Panico

Paz stava lavando la schiena di Zendaya con un elaborata spugna gialla. Erano nel bagno di Philippe , che a dispetto di quello che il ragazzo cubano aveva creduto, era molto più ricco di quanto volesse far credere. Erano andati nell'appartamento del francese, come dei ladri scappando da quel bordello .  Zendaya non aveva ancora detto una sola parola e, date le sue condizioni precarie, i due ragazzi avevano ritenuto che fosse meglio farle un bel bagno, e curarsi di lei, prima di proseguire.

Quel compito era toccato al ragazzo cubano che non era proprio dispiaciuto perché a dispetto dei suoi capelli corti e dell'aria trasandata Zendaya era proprio bella.
Ora le stava passando la spugna tra le scapole e il collo e la ragazza aveva chiuso gli occhi in segno di gratitudine quando ad un tratto si bloccò e cadde per fortuna non di testa, sul pavimento di marmo della vasca
Cominciò ad avere le convulsioni con il corpo squassato da spasmi più o meno frequenti.
Completamente in panico e del colore del latte Paz urlō" Philippe!!!
Cazzo!
Vieni subito qui!"

Il francese arrivò di corsa pallido in volto
"Cristo amico è un attacco epilettico, dobbiamo portarla in ospedale!" Poi vedendo che l'altro era bloccato come gesso si avvicinò e gli urlō direttamente nell'orecchio un "subito!" che sapeva di urgenza.

Paz si mosse come un automa e insieme presero la ragazza la caricarono in macchina, e si diressero ad una folle velocità verso l'ospedale. In quel momento si affollavano diversi pensieri nella testa del ragazzo appena ventenne, che era seduto sul sedile posteriore, con la testa di una ragazza semi sconosciuta in grembo.

Doveva andarsene di lì e anche in fretta ma aveva fatto una promessa. Una piccola parte del suo cervello però, pensava che suo nonno Goyo sarebbe morto comunque prima che lui avesse potuto compiere quella missione quindi che cosa cambiava? Si sarebbe tolto da quella situazione per sempre .
Ma almeno una spiegazione al suo vecchio nonno malato la doveva

Arrivarono davanti all'ospedale ed il cubano decise che avrebbe chiamato quando la situazione di Zendaya fosse stata chiarita. Venne loro incontro un medico con uno sguardo preoccupato, che la prese subito in custodia e mandò la ragazza a farsi degli esami tramite un'intubazione.
A loro rivolse poche parole con uno strano scintillio negli occhi "aspettate qui. Prima la salviamo Poi parleremo" e se ne andò.

Paz e Philippe rimasero soli, e il ragazzo decise che il momento era arrivato. Mandò via l'amico chiedendogli di prendergli uno snack alle macchine automatiche dell'ospedale  poi tirò fuori il telefono e chiamò.
Chiamò suo padre, che sembrava sapere molto più di quello che voleva far credere su questa storia.
"Papà, ciao, non ho molto tempo per parlare passami il nonno per favore"

"Figlio mio Io ti ho sempre amato e rispettato in tutte le tue decisioni, ma ora desidero farti una domanda dal profondo del mio cuore
Sì può sapere dove cazzo sei???"
Il ragazzo si trattenne dal rispondere in malo modo alzando gli occhi al cielo

"Ti ho detto che non ho tempo per parlare, Ti chiedo per favore di passarmi il nonno. Ho una cosa molto importante da dirgli ti basti sapere che sono a Barcellona.

"Il nonno non è qui, è in ospedale lo hanno ricoverato dopo l'ennesimo collasso. È un periodo che non sta affatto bene tu lo sai, e dovresti essere a casa non a Barcellona a fare non so che."
Paz si mise una mano sulla bocca e poi sugli occhi.
"Avevo appunto chiamato il nonno per dirgli che non ho più intenzione di portare avanti il compito che mi aveva affidato. Torno a casa datemi il tempo di risolvere un problema di qualcuno a cui tengo e torno."
Dall'altra parte ci fu silenzio come se suo padre stesse soppesando le parole.
"Figliolo, Io so che cosa stai facendo perché tuo nonno fece la stessa cosa. Ricordo la sua missione e ricordo quanto importante era per lui
Ma ricordo anche che tu hai vent'anni sei giovane e non puoi esporti a quei rischi. Non c'è nulla che io possa dire o fare la decisione è tua.
"Come ti ho detto risolverò questo problema e poi deciderò
Ora come ora c'è una persona che ha bisogno di me. Vi farò sapere al più presto"

Riappese il telefono con movimenti lenti e calcolati ed ogni movimento sembrava procurargli un dolore indicibile. Arrendersi gli sembrava l'unica soluzione possibile
Si girò verso la porta scorrevole dell'ospedale e si bloccò sgomento.
Il medico che aveva preso in custodia Zendaya era davanti a lui con un sorriso furbo e una copia di quella che sembrava una lettera della scatola del nonno lisciata davanti a lui.

"Bene bene, Io l'avevo detto che dovevamo parlare"
Vista la lettera Paz non poteva fare altro che seguirlo

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