Chapter 20: "I never signed up for your drama club"

Nonostante gli animati fuori programma, la premiazione si era conclusa senza ulteriori colpi di scena. Nessuno si era fatto avanti per togliere ai Risers il loro premio, quindi era probabile che eventuali conseguenze non avrebbero impattato sul loro attuale piazzamento in HTT. Oppure, come aveva sottolineato Leo, il Consiglio non aveva ancora avuto tempo di elaborare un risarcimento adeguato, quindi sarebbe stata solo una questione di giorni.

Ma poco male.

Di certo non rimpiangevano il comportamento tenuto nei confronti di Magnus Steiner, tantomeno l'improvvisata premiazione che avevano sceneggiato per Dominic. Potendo tornare indietro, si sarebbero comportati allo stesso identico modo.

Yulis fece ondeggiare lo champagne all'interno del calice che stringeva tra le dita. Diede poi un piccolo sorso mentre lanciava un'occhiata alle proprie spalle, verso le tavolate tuttora imbandite: per la stragrande maggioranza, gli invitati erano ancora impegnati a terminare la cena con calma, tra chiacchiere e aneddoti svariati che scivolavano rapidi sulla lingua, proprio come il vino corposo scendeva con facilità giù per la gola. Tutti sembravano essere più rilassati, complici l'alcool e l'ottimo cibo servito, e il clima si era stabilizzato sui toni gioviali che avevano caratterizzato l'evento a inizio serata. Il palco era stato sgomberato in fretta per poterlo lasciare a disposizione di balli e foto, mentre sul megaschermo continuava a essere trasmesso il trailer d'apertura, intervallato dalle clip video dedicate ai dieci eroi che si erano guadagnati il posto in HTT. Nonostante mancasse ancora un'ora abbondante alla mezzanotte, e quindi all'inizio dell'After Party, il volume della musica era già stato alzato a dismisura.

- Posso offrirle un assaggio di quest'ottima bavarese ai lamponi? O magari preferisce un più classico ma intramontabile tiramisù? -

Yulis tornò a concentrarsi sul buffet, e dopo quella che sembrò essere un'attenta e impegnativa analisi piegò le labbra in un sorriso imbarazzato. - P-potrei, ecco... avere una porzione di entrambi? -

Il cameriere brizzolato socchiuse gli occhi e le scambiò un'occhiata complice. - Impossibile scegliere, non è vero? Due sapori molto diversi, due tipi di dolcezza che non si possono paragonare. Vanno presi per quello che sono e assaporati fino all'ultima cucchiaiata. Gliene preparo una porzione di entrambi, d'accordo? -

La ragazza allargò il sorriso in una risposta cortese, anche se si accorse che le guance avevano iniziato a imporporarsi; non volle darci peso, così diede la colpa di quell'imbarazzo alle sfiziose bollicine che le solleticavano la lingua. Per distrarsi, si concentrò sulle mani nodose del cameriere che si muovevano rapide e precise tra le pietanze di quel buffet magnificamente ricco. Le dita afferrarono la palettina per torte e sistemarono con cura i dolci sul piatto, aggiungendo a lato anche qualche biscotto e un paio di savoiardi.

- Questi deve assaggiarli, sono davvero speciali: biscottini alla scorza di limone e nocciole. Li provi, prima o dopo gli altri dessert non è importante, vedrà che non riuscirà più a farne a meno. -

- La ringrazio, davvero. - balbettò Yulis, sentendo il calore concentrarsi maggiormente sul volto.

- Quanto ti odio. -

Yulis si bloccò all'istante.
Se non avesse riconosciuto al volo quella voce, avrebbe assunto un'aria molto più allarmata di così.

- Per cosa, questa volta? -

- Per tutto quel ben di dio che hai nel piatto e che non si fermerà sui tuoi fianchi nemmeno per sbaglio. - Noora avvicinò le dita a uno dei savoiardi, con la chiara intenzione di soffiarglielo da sotto il naso.

- Guarda che puoi prendere qualcosa dal buffet anche tu. - commentò Yulis in un risolino. - Anche perché non hai niente da invidiarmi: sei da sempre una fregna da paura. -

- Al contrario tuo, miss-metabolismo-magico, a queste cose devo starci dietro con costanza. - l'amica le arrivò una gomitata, condendola con una smorfia un po' infantile. - Ma vedo che finalmente hai appreso il linguaggio tecnico, mia piccola sovversiva anarchica, quindi posso ritenermi soddisfatta. Adesso però concedimi un altro assaggino, su... sono super in ritardo con la scaletta e devo finire entro la mezzanotte. -

Yulis preparò una bella cucchiaiata di tiramisù e gliela porse, rimuginando sulle sue parole. Non si considerava né anarchica, né sovversiva. Aveva semplicemente agito d'istinto, perché sentiva che quella era la cosa giusta da fare, perché non avrebbe potuto tollerare un comportamento tanto meschino. - È stato così... disdicevole? Insomma, vorrei... capirlo dal punto di vista di chi non era sul palco. -

- "Disdicevole"? A un certo punto ho sperato addirittura che lo schiaffeggiassi, sai? Era ora che qualcuno mettesse in riga quel cabrón di Steiner. Senza offesa per Marcus, s'intende. - si leccò le labbra, poi recuperò il savoiardo per prenderne un altro boccone. - Ma di questo parleremo durante l'esclusiva. Ah, ho prenotato un brunch al Rouge per noi due, domani: tra un avocado toast e un'omelette, ci spariamo le brioche migliori di tutta la città mentre ci raccontiamo i dettagliucci piccanti e trasgressivi di questa serata. -

Yulis si ritrovò a sbuffare, al limite dell'esasperazione. - Sarai tu quella con qualcosa di interessante da raccontare, come al solito. -

- Non hai più parlato con quel cameriere carino? - Noora le scambiò un bercio molto più severo del necessario. - Ti ci devo spingere io, tra le sue braccia? Quello ti mangiava con gli occhi! -

- Non sei in ritardo con le interviste? -

Noora spostò l'attenzione sul proprio polso sinistro per controllare l'ora, e dopo un'imprecazione masticata a denti stretti le schioccò un sonoro bacio sulle guance. - Puntuale, per le undici e quarantacinque al Rouge. E trovati qualcuno con cui scopare forte, stasera, perché domani non avrò voglia di recitare un monologo. -

Yulis avrebbe alzato gli occhi al cielo più che volentieri, se solo il ricordo della provocazione di Gareth non le fosse rimbombato nelle orecchie nel momento meno opportuno.

"C'è bisogno dell'After Party, per festeggiare?"

Il ragazzo aveva bisbigliato quelle parole appena terminata la premiazione, mentre erano ancora su di giri e stretti in un abbraccio amichevole; subito, Leo le aveva lanciato un'occhiata eloquente, attendendo una risposta.

Come se fosse lei, l'unica a non aver ancora palesato le proprie intenzioni, a dover prendere quella decisione.

Yulis scosse la testa e dondolò sui talloni: era stata brava sino a quel momento a non farsi distrarre, ma per colpa di Noora l'idea di passare la notte con Gareth e Leo era tornata a farsi strada tra i pensieri, a occupare prepotentemente tutto lo spazio che priorità e desideri mettevano a disposizione, ad arrampicarsi come edera a quelle sensazioni tanto piacevoli che le facevano tremare le gambe e seccare la gola.

Sentì la circolazione concentrarsi sulle guance, di nuovo, e un mix di euforia ed eccitazione le attanagliò lo stomaco. Inspirò dal naso e trattenne l'aria nei polmoni, cercando di dare una controllata a quei battiti esagitati che sembravano del tutto intenzionati a voler andare a tempo con la musica.

- A più tardi, mi querida anarquista. -

La voce di Noora la riportò sulla Terra, così Yulis mollò gli incisivi dal labbro inferiore, dandogli finalmente tregua. Mentre l'amica si allontanava, si concesse un sospiro lungo e profondo, stanziando davanti al tavolo del buffet con il piatto di dolci in mano. Ciondolò la testa di lato e intinse il cucchiaino nella bavarese per portarselo alla bocca: quel colore vivido e intenso aveva un che di gioioso, e nonostante le note acidule del lampone sembrava essere lo specchio fedele del suo sapore intenso. Passò ad assaggiare il tiramisù, e per un primo istante la forza del cacao amaro coprì quasi interamente la lingua, per poi sciogliersi e amalgamarsi con la morbidezza del mascarpone in quello successivo.

Ottimi.
Davvero ottimi entrambi, così come il contrasto che derivava dai due sapori.

Un po' per sfizio e un po' per curiosità nel procedere con quell'improvvisata degustazione, assaggiò uno dei biscottini al limone: nonostante l'iniziale croccantezza della superficie dorata, la frolla si sciolse nella sua bocca al primo morso, sprigionando tutta la dolcezza dei pezzetti di nocciola.

Delizioso anche quello.
Il buffet italiano si stava confermando migliore di quello dell'anno precedente

- Complimenti, Yulis. -

Colta di sorpresa, si voltò di scatto nella direzione da cui proveniva la voce. Deglutì in fretta e si schiarì la gola, ripulendosi le labbra con il profilo dell'indice mentre tentava di riprendere contatto con la realtà. - Ti ringrazio, Ashton. -

Il ragazzo le sorrise, appoggiandosi con nonchalance al tavolo del buffet. - Secondo anno da professionista e seconda volta in HTT. Stai cercando di battere qualche record? -

- Cerco solo di fare del mio meglio. - mormorò in un'alzata di spalle, giocherellando con il resto del biscottino ancora tra le dita.

Ci fu qualche attimo di silenzio, e solo con un discreto ritardo Yulis si accorse dell'occhiata insistente che Ashton stava rivolgendo alle nocche della sua mano destra, così si affrettò a nasconderla dietro la schiena.

- Non dirà nulla a quelli del Consiglio. - assicurò il ragazzo dopo un piccolo sospiro. - Non ha del tutto compreso di essere anche lui nella parte del torto, ma alla fine si è calmato. Sasha è fatto così. -

- Così come? A immagine e somiglianza di un coglione? -

Ashton sgranò gli occhi e Yulis realizzò di aver parlato ad alta voce.
Forse era il caso di andarci più piano con lo champagne.

Contrariamente alle aspettative, l'eroe si era lasciato andare a una risata liberatoria, facendosi più vicino di un paio di passi. - Esatto. A immagine e somiglianza di un coglione. Non è cattivo, però a volte... non capisce proprio quando è il caso di tacere. La tua mano sta bene? -

- La sua faccia sta bene? - rimbeccò, con un sopracciglio alzato, ma si morse la lingua nell'istante immediatamente successivo. Tutte quelle risposte da stronza avrebbe anche potuto evitarle: Ashton era stato il minore dei mali, dopotutto. Si fece sfuggire un sospiro e scosse la testa. - Sto bene, non serve che ti preoccupi. -

- C'è già qualcun altro che si preoccupa per te? -

Il tono stridente di quella domanda, molto più simile a un'affermazione impudente, fece traballare le sue intenzioni pacifiche. Senza capire quale fosse il punto del discorso, Yulis assottigliò il taglio degli occhi. - Sono io la prima a preoccuparmi per me, quando è necessario farlo. -

Lo sguardo di Ashton sembrò accendersi di divertimento.

- Non volevo indisporti, così come non stavo mettendo in dubbio il tuo giudizio. - portò le braccia al petto, incrociandole. - È evidente che qui sei a tuo agio. Chi l'avrebbe detto? La piccola Yulis Parker è diventata così sicura di sé da permettersi addirittura di sfidare Magnus Steiner in diretta televisiva. -

- C'è qualcosa che volevi dirmi, Ashton? - Yulis prese una nuova cucchiaiata di dolce, facendo di tutto per concentrarsi su di esso e ignorare il fastidio prorompente che la presenza del ragazzo stava facendo riaffiorare. Lo vide avvicinarsi ancora, schiudendo le labbra in procinto di dire qualcosa, qualcosa che fu presto scartata con una leggera scrollata del capo.

- Volevo solo farti le mie congratulazioni, tutto qui. - si passò una mano tra i capelli, poi la portò a frugare all'interno della tasca della giacca. Ne fece uscire un elegante cartoncino rettangolare color panna, dai bordi dorati in rilievo. - E darti questo. Sarei felice di vederti partecipare come ospite alla nostra HTT, a luglio. E se per caso avessi voglia di visitare la Normandia... - azzardò un sorriso, tirando le labbra in una linea un po' tremolante. - Accidenti, non credevo mi sarei sentito in imbarazzo per così poco. -

Yulis sfarfallò le ciglia, rigirandosi tra le mani il biglietto da visita di Ashton Bennett, héros professionnel de la division française. Alzò la testa con calma e gli rivolse uno sguardo perplesso. - Non credo che questo sia... -

- Non ti sto chiedendo di uscire insieme, Yulis. - la bloccò sul tempo, prima ancora che scendesse a conclusioni affrettate. - Anche se non ci vedrei nulla di male a prendere qualcosa da bere con una vecchia amica, in attesa del rientro in Francia. - arricciò il labbro superiore in un sorriso molto più rilassato del precedente. - Ma è vero che mi piacerebbe riallacciare i rapporti. Non abbiamo più sedici anni, le cose cambiano, così come le... -

- Posso farti una domanda? - chiese a bruciapelo, schiudendo appena le labbra. - Cosa ne pensi di quello che è successo su quel palco, stasera? -

Ashton tergiversò, spostando lo sguardo al buffet.
Quando tornò a dedicarle attenzione aprì la bocca per replicare, ma di nuovo non ne uscì alcun suono. Abbassò le spalle, abbandonandole alla forza di gravità, e solo dopo una manciata di istanti tornò ad assumere un'espressione più composta. - Non posso condividere le motivazioni del tuo gesto. Proprio non ci riesco. -

La bionda prese un respiro lento e annuì appena, allungando un angolo della bocca verso l'esterno in una smorfia consapevole. - Allora questo non mi serve. - appoggiò il bigliettino da visita sul tavolo del buffet, premendolo con il polpastrello mentre lo faceva scivolare sopra la tovaglia. - Non abbiamo più sedici anni, è vero... ma temo che certe abitudini non possano cambiare. -

Ashton mantenne lo sguardo sul piccolo cartoncino fino a che la vena sulla tempia non iniziò a pulsare. - Non è questione di cambiare, ma di rimanere coerenti. Se l'irriverenza è la tua unica unità di misura per la crescita, forse faresti meglio a riflettere sul perché hai deciso di diventare un'eroina. Frequentare certa gente tanto a lungo ti ha fatto male, sai? -

Ashton era famoso per le sue provocazioni, e in passato Yulis aveva dovuto impararlo a sue spese. Anche a distanza di anni, più lo sentiva blaterare, più si rendeva conto di quanto fosse stata ingenua a farsi abbindolare da uno come lui. Evitando di dare credito a qualunque sua parola, si concentrò sul proprio respiro, isolando la voce sino a che non finì per essere solo un brusio di sottofondo.

Una sagoma rossa in tumulto catturò la sua attenzione, a poca distanza.

Yulis si voltò di tre quarti, giusto in tempo per scorgere Agnes marciare a passo spedito verso l'uscita mentre la gonna vaporosa le svolazzava al di sotto del cappotto color amarena.

- Non hai intenzione di rispondermi? -

La mano di Ashton si posò sulla sua spalla, distraendola.
Con un gesto rapido, Yulis se ne liberò all'istante. - Non ho altro da dirti. -

Non attese la sua replica, così come non si curò di quell'aria irritata e indispettita che gli turbava l'espressione. Non aveva tempo da perdere con lui, specie ora che aveva visto Agnes abbandonare il Gala di tutta fretta e con gli occhi lucidi.



*



- Un comportamento inaccettabile! -

Magnus Steiner marciò furibondo davanti al figlio, facendo riecheggiare boati di incredulità nell'aria di quella piccola e vuota anticamera.

- I tuoi compagni di squadra sono ingiustificabili: hanno mancato di rispetto a me, al Consiglio e all'intera Federazione, stasera! Hai idea della gravità del loro affronto? -

Senza farsi scomporre, Marcus continuò a tenere lo sguardo fisso sulla parete di fronte a sé, nonostante le grida che gli martellavano il cervello da parte a parte, nonostante l'indice puntato contro il petto che minacciava di farlo arretrare di un mezzo passo. Sapeva bene di non dover reagire in alcun modo a quel genere di sfuriate, e lo aveva imparato da Agnes, anche se per antitesi. Era del tutto inutile controbattere, così come era molto più proficuo mantenere un profilo basso e prestare attenzione al proprio respiro, perché tutto ciò che suo padre si aspettava in quei momenti era riconducibile ad un unico concetto: obbedienza. A sua sorella quella parola era sempre andata stretta, e più il padre si impuntava su qualcosa, più lei traeva gusto nell'intraprendere la strada diametralmente opposta a quella lastricata di obblighi e doveri che lui imponeva.

Ma questa volta non era Agnes a dover assorbire l'ondata velenosa di Magnus.
O meglio, lei aveva già tentato di farlo qualche minuto prima, fronteggiandolo dalla prima linea.
E cosa ci aveva guadagnato, nel tentare di prendere le difese del suo fratellino? Uno schiaffo in pieno volto, e non in senso metaforico, alla riprova esasperata di quanto fosse "una delusione per la famiglia Steiner".

Marcus non era riuscito a dire niente nemmeno in quella situazione.

Non aveva mosso un dito per aiutarla, e inerme l'aveva vista esplodere per l'ennesima volta. Lei lo aveva guardato, prima di andarsene, con quegli occhi grandi e umidi, ma lui era rimasto immobile sul posto, proprio come il codardo che era. Avrebbe voluto mettersi in mezzo per proteggerla, difenderla da quelle parole orribili, rassicurarla sul fatto che lui non aveva mai pensato nulla di simile, neanche lontanamente. Eppure, per la paura di finire al suo posto, il corpo si era paralizzato e il cuore si era limitato a schizzare in gola, ad espletare i suoi ritmi a una velocità talmente sostenuta da affollargli le orecchie con un ronzio assordante.

Marcus non riusciva a comprendere con lucidità se quel terrore avesse delle fondamenta concrete, dato che in vita sua le mani del padre non l'avevano mai sfiorato, né in bene, né in male. Era sempre stato un figlio modello, attento, rispettoso e obbediente... tutte caratteristiche che i suoi fratelli non possedevano.

Si bloccò di colpo, a palpebre spalancate e perse nel vuoto.
C'era qualcosa di stridente in quel pensiero, qualcosa di fastidioso che gli faceva arricciare il naso, ma un nuovo fiume di parole lo investì ancora prima che potesse riprendere il filo del discorso.

- Devi abbandonare quella squadra, non c'è motivo per cui tu, uno Steiner, sia costretto a seguire gli ordini di quell'idiota... di quel falso Uber. - ringhiò l'uomo, covando l'astio dal fondo della gola. - Non posso più tollerare che il tuo nome venga associato al suo o a quello dei Rising Five! Sei un leader, Marcus, sei mio figlio, e in quanto tale tutti si aspettano grandi cose da te. Non puoi continuare a rimanere nell'ombra di qualcun altro! -

Marcus serrò le labbra, e le spalle azzardarono un piccolo tentennamento. Percepì un insistente formicolio ai piedi, così si preoccupò di sopire alla svelta l'istinto che lo pregava di arretrare.

Quello che gli aveva chiesto era... impossibile da portare a compimento.

Un leader?
Grandi cose?

Come avrebbe mai potuto competere con il proprio padre, il più grande Manipolatore Elementale di tutti i tempi? Come avrebbe mai potuto essere all'altezza di una tale aspettativa, se la materializzazione del suo elemento lo portava ancora a consumare completamente le forze dopo solo pochi minuti di utilizzo della sua abilità? Come avrebbe mai potuto renderlo davvero orgoglioso, se nemmeno riusciva a mettere piede sul podio della HTT?

Non era l'ombra di Leonard Hartman a spaventarlo, ma quella di Magnus Steiner.
E lo stigma di quel nome se lo sarebbe visto addosso per tutta la vita, come una cicatrice sulla pelle.

- L'unica cosa che Marcus deve poter fare è scegliere da sé chi vuole essere! -

Si voltò di scatto verso la voce.
Nemmeno il tempo di sbattere le palpebre che Yulis si era già piazzata fisicamente in mezzo ai due.

Teneva le spalle leggermente ricurve in avanti mentre gli dava la schiena, un braccio teso verso di lui affinché non avanzasse, l'altro piegato davanti a sé ma con la mano ben aperta in modo da garantire la distanza con Magnus.

Yulis aveva lo sguardo fisso e concentrato sul volto dell'uomo. Non aveva esitato nemmeno un secondo a fiondarsi in quella discussione, e di certo non temeva l'espressione truce e al contempo infastidita che le stava rivolgendo.

- Non sai davvero rimanere al tuo posto, tu. - commentò Magnus trattenendo a fatica quel tono alterato, poi ignorò la ragazza e sporse la testa di lato per concentrarsi sul figlio. - Ti fai di nuovo proteggere da una donna? Prima ti nascondi dietro alla sottana di tua sorella, e ora dietro a quella della tua amica. -

- Mi chiedo davvero come un uomo come lei possa essere il padre di Marcus. - sibilò Yulis. - E quello che ha fatto prima è stato... disgustoso. -

- Disgustoso è lasciare che quei cani dei Virtuosi mettano piede qui dentro. - ribatté lui, accavallando le parole le une alle altre con la stessa irruenza di un fiume in piena. - Ammetterli in classifica, permettere loro di salire su quel palco, farli leader di squadre mediocri! -

- Talmente mediocri questi Virtuosi da permettere a tutti noi di occupare i posti di metà HTT. - obiettò la ragazza con una punta di irriverenza sulla lingua. - Ma come ha detto lei: non sono nessuno per ricordarle di tenere le sue ideologie lontano dalla Federazione. -

- Devi solo sperare che lontano dalla Federazione non ci finiate tu e i tuoi amichetti. - un ghigno consapevole spuntò sulle labbra di Magnus. - La vostra mancanza di disciplina non è passata inosservata agli occhi del Consiglio, non mi stupirei se questa fosse la vostra ultima occasione di sputare nel piatto in cui avete mangiato per almeno due anni. -

- L'unico che continua a mancare di rispetto al Consiglio, alla Federazione e a tutte quelle persone là fuori è solo lei, signor Steiner. Forse è la sua autorità quella che dovrebbe essere messa in discussione. -

Magnus avanzò di un passo, finendo per poggiare il petto contro il palmo ancora aperto di Yulis. Sosteneva l'occhiata, quasi senza nemmeno sbattere le palpebre, esasperando l'astio che di certo non si preoccupava a nascondere. - Sei talmente ottusa da non capire nemmeno quando è il caso di chiudere la bocca. Anche se non dovrei stupirmi, date le mani in cui sei finita da bambina. -

Yulis digrignò i denti e sentì le dita fremere, la rabbia che ormai circolava nel corpo a piede libero.

- Le conviene spostarsi, signor Steiner. -

Fu difficile mettere insieme quella frase mantenendo la calma. La tentazione di lasciar sfogare Empathy era alta, fin troppo alta, e c'era qualcosa nella testa di Yulis a convincerla che, in qualche modo, l'abilità sarebbe riuscita a superare senza problemi quella sottile barriera di tessuto costituita dal suo completo firmato.

- Altrimenti cosa? - la provocò l'uomo, spingendosi ancora di più contro di lei. - Cosa pensi di poter fare? -

Un fischio le occupò le orecchie di prepotenza.

In effetti, Magnus non poteva avere idea di cosa fosse capace.
Non poteva sapere che cosa aveva fatto.

Le sarebbe bastato poco, davvero poco, per farlo finire a terra rantolante, per farlo aggrovigliare sul pavimento in una morsa di dolore e sofferenza così intensa da pregarla di smettere... o peggio.

- Vattene, Yulis. -

La voce di Marcus, seppur ridotta a un sussurro, riuscì a farsi strada e a raggiungerla, vaporizzando i pensieri. Yulis si voltò di scatto, lanciandogli un'occhiata allibita. - Non può parlarti così. -

- E tu non hai il diritto di intrometterti negli affari della famiglia Steiner. -

Yulis si bloccò a labbra dischiuse, senza comprendere.

Anche se l'aveva scostata con delicatezza, il tono laconico e l'espressione apatica avevano spento del tutto la scintilla che l'aveva animata fino a quell'istante, come un soffio su un fiammifero.

- Non ti ho mai chiesto niente. - mormorò Marcus. - Ma tu, ogni volta, agisci di testa tua, credendo di sapere cosa vogliono gli altri... e quello che voglio io adesso è che tu te ne vada. -

La ragazza abbandonò le spalle verso terra. Spiazzata e impotente, fece dondolare le braccia ai fianchi.

- Ora l'hai capito, ragazzina, che devi levarti di torno? - Magnus rincarò la dose, ridendo di gusto di fronte alla sua espressione sbigottita.

Yulis non se lo fece ripetere di nuovo.
Con lo sguardo basso e un retrogusto amaro in fondo alla lingua, li lasciò soli.
A discutere degli affari della loro famiglia.



*



Camminava spedita per il corridoio che conduceva al salone principale, con l'idea di afferrare al più presto possibile un nuovo calice di champagne e, perché no, raggiungere Leo e Gareth, ovunque fossero finiti. Eppure non poteva fare a meno di continuare a torturarsi l'interno della guancia, a rimuginare su quello che era appena successo con Magnus, a ripensare alla reazione di Marcus.

Marcus...
Tra i suoi compagni di squadra, era quello che più di tutti faticava a comprendere.

- Yulis? -

La ragazza rallentò il passo fino ad arrestarsi del tutto quando una mano si appoggiò sulla sua spalla.

- Eccoti, finalmente. -

Si lasciò sorprendere dal fiato dolciastro di Shiiro, talmente vicino da avvertirlo persino sulle guance. Indietreggiò d'istinto, ma lui sembrò quasi non accorgersi della distanza che aveva sconfinato. - Mi stavi... cercando? -

- Già, da... - Shiiro si passò una mano a sprimacciare il volto, poi si abbandonò a un sospiro. - Da un po'. -

Non era ubriaco.
Ma a giudicare dai riflessi rallentati, dal tono un po' biascicato e dall'odore pungente di alcool che impregnava il suo respiro, non doveva esserci andato tanto leggero con il free bar.

Yulis lo aiutò a spostarsi sul lato del corridoio, oltre le colonne di marmo lucido, in modo che non desse troppo nell'occhio.

- Ti devo parlare. -

L'intenzione di partenza del detective era quella di appoggiare una mano sul muro, ma nella pratica il palmo aveva mancato la parete, finendo per lisciarla di un centimetro. Yulis dovette afferrarlo per le spalle e sostenerlo di peso per evitare che rovinasse a terra.

- Dove hai lasciato Margareth? -

Dalla velocità con cui il viso di Shiiro si incupì, si accorse immediatamente di aver posto la domanda sbagliata. Tentò quindi di rimediare, tirando le labbra in un nuovo sorriso di cortesia.

- Ci spostiamo in terrazza? - propose lui, speranzoso, ancora prima che Yulis potesse offrirsi di riaccompagnarlo al tavolo.

< Forse... prendere un po' d'aria fresca gli farà bene. >

Yulis annuì, ma non appena colse troppa esuberanza nel sorriso ottenuto in risposta si pentì di aver acconsentito. Lanciò un'ultima occhiata al corridoio, sia nella speranza di individuare un volto familiare che potesse aiutarli, sia per scongiurare l'intervento inopportuno di qualche paparazzo.

Dopo una decina di passi lenti attraversarono la stretta porta a vetri che dava sulla terrazza; non appena misero piede fuori, Yulis si ritrovò a rabbrividire per il prevedibile sbalzo di temperatura. Quella mano appoggiata sulla propria schiena nuda, però, la fece sobbalzare molto più repentinamente della dozzina di gradi dell'aria frizzantina. La ragazza si affrettò a scostarsi di almeno un metro abbondante, interrompendo il contatto e rivolgendo a Shiiro un'occhiata sbieca. Lui fece finta di niente e senza replicare si spostò in fondo, verso la ringhiera, approfittandone per dare uno sguardo al giardino sottostante.

Rimasero lì per una manciata di minuti senza che nessuno dei due proferisse parola, immersi nella staticità di quella quiete serale.

- Margareth è perfetta. -

Fu con quella constatazione inappuntabile che Shiiro si decise a rompere il silenzio, pur continuando a mantenere l'attenzione sulle piante immerse nel buio. Yulis, rimasta a debita distanza e a braccia conserte per via del freddo, aggrottò la fronte.

- È una donna stupenda. - proseguì lui, sempre osservando gli ulivi decorativi. - È intelligente, spiritosa, piena di qualità... e so che mi ama. Mi ama in un modo che ancora oggi fatico a credere. -

Perché c'era della rabbia, in quelle parole?

- Ed è mia moglie. Margareth avrebbe potuto avere chiunque... chiunque in questa stramaledetta città, ma su quattordici milioni di persone lei ha accettato di sposare me. -

Shiiro affondò il volto tra le mani, soffocando un sospiro. Quando riemerse appoggiò gli avambracci sulla ringhiera, mettendosi più comodo e spostando parte del peso in avanti.

- Ha due lauree, Margareth, ed è finita qui per seguire un master... io nemmeno lo sapevo che alcune università europee fossero gemellate con quelle di Tokyo! - abbassò la testa e ridacchiò, passandosi poi una mano sulla fronte. - E oltre a essere così... brillante... è così insopportabilmente bella, con quelle gambe lunghissime che non finiscono mai. -

Yulis continuò a rimanere in silenzio, tentando di comprendere dove volesse andare a parare. Shiiro si voltò, tenendo la schiena appoggiata alla recinzione e lo sguardo fisso verso di lei.

- Margareth è una persona migliore di te, Yulis. In tutto e per tutto. -

La ragazza mantenne le labbra serrate in una linea.
Non disse niente, si limitò a stringere le braccia al petto, cercando di recuperare un minimo di calore sfregandosi le mani contro la pelle.

- Ma lei... non è te, Yulis. Non sarà mai te. -

Yulis chiuse gli occhi e conficcò le unghie nella carne.

No.
No, no, no, e ancora no.

- Quando mi hai spezzato il cuore, due anni fa, ho pensato che non avrei mai provato lo stesso sentimento per qualcun'altra. Riesci a immaginare che effetto fa rendersi conto di aver avuto ragione per tutto questo tempo? -

- Shiiro... - la voce traballò sull'ultima sillaba, così fu costretta a schiarirsi la gola prima di continuare. - Credo che tu abbia bevuto abbastanza da far parlare l'alcool al posto tuo. -

- Non sono ubriaco. Sono solo un uomo triste che si è fatto compagnia con dell'ottimo scotch. - il sorriso che le rivolse fu flebile, ma carico di rimorso. - Ti ho odiata con tutte le mie forze, Yulis, ho cercato di ignorarti e di fare finta che non fossi mai stata parte della mia vita. Ma tu eri... ovunque, ed è bastato lavorare insieme una sola giornata per farmi accorgere che, nonostante tutto quello che mi hai fatto, muoio ancora per te. E mi viene da ridere se penso che quella sera al Maple Syrup nemmeno dovevo essere in servizio, io. Stavo sostituendo l'agente Thompson... te lo ricordi, Thompson? Quello che ci ha provato con te durante le ultime settimane del tuo tirocinio in centrale, proprio poco prima che noi due... -

- Shiiro, Margareth è tua moglie. - Yulis ignorò bellamente il discorso, sia le insinuazioni, sia le accuse velate, facendo di tutto pur di parlare in tono pacato, pur di fargli seguire un ragionamento più logico. - Ed è diventata tua moglie proprio perché tu gliel'hai chiesto, perché sei innamorato di lei. -

- La lascerei questa sera stessa se tu tornassi da me. -

- Cazzo, Shiiro! - la schiettezza di quella replica mandò a puttane qualunque proposito di mantenere la calma. Fece due rabbiosi passi avanti, divorando almeno un metro di terrazza. - Ti rendi conto di quello che hai appena detto? Di quanto la faresti soffrire? -

- Lo so che Maggie è fantastica, ma non è te, Yulis, non potrà mai esserlo. Prendi ad esempio stasera: su quel palco sei stata... sei stata incredibile! L'energia, la forza che hai dimostrato di avere, tutto il supporto che hai dato a Dominic... non so nemmeno come hai... -

- Noi due non torneremo mai più insieme, e lo sai bene quanto me. - decretò lei, lapidaria. Ignorò del tutto quell'occhiata vacua e delusa, così sbagliata e inopportuna, sentendo il fastidio arderle come fuoco nelle vene. - Abbiamo sempre voluto due cose diverse, abbiamo sempre avuto in mente due futuri inconciliabili, e l'abbiamo capito nel modo peggiore possibile. Dio, Shiiro... hai già dimenticato tutte le cattiverie che mi hai vomitato addosso quando ho rifiutato la tua proposta? -

- Il tuo modo di dirmi di no è stato accettare un incarico di sei mesi all'estero! - sbottò lui, chiudendo le mani a pugno. - Mi hai detto che non mi avresti sposato mentre eri già pronta a partire, con la valigia in aeroporto! - Shiiro si morse le labbra con forza nel tentativo di recuperare il controllo, poi mosse un paio di passi nella sua direzione. - Non è di questo che volevo parlare con te, stasera. -

- No, invece: è proprio di questo che dobbiamo parlare. Di tutti i motivi per cui ci siamo lasciati, di tutto il male che ci siamo fatti! -

- Yulis, ti prego... - qualche altro metro e le fu di fronte. Si spostò il ciuffo di capelli lontano dagli occhi, esausto e stravolto. - Non sono felice, non credo di voler continuare la relazione con Margareth. -

- Non azzardarti a scaricare su di me questa responsabilità. - sibilò. - Se è vero che non provi più lo stesso sentimento, devi dirglielo. Margareth ha tutto il diritto di saperlo, perché di certo non si merita di rimanere incastrata in una relazione a senso unico. -

Si voltò con un nuovo moto di rabbia, del tutto intenzionata a tornarsene dentro, ad allontanarsi da lui e da quella situazione così scomoda.

- Aspetta, Yulis. - in un banale quanto prevedibile tentativo di fermarla, Shiiro le afferrò un polso.

- Vai a casa, Shiiro. - ringhiò in risposta, e con uno strattone si liberò della presa. - Fatti una bella doccia fredda, smaltisci l'alcool che hai ancora in circolo e domattina chiedi scusa a tua moglie, qualunque sia il tuo pensiero in merito alla conversazione che abbiamo appena avuto. -

E a quel punto lui non poté fare altro che ammutolirsi, fissandola con la morte nel cuore.

Yulis, impassibile e furibonda, raggomitolò un lembo del vestito nella mano e si affrettò a tornare all'interno del Riviera, ticchettando sul pavimento di pietra della terrazza. Non si voltò mai a guardarlo, tanto meno lui si azzardò a seguirla. Spalancò con energia la portafinestra, e non appena il calore del corridoio la investì, le ginocchia traballarono.

Non poteva davvero credere a quello che era successo.

Con stizza si levò i tacchi che le stavano massacrando i piedi e camminò raso muro per reggersi alla parete. Fece il percorso al contrario, allontanandosi dal salone principale e dalla confusione, cercando una zona più tranquilla in cui poter tornare a respirare e far sbollire la rabbia.

Con quale faccia tosta se n'era uscito?
Con quale inutile e vuota speranza le aveva confidato quelle cose?

Yulis si accorse di avere il fiatone.
Rallentò e gettò i tacchi a terra, mollando anche la presa sul vestito stropicciato. Colpì il muro a palmo aperto e abbassò la testa, strizzando gli occhi per allentare quella morsa di fastidio che le cerchiava le tempie.

Fece appena in tempo a prendere un respiro profondo che una mano bollente le si posò sulla bocca.

- Cerca di non gridare, Yulis Parker. - mormorò una voce roca e familiare al suo orecchio. - Sarebbe un vero peccato rovinare a tutti la festa dovendo dare fuoco a questo posto. -




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Ma ben ritrovati, fiorellini, Uber ed eroi!

Sto capitolo è stato un parto, madonna santissima. E non mi andava bene niente, e quello mi faceva schifo, e questo poteva essere scritto meglio... Solite paturnie da perfezionista del cazzo.

Aaaaanyway,

che ne pensate di tutto questo drama? La serata di Yulis sembra avere il pacing delle montagne russe per quel che riguarda il dissing con gli altri personaggi, e questo capitolo probabilmente raggiunge il picco più alto.

Forse sono controcorrente, ma a me dispiace tantissimo per Shiiro. Ovvio, mi dispiace di più per Margareth che, poraccia, c'ha pure ragione a non sopportare Yulis, ma anche Shiiro qui si ritrova in una situazione su cui non ha grande controllo. L'alcool avrà esagerato i suoi sentimenti o l'avrà semplicemente fatto sfogare?

Chi sarà mai questo misterioso (?) personaggio comparso proprio a fine capitolo?

...e chissà se vi siete accorti di cosine strane, sparse qua e là.

A voi la parola!
As usual, stelline, commentini e memini mi fanno sempre super piacere e mi spronano a continuare ♡


PS: Il titolo del capitolo è tratto da "Drama Club" di Melanie Martinez (che rientra di sicuro tra le mie cantanti preferite)

Juliet

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