Chapter 16: "I know you don't do one night stands"

- Chi l'avrebbe detto che Marcus sta per sposarsi? - esordì Gareth affondando la mano nel sacchetto dei popcorn. - Marcus Steiner. L'emblema dell'apatia e della difficoltà nell'esternare qualunque tipo di sentimento, rampollo e astro nascente di casa Steiner. Ce lo vedete innamorato? -

- Parli come uno di quei mentecatti accaparra scoop di Spicy Weekly. - decretò Leo, rubandogli la manciata di snack direttamente dalle dita e meritando così un'occhiata sbieca dall'amico. - Ma non hai tutti i torti. Non mi è parso molto entusiasta all'idea di convolare a nozze con quella. Càmila Weiss potrà anche essere una sua conoscenza d'infanzia, ma Marcus non l'ha mai nominata prima di questo pomeriggio, e al Gala dell'anno scorso a malapena l'ha guardata in faccia. C'è sicuramente qualcosa sotto, e scommetto che questo qualcosa ha a che vedere con il nome della sua famiglia. -

- Dici che è stato suo padre ad architettare tutto? - Yulis si sistemò sul divano in mezzo ai due, accompagnata da una ciotola piena zeppa di patatine alla paprika. - Non che mi sorprenderebbe: parliamo sempre di Magnus Steiner. -

- Già. - Leo ingollò un sorso di birra ghiacciata. - Parliamo sempre di quello stronzo di Magnus Steiner, il primo e unico uomo che per il proprio nome da eroe ha scelto di usare quello di battesimo. -

- Incredibile, Leo: qualcuno con un ego addirittura più grande del tuo! - scherzò Gareth, ricevendo indietro lo stesso bercio che aveva da poco dispensato.

Yulis si lasciò andare a un lungo sospiro, passando la punta dell'indice sul bordo della ciotola prima di posarla sul tavolino di fronte a loro. - Se Marcus si sposasse, Dominic ne soffrirebbe a dismisura... avete notato la sua espressione, oggi pomeriggio? -

- Un motivo in più a sostegno di quella clausola nel regolamento etico... e voi due, non azzardatevi a guardarmi con quelle facce! -

Nonostante l'avvisaglia, la gomitata da parte di Gareth non tardò ad arrivare. - È poco credibile che tu dica una cosa del genere, specie dopo l'altra notte. -

- Che notte? -

Leo si zittì e serrò le labbra, rivolgendo all'irlandese uno sguardo eloquente e mezzo infastidito. Yulis analizzò meglio i volti di entrambi, assottigliando il taglio degli occhi in attesa di una risposta, anche se non era poi così difficile intuire che ci fosse ben poco da dover spiegare: bastava collegare quelle semplici parole al resoconto di Gareth per fornire un senso più concreto alla storia.

- Voi due, ad Akita, avete...? -

Le parole "scopato" e "niente", pronunciate in contemporanea e con due inflessioni opposte, le pungolarono il cervello con insistenza ancora prima che potesse concludere la domanda.

La ragazza ammorbidì la postura e si abbandonò contro il cuscino soffice alle proprie spalle. Cos'era quel formicolio che le pizzicava il petto? Gelosia? Assurdo pensare che potesse essere il vero motivo. I due ragazzi le avevano già dimostrato di ricambiare i suoi sentimenti, e la scenetta del pomeriggio le aveva fatto capire molto bene che anche tra loro c'era un'attrazione marcata. Quindi, perché si stava sconvolgendo così tanto?

Una finta fotografia di Gareth e Leo le si piantò in bella vista tra i pensieri, in un semplicistico e rapido tentativo volto a fare chiarezza dentro di sé. Con poco sforzo, era riuscita a immaginarli in maniera molto nitida: pelle contro pelle, avvinghiati l'uno all'altro in una camera d'albergo ad Akita, impegnati a divorarsi le labbra a vicenda...

Oh, no.

Non poteva davvero dire che il sentimento che provava fosse gelosia. La reazione a uno scenario del genere, seppur appartenente al mondo delle idee, si concretizzava in un battito accelerato e in un calore fin troppo piacevole che andava a concentrarsi dritto in mezzo alle cosce.

La verità, quindi, era soltanto una: era invidiosa per quello che avevano condiviso, non gelosa.
Più nel dettaglio, la sua non era altro che un'egoistica, malsana e banale delusione per non essere stata resa partecipe.

Yulis si ritrovò ad avvampare per via dei suoi stessi pensieri, e il collegamento con l'ultimo sogno che concerneva la presenza di Lilith avvenne in maniera diretta. Era come se una parte di sé stesse rimpiangendo il fatto di non aver accettato l'invito che la Dea le aveva offerto su un piatto d'argento, letteralmente. Fino ad allora, non aveva mai avuto l'occasione reale di finire a letto con due ragazzi, eppure, in quel preciso momento, si sentiva investita di una certa sfrontatezza in grado di portarla a desiderare che accadesse, a credere che fosse giusto sentirsi almeno un po' infastidita per essere stata lasciata indietro. Come se, per qualche assurda logica o discutibile codice di condotta, avessero dovuto aspettarla.

Che polemica inutile, quella che il suo stupido cuoricino stava infiocchettando a dovere.

D'improvviso, venne avvolta e inglobata in un abbraccio, così tutti i vaneggiamenti finirono per essere assorbiti dal petto ampio di Gareth.

- Hey, scricciolo... - il ragazzo posò le labbra tra i suoi capelli, smuovendoli appena. - Va tutto bene? Ti sei ammutolita di colpo. -

- Stavo pensando al film da vedere. - annuì con veemenza, forse più del necessario, e strizzò le palpebre in una chiusura ermetica pur di non incrociare nemmeno di striscio il suo sguardo, perché sapeva che Gareth sarebbe riuscito a scorgervi anche dell'altro.

- Parker... -

Un paio di braccia si intrufolarono ad avvolgerle la vita e le dita le arpionarono i fianchi, affondando nella felpa.

- Sei davvero pessima a mentire. - Leo le soffiò quelle parole all'orecchio, e Gareth si accodò con un "lo è sempre stata" ridacchiato. - Il verde non ti dona. -

- Non sono gelosa. - mormorò, ancora rossa in viso, ringraziando che le guance fossero annacquate da qualche ciocca di capelli e nascoste contro il tessuto di quella t-shirt di cotone dai motivi vivaci.

- Meglio, perché non hai motivo di esserlo. -

Quando i polpastrelli di Leo si insinuarono al di sotto dell'indumento, una serie di brividi leggeri si irrorarono come raggi per tutta la superficie della pelle. Yulis sobbalzò inarcando la schiena, e attutì un sospiro appagato contro il petto di Gareth non appena le mani del biondo si chiusero sul suo seno. Nell'istante successivo, avvertì i palmi del suo migliore amico adagiarsi contro le guance roventi. Sollevò il volto, seguendo l'invito, e puntò gli occhi nei suoi color nocciola.

- Ho davvero una grandissima voglia di baciarvi. - ammise Gareth, inumidendosi le labbra e rimpallando lo sguardo da lei a Leo, che nel frattempo si era avvicinato così tanto da adagiare il mento alla sua spalla.

- Non mi sembra che nei paraggi ci sia qualcuno a fermarti. -

La voce del biondo, bassa e vibrante, le solleticò il collo ancora una volta, mentre le mani si facevano strada al di sotto del ferretto del reggiseno. Yulis schiuse le labbra, ma il gemito che ne uscì fu subito catturato da quelle di Gareth.

Fu un bacio morbido e lento, diverso da quello che si erano scambiati mentre era ancora ricoverata in clinica. Senza fretta, da assaporare con calma. Gustoso e goduto.

- Le tue guance bruciano, Yuls... - mormorò, divertito, per poi mordicchiarle con delicatezza il profilo del mento.

La ragazza fece per replicare, ma Leo la reclamò per avere altrettanto, facendo svanire in una nuvola di fumo qualunque intento. Una mano di lui si era adagiata sulla sua nuca, mentre l'altra era ancora dedita ad accarezzarle il seno. - Dispiaciuta di non essere venuta anche tu ad Akita? -

Yulis, se possibile, arrossì in misura maggiore. La sua mente, ormai, stordita da quei baci inaspettati, era settata su una frequenza molto poco pudica, quindi non riuscì a evitare di cogliere in quella domanda un doppio senso che, forse, nemmeno era voluto. Si sporse di nuovo verso di lui, ma questa volta fu Gareth a fiondarsi sulle labbra di Leo. La ragazza rimase bloccata a metà strada, con la bocca semi dischiusa, in attesa di quello stesso bacio che veniva consumato proprio davanti ai suoi occhi.

E fu proprio in quel momento che realizzò di celare una sete mai avvertita prima.

Perché una cosa era immaginarli, costruendo ad arte una qualche fantasia.
Ma vederli, sentirli, a un soffio dal proprio volto era tutt'altra storia.
E nessun pensiero, sogno o finzione avrebbe mai potuto battere l'opportunità di vivere quel momento.

Yulis deglutì a vuoto, scoprendo di avere la gola arsa e secca. Possibile che avvertisse le vertigini al semplice assistere alla scena? Possibile che percepisse quel calore attanagliarle lo stomaco al solo udire gli schiocchi delle loro lingue?

Leo, ancora impegnato nel bacio, le vezzeggiò un capezzolo tra indice e pollice e lei si ritrovò a mugolare a bassa voce. Gareth si staccò dalle labbra del compagno per rivolgerle uno sguardo languido, e nel giro di un istante Yulis finì con il suo profumo nelle narici e l'erezione di Leo contro la base della schiena.

- Quindi? Il film da vedere questa stasera? - azzardò il biondo, con un'inflessione divertita e provocatoria a sostenere la domanda, mentre ancora si dilettava a offrirle carezze morbide e adagio.

- Doveva occuparsene Yulis. - rispose Gareth, tra un boccone di pelle e l'altro. - Trovato qualcosa di interessante? -

In uno scenario più casto e canonico, quella sarebbe dovuta essere la famosa Serata Risers: chiacchiere, cibo e cult. Un momento di tranquillità e svago per l'intera squadra, una boccata di normalità nel bel mezzo di una routine frenetica e di ritmi incessanti. Avrebbero dovuto partecipare i Rising Five al completo, ma Marcus era stato trattenuto in ospedale, ancora sotto osservazione per qualche insolito motivo, mentre Dominic aveva deciso all'ultimo minuto di tornare a casa, senza fornire spiegazioni a riguardo. Se prima Yulis era entusiasta all'idea di trascorrere quel tempo con i suoi compagni, appollaiati sul divano tra patatine e schifezze varie, il fatto che fossero stati decimati a tre su cinque le aveva smorzato l'umore e azzerato qualunque energia. Aveva suggerito di rimandare il tutto al mese successivo, post HTT, ma Gareth e Leo l'avevano convinta a non far saltare in aria il programma, perché le belle abitudini, quelle che fanno bene, meritano sempre di essere mantenute.

Ma, visto il ribaltamento improvviso delle premesse, la scelta del film era davvero l'ultima delle preoccupazioni della giovane eroina.

- Parker...? -

- Mh? - Yulis, a rallentatore, voltò la testa e affondò la fronte nell'incavo del suo collo.

Leo allora alzò un sopracciglio e installò sulle labbra un sorrisetto sghembo. - Non dirmi che hai cambiato idea... Di solito sei la prima a proporre un film dell'orrore, o qualcosa che abbia a che fare con lo spazio. -

- O qualcosa che preveda entrambe le componenti, tipo quello strano film di necromorfi su un pianeta alieno. - Gareth rise e le sollevò la felpa fino a liberarle le spalle, facendola rabbrividire, mentre le mani di Leo si spostavano sulla sua schiena per slacciarle il reggiseno.

- C-continuando così, però, non riuscirò a pensare a niente di concreto... - si lamentò Yulis sporgendo le labbra in un piccolo broncio, in un tentativo raffazzonato e poco incisivo di prendere tempo. - Anche se... non mi sembrate molto intenzionati a guardare la TV. -

- Io sono assolutamente intenzionato a guardare la TV. - replicò il rosso, suscitando una sentita ilarità anche nell'amico.

Il campanello di casa emise un trillo lungo e ostentato, e tutti e tre, in simultanea, diedero un'occhiata alla porta.

- Devono essere le pizze. - ipotizzò Leo, facendo scivolare le spalline sottili lungo le braccia della ragazza, per poi attorcigliare in un pugno quel piccolo fazzoletto di stoffa.

- Vado io. - propose Gareth, alzandosi pigramente dal divano. - Le abbiamo già pagate? -

- N-no. Pagamento alla consegna. - balbettò Yulis nel mentre che spostava una mano al petto per coprirsi, senza capire bene chi fosse la causa di quell'improvviso moto di vergogna.

- Ah, cavoli, ho lasciato il portafogli di sopra. Tu hai contanti? -

Yulis indicò le proprie tasche, ma non appena annuì, Gareth l'afferrò per la vita e la issò con facilità su una spalla.

Yulis strabuzzò gli occhi nel ritrovarsi di punto in bianco sospesa dietro la schiena dell'amico, oscillando come un fuscello mentre il sopra si invertiva con il sotto. In quella posizione, con la testa a penzoloni a oltre un metro dal pavimento, il bordo della felpa era già scivolato fino alla base del collo, facendole venire la pelle d'oca per la differenza di temperatura e minacciando pericolosamente di finire a terra al primo movimento sbagliato.

- Che accidenti fai?! -

- Mi porto dietro il contante, no? -

- Mettimi giù! -

Nel mentre che Leo rideva come se stesse assistendo allo spettacolo di un duo comico, la ragazza fu colpita da una serie bonaria ma energica di pacche sul sedere. Gareth ispezionò la tasca dei suoi pantaloncini per assicurarsi che tutto fosse al proprio posto, poi stazionò una mano in pianta stabile sulle sue natiche, mentre con il braccio opposto si assicurava di mantenerle le gambe in sicurezza.

- Yuls, nell'armadio ho delle giacche che pesano più di te, sai? - ridacchiò. - Però devi cercare di stare ferma, altrimenti rischio sul serio di farti cadere a terra. -

- Vuoi davvero aprire la porta in questo stato? - sbraitò la bionda, senza capire se fosse più preoccupata dall'idea in sé o più divertita da quella bizzarra situazione.

- Ha ragione lei, aspetta. -

E Gareth si bloccò.

Yulis non riusciva a vedere quasi niente per via della felpa che ormai le copriva gli occhi, ma era sicura che Leo l'avesse fermato ai piedi del divano. Si sentì il rumore di una zip che veniva abbassata in un unico movimento e Gareth dondolò sui talloni, come colto di sorpresa.

- Leo... -

- Come ha detto Yulis, non puoi aprire la porta messo così. -

Le proteste del suo migliore amico furono presto interrotte e sostituite da un gemito roco, accompagnato dal suono di uno schiocco di lingua.

- L-Leo, cazzo, così di certo non mi aiuti. -

Al sospiro appagato che seguì, Yulis lottò contro la forza di gravità e contro la felpa per cercare di recuperare la vista. Non appena riuscì a sbarazzarsi del tessuto davanti agli occhi, tirandolo verso l'ombelico con una mano, tentò di sporgersi di lato, giusto in tempo per scorgere Leo che, con un sorrisetto furbo rivolto verso l'alto, si scostava dal cavallo dei pantaloni di un Gareth fintamente arrabbiato.

Il campanello tremò di nuovo in una serie di squilli continui e indispettiti.

- Arrivo, arrivo! - dopo aver sistemato anche la lampo, l'irlandese assestò una nuova pacca al sedere di Yulis e si diresse a passo lento verso la porta. Nel tragitto tra ingresso e divano le accarezzò in maniera distratta i polpacci, per poi risalire e sfiorarle l'incavo del ginocchio con la punta delle dita. La ragazza, ancora abbarbicata sulla sua spalla, si agitò con energia non appena sorvolò la zona. - Non dirmi che soffri ancora il solletico in questo punto! -

Alla bionda bastò udire la parola "solletico" per cominciare immediatamente a ridere e a scalciare, ma più lo implorava di smettere e più lui si divertiva a infierire, come un bambino dispettoso. Yulis issò entrambe le mani sul sedere di Gareth per potersi sollevare un po' con il busto, sfruttando poco l'addominale e approfittando così di quel sostegno improvvisato seppur molto piacevole. Giovando di un istante di respiro, diede un'occhiata rapida verso il divano: Leo se ne stava disteso e rilassato tra i cuscini, con le mani a sostare dietro la nuca mentre sorrideva nella loro direzione.

Stavano bene.
Stavano davvero bene insieme.
Perché erano stati così stupidi da aspettare così tanto per ottenere quel genere di pace?

Prima di aprire, Gareth inforcò gli occhiali da sole che erano appoggiati sul mobiletto. Si voltò poi verso la propria schiena, con gli angoli della bocca a puntare verso l'alto. - Resta ferma e non dire niente, così il fattorino non si accorgerà che quello che si ritrova davanti è proprio il bel culetto di Ultra Violet. -

Yulis, dopo un breve istante di serietà, ma ancora suscettibile al solletico di cui era stata vittima, di fronte alla logica inattaccabile dell'amico scoppiò a ridere con un gusto ancora più sentito. Il risultato che ne derivò fu una nuova sculacciata, ma questa volta più forte delle precedenti. La ragazza allora fu costretta a piantare con forza gli incisivi nel labbro inferiore: forse, quel gesto non le sarebbe dovuto piacere così tanto.

Dall'altra parte della stanza, Leo le faceva segno di rimanere in silenzio, con il dito posto davanti alla bocca per mantenere il gioco; Yulis dovette fare appello a tutta la propria forza di volontà pur di non sbottare in una nuova, fragorosa risata.

Sentì le dita di Gareth sfilare le banconote dalla tasca, non prima di aver accuratamente ispezionato e tastato la rotondità del suo sedere, e, ancora a testa in giù, avvertì la porta aprirsi con un cigolio leggero, immaginando lo sbigottimento del povero rider di turno.

- C-Candace?! -

Yulis sbiancò di colpo e il sorriso le sparì dalle labbra.

Non ci fu nemmeno il tempo di mettere in fila i pensieri che il ragazzo le aveva già fatto riappoggiare i piedi a terra, spostandola di fianco a sé in una manovra così rapida da causarle qualche capogiro. Lo vide togliersi gli occhiali con uno scatto, per poi appoggiarli di fretta sul mobiletto.

Gareth teneva lo sguardo puntato sulla donna, ma questa lo ignorava: troppo impegnata a concentrare le energie per incenerire Yulis con un'occhiata di fuoco da preoccuparsi di lui. Se ne stava lì, impettita sull'uscio della porta, splendida nel suo cappotto color tortora a fissarla con un'espressione affine al disprezzo. I capelli rossi cadevano sulle spalle e lungo la schiena in onde selvagge e aggressive, mentre le unghie laccate di verde stringevano la pochette con una forza esagerata.

L'aria si era fatta improvvisamente gelida e carica di tensione.

Lo sguardo aspro di Candace, acuito dalla linea di eyeliner nero e dall'ombretto matte, straripava di vibrazioni dai toni oscuri che erano in grado di far sentire Yulis a disagio in casa sua.

Anche eliminando l'antipatia a pelle palesata da entrambe, quella donna non sarebbe mai potuta rientrare tra le sue grazie per ragioni piuttosto ovvie; regolamento etico o no, fare finta di nulla e ignorare l'astio che provavano l'una nei confronti dell'altra sarebbe stato quantomeno complesso.

- Come... come mai... - Gareth tossicchiò e tentò di sbloccare lo stallo, attirando l'attenzione di Candace che ancora orbitava su Yulis.

- Avevamo un appuntamento. - decretò la donna, glaciale nelle proprie iridi di smeraldo. - Cena alle ventuno con i miei amici da Shizuru, te ne sei dimenticato? -

Yulis non riuscì a evitare di lanciare un'occhiata sorpresa in direzione del compagno.

< Un appuntamento? Stasera? >

- Merda, il responsabile marketing della tua casa farmaceutica! - Gareth si morse la lingua e scambiò alla giovane un rapido sguardo colpevole, poi tornò a concentrarsi su Candace. - Mi sono dimenticato dell'appuntamento, scusami. -

La bionda sentì un fastidio crescente percorrerle tutta la colonna vertebrale a ogni singola parola pronunciata. Portò le braccia dietro alla schiena e strinse le mani a pugno, mentre sul viso disegnò un falso sorriso di cortesia.

- Hai bisogno di un'agenda, Gareth. - scherzò Yulis concentrandosi solo su di lui, nonostante l'occhiata pressante di Candace fosse intenzionata a trapassarle il cranio. - Lascerò la tua pizza in frigo. Quel film lo guarderemo un'altra volta. -

Gareth pareva davvero dispiaciuto per quell'improvviso cambio di programma. Yulis sentiva solo un profondo fastidio scuoterle le viscere.

- Esco anche io. -

Leo spuntò al loro fianco. Teneva le cuffie attorno al collo e indossava una felpa leggera, mentre ai piedi aveva già infilato le scarpe da ginnastica. L'espressione era la solita: per lo più impassibile, a tratti annoiata. Tutto il buonumore precedente sparito, come se non fosse mai stato di casa. Yulis lo guardò con aria contrita, forse addirittura delusa, ma accettò che quello fosse il suo modo di sbollire.

- Sicuro di voler andare a correre a quest'ora? - domandò Gareth, con un filo di voce.

Leo lo ignorò e posizionò le cuffie sulla testa, scambiando a Yulis uno sguardo indolente. - Prendo le chiavi, non aspettarmi. - e senza attendere repliche, si fece largo tra il gruppetto, assestando una spallata all'irlandese quando gli passò di fianco. - Buona cena. - gli sibilò, poi guardò Candace dritto negli occhi. - Marzo-Aprile... - quindi scansò anche lei, godendo fino in fondo dell'espressione sbigottita che le si era dipinta sul volto.

I tre lo osservarono sfrecciare via per il vialetto e imboccare la strada principale illuminata dai lampioni.

- Vado a cambiarmi. - bofonchiò Gareth dopo qualche istante. - Candace, se vuoi accomodarti... -

Yulis non resistette all'impulso di alzare gli occhi al cielo. - Sul tavolino ci sono patatine e popcorn, serviti pure nell'attesa. - inasprì lo sguardo, ma prima di continuare lo virò su Gareth. - Fa' pure come se casa mia fosse anche la tua. -

Voltò i tacchi e lasciò entrambi sulla porta, sentendosi una vera stronza per quella frecciatina alla Hartman.

Ma era davvero arrabbiata.
Amareggiata, scocciata, infastidita e delusa. Quella sarebbe stata l'unica serata libera nell'arco di settimane, e sprecarla così le faceva ribollire il sangue nelle vene, specie dopo aver saggiato un piccolo pezzetto di quella felicità e spensieratezza che avrebbero potuto avere.

Salì le scale e si fiondò in camera, senza più guardare in faccia a nessuno.


*


Tokyo, Venerdì 28 Aprile

Yulis continuava a tamburellare le dita sul proprio ginocchio destro, accavallato con grazia sopra l'altra gamba. I denti si muovevano sulle labbra con fare inquieto, mangiando via lo strato di rossetto a ogni passata, mentre un piede giocherellava con la scarpa facendone ondeggiare il tacco a mezz'aria.

- Tanto nervosa? -

Shogo le sorrise con fare paterno e amorevole, posando una mano sulla sua. Yulis sospirò e appoggiò la testa alla sua spalla.

- Non dovrei, vero? - chiuse gli occhi e si lasciò cullare dai movimenti dell'auto. - Stiamo solo per raggiungere il Gala per il reveal della Hero Top Ten di quest'anno, niente di incredibilmente spaventoso come infiltrarsi nel covo di un gruppo di efferati criminali. -

- Oh, no. Proprio perché stai per partecipare a un evento di tale portata hai tutte le ragioni per sentirti in ansia, o per essere nervosa. Visti i nugoli di giornalisti che tenteranno di assalirti per accaparrarsi una foto o un'intervista, il paragone sulla pericolosità è addirittura azzeccato. Senza offesa per Noora, ovviamente. - sorrise, arrivandole un buffetto sulla guancia. - Ricorda solo che quella classifica, nel concreto, non è un sinonimo diretto di bontà dell'operato di qualcuno, Yulis. -

- Mi stai già consolando in caso di una mancata nomination? -

- Lo hai detto tu stessa che è molto più che raro che un rookie finisca in classifica al primo anno di servizio. Tu e alcuni dei tuoi compagni di squadra siete stati un'eccezione. - borbottò l'uomo, guardando fuori dal finestrino mentre un velo di rossore si impossessava delle guance. - Non volevo insinuare che quella dello scorso anno fosse stata fortuna, ma solo fornire una lettura delle statistiche generali dell'evento. -

- Sto scherzando. - gli assestò una lieve gomitata, mettendo la lingua tra i denti. - Sai meglio di me che finire in quella lista non mi è mai importato. Ma per Leo e Marcus è un traguardo importante da raggiungere, quindi il minimo che possa fare è impegnarmi tanto quanto loro. -

- Beh, Marcus è uno Steiner: posso solo immaginare quanta pressione e quante aspettative la sua famiglia riponga in lui. Suo padre, nonostante non sia più un eroe in attività, è un membro molto influente del Consiglio. Per quel che riguarda Leonard, invece... conoscendo il suo carattere non mi meraviglia che un podio sia tra i suoi principali obiettivi di carriera. Ed è ancora più ammirevole se teniamo in considerazione il fatto che è... -

- Un Virtuoso? - azzardò Yulis, con un pizzico di sentita irriverenza che portò l'uomo a sospirare. - Quando finirà, questa stupida storia? -

Shogo si passò una mano prima a sprimacciare gli occhi e poi a sistemare una ciocca di capelli dietro l'orecchio. - Lo stai chiedendo a chi ha passato buona parte della sua vita a interrogarsi su uno dei più grandi misteri della nostra esistenza. Ma nonostante le prove scientifiche, i testi, i saggi e gli articoli accademici che vengono presentati e valutati come estremamente di valore, ci sono individui così ottusi, così ancorati alle loro radici e alle loro condizioni di agio da rifiutarsi di accettare qualunque informazione che si discosti dalla loro visione del mondo. Per quanto per noi sia inconcepibile credere che la disparità tra i Virtuosi e gli altri Uber possa avere delle fondamenta sensate, è innegabile che personalità di spessore ne siano promotrici ancora oggi, e l'ambiente dell'HTT, purtroppo, non ne è esente. -

- È anche assurdo pensare che abilità come quelle di Leo o Dominic possano essere ritenute "solo un colpo di fortuna". Come se avessi scelto io di nascere con l'incredibile capacità di trasmettere quello che provo! - dopo aver virgolettato per aria con le dita, Yulis alzò gli occhi al cielo e scosse la testa, contrariata fino al midollo.

- Chi sostiene la teoria della Triade lo fa portando come argomentazione principale il fatto che chiunque, tramite l'allenamento, sarebbe potenzialmente in grado di sviluppare lo stesso livello di maestria di un Virtuoso. Leo è nato con una mira pressoché perfetta ed è stato in grado di fare fin da subito cose che per un arciere richiederebbero anni di pratica. Ma, per l'appunto, si parla di pratica. Al contrario, nessuno potrebbe imparare dal nulla la tua lettura del pensiero, o la trasmutazione delle braccia di Gareth. Per questo Mentalisti, Mutaforma e Manipolatori sono visti con un occhio differente. -

- Sai, se non ti conoscessi così bene e se non sapessi che sei anche un ricercatore, potrei quasi pensarti come uno di quei fanatici radicali che millantano la supremazia della Triade. -

Shogo ridusse gli occhi a due fessure e le assestò una schicchera sulla fronte. - Farò finta di non aver sentito, piccola insolente. - le afferrò il volto tra le mani e lo avvicinò al proprio. - E a proposito di categorie... tu non sei più solo una Mentalista, Yulis. Con la terza manifestazione, sei diventata anche una Mutaforma, il che ti ha reso ufficialmente un'Ibrida. E, forse, l'essere Ibrida è ancora più raro dell'essere una rookie in HTT. Da qui in avanti potresti scontrarti con persone che ti guarderanno storto, o con diffidenza, sia per questa tua nuova condizione e sia perché hai manifestato un'abilità in più rispetto alla norma. -

La ragazza prese un lungo respiro, stringendosi nell'impermeabile fino ad affondare il naso al di sotto del colletto. - Non sono cambiata, dopo Lilith. Lo sai. -

- Non è me che devi convincere, Yulis. Ed è triste dover pensare che possa esserci davvero qualcuno che necessiti di essere rassicurato, ma le novità e i cambiamenti, spesso e volentieri, sono vissuti con paura quando non si è disposti a togliersi i paraocchi. - le passò un braccio dietro le spalle e la strinse a sé. - A prescindere da tutto, io sono fiero della splendida donna che sei diventata, anche se l'eroina che vive in te mi fa dannare e tribolare quasi allo stesso modo di quando eri piccola e ti cacciavi nei guai. -

La ragazza ridacchiò, facendo tintinnare i braccialetti al polso. - Sono contenta di averti al mio fianco, questa sera, papà. -

- Non mi sarei perso questo tuo nuovo passo per nulla al mondo. -

Shogo le sorrise, ma distolse lo sguardo dopo poco. Yulis immaginò che stesse mentalmente ringraziando l'oscurità che aleggiava nell'abitacolo, dato che era in grado di smorzare con ottimi risultati quel rossore così acceso sugli zigomi.


Un'ulteriore decina di minuti trascorse, e l'auto parcheggiò ai piedi del Golden Hallway. Quel lungo corridoio, tappezzato di una soffice moquette dorata e impreziosito da innumerevoli luci a led, era il punto di partenza alla serata, l'attracco sfavillante e sfarzoso che conduceva all'ingresso del Riviera Grand Hotel, il luogo in cui sarebbe stata celebrata la cerimonia del reveal e dove si sarebbe svolto il Gala.

Yulis, ancora appollaiata sul sedile ma in trepidante attesa, sbirciò dal finestrino oscurato. C'erano dozzine e dozzine di giornalisti che scalpitavano e sgomitavano per accaparrarsi un posto ai lati del corridoio, con le macchine fotografiche già impugnate e i flash che gareggiavano baldanzosi con l'illuminazione artificiale. Un paio di uomini della sicurezza accoglievano le auto degli invitati, mentre i più si preoccupavano di tenere a distanza i paparazzi più impetuosi.

- Davvero spaventoso. - decretò Shogo al suo fianco, in un mezzo sospiro. - Tra un minuto scenderò dall'auto per venire ad aprirti lo sportello. Lascia pure qui il cappotto: qualcuno, in qualche modo, te lo farà recapitare all'interno dell'hotel, ma è essenziale che tu e il tuo vestito siate visibili da ogni angolazione non appena metterai piede sul carpet. E, a proposito di tacchi, non c'è fretta di arrivare in fondo al corridoio, quindi dai tu il passo, okay? -

Yulis alzò un sopracciglio, divertita e colpita allo stesso tempo. - È stata Noora a istruirti così bene? -

- Non immagini la mole di materiale che mi ha fornito. - asserì, greve, facendola ridere di conseguenza. - Sei pronta, bambina mia? -

Yulis si mordicchiò il labbro inferiore e slacciò i bottoni del cappotto, sfilandolo e lasciandolo abbandonato contro il sedile. Passò una mano sul collo totalmente libero, sfiorando i punti di vuoto su cui avrebbe dovuto adagiarsi il suo adorato ciondolo e un'ombra di malinconia le incrinò l'espressione del viso. Non si era ancora perdonata per aver smarrito l'unico ricordo tangibile di sua madre.

< Avrei voluto avere anche te, al mio fianco... >

Prese un lungo respiro e si umettò le labbra, ormai prive di qualunque traccia di rossetto, ma nell'istante in cui si concentrò su Shogo, qualunque accenno di tristezza fu spazzato via per essere sostituito da un sorriso entusiasta. - Pronta! -



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Lo so cosa state pensando:
"NON CI CREDO CHE HAI AGGIORNATO CON UN NUOVO CAPITOLO DOPO SOLO UNA DECINA DI GIORNI!"

Sono sconvolta quanto voi, fiorellini.
Ma, hey, si prende su quel che passa il convento, no?

Capitoletto di transizione, per così dire: abbiamo un momentino smut-tarello tanto carino (?) e scemo allo stesso tempo che ci fa capire quanto quei tre potrebbero stare bene insieme, ma poi arriva l'inevitabile mazzata in fronte da Candace che, se potesse, darebbe fuoco a Yulis (fun fact: mica a Gareth, nono, a Yulis >_>) per poi arrostirci su dei marshmallow. Diciamocelo: la situa, vista anche la clausola, non è delle migliori. Ma tempo al tempo, perché figuriamoci se le cose possono essere semplici, ANZI.

Sono molto contenta della parte finale, con Shogo (♡) e Yulis in un tenero momento padre-figlia che ci fanno sapere qualcosina in più sulle discriminazioni nei confronti dei Virtuosi come Leo e Dominic. Tenete a mente questa parte, perché tornerà presto a bussare alla porta (spoiler: non sarà un bel momento).

Finalmente, inizia l'arco della HTT. Non voglio spaventarvi, ma il prossimo capitolo, data la mole di personaggi (nuovi e non) potrebbe essere un po'... caotico. Spero di rendere giustizia a tutti e di intrattenervi con i vari dialoghi! Ne vedremo delle belle, e a Yulis potrebbero salire in fretta i cinque minuti.

Chi immaginate di vedere, nel capitolo 17?
Sparate a raffica, e tenete conto che è mooolto difficile sbagliare xD


PS: Il titolo del capitolo è tratto da "Still be friends" di G-Eazy:

I know you don't do one night stands
So I'm the closest thing
Now can we fuck and still be friends, though?
And if you haven't fucked a friend (I'm just sayin')
I'd be the closest thing (haha, I, I'd be the closest thing)
So can we fuck and still be friends, though?


Juliet

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