Chapter 22: "There's a meeting in my bed"

Era difficile capire come fossero riusciti ad arrivare alla camera da letto perlopiù vestiti. Dal momento in cui erano rientrati, continuavano a incespicare nei loro stessi passi pur di strattonarsi, pur di rubarsi le labbra a vicenda. Per una manciata di minuti, Yulis era rimasta con un piede nudo piantato sul primo gradino della scala, ma con il busto rivolto indietro di tre quarti; la mano destra era ben salda al corrimano ed esplicitava il suo interesse a raggiungere il piano superiore, peccato che il braccio di Gareth, sistemato a dovere attorno alla sua vita, le avesse impedito di realizzare quell'obiettivo tanto semplice. Leo, d'altra parte, non si era dimostrato per nulla d'aiuto alla risoluzione dello stallo in cui erano finiti, indaffarato com'era a sbottonare i pantaloni dell'amico senza prima disfarsi della cintura.

- P-possiamo salire...? - aveva domandato la ragazza in un unico respiro, elargendo uno sguardo umido e impaziente verso gli altri due. - N-non sarebbe meglio...? -

- "Stare più comodi"? - aveva quindi completato Leo al posto suo, baciandola a fior di labbra non appena terminata la frase. - Certo, certo... -

Ma, nonostante tutto, erano rimasti ai piedi di quella scala per un'ulteriore, ricca manciata di respiri concitati. Impegnati in quella dissonante lotta di intenzioni, i tre parevano intrappolati in una bolla antitetica distante anni luce dallo spazio e dal tempo, una bolla in cui i pensieri si annodavano e si attorcigliavano in gomitoli sottili ma intricati, una bolla in cui le dita venivano mosse da un bisogno morboso di affondare tra i capelli o immergersi al di sotto dell'orlo degli indumenti eleganti.

C'era stato un momento in cui Yulis aveva sentito la risata bassa di Gareth vibrarle contro la schiena, e in contemporanea le labbra di Leo avevano iniziato a scorrerle lente sul profilo del collo; inutile menzionare che avesse perso il contatto con la realtà già parecchi istanti prima, non riuscendo quindi ad afferrare la breve battuta che aveva fatto tanto divertire i due, ma ad ogni secondo trascorso c'era una parte di lei che diventava sempre più accondiscendente e sempre meno interessata a quegli elementi così di contorno. Una mano, forse quella di Gareth, si era poi fatta strada al di sotto del vestito, approfittando dello spacco e andando a peggiorare la sua già traballante soglia di attenzione. A quel punto, si era lasciata andare a un breve mugolio, chiudendo gli occhi e rivalutando del tutto l'idea di non muoversi più da quei gradini; la presa sul corrimano si era fatta prima salda e poi debole, prima forte e poi flebile, in un ritmo cadenzato dai polpastrelli che scivolavano tra le sue gambe, strisciando con minuzia sopra il tessuto degli slip.

- Andiamo. -

Era stato un bacio forte e trepidante, quello che si era infranto contro la sua bocca. E proprio quando Yulis si era convinta a perdersi in loro e con loro su quella scala, si era ritrovata ad avanzare verso il piano superiore, sospinta dal petto di Gareth che faceva da propulsore alle sue spalle e invogliata dalle dita di Leo che la attiravano verso la camera.

Ed eccoli lì, insieme.
Tutti e tre.

Un fruscio leggero, quello di una camicia sfilata dall'imbocco dei pantaloni, andò ad unirsi al sottofondo di respiri affannati.

- Non ci pensare nemmeno, Top Three. - la voce di Gareth, bassa e trepidante, interruppe e redarguì il compagno, in rinforzo alle dita che già gli avevano bloccato i polsi. - Tu ti rilassi per primo. -

Leo ammorbidì all'istante l'occhiata contrita che si era palesata sul suo volto, sciogliendosi in un sorriso disteso e visibilmente compiaciuto. Fece un passo indietro e gli lasciò carta bianca, dandogli la possibilità di levargli la camicia mentre si beava di quella foga che gli guidava le dita, facendo saltare via qualche bottone durante la corsa.

La stanza era in penombra: nessuna luce artificiale era accesa, ma il chiarore che filtrava dalla finestra era sufficiente a illuminare il profilo del corpo del biondo, stagliato ai piedi del letto, creando un gioco di ombre sulla pelle che acuivano l'enfasi su quel fisico atletico. Con uno schiocco secco, Gareth si liberò della sua cintura, facendole attraversare i passanti in un unico movimento per poi abbandonarla a terra, assieme al resto del completo cangiante.

Nel giro di qualche altro respiro, Leo finì con la schiena contro il materasso e con i palmi di Gareth piantati ai lati della testa.

Per tutto quel tempo, Yulis non aveva fatto altro che osservarli, rapita e ammaliata come sotto l'effetto di un sortilegio. Il rumore dei loro baci, mescolato ai sospiri più pesanti di Leo, le faceva bruciare la gola come se avesse sofferto la sete per giorni, e l'arsura cresceva a ogni centimetro di pelle che Gareth divorava mentre scendeva in direzione del basso ventre, così come accelerava il battito di lei ogni qualvolta gli occhi scuri e carichi di eccitazione di Leo si allacciavano ai propri. Quando le spalle di uno si abbassavano, quelle dell'altro salivano, in un'altalena continua la cui oscillazione era scandita dalla mano del biondo che rimaneva premuta sulla nuca del compagno; talvolta, le dita si issavano al colletto ormai sgualcito della camicia di Gareth, e in quel moto uniforme la schiena ampia dell'irlandese sembrava voler mettere a dura prova il tessuto che ancora gli fasciava il busto.

Era ipnotico, quel movimento.
Avrebbe potuto continuare a guardarli per ore senza stancarsi, lasciandosi consumare dal desiderio. Quanto poteva essere bello, Leo, abbandonato in quel frangente? Quanto poteva essere appagante anche il semplice essere lì presente?

Gareth rallentò il ritmo, concedendo all'altro una tregua momentanea. Fece schioccare le labbra sulla punta, poi sostituì la bocca con la mano, in una carezza più ruvida ma, a giudicare dall'espressione di Leo, forse addirittura più piacevole. Gli sorrise di sottecchi, mentre era ancora chino sui suoi fianchi, poi spostò l'attenzione su Yulis.

- Hey, scricciolo... - si issò pigramente su un fianco. - Ti unisci a noi? -

Yulis sentì le guance incendiarsi, ma i piedi si mossero da soli ancora prima che il cervello potesse processare la situazione nella sua totalità. Davvero rimanere a guardare le era sembrata un'opzione valida? Stando alla rapidità con cui li raggiunse, il corpo doveva essere di tutt'altro avviso.

La ragazza sollevò il vestito oltre le ginocchia e si accucciò sul letto; guardò prima Gareth, ancora con lo smoking addosso, e poi Leo, completamente nudo, rilassato e in totale balia del loro volere.

Una sferzata di adrenalina mista a bramosia la scosse dall'interno, risultando in contrazioni languide tra le cosce e in un formicolio alla punta delle dita.

Si mise più comoda, e Leo le offrì una carezza sulla guancia di una tale dolcezza da far quasi vergognare l'intensità di quel desiderio che ormai le circolava nel corpo da capo a piedi, in assoluta libertà. Appoggiò la mano sulla sua per spingere il viso contro il palmo, quasi a voler sbollentare parte di quella smania, poi alzò gli occhi su di lui: con enorme sorpresa, si accorse che la placida calma di quello sguardo celava in realtà una ben più sentita frenesia al di sotto della superficie, tanto febbrile da fare eco alla propria.

Così, inevitabilmente, un nuovo briciolo della compostezza di Yulis rotolò via.

Si sistemò al fianco di Gareth, umettandosi le labbra. Sotto la più completa attenzione dei due ragazzi dischiuse la bocca e passò la lingua sull'erezione di Leo, in un movimento adagio verso il basso, poi tornò indietro, per concentrarsi sulla parte alta e ripetere il tutto in un saliscendi continuo. Un respiro lento e regolare, quello del suo migliore amico, le faceva da sottofondo, ad accompagnare la cadenza. Yulis percepì il forte desiderio di stendere le labbra in un sorriso compiaciuto: la mera consapevolezza di quegli occhi puntati addosso era molto più soddisfacente di quanto avrebbe mai immaginato.

Leo si lasciò andare ad un sospiro profondo, liberando i polmoni in un affanno non appena anche Gareth si unì in quella danza, andando ad occuparsi del lato opposto rispetto a quello su cui scorrevano le labbra di Yulis. Ansimò ad occhi socchiusi, poi si issò sugli avambracci per poterli guardare meglio.

- Baciatevi. -

Yulis leccò fino alla punta, interrompendo poi l'azione per sfarfallare le ciglia in direzione di Leo. Fu solo un breve istante, quello in cui riuscì a mettere a fuoco quelle pupille così dilatate, perché Gareth le aveva già afferrato il volto per eseguire un perfetto assalto alle labbra, introducendosi nella sua bocca con una foga elettrica che riverberò per tutta la colonna vertebrale.

Gareth le rubava l'aria, da quanto era famelico, da quanto si spingeva contro di lei con bramosia. Solo quando la lasciò libera, Yulis si rese conto della testa che girava e delle vertigini che la intontivano mentre ansimava, a una manciata scarsa di centimetri dal bacio feroce che gli altri due si stavano scambiando.

Possibile che riuscisse ad accendersi sempre di più, ad ogni loro interazione?

Le labbra di Leo caddero come pioggia sulle sue, facendo evaporare i pensieri e la loro fumosa logica per l'ennesima volta. La sua mano, delicata, percorse tutta la coda di cavallo per liberare i capelli dall'elastico, per poi stanziarsi su una natica.

Yulis si rituffò su di lui, cullata da quel palmo che ora le risaliva schiena e spalle, crogiolandosi in quelle carezze lente mentre si divertiva a lasciargli baci leggeri e veloci sulla pelle. Aveva iniziato a vezzeggiare la zona di contorno ai tre piccoli segni irregolari che svettavano sul suo pettorale sinistro, testimoni delle due operazioni urgenti per pneumotorace che avevano colto Leo di sorpresa durante il secondo biennio in accademia, circa sette anni prima. Le solleticò una dopo l'altra, percorrendone il profilo con i polpastrelli per poi fare la stessa cosa con la punta della lingua; non era ancora riuscita a spiegarsi da cosa derivasse quella sua insolita attrazione per le cicatrici.

Quando fu soddisfatta della cura riservatagli, attraversò il profilo degli addominali fino al basso ventre per poi tornare ad accogliere l'asta tra le labbra. Gareth, alle sue spalle, le depositò una scia di baci bollenti lungo la spina dorsale; di riflesso, Yulis inarcò la schiena come un gatto, e la curvatura che il corpo aveva disegnato si accentuò non appena il ragazzo fece scivolare i suoi slip oltre le cosce.

Gola secca, ma labbra umide.
La ragazza si lasciò sfuggire un gemito quando Gareth infilò due dita dentro di lei, e poiché racchiudeva ancora l'erezione di Leo nella bocca si ritrovò inavvertitamente a spingere la punta della lingua contro di essa.

Fu come una reazione a catena, come se avesse acceso la miccia di un esplosivo.
Gareth si aggrappò al suo gluteo, massaggiando il muscolo sodo con il pollice nel mentre che con l'altra mano incrementava il ritmo di indice e medio. Leo tornò a sedere, invitandola a riprendere il movimento su di sé, e con i polpastrelli percorse l'arco sempre più evidente della sua schiena.

Più Yulis gemeva, ansimava e si lasciava scuotere dai tremolii, più i due si facevano travolgere dalla passione.

Gareth aveva unito la lingua alle dita, e lei, ansante e con le gote arrossate, aveva avuto bisogno di interrompersi di nuovo per appoggiare la guancia al lenzuolo e respirare.

- Sai di buono, Yuls. -

Quella frase provocò in lei un nugolo di emozioni aggrovigliate, perlopiù lascive e corroboranti. Affondò gli incisivi nel labbro inferiore per tentare di scaricare almeno una piccola parte di quell'intensità, poi, con la coda dell'occhio, osservò Leo portarsi le dita di Gareth alla bocca, succhiandole e mordendole con avidità.

- Molto buono. -

A quel punto, nascose la fronte contro il materasso, liberandosi di quell'inutile freno inibitorio con un mugolio appagato mentre Leo ripuliva le labbra di Gareth con le proprie.

- Sicuro che debba essere io a rilassarmi per primo? - con un sorrisetto rivolto al rosso, Leo indicò Yulis grazie a un cenno della testa. - Perché per questa volta sono disposto a cedere il posto. -

Yulis borbottò parole confuse in risposta, soddisfacendo il suo piglio malizioso e irriverente.

Leo, mantenendo stabile e costante l'espressione divertita, se la issò sopra i fianchi, facendole puntare le ginocchia contro il letto. Le sollevò il vestito e con un braccio ad avvolgerle la parte bassa della schiena la incoraggiò a scivolare verso il basso.

Yulis era ancorata alle sue spalle mentre le ginocchia si allontanavano sempre di più dalla posizione di partenza, facendo attrito con il tessuto del lenzuolo. Trattenne il fiato e aprì il petto quando lo sentì scivolare dentro di sé, poi abbandonò la testa all'indietro per esprimersi in uno sbuffo appagato non appena lo percepì spingersi fino in fondo.

Subito, le labbra di Gareth la raggiunsero per una sequenza di baci volti ad accompagnare il ritmo adagio del bacino che aveva iniziato a esibirsi in piccole onde. Lo vide armeggiare con il bottone e la cerniera che ancora sostenevano il vestito, ma nel giro di un battito di ciglia si ritrovò nuda, con solo la sensazione del fruscio dell'abito a solleticarle la pelle. Immediatamente, le mani del ragazzo si chiusero a coppa sul seno, stringendolo e massaggiandolo tra le dita, e quelle di Leo si agganciarono alle sue anche.

Stava accadendo davvero?

Con una serie di gemiti che si mescolavano a quelli di Leo in sottofondo, Yulis portò una mano dietro alla schiena. Gareth le andò subito incontro, sbottonandosi i pantaloni e lasciandole campo libero affinché si intrufolasse sotto i boxer; lei lo avvolse tra le dita, percependolo pulsare contro il palmo mentre si spingeva nella direzione opposta alla sua, aumentando inconsciamente anche la velocità dei movimenti del bacino.

Il respiro di Yulis si faceva sempre più affannoso; il cuore le martellava contro il petto e i mugolii diventavano via via più frequenti.

- Più vicino... - a mano aperta, Leo attirò Yulis a sé fino a che non aderì completamente al proprio petto. - Anche tu, Gareth. -

Yulis si ritrovò quindi schiacciata tra i due, incastrata in un abbraccio libidinoso dal quale non avrebbe più voluto sottrarsi. Appoggiò la fronte a quella di Leo, una mano persa tra i suoi capelli ossigenati, l'altra imprigionata tra le dita di Gareth, che nel frattempo aveva iniziato a strusciarsi su di lei, contro le sue natiche.

Fame, sete.
Necessità di sfamarsi, di chiedere di più, di ricevere di più, di dare di più.
Ancora, ancora e ancora.

Si muovevano in sincrono, come un'unica entità.

Leo si perdeva in Yulis e nei baci di Gareth.
Yulis si scioglieva in quel rifugio di braccia e pelle.
Gareth rimaneva al loro passo, appagato di ogni ansimo.

Erano lì.
Insieme.
Tutti e tre.

Yulis sentì la testa vorticare e di colpo farsi più leggera. Si lasciò travolgere dal calore, da quelle contrazioni calde che la assalivano con benevola aggressività ad ogni nuova spinta. Sentì ciascun lembo di pelle farsi più sensibile, pizzicare a contatto con il petto di Leo e la camicia di Gareth. Abbandonò la testa indietro e tremò, aggrappandosi alla spalla del ragazzo davanti a sé mentre una serie di gemiti acuti riempivano l'aria.

Era con loro, per loro, per sé.

- Brava, Yulis. -

Fu solo un mormorio confuso, impercettibile, e mischiato a quel ronzio Yulis non riuscì a comprendere se fosse stato proprio Leo a parlare, o se fosse solo la propria mente annebbiata e appagata ad aver dato forma a quelle parole.

Ma poco importava.
Niente aveva senso, niente era fonte di urgenza o preoccupazione.
C'era solo pace, mista a quella sensazione di tiepida beatitudine che sembrava tenerla sospesa per aria.

Ed era giusto così.

Quando il respiro si placò, facendosi più regolare e controllato, la ragazza si scostò dal petto di Gareth, rendendosi conto solo in quel momento che tutti si erano fermati. Aggrottò la fronte, ma l'occhiata confusa che rivolse a Leo fu probabilmente più esplicativa di qualunque frase avrebbe potuto articolare.

- No, Yulis. - Leo, con un'espressione soddisfatta ed eccitata al tempo stesso, sbeccò il volto in un sorriso sghembo. - È solo una breve pausa per farti respirare. Non provare a dire che sei stanca. -

Yulis non ebbe nemmeno il tempo di replicare, perché il ragazzo si sporse su di lei per intrappolarle le labbra in un bacio. Alle sue spalle, Gareth spinse il bacino contro di lei un'ultima volta prima di scostarsi e ridacchiare al suo orecchio.

- Mi sa che Yulis in questo momento è su un altro pianeta. -

Ancora succube del torpore precedente, la ragazza sfarfallò le ciglia più volte, impiegando qualche istante di troppo a reagire all'insinuazione.

- N-non è affatto vero! - brontolò in un mormorio. - E non sono stanca! -

Leo si concesse una breve risata, mentre Gareth le lanciò un'occhiata più seria.

- Sarà meglio. -

Gareth schioccò tutte e cinque le dita della destra contro la natica di Yulis. La ragazza spalancò le palpebre e drizzò la schiena, presa in contropiede non solo da quella sculacciata veloce e particolarmente sonora, ma anche dal tono basso e autorevole con cui il compagno si era espresso. E ancora prima di capire quale fosse la componente più rilevante al proprio sgomento, fu afferrata per i fianchi e ruotata di centottanta gradi, in modo da finire con la fronte verso l'irlandese.

- Fammi capire bene, Hamilton... - Leo sfiorò il profilo della spalla di Yulis con le labbra, ma lo sguardo divertito rimaneva puntato davanti a sé. - Ti sei lamentato per tutta la serata dello smoking troppo stretto, e ora sei l'unico ancora vestito? -

- Scusami tanto, Top Three. Ero troppo concentrato a spogliare un certo paio di biondi per preoccuparmi di questo insignificante particolare. -

Quel pizzico di ironia andò ad arricchire il ghigno malizioso già presente sul suo viso. Gareth si sbottonò la camicia e se la scrollò di dosso, quindi si liberò in via definitiva anche dei pantaloni, che per tutto quel tempo erano rimasti appollaiati sui suoi fianchi, grazie a qualche strana legge della fisica del tutto contraria alla gravità.

Con l'intenzione di godersi il più a lungo possibile quello spettacolo improvvisato, Leo si lasciò cadere di schiena contro il materasso portandosi dietro anche Yulis, che nella manovra finì per aderire completamente al suo petto, con gli occhi puntati davanti a sé.

Gareth era massiccio.
Il suo fisico era molto più grosso di quello di Leo, e le spalle erano più larghe di almeno una dozzina di centimetri rispetto a lui; vantava un'altezza statuaria, mani grandi e solide, un sorriso in grado di riscaldare il cuore e di farti sentire a casa: tutto in lui gridava "protezione", e la sua abilità eroica sembrava essere la conseguenza naturale a un'indole di quel tipo. Eppure, quasi a voler essere l'eccezione a confermare la regola, in lui conviveva anche un lato più aggressivo, da predatore, che emergeva solo quando a comandarlo era la lussuria.

Nudo e visibilmente eccitato, Gareth gattonò sul letto nella loro direzione, con i muscoli gonfi e trepidanti a guizzare ad ogni flessione degli arti. Si piazzò a carponi su di loro, guardandoli dall'alto mentre arricciava il labbro superiore in un sorriso affamato; piegò le braccia e si chinò su Yulis addolcendo l'espressione.

- Prendi fiato, scricciolo. - mormorò il ragazzo, per poi spostarsi alla stessa altezza degli occhi del biondo. - E tu, invece, cerca di rilassarti. -

Yulis, incastrata tra i due e ancora appoggiata alla spalla di Leo, voltò il viso di appena qualche centimetro verso destra per poter continuare a osservarli. Non solo era elettrizzata all'idea di essere lì in mezzo, ma era scossa da un bisogno viscerale di vederli, di sentirli, di essere presente per condividere quel momento.

Stava succedendo un'altra volta, l'incantesimo pareva proprio non essere stato sciolto. Con occhi curiosi e impazienti, Yulis catalizzò la propria attenzione su Gareth, impegnato a divorare le labbra di Leo: con una mano, il rosso gli teneva i polsi bloccati oltre la testa, mentre con l'altra si era avvicinato alla bocca della ragazza.

Yulis schiuse le labbra per accogliere un paio di dita, inumidendole di saliva fino a renderle scivolose; mentre la sua lingua roteava attorno al medio, le pupille dilatate di Gareth saettavano tra lei e il compagno, come intenzionate a inghiottirli.

- Così va bene. - decretò in un sussurro.

Quando la mano di Gareth si allontanò per sparire verso il basso, Yulis sentì Leo sbuffare un lungo respiro. Man mano che i polmoni del biondo si svuotavano dell'aria, anche il proprio corpo collassava verso il basso, aderendo ancora di più al suo; dopo qualche ulteriore boccata d'aria, il suono degli affanni di Leo aveva virato verso la forma di ansimi appagati.

In quel momento, Yulis non era più una partecipante, ma una mera spettatrice, eppure il basso ventre continuava a essere il bersaglio di una scarica di piacevoli pulsazioni, e le guance parevano lambite dal calore di una fiamma tenuta in vita da quei continui sospiri .

Sobbalzò di sorpresa quando le dita di Leo scivolarono tra le sue gambe, e il gemito che le sfuggì dalle labbra attirò l'attenzione di Gareth.

- Non riesci proprio a evitare di preoccuparti per noi, non è vero, Leo? - l'irlandese si sciolse in un sorriso carico di malizia e desiderio. - Questo tuo strano altruismo mi stupisce ogni volta. -

- Non è altruismo... -

La replica di Leo giunse in un ansito basso e roco, spezzato presto da un bacio del compagno.

- Ti sei sentita messa da parte, Yuls? -

La ragazza aggrottò la fronte, trattenendo a stento un sorriso di fronte alla domanda provocatoria di Gareth. - No, non direi proprio. -

- Io giuro che davvero non vi sopporto, quando fate comunella così... -

Gareth premette le labbra su quelle di Leo in un bacio famelico e deciso, mentre una mano si avviluppò attorno alla sua erezione. - Io invece dico che basterà poco a farti cambiare idea. -

Il rosso non gli lasciò nemmeno il tempo di ribattere. Si piazzò tra le sue gambe, poi afferrò quelle di Yulis per divaricarle: con gli occhi puntati prima nei suoi, poi in quelli della ragazza, affondò in lei con un'unica spinta, smorzando un gemito tra i denti.

A palpebre spalancate, Yulis fu costretta a inarcare la schiena e arpionare un lembo del lenzuolo. Prese fiato e sfarfallò le ciglia, e nel mentre che cercava di far scemare la sorpresa notò Gareth martoriarsi il labbro inferiore, in evidente lotta con se stesso pur di rimanere fermo e darle il tempo di abituarsi. Chiuse gli occhi ed espirò piano l'aria dalle narici, rilassando i muscoli: le mani di Leo la aiutarono in questo, mosse sui suoi fianchi e sul profilo delle cosce in carezze che percorrevano ghirigori regolari. Qualche altro respiro e Yulis tornò a bearsi della loro presenza, del loro calore e della loro voglia: puntò i piedi nel materasso per alzare il bacino e prese a muoversi con foga.

Gareth terminò finalmente di torturarsi le labbra e si lasciò andare a un gemito gutturale. Piegò le braccia per raggiungerla e modellare la bocca sulla sua, in un bacio morbido ma al contempo affamato. Aumentò il ritmo delle spinte, incoraggiato dagli ansimi e dai mugolii della ragazza, sciogliendo la briglia alla foga che lo animava. Le mani di Yulis finirono presto tra i suoi capelli, invogliandolo a incontrare sempre più spesso le sue labbra, o a volte dirottandole verso quelle di Leo, che nel frattempo continuava a farle girare la testa sfregando il polpastrello del medio proprio in corrispondenza del centro delle sue gambe.

Di nuovo, erano una cosa sola.
Ed era difficile capire chi si sentisse meglio, dei tre.

Leo fece scorrere i palmi sulle cosce della ragazza, arrivando all'incavo delle ginocchia. Con delicatezza, fece pressione per sollevarle e sostenerle, permettendo a Yulis di scaricare parte del peso e mollare i talloni, liberi di oscillare a poca distanza dalle natiche.

A ogni nuova spinta, Gareth alternava un bacio tra l'uno e l'altra, attingendo alle loro bocche come alle fonti preziose di acqua e speranza nel bel mezzo di un miraggio nel deserto.

E, per la seconda volta, il battito di Yulis accelerava in frequenza, le dita si intorpidivano e la voce saliva di qualche ottava. La ragazza fece appena in tempo ad accorgersi che Gareth ora la stava stringendo tra le braccia, alzandola di peso ma senza sforzi, per permettere a Leo di svincolarsi e piazzarsi alle sue spalle.

Nella penombra, con gli occhi socchiusi e traboccanti di piacere, Yulis sbirciava i loro volti, le loro espressioni di estasi plasmate ad arte da quel frangente. L'aria era un miscuglio di affanni, gemiti e sospiri: Gareth continuava a muoversi sopra di lei, e Leo conduceva lo stesso ritmo dietro Gareth, in un crescendo voluttuoso orchestrato dal migliore dei maestri.

Non poteva esistere unione più giusta di quella.



*



Yulis fece scivolare i palmi sul profilo di marmo del bancone, andandone ad arpionare il bordo. - Bel modo di iniziare una collaborazione. -

Curioso: la sua stessa voce le sembrava distante e diversa, ma in un certo senso familiare.

Delle mani si adagiarono sulle sue spalle, scivolando lungo le braccia in una carezza bollente fino a che non le bloccarono i polsi; le dita oltrepassarono i dorsi e le nocche, andando così a incastrarsi tra le sue.

Yulis percepì il calore del petto dell'uomo direttamente sulla propria schiena mentre questi la obbligava a chinarsi in avanti, fino a farle aderire lo stomaco alla superficie, fino a farle cozzare le ossa delle anche contro il bordo del bancone.

- Fa' la brava, eroina. -

Grattò le unghie sulla pietra, strozzando un sussulto sul nascere.

Un brivido le percorse tutta la colonna vertebrale.
E quel brivido non aveva niente a che vedere con la paura.

Le labbra di Phoenix percorsero il profilo del suo orecchio, indugiando sul lobo per qualche istante, dove il respiro si infranse. L'uomo smise di gravare con il peso su di lei, raddrizzandosi col busto solo per assumere una postura più comoda; la mano sinistra risalì velocemente fino alla spalla per poi riscendere in picchiata sulla schiena nuda, scavalcando il fianco.

- Sto per infilarmi sotto al tuo vestito, Yulis. -

Con lentezza, i polpastrelli le divorarono centimetri di gamba fino a che non si intrufolarono sotto lo spacco dell'abito. Le afferrò la coscia, stringendola contro il palmo rovente, e con il piede opposto alla mano la invitò ad aumentare lo spazio tra una caviglia e l'altra.

I battiti di Yulis impennarono, e una nuova boccata d'aria sembrò doverosa: l'adrenalina scorreva a fiumi facendole pizzicare la pelle, mentre l'eccitazione la costringeva a infilzare i denti nel labbro inferiore. Non appena quelle dita bollenti superarono il profilo metallico della giarrettiera, si ritrovò a inarcare la schiena, spingendo lo stomaco contro il marmo.

- Non agitarti, Yulis. Devo ancora cominciare. -

La ragazza, incastrata tra lui e il bancone, sentì le ginocchia cedere e l'aritmia le rimbombò nelle orecchie con un frastuono pauroso. Cercò di recuperare il respiro, il senso, la ragione: tutta la situazione aveva un sapore familiare, ma nell'insieme c'era qualcosa di altamente stonato, qualcosa che la mente si rifiutava di processare.

Qualunque tipo di dubbio sembrò vaporizzarsi quando le dita di Phoenix si posizionarono sui suoi slip, scivolando piano sopra il tessuto e perpetuando piccoli movimenti concentrici.

Dopo un mugolio di sorpresa, Yulis aprì il petto e tentò di sollevare il busto di qualche grado. Guardò oltre la propria spalla, e da sotto le ciglia individuò i suoi occhi carichi di elettricità, leggendo in essi un desiderio profondo, ma ammansito allo stesso tempo. Senza mai distogliere lo sguardo, posizionò la mano libera in corrispondenza della sua: percepiva un bisogno febbrile di approfondire quel contatto, di ottenere di più, e glielo fece intendere all'istante.

Come se davvero ci fosse stata la necessità di essere più espliciti.

Le dita di Phoenix scivolarono dentro di lei, ed entrambi si lasciarono andare ad un lungo sospiro liberatorio.

C'erano urgenza e impeto, in quelle carezze, c'era un senso di nostalgia misto ad appartenenza, ad avvolgerle.

- Mi sei mancato. -

Le labbra si erano mosse da sole, la lingua aveva articolato quelle parole senza che lei ne avesse coscienza o controllo.

Ed ecco che, di nuovo, quella nota stonata riprese a ronzarle nelle orecchie, a lottare con quella parte di sé che la implorava solo di continuare a godersi quel momento.

Yulis guardò in avanti.

Dove poco prima c'era il nulla, il buio più totale, l'entropia amorfa tipica dei sogni, ora c'era un enorme specchio ovale dalla cornice argentata, sospeso nel vuoto. Il riflesso che mostrava, però, non corrispondeva uno a uno alla realtà che stava vivendo, perché si alternava in continuazione tra l'aspetto di Yulis, ancora avvolta nell'abito per la cerimonia, e quello di una bellissima donna dagli occhi viola vestita come una dea.

Yulis spalancò le palpebre e si irrigidì. Alzò lo sguardo su Phoenix e gli appoggiò una mano sulla guancia, ma l'uomo, perso completamente in lei, sembrò non essersi accorto di quell'intrusione.

- Questo è sbagliato. -

La voce, ben riconoscibile e non più ovattata, finalmente era la sua.

- Se davvero lo fosse, non ti farebbe stare così bene. -

Yulis puntò l'attenzione verso lo specchio, verso il riflesso di Lilith. I capelli scuri come il manto della notte le ricadevano sulle spalle mentre si adagiava al petto dell'uomo, e le labbra si piegavano in una smorfia appagata ogni volta che lui le mordeva il profilo del collo.

Chi era, tra le due, che seguiva i movimenti dell'altra?

Prima ancora di riuscire ad afferrare una risposta, il sogno svanì in una nuvola di fumo, e Yulis si ritrovò con gli occhi puntati sul soffitto e un tenue raggio di sole a scaldarle il viso.




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Ed eccoci qua, fiorellini, Uber ed eroi!

Se questo capitolo non è di livello "Habanero", credo che dovrò appendere i peperoncini al chiodo. Il mio Spice-o-metro segna 5/5, ma lascio a voi il compito di confermare o ribaltare questo giudizio *wink wink*

Non voglio e non riesco a scrivere in modo volgare, quindi se cercate termini particolarmente coloriti o spinti, mi spiace per voi ma qui non li troverete - al netto di un drastico cambio di pov in prima persona, ovvio, ma nel 99% dei casi il narratore sono io e faccio the fuck that I want.

Spero di aver reso chiara l'intera scena e di non aver lasciato in giro pezzetti poco comprensibili. Tengo molto a rendere "cinematografici" i capitoli che scrivo, che siano questi combattimenti, carezzine, litigate, o scene di sesso. Lo considero uno dei miei tratti distintivi come scrittrice e - spero - uno dei miei punti forti.

Ma parlando del nostro trio preferito, FINALMENTE UNA GIOIA! Era ora che quei tre disgraziati riuscissero ad avere un momentino tutto per loro, senza magagne, senza rotture di palle e senza stupidi regolamenti intorno.

...Ma quanto durerà questa situazione?
( ͡° ͜ʖ ͡°)

Per la parte finale del capitolo, invece... spero che ci siano tanti punti interrogativi sulle vostre teste :D come vedete, l'argomento Lilith ogni tanto sbuca fuori e confonde sempre un pochettino di più la povera Yulis, per rendere più frizzicherella la situation.

E ora il momentino da "in ginocchio sui ceci".

So che mi odiate per avervi fatto aspettare quasi due mesi per questo capitolo. La verità è che sono andata in crisi mistica con la scrittura e la mia testa - per la prima volta nella vita - non riusciva a pensare a niente che fosse inerente a UV. E sapevo bene quello che doveva succedere, nel 22, quindi non parliamo di mancanza di idee (l'ansia da prestazione è un'altra cosa, ssh). Ho semplicemente ♡procrastinato♡ come la morte. Per fortuna, la One Shot AU ("Too hot to handle", se non l'avete ancora letta, fateci un saltino pls) mi è venuta in soccorso e mi ha sbloccato, perché mi ha permesso di rilassarmi un po' scrivendo qualcosa di moooolto leggero, fluffoso e chill. A quanto pare ne avevo bisogno, e ci ho messo un po' prima di capirlo.

Ma ora a voi la parola!

Sapete che stelline e commenti mi fanno sempre super piacere e mi spronano a continuare, quindi sentitevi liberi di spararli a raffica qui, su IG, in privato, per mail, per messaggio, dove-vi-pare-basta-che-vi-fate-sentire ♡

PS: Il titolo del capitolo è tratto da "In my bed" di Rotimi e Wale. Potete ascoltarla anche voi, direttamente dalla playlist dedicata ai capitoli di Ultra Violet che trovate nel capitolo Extra oppure sulla mia pagina instagram!

A prestoooh (giuro) ♡


Juliet

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