ci penso, una tua bella incazzatura era la reazione più quotata. -
- Smetti di dire idiozie e aiutami a capire. - Yulis congiunse le mani in preghiera e le avvicinò alle proprie labbra. - Perché ti giuro che non ci riesco. Tu... un bel giorno, ti sei svegliato e hai deciso deliberatamente e con discutibile cognizione di causa di ignorare ciò che provi per me, senza però mai confrontarti con la sottoscritta. -
Inclinò più volte le dita verso di lui, rimanendo in quell'assurda posizione e sbattendo contemporaneamente le ciglia in maniera quasi compulsiva.
- Quindi, poi, continuando a seguire questa tua assurda logica, sei uscito con un'innumerevole serie di altre persone per...? - lo fissò e lo indicò sporgendo in avanti le mani affinché continuasse lui la frase.
- Devo davvero risponderti? - Gareth la guardò dritto negli occhi, pensando che fosse la cosa più scontata del mondo. - Per il sesso, Yuls. Mi sembra abbastanza ovvio. -
- Per il sesso?! -
Mentre la voce raggiungeva ottave mai sperimentate, le sue sopracciglia formarono un altissimo arco. Inspirò poi a pieni polmoni ed espirò forte, cercando di darsi una controllata. All'improvviso, però, un piccolo e fastidioso tarlo si insinuò nella sua mente e, se possibile, la fece dubitare ancora di più di quell'assurda situazione.
- A-aspetta. Non è che lo hai fatto perché credi che io sia... che io sia ancora... -
Gareth le afferrò le mani tra le sue e scoppiò a ridere.
- No, Yuls. Dubito fortemente che tu e Keita abbiate passato le vostre serate a giocare a Cluedo, quando stavate insieme. Non penso affatto che tu sia ancora vergine. -
Yulis tentò di ignorare il riferimento al detective e scosse la testa: Shiiro non era stato né il primo, né l'unico uomo della sua vita.
- Ma allora perché non mi hai mai detto nulla? -
Gareth sospirò di rimando.
- Non è semplice spiegarti ora il motivo, senza tirare in ballo il resto della storia. -
- "Il resto della storia"? - gli parò le mani davanti, sventolandole. - Quale storia? C'è di mezzo qualcuno? Leo? - deglutì rumorosamente, senza sapere bene cosa aspettarsi in risposta.
- Senti, facciamo così. - le chiuse nuovamente le mani in preghiera ed alzò gli occhi al cielo. - Tu ora smetti di fare domande e io prometto che ti spiegheremo tutto una volta chiusa questa faccenda. -
La ragazza gli rivolse uno sguardo diffidente e fece per replicare, ma la scarica rovente di una nuova crisi le attraversò l'intera colonna vertebrale costringendola ad afferrargli la spalla per sostenersi. Gareth a quel contatto provò la stessa identica sensazione e spalancò gli occhi, boccheggiando. Yulis riacquistò un minimo di lucidità e cercò di mollare la presa su di lui, ma il ragazzo glielo impedì appoggiando una mano sulla sua e stringendole il fianco con l'altra. Lei non poté fare a meno di sentirsi responsabile e reclinò il capo, mantenendo la testa bassa anche quando il dolore svanì completamente.
- M-mi dispiace. - mugolò.
Gareth riprese il controllo e le accarezzò una guancia, rimanendo in silenzio in attesa che fosse lei a dire qualcosa.
- Il mio corpo sta cercando di difendersi. - mormorò Yulis con un filo di voce. - Qualcosa, a quanto pare, non va più bene e deve essere eliminato. I sintomi sono sempre più forti, antidolorifici e sedativi non hanno il minimo effetto... non ho la più pallida idea di cosa succederà. -
- Hai paura. -
Non era una domanda, ma la ragazza si ritrovò comunque ad annuire lentamente. Per la prima volta, anche lui percepì su di sé la stessa ansia, senza però imputare la colpa a qualche strana manipolazione involontaria delle proprie sensazioni.
- Se perdessi i miei poteri non sarei più in grado di aiutare nessuno. Non riuscirei nemmeno a riconoscermi. -
Gareth la strinse forte a sé, stando però attento ad evitare di toccare la zona della schiena sotto le scapole.
- Empathy e Open Eye non determinano chi sei, Yulis. -
La ragazza si nascose contro il suo petto nel tentativo di ricacciare indietro le lacrime.
- Ma determinano chi è Ultra Violet. E io ho bisogno di lei. -
Lui deglutì ed appoggiò il mento sulla sua spalla.
- E se invece si trattasse di qualcosa di bello? Anche le manifestazioni delle abilità secondarie non sono sempre uno spasso, ma guarda poi a cosa possono portare. - con un sorrisetto compiaciuto, si scostò quel tanto che bastava per frapporre tra loro la mano destra: stese le dita e le avvicinò tra di loro, poi si concentrò fino a che non furono completamente ricoperte da una specie di strato metallico, assomigliando così alla punta affilata di una lancia.
Yulis sospirò. - Conosci eroi in HTT che abbiano mai manifestato più di due abilità? Io no. -
- Lascia perdere la HTT. - scosse forte la testa e riportò la mano alla normalità. - Lì fuori è pieno di gente con strani poteri che non si preoccupa di metterli al servizio della comunità, e noi lo sappiamo meglio di chiunque altro. Pensa solo ai criminali con cui abbiamo a che fare ogni giorno e alle cose assurde che sono in grado di fare. E poi, se Dominic ha detto che è numericamente possibile, non vedo perché non dovremmo considerare quest'eventualità. -
- Lo sai cos'è peggio di una brutta notizia? Una falsa speranza. - Gareth fece per replicare e dissentire, ma lei lo fermò parandogli le dita davanti alla bocca, abbozzando un sorriso. - Ma suppongo che rimanere qui a preoccuparmi non risolverà e non migliorerà la situazione, quindi tanto vale ricorrere al positivismo del "Metodo Hamilton". -
Il ragazzo sorrise, sollevato, e fece scivolare la mani sui suoi fianchi, disegnando dei piccoli cerchietti con i pollici.
- Sempre a tua disposizione, lo sai. -
Yulis abbassò lo sguardo e seguì con gli occhi quel movimento, realizzando di essere ancora seduta a cavalcioni su di lui e con le mani ben piantate sulle sue spalle. Non poté fare a meno di ripensare a ciò che era successo poco prima e quando l'immagine di loro due completamente avvinghiati fece capolino si ritrovò ad essere vittima di un fastidiosissimo prurito alle guance.
" Questa volta, Leo mi ammazzerà di sicuro. Mi ammazzerà e mi accuserà di aver pensato con il cazzo. "
La ragazza fece sfumare le proprie riflessioni ed aggrottò la fronte, guardandolo di sottecchi.
- Hai detto qualcosa? -
Gareth scosse la testa con forza e puntò gli occhi lontano, con fare fintamente distratto.
" Ma se anche smetto di fissarle la scollatura, c'è questo maledetto camice che è praticamente un foglio di carta velina... come dovrei fare a rimanere concentrato? "
- I-io devo spostarmi da qui! -
Yulis tolse rapidamente le mani dalle sue spalle e si strinse il tessuto addosso nel tentativo di coprirsi. Da quel gesto, Gareth capì che Open Eye doveva essersi attivata e che quindi sarebbe stato decisamente più opportuno mantenere i propri pensieri sotto controllo.
- Giuro di non averlo fatto di proposito! - tentò di giustificarsi.
- Vorrei ben vedere! - Yulis incrociò le braccia al petto. - Shogo è molto protettivo nei miei confronti. Non mi stupirei se più tardi reclamasse la tua testa. -
- Beh, forse è arrivato il momento di capire che la sua bambina è cresciuta. -
La ragazza, però, non riuscì nemmeno ad ascoltare l'intera frase.
Sentendosi mancare le forze, chiuse gli occhi e si sbilanciò in avanti, come avvolta da un sonno insostenibile. Gareth l'afferrò prontamente con gli occhi sgranati e tentò di scuoterla dolcemente.
- Hey, Yulis! Yuls! -
Le appoggiò le labbra sulla fronte e constatò quanto fosse rovente. Diede un'occhiata alla schiena e osservò con orrore le ferite tingersi di sangue: impallidì e si sporse verso il campanello d'emergenza che penzolava al lato del cuscino per chiamare qualcuno.
- Ho già avvertito l'équipe di medici, arriveranno in un attimo! - Shogo Nishikawa era entrato nella stanza ancora prima che il ragazzo premesse il pulsante. - Sostienila ancora un momento, ti prego! -
- Io non mi muovo da qui! - garantì il ragazzo posandole un bacio tra i capelli. - Andrà tutto bene, andrà tutto bene. -
Nel giro di una manciata di istanti, Yulis si ridestò con gli occhi sbarrati, annaspando in cerca d'aria e sentendosi annegare tra le fiamme.
- Fa male! - inarcò la schiena e cominciò a muovere le spalle a scatti discontinui ed innaturali, come se fosse scossa da tante piccole e rapide convulsioni. - E qualcosa... s-sento che...! - singhiozzò rapidamente, piantando le unghie nel petto del ragazzo.
- Cosa posso fare?! Professore! -
Gareth lanciò uno sguardo terrorizzato in direzione dell'uomo che nel frattempo si era avvicinato a lui brandendo una siringa.
- Tienila il più ferma possibile! -
L'eroe eseguì l'ordine e le immobilizzò le braccia, cercando di ignorare la tensione che gli stava formando un nodo alla gola.
- Diceva che i sedativi non le fanno effetto! -
- Lo so. - l'uomo si girò verso di lui e gli conficcò l'ago nel collo, spingendo lo stantuffo fino al termine della corsa. - Questo è per te. -
Gareth si ritrovò ad impallidire a sua volta, con gli occhi sbarrati.
- C-cosa sta...!? -
- Non fare quella faccia, è per aiutarti. È un betabloccante, per quando Empathy darà il meglio di sé. Non riuscirà ad eliminare completamente il suo effetto, ma dovrebbe almeno permetterti di sopportarlo. - posò una mano sulla testa della ragazza per farle una carezza. - Sono qui, bambina mia. -
Yulis urlò a pieni polmoni e portò indietro le scapole, avvicinandole così tanto da far scricchiolare qualche osso. Nello stesso istante, Gareth cominciò a percepire una sensazione di bruciore pervadergli la schiena: era doloroso, certo, ma a differenza della volta precedente era quasi sopportabile. Puntò gli occhi su di lei e, a giudicare dalle sue reazioni, capì che doveva andarle tremendamente peggio.
Poco dopo entrò di corsa l'équipe che fece allontanare Shogo di qualche passo per poter intervenire sulla situazione. I medici brandivano bisturi, garze e una specie di liquido disinfettante. Guardarono in direzione del rosso e gli intimarono di lasciare andare la ragazza.
- No! - Yulis tremò e tentò di rafforzare la presa su di lui.
- Tranquilla, non me ne vado, non ti lascio. - la rassicurò, ignorando completamente il capo chirurgo che si esprimeva con una smorfia di disappunto.
La ragazza urlò ancora, più forte e con tutto il fiato che aveva in corpo. Gareth le mise una mano sulla nuca e l'attirò su una spalla.
- Mordi qui. -
In quello stato, Yulis non se lo fece ripetere due volte. Affondò i denti nella carne, soffocando parte delle urla.
- Brava, così. - tentò di cullarla, per quanto i medici potessero lasciargli spazio di manovra.
- Non c'è tempo di portarla in sala, dobbiamo intervenire subito! -
- C'è qualcosa all'interno delle ferite! - aggiunse con sgomento uno degli infermieri. - Sembra... muoversi? -
Silenzio.
Quelle parole terrorizzarono ed immobilizzarono per un istante tutti i presenti, solidificando l'aria e rendendola irrespirabile.
- Rimanete concentrati e ricordatevi di entrare in contatto con lei esclusivamente con gli strumenti! Non toccatela mai solo con i guanti! - il capo chirurgo rivolse la sua completa attenzione alla schiena della ragazza e assottigliò lo sguardo. - Ma cosa diavolo...?! Katarina! -
Al suo fianco, la giovane infermiera dai capelli scuri e i riflessi blu era pronta con il bisturi in mano ancora prima che la frase terminasse, così il chirurgo afferrò velocemente lo strumento per iniziare ad insistere su quelle ferite già aperte.
Yulis si dimenò senza sosta, agonizzante, ma Gareth continuò a tenerla immobile, nonostante sentisse il proprio cuore sussultare ad ogni suo grido. Nella speranza che potesse essersi attivata anche Open Eye, cercò di distrarre entrambi: cominciò a ripensare a tutto quello che avevano condiviso, rievocando i ricordi piacevoli del passato di modo che potesse vederli e che questi potessero regalare un minimo di respiro dalla morsa del dolore. Ripensò rapidamente all'addestramento, alla cerimonia per l'ottenimento della licenza, alle prime missioni svolte ufficialmente come "Rising Five" e al modo in cui avevano finito per invadere casa di Yulis facendolo diventare il loro quartier generale. Da quel momento, le cose si erano fatte più complicate, ma anche dannatamente più belle. A casa, gli piaceva sentirla canticchiare ad alta voce davanti ai fornelli e gli piaceva anche quando inevitabilmente finiva per battibeccare con Leo per il modo poco preciso con cui lei tagliava le verdure. In tutte quelle piccole cose, gli piaceva da morire.
- Ci siamo! -
Nel momento esatto in cui il medico allontanò il bisturi dalla schiena della ragazza, questa emise un verso a metà tra un grido di dolore e uno di liberazione, facendo cedere il corpo a seguito di uno spasmo. Allo spettacolo che seguì, Gareth spalancò gli occhi, sconcertato. Sbatté le palpebre più volte, nel tentativo di mettere a fuoco ciò che era davanti a lui ma che allo stesso tempo gli sembrava totalmente assurdo ed impossibile da concepire.
- Mio Dio... quelle... - faticò a trovare le parole per descrivere ciò che era a pochi centimetri di distanza dal suo naso.
- Sono delle ali! Delle ali! - completò Shogo con infinito stupore e sollievo.
Pian piano, sopra la schiena della ragazza, due enormi ali si stagliarono e si dischiusero fino a spalancarsi completamente per un paio di metri. Le piume, scure come la pece e dai morbidi riflessi violacei in controluce, incorniciavano l'esile figura della ragazza facendola quasi assomigliare ad un piccolo e stremato angelo caduto.
- Yu... lis. -
Con incredibile rapidità, le ali si mossero per chiudersi dietro alla schiena del ragazzo e assumere la forma di una piccola cupola, come a volerlo proteggere. La quantità d'aria che quel movimento sollevò fece sbalzare indietro l'intera équipe di medici e spedì a terra tutta la strumentazione che produsse un insopportabile tintinnio metallico. L'eroe, dimenticandosi di qualsiasi altra cosa, puntò l'attenzione su Yulis che era ad una spanna dal suo viso. Respirava affannosamente e con la bocca semiaperta, sollevando le spalle con cadenza regolare.
- Come ti senti? -
- Oooh. - Yulis prese un altro respiro ed alzò finalmente lo sguardo verso quello di Gareth. - Mi sento... bene. -
Senza mai perdere il contatto con i suoi occhi o con il suo corpo, eseguì un piccolo scatto per alzarsi sulle ginocchia, poi gli passò una mano sulla nuca infilandogli le dita tra i capelli scompigliati.
- Tremendamente bene. -
Chiuse gli occhi e si risistemò a sedere su di lui, bacino contro bacino, stringendo le cosce contro i suoi fianchi e facendo strisciare le ginocchia contro il tessuto delle lenzuola.
Gareth la fissava perso ed ipnotizzato, mordendosi il labbro inferiore così forte da farlo quasi sanguinare.
Più la guardava e più la desiderava.
Non riusciva a capire cosa stesse succedendo e come fosse possibile percepire un tale livello di eccitazione nonostante il betabloccante ancora in circolo, ma di sicuro non aveva alcuna intenzione di staccarle gli occhi di dosso.
- Gareth... -
Yulis pronunciò il suo nome quasi gemendo e il ragazzo dovette fare appello a tutta la propria forza di volontà pur di non reagire come avrebbe voluto. Lei gli appoggiò la mano libera sul petto, stringendo per un istante il tessuto della t-shirt che indossava, poi iniziò a farla scivolare verso il basso. Il ragazzo rimase in apnea fino a quando le dita della giovane cominciarono a giocherellare con i bottoni dei pantaloni. Dopo che il primo fu liberato dall'asola, Gareth le afferrò il polso, andando ad opporsi e scontrarsi con qualsiasi suo istinto. Yulis lo guardò dritto negli occhi con l'espressione un po' corrucciata e sorpresa, ma non tentò né di insistere, né di fare resistenza. In quel momento, a Gareth parve di intravedere uno strano riflesso violaceo sul fondo delle sue iridi, più o meno lo stesso dei riflessi sulle piume. Le accarezzò una guancia con la punta delle dita e lei sciolse la presa sui capelli per appoggiare la mano sulla sua e spingerla di più contro il proprio volto.
- Mi sento... libera. - strofinò la guancia contro il suo palmo un'altra volta, poi appoggiò la fronte contro quella del ragazzo fino ad avere la punta del naso a sfiorare la sua. - Voglio baciarti. - aggiunse, agitata ed elettrizzata, ma senza muoversi di un millimetro dalla sua posizione.
- Y-Yuls... - Gareth si inumidì le labbra e deglutì forzatamente. - Voglio baciarti anche io, Dio, se lo voglio. Ma non... ora. Quasi non mi sembri tu. -
La ragazza spostò la fronte dalla sua e si allontanò lentamente, con un broncio accennato sulle labbra.
- Ma io sono me stessa. -
Non era delusa, stava solo elaborando la cosa, come un bambino che impara a ricevere i primi "no". In quel momento, gli occhi tornarono del loro colore naturale e le piume sciolsero la forma di difesa che avevano assunto, riposizionandosi dietro alla schiena della giovane eroina.
- Yulis! Gareth! State bene? -
La voce di Shogo li raggiunse, lontana e un po' ovattata. Le ali di Yulis diminuirono autonomamente la loro dimensione fino a sparire tra le scapole e a ritornare all'interno dei solchi da cui erano fuoriuscite. L'eroe si accorse che una mano della ragazza era ancora ben piantata sul bordo dei propri pantaloni, ma prima che potesse spostarla, Yulis cadde contro il suo petto, svenuta.
- Stiamo... bene. Credo solo che ora sia esausta. -
- È davvero straordinario. - il professore si palesò al loro fianco e diede un'occhiata alla schiena della ragazza, tirando il volto in una smorfia di dolore nel constatare quanto fosse stata dilaniata da quella sorta di trasformazione. - Straordinario e terrificante, aggiungerei. Tu come ti senti? Il betabloccante è riuscito ad aiutarti contro Empathy? -
- Sì. - annuì e finalmente tirò un sospiro di sollievo. - Anche se devo ammettere che per un momento ho pensato che volesse uccidermi. - aggiunse ridacchiando.
- Non essere così allegro, perché all'inizio avrei davvero voluto farlo. Secondo te come ho fatto ad essere qui ancora prima che chiedessi aiuto? - con un gesto del mento, l'uomo indicò uno degli angoli della stanza. Gareth, seguendo la traiettoria, individuò il LED colorato di una piccola telecamera fissata al soffitto. - Prima che tu me lo chieda, è stata Yulis a proporre di essere monitorata. -
Gareth rimase interdetto per qualche istante e si maledì in silenzio quando capì cosa intendesse la ragazza con l'espressione "non mi stupirei se Shogo reclamasse la tua testa".
- Immagino di non essere più il suo Riser preferito. -
L'uomo gli rivolse un sorriso finto e particolarmente rapido.
- Immagini bene. Adesso lasciala a me e alle cure dei medici: deve riposare. - non attese ulteriori repliche e prese in braccio la ragazza per sistemarla sul letto. - Ah, un'altra cosa. -
Gareth si fermò ad un passo dal professore.
- Mi dica. -
- Te la vedi tu con Hartman. - non cercò nemmeno di dissimulare il ghigno soddisfatto che gli era apparso sulle labbra. - Ti sta aspettando nella saletta adiacente all'ingresso. Niente sangue all'interno della Clinica, per favore: potreste impressionare i familiari dei pazienti. -
L'eroe capì che, molto probabilmente, sarebbe morto di lì a pochi minuti. Si limitò ad annuire e a girare i tacchi verso la porta.
- Gareth. - Shogo lo chiamò un'ultima volta, poco prima che potesse uscire, nel momento esatto in cui le dita si posarono sulla maniglia della porta. - Grazie. -
Il ragazzo sorrise, senza voltarsi.
- Grazie a lei per essersi fidato di me e per aver creduto in quell'1,8%. -
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