Chapter 14: "Draw the line up"

Quel profumo floreale dolciastro non le era nuovo, così come non lo era il tintinnio acuto che proveniva dal suo polso sinistro ad ogni movimento compiuto.

- Lilith? -

Yulis capì in fretta di trovarsi in un luogo molto simile a quello del loro primo incontro. L'oscurità che le aleggiava intorno e che avvolgeva morbidamente ogni sagoma non la intimoriva, anzi, al contrario, le garantiva una potente sferzata di fiducia sotto forma di carezza delicata. Come la prima volta, seguì il filo scarlatto agganciato poco sopra la mano, facendo scricchiolare la ghiaia del giardino ad ogni passo. Individuò la singola luce del candelabro a due bracci e si spostò in quella direzione; non appena accese lo stoppino della seconda candela, la risata argentea della dea le riecheggiò nelle orecchie.

- Mia dolce e impavida Yulis! -

Il suono melodioso di quella voce avvolse la ragazza come una coperta calda e rincuorante, in netto contrasto con la temperatura quasi siderale delle dita affusolate che le avevano afferrato dolcemente il viso.

- Ciao, Lilith. - sussurrò Yulis, con un'ombra di reverenza nel tono a cozzare con quel convenevole così informale. - Sono... felice di sapere che stai bene. -

Ed era vero.
Era estremamente sollevata di poter constatare la sua incolumità, date le conseguenze grottesche dell'altro sogno.

Lilith le posò un bacio leggero sulla fronte e puntò gli occhi vispi e violacei nei suoi, sorridendo gioviale. - Ben ritrovata, figlia mia. - la strinse quindi in un abbraccio quasi soffocante, come se fosse davvero parte della sua famiglia. - Speravo di incontrarti presto, le tue ultime imprese sono state davvero incredibili! Oooh, sono così fiera di te e del tuo coraggio! -

Yulis si ritrovò inevitabilmente ad arrossire a quelle lusinghe. Si schiarì la voce e sciolse con delicatezza la sua presa. - Mi hai osservata? -

- "Osservata"? - ridacchiò, portando le dita a nascondere le labbra. - Potremmo definirlo così. - ancora prima che potesse replicare, in uno scatto le afferrò entrambe le mani. - Vieni, c'è una sorpresa per te! -

- Una sorpresa? -

In un rapido istante, l'ambiente intorno a loro mutò, immergendole in un'ampia sala luminosa caratterizzata da grandi quadri alle pareti e da un soffitto affrescato. C'era della musica delicata nell'aria, mentre un profumino delizioso stuzzicava le narici.

Lilith, con la sua caratteristica e decisa esuberanza, l'aveva già trascinata nella sala adiacente, impedendole di opporsi o anche solo di chiedere ulteriori spiegazioni. Si fermarono a pochi metri dall'uscio, con gli occhi puntati al cuore della stanza.

Yulis aggrottò la fronte e inclinò leggermente la testa di lato, non riuscendo a spiegarsi cosa ci facesse quell'enorme e sfarzoso letto a baldacchino nel bel mezzo di un banchetto. Si voltò verso la donna e questa le sorrise, amabile e splendida come solo una dea poteva essere.

- Ti meriti un po' di svago, non credi? -

< Svago...? >

La bionda sbatté le palpebre più volte, ma, di colpo, si ritrovò a sobbalzare: un paio di giovani e avvenenti uomini, spuntati letteralmente dal nulla, si erano avvicinati a lei con l'intenzione di prenderla a braccetto. Yulis svicolò goffamente dalla loro stretta e analizzò più attentamente l'ambiente attorno a sé: fiori freschi su ogni tavola, drappi scuri ad adornare il mobilio, candele accese in ogni angolo, specchi ampi incorniciati d'oro.

Forse non era una situazione così difficile da interpretare.

Yulis frenò l'istinto di alzare gli occhi al cielo e tornò a rivolgere la propria attenzione a Lilith. - Non penso di aver bisogno di quel tipo di svago, qui. -

La donna arricciò un angolo della bocca e alzò un sopracciglio. - Ricordi il discorso che abbiamo fatto, non poi così tanto tempo fa? Per migliorare il controllo del mio dono hai bisogno di essere più lucida e consapevole. -

Yulis scosse la testa e le lanciò uno sguardo interrogativo, non riuscendo a cogliere il nesso.

- Se non impari a vivere appieno le emozioni che provi, sia nel bene e sia nel male, paradossalmente queste avranno la meglio su di te. Devi lasciarti andare, Yulis, o saranno loro ad annientarti e a tirare i fili per muoverti come un burattino. Affrontale, conoscile, addomesticale e servitene. -

Yulis sentì una strana angoscia formicolare sul petto. - Conosco molto bene le emozioni di cui parli. Da quando si è manifestata, Empathy mi impedisce di dimenticare anche la più minima delle sofferenze e la più superficiale delle gioie. - replicò, scoprendo di aver ricorso ad un tono molto più duro di quello che si aspettava.

- Parli come se io ignorassi chi sei, come se non fossi a conoscenza dei tuoi successi o delle barbarie che hai dovuto sopportare a causa di quella feccia di uomo con cui condividi il sangue. - digrignò i denti e strinse le mani a pugno, fino a far sbiancare le nocche. Poi, di colpo, rilassò le dita. - Tu hai un limite, Yulis. Una misura di sicurezza che non ti permette di esprimere davvero ciò che sei... tu stessa ne hai avuto dimostrazione, grazie agli ultimi eventi! Per ora ti è impossibile immaginare le grandi cose di cui saresti in grado, ma attingendo al potere che ho deciso di condividere con te, il numero massimo di scenari possibili è esponenziale! Ecco perché dovrai fidarti della mia parola e dei miei consigli. -

- E il tuo primo consiglio spassionato sarebbe quello di fare sesso con due sconosciuti, nel bel mezzo di un sogno? - Yulis piantò le mani sui fianchi e increspò la fronte, scettica come non mai. Ma nell'attimo immediatamente successivo, quando incrociò lo sguardo greve di Lilith, si pentì di essere stata così irriverente e si morse la lingua.

- I piaceri della carne sono solo il modo più semplice di prendere confidenza con il livello di intensità che il mio dono ti permette di sfruttare. - spiegò la dea con voce melliflua. - Ma se il tuo problema sono gli sconosciuti, c'è senza dubbio una maniera molto semplice di sopperire alla questione. -

Bastò un battito di ciglia: come per magia, i due giovani uomini si tramutarono in due soggetti dai volti molto più che noti.

Yulis spalancò gli occhi e fece per replicare, ma Lilith la interruppe sul nascere.

- Ci sono anche modi alternativi per stimolare questa tua nuova potenza. Modi più distruttivi. -

Lilith si avvicinò con passo lento al giovane che aveva ormai assunto le sembianza di Gareth. Gli scivolò di fianco e infilò le dita tra quei capelli ramati, arpionandogli la nuca. Senza mollare lo sguardo di Yulis, avvicinò il volto del ragazzo al proprio fino a che le labbra non furono ad appena un soffio di distanza.

Yulis sussultò e fece un passo in avanti per intervenire, conficcando i denti nel labbro inferiore e imprecando silenziosamente. Qualcosa, o meglio, qualcuno la stava obbligando a rimanere ancorata a terra.

< Non ti azzardare. >

Lilith non si disturbò nemmeno a consumare quel bacio: la reazione repentina di Yulis era stata sufficiente. Alzò appena il mento, osservandola da sotto le lunghissime ciglia scure, come se le schegge di ametista che filtravano da esse potessero trafiggerla sul posto.

- La rabbia e l'ira che nascono dalla gelosia sono altrettanto efficaci. Io ti sto solo mostrando quella che è la via più semplice, ma, come sempre, sei tu a scegliere il tuo percorso. - con un gesto della mano, Lilith fece dissolvere le figure di Gareth e Leo e liberò la ragazza da quella nuova stasi. Le si avvicinò e, dopo averle accarezzato il volto con il dorso della mano, le posò un bacio al centro della fronte. - Siamo dalla stessa parte, Yulis. Non mettere più in dubbio il mio operato. -




Yulis mugugnò qualche farfuglio a labbra serrate, strizzando gli occhi con un moto di fastidio non appena la luce si infiltrò al di sotto delle palpebre. Appoggiò una mano sul materasso sotto di sé, troppo rigido per i suoi gusti, e tentò di raddrizzare la schiena.

Clinica per Eroi.
Di nuovo.

Scacciò quell'accenno di frustrazione e rielaborò mentalmente gli eventi al Gemini Center, cercando di sostituire con essi le immagini del sogno appena svanito, ma ancora fin troppo vivido. Portò la testa indietro, contro la spalliera leggermente imbottita del letto, schiudendo le labbra in uno sbuffo malcelato e gonfiando le guance come due piccoli palloncini pallidi. Quando i polmoni si espansero incamerando aria percepì una fitta acuta all'altezza delle costole che finì per rubarle il fiato. Strinse i denti e strizzò gli occhi, posizionando il palmo in corrispondenza della zona incriminata in un gesto automatico.

Le conseguenze dello scontro con gli Yōkai si stavano facendo sentire.

La schiena era ancora formicolante, ma irradiata da una serie di brividi freschi e piacevoli: nell'aria poteva riconoscere quell'odore già noto di menta mista a balsamo lenitivo, prova che Katarina doveva essersi occupata della sua medicazione un'altra volta. Non osò immaginare in quale stato potesse trovarsi nel momento in cui dovevano averla portata lì, ma il semplice fatto di riuscire a rimanere distesa sul letto supina, senza patire le pene dell'inferno, era già un ottimo segno.

Yulis sentì la gola grattare e la bocca allappata. Non aveva nemmeno fatto in tempo ad allungarsi per prendere il bicchiere d'acqua posto sul comodino che una massa di capelli ramati si era già gettata a capofitto su di lei.

- Fa' piano, Yuls. Ti aiuto io. -

Lo sguardo carico di apprensione di Gareth si trasformò in puro sollievo quando incrociò il suo. Le regalò uno dei suoi soliti sorrisi, uno di quelli che sarebbero riusciti a raddrizzare il morale di chiunque, persino nelle giornate più cupe. E Yulis, di certo, non sfuggiva all'influenza di quel fascino, ma questa volta il macigno che le si era posato sulla bocca dello stomaco pareva aver fatto da deterrente. Per sfortuna di Gareth, la memoria fisica e mentale della ragazza avevano avuto la meglio, ponendo un marcato accento non più sulle fossette attraenti stanziate a lato delle sue labbra, ma piuttosto sulle sensazioni sgradevoli che gli ultimi momenti della missione avevano generato.

Non disse nulla. Si limitò ad avvicinare la bocca alla cannuccia, decisamente troppo lunga per quel bicchiere, e bevve a grandi sorsi, scoprendosi molto assetata. Alle brevi domande che Gareth le rivolse si limitò ad annuire appena con il capo, impiegando il minimo delle energie. Passò gli incisivi sulla plastica colorata, fino a schiacciarla tra i denti.

Era così... arrabbiata con lui.

E la cosa che la mandava ancora più fuori di testa era che una parte di sé le diceva di ignorare quella sensazione. Dopotutto, Lilith le aveva dimostrato che era più che possibile farlo.

Yulis si ritrovò a stringere il lenzuolo tra le dita sottili, in un breve raptus di stizza. All'ennesimo sguardo interrogativo di Gareth fu però costretta a puntare gli occhi nei suoi.

- Hey. - si sforzò di non far traboccare nemmeno la punta di quella stupida gelosia che la stava facendo affogare nel mare dei suoi stessi pensieri.

- Hey. - ripeté lui, dopo qualche attimo iniziale di smarrimento, scimmiottando il tono piatto e laconico di quel convenevole privo di calore. - Svegliata di traverso? -

Yulis voltò la testa di lato e fissò con scarso interesse il piccolo orologio appeso alla parete, concentrandosi sul movimento cadenzato della lancetta dei secondi. In quel momento, Gareth era davvero l'ultima persona con cui avrebbe voluto sostenere una conversazione, specie dopo la brillante illusione di Lilith.

- Yuls. - tentò di richiamare la sua attenzione con i fatti oltre che con le parole, ma quando provò ad appoggiarle la mano sulla guancia, lei si scostò bruscamente. - Puoi dirmi che ti prende? -

- Deve per forza essere successo qualcosa? - la voce gracchiò nella gola, assumendo un tono quasi irriconoscibile. Probabilmente, le ore che aveva passato in quel letto dovevano essere un numero maggiore di quello che pensava, e la piccola cannula che fuoriusciva dall'incavo del gomito acuiva parte dei suoi sospetti. - Sto bene. -

Il ragazzo rimase attonito per qualche altro istante, poi le spalle si rilassarono e le braccia tornarono lunghe distese ai fianchi. - Sei arrabbiata. -

Non era un'osservazione.
Era l'ovvietà fatta a parole.

- No, non lo sono. - sbottò in una risposta immediata, falsa come l'ottone, guadagnandosi così una naturale quanto logica occhiata sbieca. - Ma anche se fosse, che t'importa? -

- Ah, fantastico, siamo agli stessi livelli di spessore di quando avevamo dodici anni. - Gareth alzò gli occhi al cielo e si sedette sul letto, ignorando il divieto che lo sguardo di Yulis pareva aver siglato a mezz'aria. - Proprio un comportamento maturo da parte tua. -

- Beh, dimmelo tu quanto può essere maturo farsi ficcare un metro di lingua in gola nel bel mezzo di una conversazione, e poi ne riparliamo. -

Ancora una volta, il filtro cervello-bocca di Yulis sembrava essere fuori uso.

Gareth schiuse le labbra per replicare, poi strozzò le parole in una risata. - Da che pulpito, miss non-mi-faccio-problemi-a-sbaciucchiare-il-leader-della-mia-squadra-nel-bel-mezzo-della-missione. -

E, a quel punto, Yulis non poté più replicare.

Si paralizzò, colpita e affondata, nemmeno avesse avuto la schiena decorata da un enorme bersaglio luminoso. La bocca si tramutò in una linea sottile, mentre gli occhi spalancati non poterono fare altro che piantarsi in quelli del ragazzo, colpevoli.

- Se fossi uno stronzo, ti direi che sei un'ipocrita del cazzo, Yulis. - continuò in un sibilo a bassa voce. - Ma fra tutti, probabilmente sono il primo che può capire davvero quello che provi. Cadiamo in piedi nella stessa situazione, e, guarda un po', siamo pure due delle tre parti coinvolte. -

La risolutezza con cui Yulis aveva dato il via a quel confronto si era presto tramutata in un blocco di arenaria, pronto a sgretolarsi ai capricci del vento. Si ritrovò a calare la testa, non riuscendo a sostenere in maniera adeguata il contatto visivo. Percepiva le guance bruciare per l'imbarazzo e pizzicare per quel mix di rabbia e disagio che le vorticava inarrestabile tra stomaco e cervello. Lo guardava di sottecchi, al riparo delle ciglia lunghe e ancora impiastricciate dal sonno. Altro che dodicenne: in quel momento, si sentiva addirittura più piccola di una bambina.

Il ragazzo però accennò un rapido sorriso e le acciuffò una mano, smorzando il tono. - Se è questo che ti scombussola le rotelle, qui dentro... - le picchiettò il centro della fronte con l'indice. - Ti assicuro che penso ogni parola che ho detto l'altro giorno e che sono disposto a giurarlo su ciò che vuoi. Non è che l'ho fatto per distrarti dal dolore di quelle nuove ali. -

Yulis si obbligò a non fremere sul posto per via di quella conferma non richiesta. Ingoiò il magone che si era stanziato in gola e si impose di non fare caso al cuore che aveva iniziato a galoppare nel petto. Ogni volta che si ritrovava ad avere un qualche contatto con Lilith, finiva per cedere agli impulsi e alle emozioni con una facilità preoccupante, così una domanda dal timbro irriverente rovinò fuori, oltre le labbra. - E Candace questo lo sa? -

- Candace è un'amica. E anche un ottimo sponsor. -

La bionda alzò gli occhi al cielo e ritirò la mano, sfilandola dalla sua presa.

- È un'amica, Yulis. - ripeté lui, più serio, intrappolandole le dita tra le proprie una seconda volta. - E mi sento davvero un idiota per aver rovinato i nostri festeggiamenti. -

- Hai ragione: sei stato davvero un idiota. - marcò quelle ultime tre parole, condendole con un'overdose di acidità. - Gareth, tu... - ma, all'improvviso, la lingua si arrotolò su se stessa e sembrò non volerne sapere di continuare la frase. Yulis si umettò le labbra prima di torturarle tra gli incisivi, poi sputò fuori le parole in un unico respiro. - Non mi devi niente. -

- Ti devo delle spiegazioni, invece. Te le avevo promesse, ricordi? - asserì, in un tono che sembrava non voler ammettere repliche. - Entrambi ti dobbiamo delle spiegazioni. Certo, speravo che Leo ti avesse già anticipato qualcosa, ma... - si passò una mano sulla nuca, tra i capelli più corti. - È coglione quanto me. E se si impunta, forse è addirittura peggio. -

Yulis chiuse gli occhi e tornò ad appoggiare la testa sulla spalliera del letto. Espirò piano, lasciando uscire l'aria poco per volta, un po' per calmarsi, un po' per non sollecitare troppo il costato. Non era più tanto sicura di voler ascoltare ciò che il suo migliore amico aveva da dire, specie dopo quel "ipocrita del cazzo" che la sua mente aveva pensato bene di memorizzare come un mantra.

< E ha ragione. Sono proprio un'ipocrita del cazzo. >

Con le palpebre serrate e il cuore ormai simile a un martello pneumatico, si ritrovò a biascicare delle scuse in un sussurro, ancora prima che lui potesse proferire parola.

Passare da niente a tutto era la sua specialità.
Prima partiva come un treno, poi però si ritrovava ad avere già le dita arpionate al freno a mano. E lei l'aveva appena tirato, quel freno, aveva confinato la rabbia in gola per poter permettere ai sensi di colpa di scendere giù e occupare i polmoni, sostituendosi all'aria.

Gareth si sporse verso di lei, con lo sguardo contrito, avvicinando il volto al suo di qualche centimetro. - Davvero ti stai scusando? -

Già, e nello specifico, per cosa lo stava facendo?
Per aver baciato Leo? Per essere morta di gelosia quando Candace si era buttata tra le braccia di Gareth? Per aver reagito come una bambina viziata? O per aver finalmente accettato il fatto di essere così debole per due dei pilastri portanti della propria vita?

Qualunque fosse la motivazione, farlo le era venuto spontaneo, e la conseguenza naturale di quel pensiero confluiva unicamente nell'idea di ritenersi in qualche modo sbagliata.

Sbagliata per ognuna di quelle singole ragioni. Sbagliata per essere innamorata fin da sempre del suo migliore amico e aver sguazzato nell'inerzia. Sbagliata per aver sopito così a lungo tutti i sentimenti per Leo e per averli fatti riaffiorare nel momento peggiore. Sbagliata per continuare a schivare, con ogni cellula del proprio essere, l'idea che, prima o poi, per il bene di tutti, avrebbe dovuto compiere una scelta, qualunque essa fosse.

Sbagliata e ridicola.
Perché in quel frangente non riusciva a trovare un modo migliore per descriversi, e di certo non poteva continuare a fare finta di nulla.

Alzò le spalle in un movimento rapido e quasi impercettibile. - Per... tutto, credo. Per aver baciato Leo... - passò pollice e indice sugli occhi chiusi. - E per non esserne pentita, nemmeno un po'. E per voler baciare te, da sempre. Anche ora, che sono così... - la voce si incrinò e quella stessa mano andò a nasconderle il viso.

< Arrabbiata? Stupida? In torto? >

Odiava sentirsi fragile.
Odiava sentirsi in colpa per aver semplicemente ammesso i propri sentimenti.
Ma, soprattutto, odiava quell'inutile terrore di poter essere abbandonata, quella paura che le aveva afferrato il cuore a mani nude e l'aveva stretto fino a limitarne i battiti.

- Non ti sto incolpando, Yulis. E, onestamente, scusarti per ciò che provi mi sembra la cosa più ridicola del mondo. Proprio ai confini della realtà. - Gareth si levò la fascia dal capo e se la arrotolò al polso, lasciando i capelli liberi di ricadere sulla fronte. Si avvicinò ancora di più a lei, sedendosi in modo da avere la coscia a contatto con il suo fianco. - In che modo dovresti sentirti responsabile, o per assurdo dovrebbe essere colpa tua? Pensi seriamente che provare qualcosa per me e anche per Leo sia sbagliato? -

- Come può non...!? - le parole le morirono in gola. Deglutì e quindi ci riprovò. - Come può non esserlo? Non è... -

- "Normale"? - Gareth alzò il tono della voce di un'ottava, indovinando il termine e terminando la frase al posto suo. Le appoggiò poi una mano sulla fronte, come a volerle misurare la temperatura, come se stesse delirando. - Devi aver sbattuto la testa molto, molto forte. -

Yulis sbuffò, agitata, spostando lo sguardo da una parte all'altra e muovendo le spalle in maniera discontinua. - Okay, "normale" non è la parola giusta. -

- "Normale" ha perso di significato un bel po' di tempo fa, ancora prima del giorno in cui ci siamo resi conto di riuscire a fare cose ai limiti del fantasy. - alzò le sopracciglia, portando entrambe le mani a comprimerle le braccia contro il busto, in un tentativo bonario di arrestare quei suoi buffi movimenti. - Su una scala da uno a decisamente tanto, quanto potrebbe sconvolgerti sapere che non sei l'unica a sentirsi incastrata tra incudine e martello? -

- Non sono l'unica...? - ripeté lei a specchio, corrugando la fronte e arricciando le labbra.

- Sei tra le persone a cui tengo di più al mondo, Yuls. Tu e quell'altro megalomane narcisista dispotico... siete al primo posto. Entrambi con i piedi sullo stesso scalino del podio. E siete lì per le stesse motivazioni. - si lasciò sfuggire un sospiro, poi si portò il dorso della mano della ragazza alle labbra, sfiorandolo con esse. - Capisci cosa intendo? -

Yulis credeva di capire. Ma fino a un certo punto.
Fece per porre una domanda, ma le parole si rifiutarono di uscire.

- Mi piaci, Yulis. L'altro giorno ho potuto finalmente dirtelo, grazie a Dio, e da qui in avanti sono disposto a ripetertelo tutte le volte che vorrai. -

Lei si torturò l'interno della guancia. Agganciò poi lo sguardo al suo e gli rivolse un'occhiata mesta, quasi diffidente. - "Ma"...? -

Sorprendentemente, Gareth rise, attutendo così l'impatto delle sue paranoie. - Non c'è nessun "ma" da aggiungere alla frase. Al massimo, parliamo di una "e". -

Yulis rimase in apnea. - Allora "e"...? - lo incalzò, inducendolo a snocciolare il resto del pensiero e allo stesso tempo ignorando l'agitazione che le storpiava il tono della voce.

Lui continuò a sorriderle, ma questa volta un pizzico di insicurezza gli fece traballare il labbro inferiore; quella piccola micro-espressione svanì solo nel momento in cui le avvolse le mani tra le proprie, intensificando il contatto fisico. - "E"... provo lo stesso anche nei confronti di Leo. -

Yulis lasciò che la bocca si schiudesse in una smorfia sorpresa, mentre gli occhi si spalancarono come due fanali abbaglianti.

Che Gareth fosse interessato sia alle donne e sia agli uomini era risaputo.
Che fosse interessato in quel senso ai suoi due migliori amici, nonché suoi compagni di squadra, era un altro paio di maniche.

Yulis chetò il proprio iniziale sbigottimento e cancellò quell'espressione dal volto. Aggrottò la fronte, cercando di dare ordine alle idee.

Qualche giorno prima, lei gli aveva dichiarato i propri sentimenti, per non dire che gli era praticamente saltata addosso durante la manifestazione di Lilith, e lui aveva affermato di ricambiare. Poi si era ritrovata a baciare Leo. Più volte. E Leo le aveva fatto intendere di sapere cos'era successo tra lei e l'irlandese. Infine, negli ultimi cinque minuti Gareth l'aveva definita ipocrita, facendo riferimento proprio a ciò che era successo durante l'ultima missione. Nonostante tutte quelle situazioni, i due eroi non le erano sembrati in cattivi rapporti, anzi, parevano più affiatati che mai.

Per cui... la risposta poteva essere solo una.

- Leo ti ricambia. - concluse Yulis, in un filo di voce.

Ora che ci rifletteva, avrebbe potuto capirlo addirittura prima. Non solo per il fatto che fossero inseparabili dai primissimi giorni di lezione, ma per l'occhio di riguardo e le attenzioni che ciascuno dei due, a modo proprio, riservava all'altro.

Gareth ridacchiò di riflesso, passandosi una mano tra i capelli, con un rossore passeggero sulle guance. - È un po' strano sentirselo dire... e forse lo è ancora di più pensare che lui stesso è riuscito ad ammetterlo. -

- Quindi ora siamo... - si umettò le labbra e le mordicchiò con insistenza. - ...Cosa siamo, noi tre? -

- Ha importanza? - sollevò un sopracciglio. - Siamo esattamente gli stessi di prima. Con qualche... libertà in più, almeno nel privato. -

Yulis percepì un misto confuso di emozioni affiorare in superficie.
Era sorpresa, e quella era una reazione piuttosto scontata e comprensibile, ma allo stesso tempo non sapeva come definire quella strana contentezza che le solleticava il petto.

Poi, i tasselli si misero in fila per dare corpo a una rivelazione che le trapassò il cervello, saettando da una tempia all'altra.

Una buona parte di ciò che stava provando era puro sollievo, con correzione abbondante di conforto. Perché quella situazione significava che, potenzialmente, per un po' non avrebbe dovuto scegliere. O, perlomeno, che avrebbe potuto ritardare una decisione così scomoda.

< Posso averli entrambi. >

Era l'unica frase a venirle in mente, e riecheggiava nella testa come un disco rotto. Yulis era certa che Lilith, da qualche parte nel suo subconscio, stesse gioendo per lei e per quell'ammissione di egoismo.

Doveva continuare a parlare.
Doveva continuare a farlo per evitare di pensare a quanto si sentisse avida di attenzioni.

- Come, e... quando? - riuscì a chiedere, sorprendendo se stessa nel riuscire solo ad articolare una frase priva di soggetto e verbo.

Gli occhi di Gareth vagarono lontani dai suoi e una nuova ondata di imbarazzo lo investì quando comprese ciò che gli stava domandando. - Ad Akita abbiamo... parlato. - mugugnò, con annesso gesticolato di mani. - Cioè, prima abbiamo fatto a botte, poi ci siamo chiariti per bene. -

- Aspetta... tu e Leo avete fatto a botte? -

- Mh, okay... forse l'espressione è un tantino esagerata. Diciamo che abbiamo discusso e che lui mi ha tirato un pugno. -

- Ti ha tirato un pugno! - trillò lei, ripetendo le sue esatte parole, marchiandole con un'indignazione tale da farlo sembrare l'atto più blasfemo commesso dalla nascita del mondo. Gareth non riuscì a trattenere una risata.

- Come se fosse la prima volta che ci azzuffiamo. -

- Fammi vedere. - Yulis si sporse verso di lui, alla ricerca di qualche livido. Gli afferrò il volto tra le mani e lo avvicinò a sé, stringendo le palpebre per un'ispezione accurata. - Non mi sembra di... -

Si bloccò.
Gareth aveva appena accorciato la distanza, appoggiando la fronte alla sua.

- Quindi... questa novità non ti ha fatto andare troppo fuori di testa. Sono sollevato. - le sfiorò la punta del naso con la propria, nel mentre che un mezzo sorriso gli increspava le labbra. - Ma lo sono di più perché sei riuscita a riprenderti in fretta. Già mi avevi fatto morire di paura, buttandoti da quella torre per salvare Leo... poi, assieme a Marcus, hai pensato bene di svenire davanti ai nostri occhi, lanciando il carico da novanta. -

- Marcus sta bene? - tentò di ignorare il calore sugli zigomi per riuscire a recepire la risposta: quella vicinanza esagerata la faceva sentire spaventosamente a suo agio.

- Sta bene, sta bene. Come te, anche lui ha avuto bisogno di riposare... e Nick non ha lasciato la sua stanza fino a che non ha aperto gli occhi, ovviamente. - sorrise, inclinando la testa di lato in modo da passare a sfiorarle la guancia. - Entrambi non ci siete andati leggeri, con l'uso delle abilità. E per quanto la vostra dedizione sia ammirevole, non posso evitare di fare la mammina del gruppo e dirvi che siete tutti dei maledetti sconsiderati. -

Indipendentemente dall'argomento trattato, la voce di Gareth era ormai diventata una carezza fin troppo piacevole per le sue orecchie, specie se unita a quei ghirigori leggeri che le solleticavano il viso ogni volta che avvicinava la punta del naso alla sua pelle. Quando poi il ragazzo le posò le labbra sullo zigomo, Yulis si ritrovò a dover chiudere gli occhi e a concentrarsi per respirare a fondo, lottando interiormente sul da farsi.

Forse Lilith aveva ragione.
Forse davvero doveva lasciarsi andare di più.
E forse non era del tutto sbagliato volere la propria felicità.

Le sarebbe bastato così poco per accontentare quel desiderio che alimentava come un fuoco i battiti nel petto e le pulsazioni al basso ventre. Così poco.

- Le mie labbra sono più giù. - sussurrò con impazienza, non riuscendo più a tenere a bada l'agitazione crescente che l'aveva investita di un'improvvisa audacia. - E noi abbiamo un bacio in sospeso da non so quanto tempo... vorrei reclamarlo, ora. -

Gareth si scostò di un centimetro, immobilizzandosi sul posto fino a trattenere il fiato. Non si aspettava una reazione del genere, l'aveva preso in contropiede.

Decisamente scorretto da parte sua.

Una delle mani di Yulis gli abbandonò la guancia e scivolò giù, per il pomo d'adamo, arrivando a posarsi al centro del petto. Gareth puntò quindi lo sguardo nel suo, in cerca di una risposta, e si scontrò con le iridi color miele che tanto adorava: niente a che vedere con il fondo violaceo che vi aveva scorto l'ultima volta.

La verità era che anche lui moriva dalla voglia di baciarla.
Ma, allo stesso tempo, non voleva sconvolgerla più di quanto già non fosse. Yulis aveva perso un'enorme quantità di sangue durante lo scontro e c'era solo da ringraziare l'adrenalina in circolo se era riuscita a rimanere in piedi sino alla fine. Il tempo passato a riposare le avrebbe permesso di ricaricare le batterie, con calma e con i dovuti tempi. E lui era certo che avrebbero avuto un momento più adatto per poter affrontare quel genere di... tête-à-tête.

Ma lei sembrava aver bisogno di un assaggio.
Di un piccolo pegno in cambio di tutto ciò che avevano passato.

Così, Gareth si concesse di cedere, giusto un pochino. Accostò e modellò con premura le labbra alle sue, poi le sfiorò con delicatezza estrema, quasi avendo paura di farle del male. Si impose di rimanere controllato, si costrinse a non compiere movimenti bruschi e a non calcare troppo la mano, come invece il suo istinto lo stava esortando a fare per mezzo di un impeto invidiabile.

Yulis si scostò da lui dopo qualche istante, mantenendo però la fronte premuta contro la sua e facendo scivolare la mano sul suo petto, in direzione dell'addome. - Gar... un bacio vero. - ridacchiò, quasi sottovoce e con una punta di imbarazzo a colorare quelle parole. - Non sto per rompermi in mille pezzi, se è questo che... -

- Un bacio vero. -

La risata le morì in gola.
Il rosso si era avventato sulla sua bocca per farle schiudere le labbra e coinvolgerla in un bacio forte, esigente. Le accarezzò la lingua con la propria, poi si sporse di più su di lei fino a farla stendere sul lettino.

- Sei reduce da uno scontro che ti ha letteralmente messa K.O., Yulis... - protestò lui ad un soffio dalle labbra, infastidito da quella sua apparente noncuranza nei confronti della situazione. - E quello che mi chiedi è un bacio vero. Come se la mia voglia di divorarti non fosse già abbastanza difficile da zittire, in questo momento. -

Per un istante, si beò dell'espressione sorpresa e confusa che lesse nei suoi occhi, probabilmente dovuta anche a quella leggera nota pungente di rabbia che aveva impreziosito la sua ultima battuta. Appoggiò un braccio sul cuscino, oltre la sua testa, per sostenersi ed evitare di gravarle addosso con il proprio peso. Con la mano libera le accarezzò prima la guancia e poi il collo, fino a scendere sul camice.

A quel tocco leggero dei polpastrelli, Yulis si ritrovò a fremere, puntando le pupille dilatate su di lui. Aveva bisogno di approfondire il contatto. Lo cercava in maniera quasi spasmodica, ignorando il dolore intermittente al costato e le proteste delle bende che da sotto le scapole le facevano pizzicare la pelle. Per andargli incontro finì per inarcare la schiena come un gatto, e non appena quella mano si concentrò sul seno per stringerlo tra le dita si lasciò sfuggire un mugolio.

Lui recepì quella risposta chiara e forte, talmente potente da riverberargli tra le gambe in una sferzata di eccitazione. Sostituì le dita con le labbra, inumidendo il camice leggero tramite una serie di carezze morbide perpetuate con la lingua. Non fu affatto difficile individuare quel bottoncino che con tanta irriverenza premeva contro il tessuto, così lo accolse delicatamente tra i denti.

Gareth non era paziente come Leo.
Gareth era affamato, succube di una sete inestinguibile.
E Yulis era molto più che disponibile ad offrirsi come fonte imperitura da cui poterlo far attingere.

Gli infilò una mano tra i capelli, spingendolo contro di sé e contestualmente abbandonando la testa indietro: sentire il suo respiro caldo attraverso il tessuto le permeava la pelle di brividi e le annebbiava la mente fino a rendere confuso qualsiasi pensiero.

- Dammi una ragione per fermarmi. - sussurrò lui, ancora con le labbra premute contro il camice, mentre una mano viaggiava dal suo fianco alla coscia, alla ricerca di un lembo di pelle nuda da accarezzare oltre l'orlo della stoffa. - Una buona ragione. Visto che le mie non sembrano piacerti poi così tanto... - quando i polpastrelli finalmente smisero di incontrare la resistenza del tessuto spostò gli occhi nocciola nei suoi, in evidente attesa.

- N-non... - ansimò e sfarfallò le ciglia, a corto d'aria. - Non ce l'ho. -

- Trovala. - ordinò, tornando poi ad affondare il viso nel suo collo per imprimervi piccoli segni leggeri con i denti. Cominciò quindi a ripercorrere a ritroso il profilo della coscia nuda, con una lentezza disarmante ad alimentare la tensione. Oltrepassò la cresta del bacino e si scontrò con il bordo degli slip: infilò un dito sotto l'elastico e lo tirò piano verso il basso, spostandolo di pochi millimetri al secondo. - La porta che non è chiusa a chiave, la flebo ancora nel braccio sinistro, un improvviso attacco di sonno... qualunque cosa, Yulis, purché sia tu a dirmela. -

A livello teorico, poteva anche essere un ragionamento con una base sensata.
Ma, nella pratica, l'unico elemento a cui Yulis riusciva a dare credito era il rimbombo dei battiti nelle orecchie a cui faceva eco quello al basso ventre.

La testa girava e ormai niente appariva più sensato, perché la sua attenzione era completamente catalizzata da Gareth, dai suoi baci sul collo e da quel maledetto elastico degli slip che le stava affettando la coscia. Gli frizionò i capelli e li strattonò leggermente, tormentandosi il labbro inferiore fino a farlo gonfiare. Poi, in maniera del tutto spudorata, gli spinse la testa verso il basso, incoraggiandolo a scendere.

- Yulis... - soffiò il nome contro il suo camice, vittima di un leggero affanno. - Questo è l'opposto del trovare una buona ragione -

Lo sguardo di Gareth si allacciò al suo e l'espressione che le regalò le fece dubitare dell'efficacia di quella sua stessa mossa: c'era un misto di rimprovero e impazienza ad aleggiare sugli occhi, e le due componenti creavano un'accoppiata un po' troppo stridente se rapportate alla situazione che stavano vivendo.

Prima ancora di riuscire a realizzarlo, le dita di Gareth avevano abbandonato gli slip per riprendere la loro scalata, risalendo il ventre fino ad approdare sul seno come meta. Lo chiusero in una carezza ruvida e decisa, poi il polpastrello del pollice passò a vezzeggiare il capezzolo con una serie di piccoli movimenti concentrici.

Yulis boccheggiò e inarcò di più la schiena, bramando il suo tocco come una boccata di puro ossigeno. Un'improvvisa scarica di dolore al di sotto delle scapole si mescolò a quell'ondata di piacere, aumentandone l'intensità in maniera quasi preoccupante. Per un secondo, la ragazza si chiese se fosse sbagliato bearsi in quel modo di un tale mix di sensazioni contrastanti, ma la lingua di Gareth che si insinuava con zelo nella sua bocca le fece deviare completamente il flusso delle idee, modificando anche l'indicatore che puntava alle priorità.

Perché mai avrebbe dovuto trovare una ragione per fermare lui o se stessa, ora?
Ingoiò quel sapore acre dettato dal proprio egoismo ed eclissò qualunque elemento ad esso correlato.

Yulis si espresse con un mugugno contrariato non appena Gareth abbandonò la sua tortura e piantò un piccolo broncio a far sporgere le labbra. Il percorso a ritroso per riemergere da sotto la stoffa fu motivo di brividi per la sua pelle, ma ancora una volta l'irruenza del ragazzo le sconvolse i piani e, in un attimo, si ritrovò ad avere una mano sul cavallo dei suoi pantaloni. Una morsa le annodò lo stomaco quando udì il verso basso e gutturale che gli fece vibrare la gola e, con le guance arrossate e quasi trattenendo il respiro, andò ad aumentare la pressione che il palmo esercitava su quei jeans.

Nel giro di un paio di baci, il primo bottone era già stato slacciato.

Di nuovo, Gareth ripeté il suo nome, ma questa volta lo mischiò ad un gemito sommesso.

- Hai fatto tutto da solo. - replicò Yulis prontamente, come a volersi sollevare da quella responsabilità.

Lui concentrò la propria attenzione su una spalla, mordendola con un meritato pizzico di cattiveria. Appoggiò quindi la mano sulla sua, aumentandone la spinta. - Scommetto che sei in grado di metterci del tuo, Yuls... -

E così, per mezzo di un movimento febbricitante, anche la zip venne abbassata.

Yulis riusciva a percepirlo pulsare contro la mano, da sopra il tessuto dei boxer. Le dita si strinsero attorno all'asta e un nuovo ansito sfuggì al controllo del ragazzo, che in una risposta del tutto automatica portò il bacino in avanti. I polpastrelli risalirono e accarezzarono il profilo degli addominali per poi navigare oltre l'elastico scuro, facendosi così inghiottire con foga dal tessuto.

- Vedo che ti sei svegliata. -

Il cuore perse un battito.

Quella voce fece schizzare entrambi sull'attenti.
Nel giro di una frazione di secondo, Gareth si raddrizzò in piedi di colpo, quasi scivolando giù dal lettino, mentre Yulis ritirò la mano di scatto, tentando di sistemare camice e slip come meglio poteva.

Leo li fissava sulla soglia, con le spalle morbidamente appoggiate allo stipite di legno e le braccia incrociate al petto. L'espressione era seria, il taglio degli occhi sottile e il mento puntava verso l'alto, nella sua caratteristica posa plastica.

- Se la porta rimane aperta, chiunque può entrare. - sottolineò, tagliente. Fece scattare la chiusura e alzò un sopracciglio nella loro direzione. - Così, invece, si chiama privacy. Ma qualcosa mi dice che non hai ancora avuto tempo di spiegarle la questione della riservatezza, non è vero, Hamilton? -

- Cristo, Leo... - l'irlandese si permise di lasciarsi sfuggire un sospiro di sollievo. - Mi hai fatto perdere almeno un paio di anni di vita. -

Yulis continuava a rimpallare lo sguardo tra i due ragazzi. Vedeva Gareth rilassarsi di più ad ogni movimento di lancetta, mentre Leo avanzava verso la finestra con la sua solita aria di pacata sufficienza. Lei, invece, si sentiva tesa quanto una corda di violino, come una rivoltella pronta a sparare alla prima scintilla del tamburo. Si sentiva colta in flagrante, con le mani nel sacco, o meglio, con le mani nei pantaloni del suo migliore amico. Imbarazzo e vergogna vorticavano sulle sue guance, concentrando il sangue fino a far bruciare la pelle e rendendole più difficoltoso il respiro.

Leo diede un'occhiata all'esterno, poi sistemò meglio le tendine a nascondere i vetri. Fece dietrofront e si piantò davanti all'altro ragazzo. - Siete due idioti. Ma tu lo sei di più. - con un mezzo ghigno divertito a sbeccargli l'espressione, scivolò con le dita ben oltre l'elastico dei boxer, arrivando ad infilare l'intera mano sino a farla scomparire sotto la stoffa. Gareth sobbalzò sul posto e boccheggiò a vuoto nel mentre che il suo leader gli sistemava quell'evidente quanto scomoda erezione.

Yulis sgranò gli occhi e scoprì la bocca incredibilmente secca.
Di certo non si aspettava di poter assistere a quel genere di attenzioni così in fretta, ma la reazione immediata del proprio corpo era riuscita a farle intuire alla perfezione quanto sarebbe stato facile abituarsi.

- Meglio? - le labbra arricciate verso l'alto di Leo tradivano tutto il suo gusto e soddisfazione.

Gareth sembrò riprendersi dal suo breve stallo di mutismo e gli scambiò un'occhiata d'intesa. - La tua è una provocazione o un tentativo non troppo velato di scatenare in me un bel déjà-vu? -

Leo sghignazzò brevemente e riassestò anche lampo e bottone. Si voltò verso Yulis e inclinò la testa di lato, puntando lo sguardo circa alla stessa altezza delle sue spalle.

< Merda... >

Recuperando un po' di contegno, la ragazza tentò di coprire con il braccio la macchia ancora umida di saliva, in una finta nonchalance che l'agitazione di certo non era in grado di sostenere. Vide gli angoli delle labbra di Leo abbassarsi leggermente, mentre la fronte si aggrottava in un'espressione più contrita.

Non sapeva nemmeno cosa dire, ma allo stesso tempo era abbastanza convinta che scusarsi sarebbe stato fuori luogo.

- È la prima volta che ti vedo senza ciondolo. -

Yulis si paralizzò, spiazzata.
Irrigidì la schiena e nella frazione di un secondo portò una mano in corrispondenza del collo. Con ansia e panico a farle tremolare le dita, indagò per tutta la superficie di pelle senza riuscire ad individuare né la catenella dorata, né il suo amato medaglione.

< Mamma! >

Non toglieva mai quella collana. Mai.
Era il suo piccolo portafortuna, l'unico collegamento tangibile e diretto con la memoria della madre. Su un lato del ciondolo ovale era incisa una piccola violetta stilizzata, mentre sull'altro svettava la sigla E.V.P.

Da regolamento, agli eroi non era permesso indossare gioielli in missione. Seppur riuscisse a comprenderne le motivazioni pratiche, aveva sempre fatto un'eccezione per quella collana. A forza di insistere, Leo aveva dovuto accontentarla, chiudendo un occhio e facendo finta di non saperne nulla. Quindi Yulis la nascondeva, la assicurava al di sotto del tessuto elasticizzato pur di averla sempre con sé, pur di sentire Elyza più vicina.

E ora l'aveva... persa? Possibile che fosse stata così maldestra?

Yulis lanciò a Gareth uno sguardo intriso di panico, in un disperato tentativo di ricevere un qualche tipo di supporto. Il ragazzo si avvicinò all'armadietto in fondo alla stanza, iniziando a scartabellare con i suoi oggetti personali.

- Forse te l'hanno tolto prima di medicarti. - ipotizzò l'irlandese mentre affondava il naso in un borsone da palestra. - Sarà qui in giro, in una tasca da qualche parte. -

- Impossibile. È solo un graffietto quello che ho qui, sulla giugulare, non ce ne sarebbe stato motivo. - puntualizzò lei in risposta. Si strappò la flebo dal braccio, nervosa, e saltò giù dal letto. Qualunque altro pensiero, imbarazzo o accenno di vergogna era ormai passato in secondo piano. - L'ultima volta che sono stata qui era al suo posto, al mio collo. Nessuno mi ha mai chiesto di toglierlo!-

- Parker... - Leo la bloccò, parandosi davanti a lei per arrestare la sua furia. Addolcì l'espressione e le appoggiò le mani sulle guance. - Ci pensiamo noi, okay? Rimettiti a letto. -

- Sto bene! Non ho bisogno di rimettermi a letto! - quasi gli abbaiò contro e digrignò i denti, alterata e decisamente poco incline a mantenere la calma. - E se ora mi dici di stare tranquilla, giuro che ti ammazzo. -

Leo alzò gli occhi al cielo, in un gesto teatrale ed esagerato. - Come se non ti conoscessi abbastanza. - la spinse per le spalle, costringendola a camminare all'indietro contro la sua volontà fino a che non si scontrò con il bordo del materasso. - Potrebbe essere caduto nella stanza di Gomez, o da qualche parte in terrazza... -

Yulis chiuse gli occhi e prese un profondo respiro, facendo di tutto pur di non pensare all'eventualità di averlo smarrito sul tetto del tunnel che collegava le due torri o, peggio, di averlo fatto cadere mentre sorvolava la città. Svuotò i polmoni con calma, un soffio alla volta, e quando iniziò a inspirare di nuovo per ripetere quel mantra si ritrovò con le labbra di Leo premute contro le proprie. Sfarfallò le ciglia, sorpresa, ma nel giro di un paio di secondi quel bacio leggero era già sfumato nell'aria.

- Lo troveremo. E una volta che ce l'avrai di nuovo al collo, potrò finalmente ricominciare a dirti che indossarlo in missione è una grandissima stronzata. -

La ragazza si accigliò di colpo e fece per colpirlo al petto con il dorso della mano, ma Leo era già riuscito ad allontanarsi di qualche passo, in via preventiva. Il ragazzo si mordicchiò il labbro inferiore, nel tentativo di smorzare una risatina.

- Più tardi ci vediamo anche con gli altri per fare il punto della situazione. Yulis non è ancora stata aggiornata su tutto ciò che è successo ad Akita, suppongo. - il biondo allacciò lo sguardo a quello di Gareth e i suoi occhi sembrarono voler intendere qualcosa in più.

- Sa... poco. - confermò l'altro. - Lo stretto necessario. Non le ho detto nulla sugli Yōkai e le JP. -

- "JP"? - domandò Yulis di riflesso.

- Jolly Pops. - chiarì Leo. - Sono una specie di... catalizzatori per il corpo. In pratica, una nuova droga che permette a chi la assume di ottenere temporaneamente capacità molto simili alle abilità eroiche. Sembra però che per una serie di ragioni non venga ben tollerata dall'organismo e che quindi finisca per far impazzire le persone... o peggio. -

La ragazza fece una smorfia involontaria, collegando i pezzi del discorso all'episodio di Enrique. Si ricordava perfettamente quanto l'uomo fosse stato disperato e assuefatto durante l'aggressione, specie quando aveva tentato di portargli via le sue adorate caramelline. Anche quel "non sai nemmeno cosa stringevi tra le mani" detto dal Lupo ora acquisiva un significato molto più lampante.

- Quindi le JP sono quelle strane caramelle... - mormorò, pensierosa e con l'aria assorta. - Le stesse che erano presenti anche all'asta di Twizzler, come side reward. -

Leo alzò le sopracciglia, ma poi annuì. - È probabile, sì. Ma aspettiamo il resoconto della scientifica per un quadro più accurato. -

Yulis si mordicchiò il labbro inferiore.
Durante lo scontro, l'Okami era riuscito a portarsene via un'intera partita.
O meglio, lei non era stata abbastanza brava da tenersela stretta.

Se quella roba brulicava già per le strade di Tokyo era solo colpa sua.

- Con gli altri valuteremo il da farsi... anche perché la tua amica bionda è riuscita a ricavarci un bel servizio televisivo. Addio riservatezza e basso profilo, benvenuti panico e allarme dei cittadini. -

Yulis sembrò ricordarsi solo in quel momento di Noora e della sua improvvisa comparsa sulla cima di una delle torri del Gemini Center. Sapeva quanto poteva essere ostinata, specie se di mezzo c'era la sua ben avviata carriera di giornalista, quindi poteva comprendere le motivazioni di Leo. - Ci parlerò io con lei. -

- Oh, certo, Yuls, non ne dubito... - Gareth sciorinò una risata divertita e all'occhiata confusa di Yulis le porse la scatola di cioccolatini che fino ad allora era rimasta sul comò. - Leggi il suo originale bigliettino di pronta guarigione. -

La ragazza prese un respiro profondo.
Proprio perché conosceva fin troppo bene Noora, sapeva che avrebbe dovuto temerne il contenuto.


" X YULIS PARKER
aka
LA PEJOR-MEJOR-AMIGA-EN-EL-MUNDO!!!

Mi querida, spero che tu riesca a riprenderti in fretta, così da avere tempo sufficiente a goderti i cioccolatini (sono i tuoi preferiti) e ad inventarti una scusa plausibile sul perché NON MI HAI DETTO NULLA DELLA TUA NUOVA ABILITÀ!

Ci vediamo mercoledì sera: mi devi una cena e un'intervista in esclusiva. Il vino invece lo offro io.

Te echo de menos, Noora ♡

PS: vedi di scoparti un infermiere carino mentre sei lì. Tu hai bisogno di relax e io di un po' di gossippetti piccanti. "


La sua migliore amica non sarebbe mai cambiata.

< Stupida. Noora. >

Yulis inspirò rumorosamente ed espirò una serie rapida di parole in un fitto borbottio, mentre le guance iniziarono a pizzicare. Spostò lo sguardo su Gareth e gli rivolse un'occhiata mesta. - Quindi... direi che lo hai letto anche tu. -

- Non so dirti se preferisco il ripieno dei cioccolatini o il contenuto del biglietto. Fammi un favore: mercoledì chiedile se la scopata doveva prevedere per forza un infermiere o se il ruolo del fortunato poteva anche essere diverso... -

Leo gli diede una gomitata e lo fulminò sul posto. - Non può dirle proprio un cazzo su di noi. -

Calò il silenzio.

< Eccola qui la fregatura. >

La ragazza alzò un sopracciglio e si umettò le labbra, sforzandosi di non inondare di astio le proprie parole. - Anche di questo potremo parlare dopo, non è vero? -

- . - replicò perentorio e glaciale. - Ci vediamo più tardi. Vedi di riposare. -

Gareth alzò gli occhi al cielo e le fece un cenno con la mano, seguendo il passo spedito di Leo. - A dopo, scricciolo. -

Yulis rimase a fissare il punto da cui entrambi erano spariti, chiedendosi quanto in fretta le cose sarebbero potute andare a rotoli.




~♡_____________~♡~_____________♡~

Ma ciao, fiorellini ed eroi! ~

Quanti di voi si aspettavano una bella relazione poliamorosa all'orizzonte?
(se ora viene fuori che nessuno l'aveva intuita dai vari hint disseminati nelle puntate precedenti, vado a cospargermi il capo di cenere)
Quanti invece si immaginavano il solito love-corner-demmerd?
(scherzo, eh: il love corner è un trope classico e apparentemente evergreen, ci sono autori in grado di svilupparlo alla perfezione - ma non è il mio caso).
Io dico che Yulis deve farsi meno pare mentali e accettare che both is hella good.
(Sì, Yulis: smetti di sputare su quello che ti passa il convento - aka io)


Il capitolo di oggi è stato moooolto più tranquillo rispetto ai precedenti, se lo pensiamo in riferimento alla componente action della storia, ma, allo stesso tempo, l'elemento smut (FINALMENTE) si è manifestato in tutta la sua forza (?) dopo un bel po' di assenza!

Che poi... in realtà il mio Spice-o-metro non segna valori molto anomali, direi che siamo appena sopra l'average, quindi:
🌶️🌶️🌶️/5
( ~circa 3 peperoncini su 5~ ).
Voi che ne dite? Quanto segna il vostro Spice-o-metro in merito al capitolo?


Ora vorrei sapere i vostri pareri su Gareth!
Quel ragazzo merita decisamente molto più affetto, non c'è storia.

Capisco che a qualcuno faccia storcere il naso il suo essere allegro, frizzicherello e libertino... ma, alla fine, ha 24 anni. E che palle con i perbenismi morali. È un pischelletto che si gode la vita e quello che ha da offrirgli, e se le uniche due persone con cui avrebbe voluto costruire un rapporto non ha potuto averle (fino ad oggi 😈 ) non vedo perché doverlo rimproverare... certo, se l'altra componente coinvolta non recepisce l'antifona della one-night-stand, allora forse il nostro irlandese ha qualche problemino di comunicazione.


Fun Facts del capitolo:

1) Il titolo è tratto da "Now or never" di Halsey.

2) La scena spicy tra Yu e Gar ha origini vecchissime (parliamo di una sua prima versione che risale almeno ad un paio di anni fa), ma ovviamente è stata rimaneggiata un bel po'.

3) Noora (best character ever) è un mix di personalità di ragazze che conosco, con una spruzzata di mio.

4) Le Jolly Pops... ho cercato per una buona mezza giornata "nomi di droghe" su Google (perché da design c'erano, ma avevo zero idee su come chiamarle) con l'ansia perenne di ritrovarmi la polizia in casa, così alla fine ho scelto un mix carino di nomi.

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