Chapter 3: "Everything you do I'm obsessed with you"
Yulis era rimasta ad aspettare il detective nel suo piccolo ufficio, sprofondata nella poltrona di pelle posta davanti alla scrivania. Nonostante si trovasse in direzione diametralmente opposta a quella della sala riunioni, riusciva comunque a percepire i toni alti, accesi e concitati con cui il giovane stava bacchettando l'intera squadra del distretto. Lo sentiva mentre li strigliava per bene, sottolineando la gravità del fatto che un estraneo fosse riuscito ad intrufolarsi indisturbato nella Centrale di Polizia, a mescolarsi tra di loro e infine ad arrivare alla sala degli interrogatori senza che nessuno se ne accorgesse. Keita non riteneva responsabili dell'accaduto solo gli agenti, ma attribuiva anche a se stesso parte della colpa, consapevole di aver impiegato troppo tempo a capire che qualcosa in quell'individuo effettivamente non quadrava. Era sensibilmente irritato e con tutta probabilità deluso, e Yulis poteva affermarlo anche senza trovarsi nel bel mezzo dell'occhio del ciclone. Con quel borbottio in sottofondo, la ragazza si portò una mano alla fronte ed espirò lentamente, constatando che gli eventi della mattinata avevano peggiorato il suo mal di testa.
- Almeno il naso ha smesso di sanguinare. -
Si consolò ad alta voce, come se ci fosse effettivamente qualcuno ad ascoltarla. Si strinse nelle spalle e cercò di farsi ancora più piccola, quasi a voler essere risucchiata dalla poltrona. Dopo aver incrociato le gambe tra loro, appoggiò la testa indietro chiudendo le palpebre per qualche istante.
- Yulis, ti senti bene? -
Vedendola sobbalzare, il detective si pentì all'istante di essere entrato nell'ufficio con così poca grazia.
- Io... - l'eroina si guardò intorno per un paio di secondi, mettendo a fuoco un po' alla volta le varie sagome degli oggetti posti in giro per la stanza. - Sì. Credo di essermi addormentata, scusami. -
Lui scosse la testa e le si avvicinò cautamente.
- Scusami tu per essere sparito così a lungo... ma non potevo lasciar correre un errore del genere. -
Superò la poltrona a passo lento e istintivamente puntò lo sguardo in direzione della strana posizione in cui si era sistemata. Yulis se ne accorse e si affrettò a mettersi composta, inforcando al volo gli stivaletti.
- Siamo stati fortunati. - aggiunse lui distogliendo lo sguardo. - Essendo uno del giro di Bubblegum poteva andare molto peggio di così. -
- A Twizzler non è andata poi così bene. Vorrei davvero sapere che cosa gli ha detto per ridurlo in quello stato. -
- Probabilmente l'avrà minacciato per spaventarlo a morte. Bubblegum sapeva che sarebbe stato sufficiente a non farlo parlare, altrimenti non si sarebbe fatto scrupoli ad ucciderlo. -
- Allora perché scomodarsi tanto da far arrivare qualcuno qui, direttamente al cuore del dipartimento? - chiese Yulis di rimando. - Solo per fargliela pagare, solo perché ha cercato di fregarlo...? -
Keita si strinse nelle spalle.
- Mi sembra la spiegazione più logica e paradossalmente più sensata. A questo punto, mi viene quasi da pensare che se anche fossimo riusciti a strappargli qualcosa, le informazioni di Twizzler non sarebbero state utili a costruire una pista fino a Bubblegum. - si lasciò cadere sulla propria poltrona con un sospiro, poi puntò gli occhi in quelli della ragazza. - Hai già parlato con Smith, non è vero? -
Yulis annuì, un po' avvilita.
- Ho provato a fornire una descrizione per l'identikit, ma è come se il mio cervello si rifiutasse di mettere insieme le informazioni che riguardano quel tizio. È tutto troppo sfocato, non ricordo praticamente nulla di lui. Non so dire con certezza di che colore fossero i suoi capelli, o la forma delle labbra o la dimensione del naso... l'unica cosa che riesco a ricordare è il colore dei suoi occhi, ma solo con quello non andremo lontano. -
- È pur sempre una base di partenza, non scoraggiarti. E visto che anch'io ricordo poco e nulla di lui... potrebbe aver sfruttato un'abilità per camuffare il suo aspetto e rendere più complicata la sua identificazione. -
- Un'abilità eroica...? -
- Magari è un Manipolatore, o un Mentalista come te, Yulis. Non sarebbe di certo il primo nella cerchia di Bubblegum. -
Yulis si mordicchiò nervosamente la superficie del labbro inferiore per qualche secondo. Non solo quel tizio le era già sfuggito due volte in meno di ventiquattr'ore, ma il fatto di non potergli associare nemmeno un volto la mandava fuori di testa.
- Ti va di pranzare? Abbiamo un po' di tempo prima che arrivi Smirnov. Possiamo farci preparare dei sandwich dalla caffetteria qui vicino, quella del cappuccino di stamattina. -
- Non ho fame. - scosse la testa e deglutì, scoprendosi nervosa all'idea di parlare con quell'uomo.
- Ti capisco: in realtà, dopo questa storia, la fame è passata anche a me. -
Trascorsero alcuni momenti in assoluto silenzio. L'orologio alla parete scandiva ogni secondo, facendo oscillare il pendolo con un movimento lento e pigro.
- Così il grande evento si avvicina, non è vero? Faccio il tifo per te, Yulis. -
Il detective spezzò di colpo quella bolla taciturna, ma non appena si ritrovò davanti l'espressione visibilmente confusa di Yulis arrossì lievemente.
- Parlo del Reveal della Hero Top Ten che si terrà tra non molto. -
- A-aah, sì, certo. L'HTT. - la ragazza annuì lentamente, cercando di mettere insieme i pezzi del discorso. - L'anno scorso ho ottenuto la decima posizione, ma non è detto che riesca a mantenerla. -
- In realtà... è più che probabile che scalerai la classifica. Tu e gli altri Riser siete stati molto attivi quest'anno, e con la missione al Maple Syrup avrete sicuramente ricevuto un sacco di punti. Nel mio report ho indicato te come Most Valuable Hero, quindi potresti aver ricevuto un bonus. -
Keita la osservò di sottecchi tenendo il viso leggermente abbassato, come se si vergognasse delle sue stesse parole.
- Se non fosse stato per Leo che ha centrato in pieno Twizzler proprio un momento prima che mi sparasse, probabilmente ora non saremmo qui a parlare. E qualche istante prima è stato sempre lui ad atterrare e disarmare Smirnov: meritava il titolo di MVH molto più di me. -
Keita si rabbuiò e aggrottò la fronte.
- Se non ti fossi infiltrata sotto copertura non avremmo mai preso Twizzler. -
- Ma è solo grazie al piano di Dominic se sono riuscita ad entrare nel suo gruppo di ballerine. - continuò lei, marciando sulla propria linea. - Poi Marcus è riuscito a trovare il modo di farci accedere all'asta, e Gareth ha... -
- Va bene, va bene. - il detective la bloccò e tagliò corto, intuendo che per l'ennesima volta non gli avrebbe dato ascolto e che molto probabilmente non sarebbe riuscito a farle considerare il proprio punto di vista. - Ho afferrato il concetto. -
Yulis appoggiò la nuca dietro di sé e chiuse gli occhi, inspirando lentamente: la luce al neon di quella stanza contribuiva a renderle la testa un vero inferno.
< Vorrei solo far sparire questa stupida emicrania... >
- Senti, Yulis... -
La ragazza riconobbe al volo quel tono imbarazzato. Evitò accuratamente di schiudere le palpebre per incontrare gli occhi di Shiiro, così si limitò ad un semplice "Mmh? " mugugnato a labbra serrate.
- Hai già un accompagnatore per il Galà organizzato in occasione del Reveal? -
Yulis aggrottò la fronte, sospettosa.
< Che gli passa per la testa? >
- Non... non esattamente. Penso che ci presenteremo lì come "squadra", tutti e cinque insieme. -
Si morse la lingua e incrociò le dita tra loro.
Non sapeva nulla di come si fossero davvero organizzati gli altri, quindi quella era una bugia bella e buona, raffazzonata all'ultimo istante e probabilmente mal raccontata. Per quel che ne sapeva, Gareth poteva aver chiesto alla sua ragazza del mese di accompagnarlo, mentre Leo poteva aver invitato quell'attrice che gli gironzolava intorno da un po' di tempo. C'erano poi probabilità di vedere Marcus con Càmila, la ragazza che il padre di lui cercava insistentemente di appioppargli per chissà quale ragione. Per Dominic, invece, così riservato sulla sua vita privata, era quasi impossibile formulare una previsione.
A quel rimuginare di pensieri, Yulis percepì un certo fastidio all'altezza dello stomaco, ma cercò di non darci troppo peso. Fece mente locale per cercare di capire quanto tempo fosse passato dal suo ultimo appuntamento, ma ben presto si rese conto che per ottenere un risultato sarebbe stato più appropriato far slittare l'unità di misura della sua timeline immaginaria sui mesi piuttosto che sulle settimane.
< ...forse dovrei iniziare ad ascoltare Noora. Forse dovrei davvero uscire con qualcuno. >
- Come squadra, capisco. - ripeté il ragazzo assottigliando involontariamente lo sguardo. - Dopo lo scambio di ieri sera con Ace e Zero pensavo che sarebbe stato uno dei due ad accompagnarti. -
Yulis fece schioccare la lingua e percepì le guance scaldarsi.
- Ignorali, sai come sono fatti. Sono un po'... -
- Gelosi? -
- Inutilmente protettivi. -
< Inutilmente idioti. >
Il detective le rivolse uno sguardo indagatore e la ragazza si sentì quasi con le spalle al muro, senza una vera e propria motivazione.
- Li conosco da un po' di tempo, Yulis, almeno da quando stavamo insieme. E sono convinto di non essere mai andato a genio ad almeno metà della tua squadra. -
Yulis sapeva bene quale fosse la reputazione di Shiiro e quello non era di certo il momento di fargli approfondire la questione. Cambiò velocemente discorso e cercò di sorridergli, pregando di non far apparire il proprio entusiasmo troppo forzato.
- Anche voi della polizia parteciperete al Galà per il Reveal? Spero proprio di poter incontrare Margareth, finalmente. -
Keita annuì appena e spostò lo sguardo verso un punto lontano sul muro, ma senza vederlo davvero. Yulis, dal canto suo, si ritrovò nuovamente a chiudere gli occhi per farli riposare qualche istante. Continuava a sentirsi terribilmente stanca e il mal di testa tamburellava tra le sue orecchie come un musicista impazzito. Proprio nel momento in cui i muscoli iniziarono a rilassarsi, Yulis percepì un dolore acuto lungo la schiena che la fece scattare sulla poltrona. Immaginò una colata di liquido bollente che si apriva un varco tra le sue scapole, scavandole la pelle. Il detective la fissò allarmato.
- Sicura di stare bene? Posso occuparmi io di Smirnov, il suo non è un interrogatorio impegnativo. -
- S-sto bene! - con quel tono di voce alzato di un paio di ottave, persino lei si considerò poco credibile. Si schiarì la gola e cercò di recuperare il controllo. - Probabilmente è solo un po' di stanchezza. -
Si mise velocemente in piedi e nello stesso istante qualcuno bussò alla porta dell'ufficio.
Per un secondo, entrambi rimasero con il fiato sospeso, in allerta, aspettandosi quasi di dover affrontare l'uomo di Bubblegum per la seconda volta in quella giornata.
- Detective Keita, signorina Parker. - l'agente fece un rapido inchino e i due rilassarono leggermente le spalle. - Perdonate il disturbo, ma è arrivata la scorta che accompagna Vladimir Smirnov. Con lui ora ci sono due dei nostri, lo facciamo accomodare in sala? -
Keita lanciò uno sguardo rapido alla ragazza, poi si alzò dalla poltrona annuendo con veemenza.
- Va bene, Taylor, procedete pure. Arriviamo anche noi. -
***
Per tutto il tragitto che separava l'ufficio dalla sala dell'interrogatorio, Yulis si torturò l'interno della guancia senza riuscire a darsi pace.
< Rilassati. Niente strane paranoie. Niente inutili speranze. Respira. Potrebbe essere solo una dannata coincidenza. >
Più se lo ripeteva e meno riusciva ad esserne convinta: non aveva mai creduto nelle coincidenze o nelle casualità.
Keita teneva le mani affondate nelle tasche e la precedeva di un paio di passi. Quando giunsero in prossimità della stanza fece un rapido cenno a Taylor, messo di guardia alla porta per evitare spiacevoli imprevisti, e si infilò rapidamente all'interno della sala. Yulis lo osservò sparire dall'altra parte, ma al posto di seguirlo si limitò a fissare il legno scuro della porta: aveva le dita arpionate alla maniglia e non riusciva a muoversi di un centimetro. Una parte di lei, quella disfattista, sapeva che una volta entrata lì dentro avrebbe scoperchiato il vaso di Pandora, scomodando vecchi demoni del passato che sarebbero tornati a darle noia. Inspirò a lungo dal naso ed espirò lentamente dalla bocca nel tentativo di rallentare i battiti che minacciavano di farle saltare il cuore fuori dal petto. Ripeté quell'operazione più volte, sotto gli occhi stupiti e confusi di Taylor. Espirò per l'ultima volta e, dopo aver dato una spintarella al suo coraggio, superò l'ingresso con un paio di falcate.
Keita le dava le spalle e se ne stava a braccia conserte davanti a Smirnov, il quale, non appena avvertì la presenza di una nuova persona nella sala, si sporse lateralmente.
- Elyza! -
Gli strani occhi rossi dell'uomo furono pervasi da un guizzo improvviso e si spalancarono a dismisura. Nella frazione di un secondo, Smirnov si alzò velocemente in piedi con l'intento di avvicinarsi alla ragazza, ma il detective gli appoggiò una mano sulla spalla per bloccarlo prima che potesse davvero agire, facendolo barcollare e rispedendolo bruscamente sulla sedia.
- Vuoi già che ti faccia ammanettare i polsi dietro lo schienale? - gli inveì contro il giovane. - Fossi in te eviterei di partire con il piede sbagliato. -
- Volevo solo vederla meglio! - l'uomo tentò di giustificarsi, poi riportò la propria completa attenzione su Yulis. - Puoi... puoi avvicinarti a me? -
Dato che la ragazza non accennava a muoversi di un centimetro dalla soglia, il detective Keita interpretò quel comportamento come una forma di disgusto e repulsione nei confronti dell'uomo.
- Posso occuparmene io , signorina Par... -
Yulis lo affiancò velocemente e lo zittì al volo proprio prima che potesse pronunciare il suo cognome, poi si rivolse a Smirnov carica di tensione e adrenalina.
- Te lo chiederò una volta sola, quindi ascoltami e cerca di capirmi bene: chi è "Elyza"? -
L'albino la fissò in assoluto silenzio per qualche istante. Sembrava quasi in adorazione, quasi intenzionato a voler imprimere nella memoria ogni suo singolo particolare. Sporse più in avanti la punta del naso e Yulis non poté fare a meno di notare quanto quegli occhi a palla assomigliassero davvero a quelli di un coniglio.
- Elyza? Elyza è stata l'amore della mia vita. -
- Il suo cognome. - Yulis si impegnò a non far trapelare alcuna emozione dal suo volto, ma non riuscì a controllare la voce che, al contrario, la tradì immediatamente. - Voglio sapere il suo cognome. -
Smirnov socchiuse gli occhi e sospirò a lungo.
- "Parker". La donna che ho amato per tutti questi anni e che avrei seguito in capo al mondo si chiamava "Elyza Parker". E tu sei la sua esatta fotocopia. -
Yulis sentì il proprio cuore congelarsi.
Quelle poche probabilità di un'incredibile coincidenza erano diminuite talmente tanto da svanire nel nulla.
- Sei sua figlia, non è vero? La piccola Yulis. - continuò l'uomo in un sussurro. - Hai i suoi occhi, le sue labbra piene e i suoi splendidi, lunghissimi capelli biondi... -
- Di cosa sta parlando? Lo conosci? -
Keita, confuso e quasi sconcertato, tentò inutilmente di catturare l'attenzione della giovane.
- Eri una bambina a quei tempi, chissà se riesci a ricordarti di me. - Smirnov guardò fisso la ragazza, senza mai sbattere le palpebre per paura di perdersi anche solo una sua minima reazione. - Così minuscola e beatamente addormentata tra le sue braccia in un pomeriggio d'estate: ho questa immagine stampata nella memoria da anni, ormai, come una fotografia. -
- Yulis...?! -
Keita riprovò ad ottenere una risposta, ma l'eroina sembrava pietrificata.
- Lei ti sorrideva sempre, e tu eri la sua piccola luce. Ed era così bella... così perfetta, la mia Elyza. Era impossibile non innamorarsi di lei. Avrei fatto qualsiasi cosa pur di vederla felice, mi sarei sacrificato e prodigato in qualunque maniera pur di poter stare al suo fianco. Ma nonostante tutti i miei sforzi e tutte le mie attenzioni, lei continuava a non vedermi, continuava ad avere occhi solo per lui. E lui, lui che era così completamente perso per lei, lui che la voleva con un'intensità quasi morbosa... mi faceva impazzire di rabbia e di gelosia. -
Il sorriso svanì e Smirnov scosse la testa da una parte all'altra, contrariato e adirato allo stesso tempo.
- "Lui"...? -
Yulis sapeva bene di chi stesse parlando, ma quella domanda sfuggì comunque alle sue labbra.
Non poteva non chiedere.
- Dorian Volkov. - rispose l'uomo a denti stretti, facendo trapelare un enorme rancore. - Tuo padre. -
La ragazza chiuse gli occhi ed incassò il colpo, mordendosi forte il labbro inferiore.
Eccolo lì, il peggiore dei suoi demoni.
Lo aveva odiato con ogni singola cellula del suo essere e con il tempo, invece di affievolirsi, quel sentimento non aveva fatto altro che consolidarsi e inasprirsi maggiormente.
- Tuo padre?! -
Keita la fissò sconvolto e con gli occhi sbarrati, ma lei quasi nemmeno se ne accorse.
Yulis scosse forte la testa, come a volersi liberare dell'apprensione che quel nome faceva tornare a galla. Si inumidì le labbra e deglutì, pronta ad affrontare la parte del suo passato che in tutti i modi aveva cercato di reprimere, ma che inevitabilmente aveva contribuito a formare la persona che era diventata.
- Parlami di Volkov. - ordinò, mettendo in fila quelle poche parole con riluttanza. - Eravate... amici? -
Smirnov si strinse nelle spalle senza scollarle gli occhi di dosso.
- Amici? Forse un tempo lo siamo stati. Prima di Elyza, prima che lui andasse completamente fuori di testa. Dimmi, piccola Yulis, pensi sia possibile continuare a coltivare l'amicizia di qualcuno determinato a conquistare l'unica persona per cui saresti disposta a morire? -
Smirnov calò la testa di colpo, sconfitto dalla verità delle sue stesse parole. Solo dopo alcuni istanti tornò a raddrizzare il collo, ciondolandolo appena.
- Visto che Volkov era così fuori di testa, perchè mia... - l'eroina si bloccò di colpo, con la frase strozzata in gola. - ...perchè Elyza non si è allontanata da lui? -
- Era malata, piccola Yulis. Malata della più tremenda e agrodolce piaga di questo mondo: l'amore. -
Contrariata fino al midollo, a quella risposta Yulis dissentì con l'intero corpo sino a tremare.
- No, non può essere questo il motivo. Non è possibile continuare ad amare una persona come quella. -
Smirnov rise amaramente.
- Non ti sei mai innamorata fino a perdere la testa, dico bene? -
Keita percepì un fastidio all'altezza del petto e si sentì immediatamente a disagio. In modo istintivo, cercò gli occhi della ragazza, sperando in una qualche forma di disaccordo o di obiezione, ma quando questa non si palesò sentì quel fastidio tramutarsi in una vera e propria fitta di delusione.
- Elyza era follemente innamorata di lui, nonostante tutto, nonostante quello che gli era successo. Era convinta che sarebbe riuscita a sistemarlo, a farlo tornare "l'uomo meraviglioso" che aveva incontrato tempo prima. Ma anche io l'ho conosciuto, Volkov, e posso assicurare che quello stronzo era tutto fuorché la brava persona che fingeva di essere. - le rivolse uno sguardo amareggiato e pieno di pietà. - Tu lo sai meglio di chiunque altro, non è vero, piccola Yulis? Dopo tutto quello che hai dovuto sopportare, dopo tutto quello che ti ha fatto. -
L'eroina si pietrificò sul posto. Sentiva la testa pesante e le labbra erano appena dischiuse, incapaci di pronunciare una sola sillaba.
- Il dolore, la paura, quello strano e perverso senso del dovere... sono tutti tratti familiari, non è vero? Tratti che non possono essere dimenticati, specialmente da te, per via di quell'incredibile abilità che possiedi e che tuo padre ha cercato in tutti i modi di sfruttare per tentare di rimettersi a posto. -
Keita si sentiva sempre più sbigottito e fuori luogo. Non era più il detective nel bel mezzo di un interrogatorio, era diventato lo spettatore a teatro che assisteva alla prima di uno spettacolo, senza però riuscire a capacitarsi di ciò che succedeva in scena. Erano almeno quattro o cinque anni che conosceva Yulis, da quando lei aveva terminato l'addestramento per eroi. Per quanto ci avesse provato, non era mai riuscito a farla aprire su quell'argomento: nemmeno una volta gli aveva raccontato qualcosa della sua famiglia o del suo passato, sapeva solo che Shogo Nishikawa era diventato il suo tutore quando ancora era una bambina e che le aveva permesso di mantenere il proprio cognome.
- Elyza ha tentato di risolvere il problema, a modo suo. Ma quando si è resa conto che solo con le parole non avrebbe mai ottenuto nulla ha pensato di agire, nella maniera più drastica e più dolorosa possibile. -
- Smettila. -
La voce di Yulis si incrinò e le sue unghie si conficcarono nel palmo della mano. Sentiva il battito accelerare e la pelle d'oca formarsi sulle braccia, aveva la gola secca e il respiro affannato.
- Quella fatidica notte, Elyza ha scelto lui: ha deciso di sacrificare se stessa ignorando qualsiasi altra variabile dell'equazione, ignorando te. Ha voluto fare da sola. Elyza si è uccisa per cercare di far tornare Volkov normale, lasciandoti indietro e completamente sola. -
- Ho detto di smetterla! -
Accadde in un attimo.
La mano della ragazza quasi si mosse in autonomia. Finì sulla sua gola, afferrandola e stringendola tra le dita. Yulis tremava, eppure la presa era completamente ferma. Sentì l'impulso di usare il proprio potere per chiudergli la bocca, avrebbe davvero voluto fargli provare anche solo un decimo di quel dolore che con così tanta supponenza pensava di conoscere.
- Yulis! - Keita le posò una mano sulla spalla ma lei la scrollò via.
- Non hai il diritto di farmi rivivere quella notte, non hai il diritto di giudicare mia madre o di parlare per lei! -
Con lo sguardo carico d'odio aumentò la presa e strinse ancora. Un suono acuto e piatto le rimbombò nelle orecchie, andando a cozzare con quello dei battiti impazziti del cuore. Smirnov deglutì pesantemente e Yulis percepì il suo pomo d'adamo alzarsi e abbassarsi a fatica contro la pelle del palmo. In quel momento, le iridi color sangue dell'uomo si scurirono, e per la prima volta furono attraversate da un lampo di paura.
- Eccolo. - sussurrò con difficoltà. - Dorian Volkov. -
Fu come una secchiata d'acqua gelida.
A quelle parole, Yulis sussultò e spalancò le palpebre, riuscendo finalmente a mettere a fuoco il proprio braccio teso verso Smirnov e la mano arpionata alla sua gola. Lo lasciò andare di colpo, realizzando con orrore cosa stava accadendo. Barcollò indietro di un passo, stordita e spaventata.
< I-io... non posso farlo. Non potrei mai farlo! >
L'uomo approfittò di quella confusione e le afferrò una mano tra le sue per tirarla nuovamente verso di sè.
- Volkov è lì. In quel tuo sguardo così carico di disprezzo ho rivisto la sua follia. Ma non ho più paura di lui, no, non più! Io posso aiutarti! Posso starti vicino. Lo avrei fatto anche con Elyza se solo me lo avesse permesso... ma ora posso sdebitarmi! -
L'uomo annuì con una folle e morbosa convinzione addosso, ma grazie all'intervento di Keita Yulis riuscì a sfuggire dalla sua presa.
- I-io... io non sono come lui. - sentenziò in un sussurro. - Non sono come lui, non ho niente in comune con lui... sono il suo opposto! -
Per aver perso quel contatto, Smirnov si agitò sulla sedia come un animale in gabbia. Il detective gli si parò davanti, sporgendosi verso di lui e fissandolo dall'alto in basso con uno sguardo tremendamente serio. Dopo averlo ammanettato con i polsi dietro allo schienale, Keita chiamò Taylor e gli chiese di rimanere dentro con lui per tenerlo d'occhio.
- Venga, signorina Parker: l'accompagno fuori. -
Yulis gli lanciò un'occhiata dispiaciuta e tentò di scusarsi, ma il detective la spinse comunque fuori dalla sala, richiudendo la porta non appena furono soli nel corridoio.
- Yulis, io non ho capito niente di quello che è appena successo lì dentro, ma è chiaro che dopo un comportamento del genere non puoi continuare l'interrogatorio. -
La ragazza abbassò la testa e sussurrò delle scuse.
- Lo sai che per quello che hai fatto io sarei tenuto a fare rapporto? E poi cos'è questa storia di tua madre e tuo padre? Sapevi di avere un qualche legame con quell'uomo e non mi hai detto nulla?! -
- N-non ne ero sicura... non aveva senso... - le parole le morirono in gola, strozzate.
- Hai portato lì dentro qualcosa di personale! E poi, a prescindere da tutto, come ti è saltato in mente di aggredirlo?! Quello per assurdo potrebbe addirittura denunciarti! -
- M-mi dispiace! -
Yulis si lasciò sfuggire un singhiozzo e il ragazzo si bloccò sul posto, come se avesse appena ricevuto uno schiaffo. Di tutte le cose che la riguardavano, vederla sull'orlo delle lacrime era l'unica a cui avrebbe volentieri rinunciato. Keita si morse la lingua e resistette all'impulso di annullare le distanze e abbracciarla, come invece avrebbe fatto un tempo. Sospirò piano, calmandosi: non avrebbe mai più potuto farlo.
- Non... non mi dirai nulla nemmeno ora, non è vero? - azzardò lui guardandola di sottecchi e la ragazza distolse in fretta lo sguardo per poi fissare il pavimento. - D'accordo. Avrai... le tue ragioni. -
Lei accennò appena un sorriso e si strofinò il braccio con la mano.
- Fammi andare a casa. -
Keita annuì lentamente. Avrebbe fatto di tutto pur di allungare una mano verso di lei e sfiorarle una guancia.
- Vai e riposati un po'. Ti terrò comunque aggiornata e ti manderò una copia del verbale dell'interrogatorio. -
Yulis si rilassò un minimo e spazzò via quelle poche lacrime impigliate tra le ciglia.
- Grazie, Shiiro. -
Il detective non poté ignorare il sussulto che percepì quando Yulis lo chiamò per nome e si ritrovò a fissare con insistente interesse le mattonelle ai suoi piedi. Sentì i passi degli stivaletti della ragazza allontanarsi e cercò con tutte le sue forze di ignorare il peso della fede d'oro al dito.
***
Erano le 16 passate quando Leo rientrò dal proprio allenamento. Aveva corso una decina di chilometri, niente di troppo impegnativo, ma i tempi ottenuti erano piuttosto buoni e si dichiarò quasi soddisfatto della performance. La mattina, dopo essersi scontrato sulla porta con Yulis, aveva passato un paio d'ore a letto senza però riuscire a chiudere occhio: i pensieri che lo tenevano sveglio erano sempre gli stessi da qualche tempo, ormai, così aveva ipotizzato di potersi tenere impegnato per un po' anticipando le sue attività quotidiane. Era stato in palestra, al poligono e infine al parco, dove aveva incontrato un paio di fan che gli avevano chiesto timidamente un autografo e qualche foto. Non gli era mai dispiaciuto quel lato della popolarità che derivava dall'essere un eroe professionista.
Varcò rapidamente la soglia di casa, si levò le scarpe da ginnastica e lanciò le cuffie sopra al tavolino posto vicino all'ingresso. Immaginò di essere solo: data l'ora, Dominic e Marcus sicuramente erano ancora alle prese con i loro allenamenti, Yulis con tutta probabilità era ancora ad occuparsi degli interrogatori e Gareth doveva essere in dolce compagnia di Candace.
Leo sbuffò quasi senza nemmeno rendersene conto. Mosse il collo a destra e sinistra e lo percepì indolenzito, così si spostò in direzione del bagno del piano terra con l'idea di farsi una bella doccia calda per distendere un po' i muscoli. Afferrò un asciugamano pulito e se lo passò sul viso, si levò la maglietta e la gettò nella cesta della biancheria assieme ai calzini. Aprì l'acqua affinché iniziasse a scaldarsi e nel frattempo si mosse a piedi nudi verso la cucina per bere qualcosa di fresco.
Fu allora che, nel giro di un secondo, tutti i suoi muscoli si paralizzarono.
Non appena superata l'isola dei fornelli, fu accolto dall'immagine del corpo di Yulis che giaceva a terra, con il volto riverso in una piccola pozza di sangue. Il ragazzo sentì il cuore fermarsi e per un attimo faticò a mettere a fuoco la scena. Scosse forte la testa per superare lo shock iniziale, imponendosi di riprendere immediatamente il controllo di sé. Si precipitò su di lei, inginocchiandosi sul parquet. Quando le scostò una ciocca di capelli dal volto notò con orrore che dei rivoli di sangue le deturpavano il viso, colando dal naso e dalla bocca.
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