Chapter 21: "A blade on her thigh"

Yulis era paralizzata.

Il ricordo di Enrique divorato dalle fiamme le aveva intorpidito le gambe, convincendola all'istante della veridicità concreta della minaccia. Quelle dita premute contro la bocca odoravano di sigaretta, così pungenti da farle sentire sulla lingua il sapore stesso del fumo; l'altra mano, invece, era poggiata poco sopra lo stomaco, a tenerla schiacciata contro di sé. Che fosse attraverso il tessuto leggero del vestito o direttamente sulla pelle, qualunque punto di contatto con il Lupo pareva bruciare contro il corpo ancora infreddolito di Yulis, reduce della chiacchierata poco gradevole in terrazza. La ragazza percepiva ogni suo respiro solleticarle il collo mentre se ne stava ricurvo su di lei, sormontandola per via della grande differenza di statura.

- L'ultima nostra collaborazione è andata bene. - soffiò al suo orecchio in un mormorio basso. - Credi di poter replicare? -

Yulis deglutì e mosse il mento in piccoli scatti nervosi verso il basso.
Non che avesse altra scelta.

- Molto bene, eroina. -

Anche senza vederlo, attraverso l'impronta di scherno che trasudava da quella frase riuscì a immaginare che stesse sorridendo.

Il Lupo allentò di poco la presa, quel tanto che bastava a permetterle di voltarsi, ma non appena furono uno di fronte all'altra la spinse con la schiena contro la colonna, piazzandole gli avambracci ai lati del volto.

- Non dire una parola. -

La ragazza serrò le labbra per non farsi sfuggire nemmeno un fiato, ma nulla riuscì a impedire al proprio cuore di battere come un ossesso, proprio come quello di una preda messa all'angolo. Inavvertitamente, si ritrovò a indietreggiare fino a che i talloni nudi non cozzarono contro la base del pilastro, mentre il marmo le percorreva la colonna vertebrale in un brivido di freddo. Intrappolata in quella morsa soffocante si sentiva ancora più piccola in confronto a lui, quasi minuscola, così si sistemò in punta di piedi, come a voler tamponare quel divario.

Avrebbe davvero voluto tenere gli occhi fissi nei suoi, per monitorarlo.
Ma qualcosa continuava a distrarla, a farle scivolare lo sguardo sui lineamenti del viso, passando dal naso alle labbra, al mento, ai lobi delle orecchie e alle sopracciglia in un turbinio continuo, senza riuscire a memorizzare alcun dettaglio. Era come se perdesse la concentrazione, come se non riuscisse a mantenere il focus su un punto fisso per troppo a lungo.

Ed era snervante.

- Dove stiamo andando? -

Una terza voce, del tutto inaspettata, minò la compostezza di Yulis.
La domanda, seguita a ruota da una risatina sommessa e da uno scalpiccio affrettato, non solo proveniva dal fondo del corridoio, a dimostrazione che non fossero soli, ma apparteneva a qualcuno di familiare.

- Al guardaroba. -

- Al guardaroba? -

Un nuovo risolino terminò quel breve botta e risposta, e Yulis impallidì: non c'erano dubbi sull'identità del duo che stava attraversando il corridoio con tutta quella fretta.

Il rumore di passi diventò più chiaro, e Yulis pregò con tutta se stessa che né James, né Noora si accorgessero di loro. Si fece ancora più piccola, appiattendosi contro il marmo e lasciando che la figura del Lupo, nella penombra, divorasse la propria.

- Preferisci tirarti indietro, Golden Boy? -

- Assolutamente no, signorina Hernandez. -

Data la rischiosa prossimità con gli altri due, il Lupo le intimò di muovere un passo verso destra, spingendosi maggiormente contro il suo corpo mentre le mormorava di fare silenzio, per l'ennesima volta; Yulis fu quindi costretta a voltare la testa di lato, finendo con la guancia a un centimetro scarso dalla sua camicia. Si stavano solo sfiorando, eppure la temperatura emanata dal corpo dell'uomo rendeva ancora più opprimente l'aria di quello spazio così angusto.

"Li brucio via. Tutti."

Yulis sentì il sangue tremare nelle vene al ricordo di quelle parole, e un brivido gelido, in netta antitesi con quel clima, le intirizzì le braccia. Pur di non fare rumore si forzò ad entrare in apnea, rimanendo quasi del tutto immobile, puntando i denti nel labbro inferiore e prestando una meticolosa attenzione persino alla frequenza dei propri battiti. Aspettò uno, due, tre secondi, poi azzardò un minuscolo movimento alzando lo sguardo verso il Lupo. Di nuovo, anche se non poteva esserne certa a causa di quella strana interferenza, le sembrò di scorgere un accenno di divertimento a sgualcire la sua espressione.

Quando i passi e le risate finalmente si allontanarono sino a svanire del tutto, lui distese le braccia per permetterle un margine di fiato, ma non per questo levò i palmi dalla colonna.

- Terrorizzata come un patetico gattino. -

La pazienza era in bilico già da troppo tempo, quella sera, ma per evitare di aggravare la situazione Yulis si costrinse a non replicare: non era terrorizzata, ma consapevole del rischio. Spinse la lingua dietro i denti per attutire qualcosa che con tutta probabilità avrebbe rimpianto, perché, anche se una parte di sé era convinta che avrebbe potuto tenergli testa, non doveva rischiare di mettere a repentaglio l'intero Grand Hotel. Sapeva di cosa il Lupo fosse capace, dopotutto ne aveva avuto un assaggio al Gemini Center: aveva visto, sentito e annusato la fragilità della carne di Enrique in confronto al volere delle sue fiamme voraci, quindi non c'era nulla che escludesse a priori una replica di quello scenario.

Tentò di tutto pur di mantenere il controllo della voce, anche se il ritmo del cuore non voleva proprio saperne di tornare a un'attività dignitosa. - Che cosa vuoi? -

- Fare due chiacchiere. La cosa ti sorprende? -

Eccome, se la sorprendeva.

- Non credevo fossi tra gli invitati. - sfarfallò le ciglia con una finta aria ingenua. - A sapere che mi cercavi, sarei venuta da te anche prima. -

- Prima mi sei sembrata piuttosto occupata, Yulis Parker. - accennò a una debole risata, piegando la testa di lato. - E pare proprio che qualcuno si sia divertito a farti arrabbiare. -

Yulis schiuse le labbra per ribattere, percependo sulla lingua l'imminente ondata di irriverenza che sarebbe stillata fuori nonostante le buone intenzioni, ma grazie ad un respiro più profondo riuscì a focalizzarsi e a mantenere il controllo. - Perché non riesco a vederti bene in viso? -

- Precauzione. - si limitò a dire lui, in una scrollata di spalle. - Come hai potuto notare, ci troviamo in una zona fin troppo movimentata. -

Quanto odiava il riverbero strafottente di quel tono!

- E sempre per precauzione ti propongo di raggiungermi all'undicesimo piano, tra mezz'ora esatta. - continuò lui, allontanando la mano sinistra dal pilastro e sfiorando il viso di Yulis durante la manovra. - Per una chiacchierata d'affari a tu per tu, senza nuove intrusioni. -

< Una chiacchierata? Da soli? >

- Quindi dovrei accettare a scatola chiusa e fidarmi di te? - domandò, senza riuscire a contenere del tutto il proprio scetticismo.

- Il mio è solo un invito, non un obbligo, e la scelta di accettare è esclusivamente tua. Quanto alla fiducia... se avessi avuto qualche interesse ad ucciderti non saremmo qui a discuterne, non credi? -

Le spalle di Yulis sussultarono.
Di tanto in tanto c'era un che di sinistro nella sua voce che scavallava l'aria divertita, un monito sottile che scricchiolava e riemergeva per ricordarle di non dover sottovalutare chi aveva di fronte.

Il Lupo scostò la giacca dal fianco per raggiungere la tasca posteriore dei pantaloni. Il particolare che impreziosiva il polsino della sua manica, uno dei gemelli d'acciaio dalla forma esagonale, catturò un barlume di luce fioca proveniente dalla navata del corridoio e scintillò come se fosse vivo. Lo sguardo di Yulis fu completamente accalappiato da esso, tanto che la ragazza non poté fare a meno di seguirlo durante tutto il movimento fino a che la mano non sparì dietro la schiena.

- Se stai per estrarre una pistola... - azzardò Yulis dopo essersi scrollata di dosso quella fastidiosa sensazione di intorpidimento.

- Sono disarmato. - replicò lui, in una cantilena così innocente e costruita da suonare ben poco credibile. - Non ti fidi di me? -

- Preferirei controllare. Per precauzione. -

Il Lupo si fece sfuggire uno sbuffo breve e scocciato. - Vuoi perquisirmi? - e così dicendo fece un unico passo indietro. Come se fosse in arresto, alzò le braccia fino a portare le mani all'altezza del viso; l'indice e il medio della sinistra stringevano una piccola tessera plastificata. - Accomodati pure. -

Yulis puntò gli occhi prima su quella che poteva essere una chiave magnetica e poi su quel viso che ancora non riusciva a mettere a fuoco.

Davvero seccante non poterlo vedere in faccia.

Gli appoggiò i palmi sulle spalle per poi scendere a ispezionare le braccia fino ai polsi. Tornò all'altezza del bavero e si infiltrò al di sotto della giacca, scivolando con i polpastrelli sulla camicia: il calore innaturale del suo corpo la pungolava attraverso il tessuto, ma alcune zone del petto non parevano bruciare con la stessa intensità. Senza preoccuparsene troppo, Yulis controllò con scrupolo il busto: partendo dai bottoni sotto al colletto fece scorrere le dita verso l'esterno sino a che non coprì tutta la parte anteriore. Si allungò poi a ispezionare anche le scapole e la schiena: scese verso il basso, passando ai lati della colonna vertebrale, ma solo una delle due mani riuscì a raggiungere i passanti per la cintura.

- "Disarmato"? - la domanda le rotolò fuori dalle labbra in un finto mormorio controllato. Passò il profilo dell'indice sulla fondina e alzò il mento di scatto, sentendo la frustrazione farsi sempre più pressante. - Eppure a me questa pare proprio una pistola. -

- Quella è un regalo. -

- Vuoi prendermi in giro? - sbottò Yulis mentre sfilava con attenzione l'arma dal fodero. La impugnò, e dopo aver compiuto un passo indietro eliminò il caricatore e fece scattare la molla del carrello.

- Guardala meglio, ragazzina. Non ti sembra familiare? -

Yulis digrignò i denti per via del nomignolo e fece un altro passo indietro, ritrovandosi per l'ennesima volta con le spalle contro la colonna. Con un mix di scetticismo e tensione a fremere nelle vene si rigirò la semiautomatica tra le mani: profilo armonioso, corpo in metallo, leggera, piccola, compatta...

- È la pistola che Twizzler aveva associato alla Regina di Picche... - Yulis ne sfiorò i bordi con cautela, osservandola con la fronte aggrottata mentre riesumava i ricordi del Maple Syrup. - Uno dei beni messi all'asta. -

- Una Rayline calibro 6. - precisò lui. - E di pessima fattura. -

Yulis cercò i suoi occhi, ma quello che trovò al loro posto fu solo un nugolo esasperante di fumosa confusione. Fece schioccare la lingua contro il palato, espletando parte della propria frustrazione. - Che intendi con "pessima fattura"? Non è una delle armi di Bubblegum? -

- Undicesimo piano, junior suite, tra mezz'ora. - di nuovo, una parvenza di ombra canzonatoria mentre sventolava a mezz'aria la tessera magnetica. - Prendere o lasciare, Cenerentola: la mia offerta di collaborazione è valida solo per stasera. -

Yulis irrigidì le braccia e se le strinse al petto, soppesando le alternative.

Seguendo la via più logico-razionale avrebbe dovuto avvertire subito qualcuno della sicurezza, o perlomeno informare i propri compagni di squadra del fatto che uno dei criminali di Bubblegum stava gironzolando indisturbato per la casa base, un'altra volta. Tuttavia, lo svantaggio principale di quell'approccio implicava giocarsi l'unica possibilità di ottenere nuove informazioni su un caso tanto delicato quanto stagnante. Se, invece, avesse abbassato di qualche grado le aspettative della sfera logico-razionale avrebbe dovuto fare affidamento solo sulle proprie forze e abilità, presentandosi alla suite per l'ora stabilita; lo scenario peggiore in un'eventualità del genere la vedeva cadere in una stupida trappola infiocchettata ad arte un secondo dopo aver bussato alla porta del nemico di sua spontanea iniziativa.

Si umettò le labbra e picchiettò le dita in corrispondenza del proprio gomito: non conosceva le reali motivazioni del Lupo, e nemmeno aveva avuto l'opportunità di intuirle; era vero, però, che dall'appartamento di Enrique lui se l'era squagliata quasi subito dopo aver ottenuto le J-Pops, e che quando ce n'era stata la possibilità non l'aveva gettata in pasto agli Yōkai.

Poteva fidarsi?
Quanto poteva rischiare?

- Quasi dimenticavo. -

Yulis si lasciò distrarre da un suo nuovo intervento.

- Ho trovato questo, dopo il nostro ultimo incontro. - con la stessa mano che stringeva la tessera, il Lupo si scostò la giacca dal petto, andando poi a recuperare qualcosa da una piccola tasca interna. - Dubito fosse del riccone... ma forse tu sai a chi appartiene. -

La ragazza fissò la catenella dorata ondeggiare a nemmeno un metro dal proprio naso. Quella strana interferenza che aleggiava attorno alla figura del Lupo non le permetteva di coglierne i dettagli, ma Yulis era sicura di cosa si trattasse. Mossa da una ventata di sollievo mista a sorpresa, allungò la mano per afferrarla, ma lui fu più veloce e la allontanò dalla sua portata.

- Ridammela. - ordinò Yulis in un sibilo, stringendo le dita della mano libera a pugno. - Non l'hai semplicemente trovata, l'hai rubata a me! -

- L'ho semplicemente raccolta dal pavimento. - replicò lui, questa volta senza nemmeno impegnarsi troppo a modulare il proprio tono divertito.

Yulis a quel punto si lasciò travolgere da un sospiro molto seccato.

- Va bene. - biascicò, quasi digrignando i denti, quindi gli mostrò il palmo aperto. - Suite all'undicesimo piano, giusto? -

Al diavolo qualunque campanello d'allarme, qualunque remora, qualunque dubbio: recuperare il ciondolo della madre aveva improvvisamente affossato qualunque elucubrazione sensata sulle alternative, regalando punti gratuiti all'approccio molto emotivo e ben poco logico.

- Tra mezz'ora. - confermò l'altro, posandole la chiave sulla mano dopo aver assicurato il gioiello nella giacca. - Ma ricordati anche di non tentare la sorte architettando qualche stronzata. Odio le sorprese, e ancora di più i fuori programma. -



*



Quella del Gala sembrava proprio essere la serata delle emozioni forti, delle incazzature facili e delle decisioni affrettate.

Yulis fissava il proprio riflesso pallido mentre l'ascensore saliva con rapidità verso la cima del palazzo, emettendo un trillo fastidioso ogni volta che un nuovo piano veniva raggiunto. Passò il profilo dell'indice a spazzare via l'alone di matita sbavata sotto l'occhio, poi tornò a torturarsi l'interno della guancia, ciancicandolo con i denti. Poteva definirsi ragionevolmente in ansia dato che aveva passato buona parte di quegli ultimi trenta minuti a cercare un posto sicuro in cui nascondere la Rayline: di certo, andarsene a zonzo per l'hotel con una semiautomatica illegale come accessorio sarebbe stata l'ultima delle buone idee.

Picchiettò la punta della scarpa sulla moquette, seguendo un ritmo all'apparenza scoordinato che anticipava di mezzo secondo l'illuminarsi dei piani sul quadrante dei bottoni.

Ottavo, nono, decimo...

Non appena le porte si aprirono, Yulis si fiondò nel corridoio seguendo le indicazioni per la junior suite. Camminava a falcate brevi e respirava in maniera affannosa, maledicendo quei tacchi che aveva preferito non togliere più per prudenza che per dignità. Svoltò l'angolo, affondando i passi nella sofficità che caratterizzava i tappeti color tortora, chiedendosi quanto in fretta la decisione di andare lì da sola si sarebbe rivelata la vera e propria stronzata della serata.

Un'ultima dozzina di metri e si ritrovò a dover girare a destra per la terza volta, in quello che sembrava essere uno strano e snervante girotondo. Quello che Yulis non si aspettava, però, era di incontrare qualcuno che non fosse il Lupo a guardia dell'ingresso della suite.

- Lei deve essere la signorina Violet. -

Yulis sfarfallò le ciglia e abbandonò le braccia lungo i fianchi, lasciando che le labbra si schiudessero in una smorfia stupita. Strizzò le palpebre per cercare di mettere a fuoco l'uomo che aveva di fronte, ma fu del tutto inutile: se con il Lupo aveva faticato ad aggrapparsi anche solo ad un minuscolo particolare del suo aspetto, in quel momento nulla era distinguibile. Poteva azzardare a riconoscere la sagoma piccola e leggermente tozza di chi le stava parlando, quello sì, ma l'insieme dei connotati era una poltiglia dai colori diversi e tremendamente confusi; quando cercava di concentrarsi anche solo su un singolo dettaglio dei capelli o del completo, l'attenzione di Yulis veniva sviata nell'attimo immediatamente successivo, rimpallata senza controllo a un estremo del busto o delle scarpe.

- Oh, domando scusa. - bofonchiò lui in un farfuglio sommesso. - Il signor Phoenix aveva avvertito che non si trova per niente a suo agio davanti a Mesmerize. -

Yulis assottigliò lo sguardo e scosse appena la testa, non comprendendo.

< Signor Phoenix...? Mesmerize? >

Fece per replicare, ma non appena l'immagine dell'uomo divenne perfettamente nitida ai suoi occhi incespicò in un piccolo passo indietro.

- Va meglio, così? -

All'accenno del timido sorriso che accompagnava la domanda, la bionda si ritrovò di nuovo spiazzata. Annuì con lentezza, come se avesse bisogno di tempo per metabolizzare tutta quell'inattesa premura e l'effetto sorprendente di Mesmerize.

- È un piacere incontrarla, signorina Violet. Il mio nome è Nobu. - fece lui con garbo, esibendosi in un profondo inchino.

Yulis balbettò una presentazione confusa e si esibì nello stesso saluto formale. Si sentiva strana, disorientata: non sapeva dire se quel "signorina Violet" la mettesse davvero a disagio o se quello che provava fosse solo una conseguenza dell'effetto sorpresa, unito a quella valanga inaspettata di informazioni.

- Signorina Violet, potrebbe gentilmente consegnarmi la chiave che le ha affidato il signor Phoenix? -

- C-certo. - fece Yulis, eseguendo quanto richiesto, sempre più stranita dall'interazione bizzarra che stava avendo con quell'uomo oltre la sessantina.

- Prima di farla accedere alla suite, ho bisogno di porle alcune semplici domande. Risponda con sincerità, per cortesia. -

Yulis allora ingoiò la titubanza. - D'accordo. -

Il signor Nobu portò le braccia dietro alla schiena e dopo aver aperto il petto dondolò sui talloni con aria più seria. - Qualcuno è a conoscenza dell'incontro di questa sera? -

- No, nessuno. - garantì, mantenendo lo sguardo fisso nel suo, e lui fece un piccolo cenno di assenso in risposta.

- Indossa qualche dispositivo in grado di registrare o trasmettere a terzi, anche solo in parte, la conversazione? -

- No, nulla del genere. -

- Detiene qualche tipo di arma o qualche oggetto con cui sarebbe in grado di ferire se stessa o altri? -

- No. - Yulis si impegnò a mantenere un tono di voce neutro e convincente anche per quell'ultima risposta. - A meno che le trappole che porto ai piedi non possano essere considerate realmente pericolose. -

Il signor Nobu si lasciò andare a una breve, seppur genuina, risata. - Molto bene, signorina Violet, abbiamo terminato con le domande. Mi segua, la prego. - e dopo aver avvicinato la chiave magnetica alla serratura la scortò all'interno della suite.

Era tutto così... anomalo: l'incursione del Lupo, la sua proposta, la gentilezza di Nobu.
Tutto così incredibilmente surreale.

- Il signor Phoenix ha avuto un imprevisto, ma sarà qui entro breve. - snocciolò lui mentre attraversavano il corridoio per raggiungere il salottino. - Si accomodi pure, nell'attesa: champagne e stuzzichini sono a sua completa disposizione. -

Yulis gli rivolse un sorriso più ampio di quanto preventivato. Il viso tondo dell'uomo, il taglio stretto e allungato dei suoi occhi, quel nasino tanto piccolo quasi nascosto da quei baffoni grigi esercitavano una strana simpatia nei suoi confronti.

- Sarò di guardia qui fuori. Se dovesse avere bisogno, signorina, non esiti a rivolgersi a me. -

- La ringrazio, signor Nobu. -

L'uomo si congedò con un nuovo inchino e la ragazza tornò a dover fare i conti con la tensione. Iniziò a guardarsi intorno per esaminare l'ambiente, alla ricerca di qualunque cosa potesse esserle fonte di preoccupazione o di supporto, in base alle circostanze.

La stanza era immersa nella penombra; una fila di faretti incastonati nel soffitto emettevano luce calda e soffusa, mentre delle tende spesse e pesanti coprivano l'intera parete frontale. A lato, sulla sinistra, era disposto un caminetto elettrico, mentre al centro della sala troneggiavano un paio di poltrone, un divanetto e un tavolino di vetro. Sulla parete opposta al camino, un banco da bar a forma di elle delimitava il perimetro di una cucina minimal, ma di design: era lì che erano stati disposti alcolici e stuzzichini, che per quanto potessero apparire appetitosi, sarebbero sicuramente rimasti intoccati. Alle proprie spalle, il corridoio proseguiva per una manciata di metri, garantendo l'accesso al bagno e a una spaziosa camera da letto.

- Così hai deciso di fidarti. -

Yulis trasalì e si voltò di scatto, scorgendo il signor Phoenix al fianco del divano, intento a liberarsi della giacca.

- E tu di continuare a non farti vedere. - replicò secca, fissando con frustrazione il volto ancora confuso dell'uomo.

- Dammi tempo, eroina. -

Phoenix si lasciò andare a uno sbuffo divertito mentre armeggiava con entrambi i polsini della camicia. Con calma, appoggiò qualcosa sul tavolino, producendo un tintinnio acuto: non appena le dita si scostarono dai gemelli per abbandonarli sul vetro, la figura dell'uomo tornò di colpo nitida.

- Mesmerize... - mormorò Yulis con una punta di meraviglia, riuscendo a stento a distogliere l'attenzione dai due piccoli gioielli luccicanti.

- Lascio Nobu con te per due minuti e già ottieni informazioni preziose. -

Alla ragazza non sfuggì la piega irritata che si era nascosta dietro quel sorriso, ma preferì rimanere in silenzio, con l'ansia che grattava nella gola e il cuore che martellava contro il petto.

Phoenix si fece avanti con passo lento e un po' trascinato; il blu dei suoi occhi, finalmente ben visibili, sembrava ammattito dalla poca luce della sala, così spento da virare a una tonalità più mogia e cupa. La fissò a lungo e con fare circospetto, avvicinando le sopracciglia scure tra loro. Dopo averla squadrata da capo a piedi, si portò l'indice a sfiorare il colletto della camicia.

- Levati le scarpe. -

Yulis si mordicchiò il profilo del labbro e indietreggiò di un passetto, contrita. - Le scarpe...? -

Lui recuperò la distanza, liberando dalle asole i primi bottoni della camicia. - Fa' come ti ho detto. -

- Temi davvero che in qualche modo possa pugnalarti con un tacco? - berciò la voce con ironia, anche se i primi spauracchi di insicurezza minacciavano di prenderle in ostaggio i polmoni. - Quella che ho fatto prima era solo una battuta. -

Lui alzò un sopracciglio, mantenendo statici gli angoli della bocca. - Non farmelo ripetere un'altra volta, Yulis Parker. -

Per l'occhiata intimidatoria che ricevette, Yulis sentì il cuore schizzare nel petto, sbattere così forte contro la gabbia toracica da fare quasi male.

D'accordo, l'avrebbe accontentato.

Senza mai abbandonare il suo sguardo, si chinò con attenzione verso il pavimento, slacciando le fibbie dorate che le avvolgevano le caviglie. Mantenne l'equilibrio e si liberò della prima calzatura, affondando la pianta del piede nel tappeto con un sollievo che avrebbe preferito non provare, poi fece lo stesso anche con l'altra.

- Soddisfatto, ora, signor Phoenix? - dopo un piccolo dondolio sulle ginocchia si raddrizzò per fronteggiarlo, lanciando i tacchi lontano. - Disarmata. -

Più che soddisfatto, parve infastidito. Ignorò la provocazione e schioccò la lingua contro il palato. - Voltati e appoggia le mani sul piano di marmo della cucina. -

Yulis si ritrovò a indugiare, iniziando a temere la finalità di quella richiesta.
Serrò la mascella e tentò di non farsi scomporre, osservandolo immobile da sotto le lunghe ciglia.

- Che succede, Yulis, solo a te è concesso mettere in dubbio la fiducia? - domandò con un piglio di ironia, permettendo alle labbra di incresparsi in un sorriso divertito. - Anche io preferisco controllare. Per precauzione. -

Yulis deglutì e mosse un microscopico passetto indietro, scivolando sopra la moquette.
Il volto era pallido, e un brivido di freddo le aveva appena provocato la pelle d'oca sulla nuca.

Non si aspettava di dover essere perquisita.

Mormorò un assenso confuso e si voltò con lentezza, cercando di mantenere il controllo mentre esaminava con urgenza l'ambiente attorno a sé, in cerca di una scappatoia.

- Bel modo di iniziare una collaborazione. - mugugnò, quasi per prendere tempo, arpionando le dita al bordo del bancone.

Phoenix si sistemò alle sue spalle e le appoggiò i palmi sul dorso delle mani, diminuendo di parecchio l'apertura e obbligandola a piegarsi in avanti. Scivolò con lei sul marmo in modo da farle stendere le braccia sino ad avere lo stomaco a contatto con la superficie, lontano dalla portata del martelletto tritaghiaccio che accompagnava la bottiglia di champagne. Quindi si chinò di più sulla sua figura, aderendole con il petto alla schiena, per poi accostarle le labbra all'orecchio.

- Fa' la brava, eroina. -

Yulis grattò le unghie sulla pietra, incastrando un'imprecazione tra i denti. Il calore che le opprimeva la pelle era un monito a non reagire, chiaro quanto quella velata minaccia mascherata a consiglio.

Phoenix cessò di gravare con il peso su di lei, raddrizzandosi col busto quel tanto che bastava da assumere una postura più comoda. Le mani abbandonarono la posizione per risalire fino alle sue spalle e poi rapidamente scendere sulla schiena; passarono quindi per la vita e si posizionarono sui fianchi, esercitando una discreta pressione contro il tessuto del vestito. I polpastrelli della sinistra continuarono a ingurgitare centimetri di gamba sino a che non si scontrarono con un nuovo lembo di pelle nuda, trovando quello che era l'angolo di partenza dello spacco; si fermarono poco più sotto, per tamburellare contro la coscia.

- Sembra proprio che qui manchi qualcosa... - ponderò lui ad alta voce, con un'aria tanto finta quanto costruita. - Forse farei meglio a controllare anche l'altro lato. -

I battiti di Yulis impennarono e i sospetti si fecero via via più concreti.
In testa, ormai, vorticava un'unica rosa di pensieri, una miriade confusa e raffazzonata di immagini impegnate a valutare una qualunque strategia in grado di toglierla da quella situazione.

- Sto per infilare le mani al di sotto del vestito, Yulis. - mormorò, mentre raccoglieva il tessuto color lavanda nel proprio pugno. - Vedi di non agitarti. -

Come se fosse possibile, data la situazione!

L'ansia e l'adrenalina scorrevano a fiumi, a tal punto da farle pizzicare le dita e tremare i polsi.
Non poteva fare nulla: era spacciata, semplicemente spacciata.

Yulis percepì un leggero brivido fresco percorrerle la gamba quando la stoffa fu scostata a sufficienza, ma non appena il palmo rovente di Phoenix le afferrò la coscia destra, trasalì e inarcò la schiena, schiacciando le costole contro il bancone. Le dita bollenti incontrarono il profilo metallico della giarrettiera, e subito, alle spalle della ragazza, ci fu un breve sospiro di rassegnazione.

< Merda! >

I polpastrelli seguirono la circonferenza che le avvolgeva il quadricipite in un percorso misurato, quasi a rallentatore, come se lui volesse darle il tempo di metabolizzare quello che di lì a breve sarebbe accaduto. Qualche altro centimetro e le sfiorò l'interno coscia, andando ad accarezzare il sottile fusto in acciaio che era tenuto fermo dall'elastico della giarrettiera.

E lì, Yulis si sentì morire.

- Il signor Nobu ci rimarrà molto male quando scoprirà che gli hai mentito. - esordì Phoenix, in un finto rimprovero dal riverbero amareggiato. In un piccolo moto di vendetta, trasferì il calore dalle proprie dita alla lama, e prima di sfilarla completamente da quell'ubicazione di fortuna la spinse contro la sua pelle per farla affondare nella carne di appena un millimetro. Yulis sussultò e mugolò per il dolore, così lui fu costretto a tenerla ferma con l'avambraccio opposto; tornò quindi ad allungarsi fino al suo orecchio, schiacciandola nuovamente con il proprio peso. - La prossima volta che hai intenzione di nascondere un coltello nella giarrettiera, evita di spostarla dalla gamba su cui l'hai tenuta per tutta la sera. -

Yulis, incastrata tra lui e il bancone, sentì le ginocchia cedere e l'aritmia le rimbombò nelle orecchie in un frastuono pauroso. La coscia destra pulsava a causa della piccola bruciatura, la fronte era imperlata di sudore, il corpo era interamente ricoperto da pelle d'oca. Un sapore ferroso si distribuì sulla lingua, facendole realizzare di aver dilaniato il labbro inferiore al punto da lacerarlo; ne spazzò via il sangue diluendolo con la saliva, e una scossa acuta di dolore si irradiò per la colonna vertebrale.

Cercò di recuperare il respiro, il senso, la ragione.

Sarebbe stato molto più stupido andare lì completamente disarmata.
Certo, in caso di necessità avrebbe potuto ricorrere a Empathy, ma considerando tutta l'accortezza che Phoenix aveva sempre prestato nell'evitare di entrare a contatto con le sue mani, le probabilità di riuscita sarebbero state troppo basse per poter fare un reale affidamento su di essa.

Lui le sventolò la lama davanti agli occhi, reclamando attenzione. - Il Lupo ti ha mangiato la lingua? -

Yulis inspirò dal naso e seppellì l'istinto di farsi piccola piccola contro il bancone.

- Quel coltello è un regalo. - mormorò, attingendo comunque a una punta di irriverenza nonostante la paura le chiedesse di tenere il freno a mano tirato. - Sarebbe stato scortese arrivare qui a mani vuote. -

La risata di Phoenix, ancora accostato al suo orecchio, le provocò una nuova ondata di brividi. L'uomo si arrotolò la sua coda di cavallo attorno al palmo, tirandola piano verso il basso in modo da farle piegare la testa all'indietro. - Mi auguro che questa sia l'unica e ultima sorpresa, Ultra Violet. -

Yulis non fece nemmeno in tempo ad elaborare una risposta che Phoenix l'aveva già lasciata andare. Guardinga, raddrizzò la schiena con un mix di perplessità e stupore ad appesantirle le spalle. Lo osservò di sottecchi mentre si spostava al suo fianco, armeggiando con gli stuzzichini come se niente fosse successo.

Data l'apparente calma, si permise un respiro più profondo, un po' per placare la tempesta che l'aveva scombussolata da dentro, un po' per riprendere un colorito normale.

Possibile che fosse andata così... bene, nonostante tutto?
Possibile che se la fosse cavata con così pochi effetti collaterali?

- Ti verso qualcosa da bere? -

La ragazza scosse la testa in un dissenso e lui si riempì un bicchiere di champagne, alzando le spalle.

- Un altro motivo per far offendere Nobu. -

Yulis inasprì lo sguardo, chiedendosi per quanto ancora sarebbe andato avanti quello strano gioco. Lasciò poi che la propria curiosità avesse la meglio e tentò di indirizzare la conversazione verso il motivo reale che li aveva portati ad incontrarsi in quella suite.

- Cosa intendevi dire, prima? Hai definito la Rayline "di pessima fattura", ma quella pistola è uno dei prodotti dell'Artigiano per eccellenza. -

- Dritta al punto. - Phoenix si voltò verso di lei, bevendo con calma un sorso di bollicine. - Non è stato Bubblegum a realizzarla, ma chi l'ha plasmata ha di certo sfruttato la sua abilità. La Rayline è un falso, una replica ottenuta tramite Jolly Pops. -

Yulis sgranò gli occhi, incredula. - Una replica? -

- Proprio come tutte le armi all'asta. - si portò alle labbra uno degli stuzzichini, masticandolo con un gusto tale da doversi leccare la punta delle dita. - Solo che Twizzler non lo sapeva. -

- Come faceva Twizzler a ignorare che quelle non fossero armi di Bubblegum? Voglio dire, non era di certo la prima volta che organizzava un evento simile o che contrabbandava per suo conto. -

- Stai cominciando a fare un po' troppe domande. Perché non ti siedi e mi lasci parlare? -

Yulis gonfiò appena le guance e strinse il taglio degli occhi, avvicinando le sopracciglia tra loro. In quel momento, l'espressione sul proprio volto doveva essere così esilarante da arrivare a far sciogliere Phoenix in una patetica risata.

- Quello che ti propongo è un accordo molto semplice, Yulis. - esordì, versandosi un nuovo bicchiere mentre si appoggiava al bordo del bancone. - Tu hai bisogno di risposte, e io ho accesso a tante informazioni. -

Lei incrociò le braccia al petto, con un cipiglio alzato e il mento a puntare in avanti. - Non venderesti mai Bubblegum. Né a me, né alla Federazione. -

- Te l'ho già detto, mi pare: io gioco solo per una squadra, la mia. - replicò, senza una minima ombra di esitazione. - Ma hai ragione: finché qualcosa mi torna comodo, sono disposto a stare alle regole di altri. So quando conviene fare una mossa oppure no, e so fino a che punto posso spingermi per ottenere ciò che voglio. -

- E allora cosa te ne fai del mio aiuto? - Yulis si inumidì le labbra, lasciandole dischiuse per qualche attimo mentre riprendeva fiato. - A cosa ti servo, se sei tanto bravo? -

- Hai proprio una brutta lingua, ragazzina. E pensare che solo poco fa stavi tremando come una foglia. - Phoenix si allungò sul piatto dei dolci, andando a recuperare qualche biscottino al limone. - Lo sapevi che uno di quei gentili camerieri che ha servito la vostra squisita cena è andato completamente fuori di testa? Mentre voi eravate alle prese con chiacchiere, premiazioni e dramma, lui era in cucina a prendere quella roba, per reggere lo stress del servizio o per qualche altra stronzata simile. È un vero peccato che alla fine le sue braccia si siano accidentalmente trasformate in una coppia di lance, non ti pare? -

Yulis si pietrificò per qualche istante, del tutto ignara di una situazione simile.
Scosse appena la testa per riprendersi, quindi fece un paio di rapidi passi per raggiungerlo.

- Uno Yōkai? - tentò di calibrare meglio la propria voce, schiarendosi la gola. - Che fine ha fatto? Ci sono feriti? -

- Rilassati, eroina. - con un mezzo ghigno divertito, alzò gli occhi al cielo. - Lo Yōkai, come lo hai chiamato tu, è già stato sistemato. -

Lei fece per replicare, ma all'ultimo si zittì. Si portò la punta dell'indice alle labbra, picchiettandole con insistenza mentre soppesava quelle parole. - Quindi era lui il tuo imprevisto, il motivo per cui hai fatto tardi al nostro incontro. -

Phoenix smorzò di colpo il sorriso, lasciandosi sfuggire un breve sbuffo seccato. - La conversazione tra te e Nobu sembra essere stata molto proficua. -

Yulis lo ignorò. - Come ci sono arrivate le Jolly Pops a una serata come questa? -

- "Una serata come questa"? Nel tuo mondo fatto di zucchero filato e tutine aderenti, la droga è relegata solo ai bassifondi delle grandi città? - con un sorrisetto di scherno ben piantato sul viso recuperò il pacchetto di sigarette dalla tasca dei pantaloni. - Mi sa tanto che ti poni le domande sbagliate. -

Per l'ennesima volta, Yulis dovette sorvolare sulla provocazione per non rispondergli a tono. - Tu hai le informazioni su chi spaccia quella roba, immagino. E Bubblegum, di certo, non vuole che quel qualcuno sfrutti la sua abilità per rovinargli gli affari. -

- Tra le tante cose, già. -

Phoenix si portò il filtro alle labbra attenuando il sogghigno, e dopo aver acceso il tabacco all'estremità opposta inspirò a pieni polmoni. Fece vibrare la fiammella di un'intensità innaturale, tingendola di una palette di colori che partiva dal giallo pallido e arrivava al rosso sangue. Con calma, voltò la testa di lato per soffiare via il fumo dalle narici e dalla bocca, poi si slacciò un altro paio di bottoni della camicia.

Yulis lo osservò in quei movimenti dal sapore estemporaneo, e la sua attenzione fu presto catturata da un particolare che già in passato aveva avuto occasione di notare: circa mezza spanna sotto il pomo d'Adamo faceva capolino la punta di una brutta cicatrice, una bruciatura, a giudicare dall'aspetto, che sembrava estendersi anche su buona parte del petto.

- L'incidente delle armi al Maple Syrup non dovrebbe più verificarsi. L'ultima volta che ci ho parlato, Twizzler mi è parso sinceramente sorpreso e particolarmente collaborativo. - Phoenix tornò a concentrarsi su Yulis, mantenendo un accenno di divertimento nel tono e nella piega delle labbra. - Ma un business come quello delle Jolly Pops permetterebbe a chiunque di ottenere momentaneamente un'abilità da Uber. Non è solo Bubblegum a rientrare nella cerchia dei signori infastiditi dalla proliferazione di quelle tenere caramelline. -

Yulis si strinse le braccia al petto e si voltò indietro, mordicchiandosi l'interno della guancia. "Passeggiare agevola il ragionamento", come le aveva ripetuto più volte Dominic, così gironzolò per la stanza. Arrivò al camino e fissò le fiamme arancioni al suo interno, ma senza vederle davvero, dondolando di tanto in tanto sulla punta dei piedi come se seguisse l'andamento delle loro lingue.

< Bubblegum potrà essere anche solo uno tra tanti, ma rientra a tutti gli effetti tra i peggiori criminali della città. >

Girò sui talloni, facendo oscillare i polsi vicino ai fianchi, e riprese la propria camminata.

- Bubblegum deve aver chiesto a te di risolvere questa storia... Dopotutto, sei stato abbastanza scaltro e intelligente da infiltrarti prima al Maple, poi alla centrale e infine qui, stasera. Sei un Manipolatore Elementale e hai accesso a quell'abilità, Mesmerize... Devi essere una risorsa molto preziosa, ai suoi occhi. - Yulis affondò nella sofficità dei tappeti, passo dopo passo, sino a che non fu di nuovo davanti a lui. - Allo stesso tempo, tu sai che né noi e né la polizia potremmo tollerare la diffusione di quella roba, quindi cogli la palla al balzo e cerchi qualcuno che ti alleggerisca il lavoro: condividendo le informazioni di cui sei in possesso, otterresti il massimo dei profitti, ma con il minimo dello sforzo. -

Phoenix sostenne la sua occhiata, senza scomporsi, ed espirò di nuovo. Questa volta, il fumo uscì dalla bocca sotto forma di tanti piccoli cerchi chiari e ben definiti, i quali andarono a contornare il viso di Yulis. - È una soluzione in cui vinciamo tutti. -

- È una soluzione in cui vince anche chi gioca in una squadra molto diversa dalla mia. - rimbeccò lei.

- Non ti facevo una persona così egoista. -

Yulis soffiò una breve risata colma di ironia. - Cosa succede se dico di no? -

L'uomo scrollò la cenere nel bicchiere di cristallo inutilizzato.

- Niente. Non sei insostituibile e là fuori è pieno di persone che farebbero di tutto per un po' di soldi, o per una bella collanina d'oro come la tua. È vero che le tue motivazioni sono differenti, ma non si può dire lo stesso per tanti altri Uber... anzi, con alcuni di loro sarebbe ancora più facile stringere un accordo. Sai, Yulis Parker, se ti dicessi davvero quanti e quali dei tuoi stimati colleghi hanno chiesto un favore a tipi come Bubblegum, almeno una volta nella vita, probabilmente il mondo di lustrini viola in cui ti hanno cresciuta rischierebbe di entrare in crisi con immensa facilità. -

- Tu non hai idea di quale sia davvero il mondo da cui arrivo, quindi piantala di sparare stronzate. -

- Vuoi davvero mettere i nostri due mondi a confronto? Accomodati pure, eroina del cuore. -

Yulis si ritrovò in punta di piedi, con una mano appoggiata al suo petto e il polpastrello del medio a contatto con la pelle, proprio in corrispondenza della superficie spessa e scoscesa della cicatrice.

- Regola numero uno della nostra collaborazione. - ancora prima di terminare la frase, Phoenix le aveva già afferrato il braccio proteso verso di sé, stringendolo poco sopra il gomito nella sua canonica morsa ustionante. - Mani al loro posto, sempre. -

- Questa sera mi riesce un po' difficile. - sibilò Yulis a denti stretti, ignorando il calore che continuava ad aumentare. - Ho scoperto che la mia pazienza è limitata. -

L'uomo si lasciò sfuggire una debole risata prima di guardarla dall'alto in basso. - Sarà molto divertente avere a che fare con te. -

- Non ho mai detto di voler accettare. -

- Non hai nemmeno mai detto di voler rifiutare. - precisò, evitando accuratamente di mollare la presa. - Eppure sei venuta qui senza sapere niente sulle mie intenzioni, senza informare i tuoi compagni di squadra e senza alcuna garanzia di incolumità. E se non ti stesse tanto a cuore la questione del tuo ciondolo, ora non saresti qui a minacciarmi con la tua Empathy. -

- La "minaccia" è per altro. - continuò a sostenere lo sguardo, incurante del resto. Espirò poi uno sbuffo di frustrazione e con stizza interruppe il contatto con la sua pelle, tornando ad appoggiare i talloni al terreno. Con il mento fece un cenno verso quelle dita che continuavano a tenerla arpionata, così alzò un sopracciglio. - La regola numero uno vale solo per me? -

Phoenix aumentò la stretta, e per un attimo incrementò anche la temperatura trasmessa dalla propria mano. La lasciò andare di colpo, inasprendo il taglio degli occhi, quindi gettò il mozzicone di sigaretta nel bicchiere. - Non sfidarmi, Yulis. -

- Questa è la regola numero due? -

L'occhiata truce che le rivolse riuscì a riempirla di soddisfazione e terrore al tempo stesso.

- Parleremo di tutti i dettagli al nostro prossimo incontro. Fino ad allora, evita di perdere tempo per venire a cercarmi. - recuperò il bicchiere che aveva utilizzato per lo champagne e, con grande sorpresa di Yulis, lo gettò nel cestino, frantumandolo in minuscole schegge.

- E la mia collana? - domandò lei, continuando a tenere la fronte aggrottata in direzione della pattumiera.

- Quella potrai riaverla solo alla fine della collaborazione. Ormai penso tu abbia capito che preferisco essere cauto, quando mi muovo. -

Yulis fece schioccare la lingua contro il palato, contrariata, stringendo le dita a pugno sino a che delle piccole mezzelune non comparirono sul palmo. Inspirò a lungo e ciondolò la testa di lato, facendo ondeggiare la coda di cavallo alle sue spalle. - Voglio anche io una qualche forma di garanzia, nei tuoi confronti. -

Phoenix alzò un sopracciglio. - Hai già avuto la Rayline, stasera. Quando ci vedremo al Bullet Hell ti dirò dove recuperare le altri armi dell'asta e tutte quelle che Sweet-T ha prodotto sfruttando le Jolly Pops. -

La ragazza sfarfallò le ciglia più volte e scosse la testa in piccoli scatti. - Aspetta, cos'è il Bullet Hell? E chi è Sweet-T? -

Phoenix affilò un sorriso e iniziò ad arrotolare la manica sinistra, rivelando il profilo di una seconda bruciatura che partiva a metà dell'avambraccio. - Ti ho lasciato abbastanza materiale su cui riflettere, quindi pensa bene alle prossime domande da pormi, Yulis Parker. -



*



Quell'incontro si era rivelato addirittura più proficuo delle sue più rosee aspettative. Certo, era uscita dalla suite con una piccola bruciatura sulla coscia e con l'obbligo indiscusso di non far parola con nessuno di quanto concordato, ma alla fine il gioco era valso tutta la candela.

Ripensava alle parole di Phoenix mentre tornava verso la sala principale dell'Hotel, le rielaborava e cercava possibili collegamenti tra i vari attori in scena, ma il chiasso animato dell'After Party riusciva a far scivolare via anche le connessioni più ovvie. Nella sala principale le luci erano state sostituite da led colorati, la musica alzata a dismisura e le bottiglie di alcolici disposte sui tavoli che fiancheggiavano le pareti. Lo spiazzo centrale era ormai occupato da una grandissima fetta di invitati impegnati in danze frenetiche e, a giudicare dalle movenze sconclusionate di molti, le persone ancora sobrie dovevano essere addirittura meno della metà.

Yulis non aveva avuto il coraggio di muovere un passo oltre la soglia. Si era appoggiata allo stipite della porta, chiedendosi come avrebbe fatto a individuare anche solo uno dei suoi compagni di squadra, dentro a quell'inferno.

Arricciò il naso e scosse la testa.
No, Leo e Gareth non potevano essere lì in mezzo... avevano detto di voler tornare a casa per festeggiare in solitaria, approfittando della confusione per sgattaiolare fuori tutti e tre insieme.

A quel pensiero si strinse nelle spalle e sentì lo stomaco attorcigliarsi su se stesso. Fece dietro front, con le guance in fiamme, allontanandosi in automatico da quella calca e da quel chiasso. Prese la direzione del guardaroba con l'idea di recuperare il cappotto, ma dopo nemmeno un paio di passi per il corridoio fu agguantata per un polso e trascinata nella penombra.

- Dov'eri finita, Parker? -

La voce di Leo non era mai stata tanto morbida e voluttuosa come in quel momento.

- V-vi avevo persi di vista. - farfugliò, sentendo le palpitazioni sia per quell'improvvisa vicinanza, sia per essere stata spinta contro il muro tramite quella gentile irruenza. - Stavo venendo a cercarvi. -

Dopo un primo iniziale silenzio, Leo si lasciò andare a una risata, attutendola contro il collo di Yulis per evitare di fare troppo rumore. - Pensavamo avessi cambiato idea. -

La ragazza tentò di controbattere, ma quella mano che sfruttava lo spacco sulla gamba per intrufolarsi al di sotto del vestito la stava considerevolmente distraendo.

- Gareth ha chiamato il taxi, è già qui fuori che ci aspetta. - mormorò lui, sfregando la punta del naso contro la sua clavicola mentre le dita andavano a stringersi sulla sua natica. - Torniamo a casa? -

- Sì. - annaspò, travolta da tutta quella frenesia. - Torniamo a casa. -




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Eccoci di nuovo, fiorellini, Uber ed eroi!

First things first: DAJE CHE IL LUPO È TORNATO!

So che Phoenix è un personaggio particolarmente apprezzato (ah, come darvi torto), quindi tutti i suoi fan (?) saranno felici di sapere che il prossimo arco narrativo è particolarmente incentrato su di lui. Beh, che dire, follettini e follettine: che ne pensate della proposta che ha fatto a Yulis? Ci sarà da fidarsi? Riusciranno ad andare d'accordo senza ammazzarsi prima, quei due? E mo invece chi è sto "Sweet-T" che spunta a gamba tesa e pensa di fare il cavolo che vuole con le sue caramelline? E cosa ci fa un cinnamon roll come il signor Nobu in compagnia di un criminale?

Second things first (???): un uccellino mi ha detto che il prossimo capitolo potrebbe portare lo Spice-o-metro al jackpot di peperoncini, e la parte finale di questo sembra proprio confermarlo *wink wink*.
(No, non badate a me che ora ho l'ansia da prestazione per la scrittura del 22 *respira in un sacchetto di carta*)


Ma a voi la parola!

Sapete che stelline e commenti mi fanno sempre super piacere e mi spronano a continuare, quindi sentitevi liberi di spararli a raffica ♡


PS: Il titolo del capitolo è tratto da "E-Girls are ruining my life" di CORPSELORD. Potete ascoltarla anche voi, direttamente dalla playlist dedicata ai capitoli di Ultra Violet che trovate nel capitolo Extra oppure sulla mia pagina instagram!


Juliet

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