CAPITOLO TREDICI

«Sì beh, è mia sorella» borbottò Alexander, mentre il tenente Frantes e i suoi uomini ispezionavano il negozio. Erano in totale una decina di persone alla ricerca di tracce «Lo so benissimo che tendo a esagerare, ma se qualcuno avesse messo dei non morti in casa di qualcuno di voi, avrei fatto lo stesso.»

«Non sarebbe abuso di potere, Capitano?» domandò il tenente, guardando fuori dal negozio.

«No, semplicemente perché con il nostro ruolo, siamo facilmente preda di vendette. Magari non attraverso gli zombi, ma i nostri familiari potrebbero non sono sempre al sicuro. Non accade spesso, ma tenetevi pronti all'eventualità. Com'è che tutti i negozi qua intorno sono chiusi?» domandò.

«Dicono per rispetto verso Amelia. Resteranno così per almeno una settimana» rispose una giovanissima miliziana che poteva avere appena qualche anno più di Anja. «E si sono offerti di aiutarvi con il cibo» sospirando, Alexander afferrò alcuni fogli dal bancone e scrisse un breve messaggio su ognuno di questi. C'era scritto "vi ringrazio, ma non è necessario che chiudiate. Anzi, dovete continuare a tenere aperto. Sono sicuro che ad Amelia non farebbe piacere saperlo. Non ama che qualcuno si sacrifichi per lei, e voi avete le vostre famiglie cui pensare, senza contare i clienti che si servono da voi. Riaprite domani. Alexander Altias".

«Appendili alle loro porte. Andate in due» la ragazzina sorrise.

«In due... ?»

«Sì. In due» rispose lui bruscamente «E non ridere» la giovane ammutolì «E se arrivasse qualche non morto? Andate» ordinò. Esattamente trenta secondi dopo, i due soldati rientrarono e chiusero la porta, appoggiandosi contro di essa. Erano pallidi e spaventati.

«Capitano... ne abbiamo visti almeno quindici arrivare. E come l'altra volta sembrano essere morti da molto poco. Sono tutti anziani, ma c'è una donna con il pancione... è uno spettacolo orribile!»

«Ho visto di peggio. Preparatevi a ucciderli. E giuro, se becco qualcuno che si fa seppellire, lo resuscito per ucciderlo di nuovo!» ringhiò. «Non si può mai sapere se sono entrati in contatto col virus, se sono stati graffiati o morsi!»

«Quelli si saranno venduti, signore. So che Elias lo fa. Li compra quando sono ancora vivi» disse il tenente Frantes appostandosi alla finestra con il fucile. Sparò un unico colpo e ne uccise due che si erano messi esattamente uno dietro l'altro, provocando un fischio di ammirazione in Alexander, che le diede una pacca sulla spalla.

«Complimenti» le disse. «Se hai dei figli li voglio nella milizia.»

«Neanche per idea» rise il tenente, gli occhi blu addolciti leggermente «Non faranno questo lavoro!»

«Meno due! Ammazzateli tutti. Poi andrò a dire due paroline a Elias.»

«Dubito sia stato lui, sa?»

«Quanto ne sei sicura? VOI. Non dico che dovete fare come il Tenente, ma... evitate di sprecare proiettili» i soldati urlarono un "sissignore" e si appostarono alle finestre e alla porta. Francine Frantes intanto, ne aveva già uccisi altri due. Alexander la guardava con pura ammirazione.

«Perché non sei diventata TU capitano? Mira, tattica, senso del dovere... »

«Ho cinque figli. Già li vedo molto poco, se poi faccio carriera... » scrollò le spalle. «Rischio di svegliarmi un giorno e di trovarmi in casa degli adulti che non conosco. E poi carriera presuppone missioni pericolose. Senza offesa, capitano, ma è più probabile venga ucciso lei rispetto a me. Non ho paura di morire, sia chiaro: vorrei farlo però quando i miei figli saranno indipendenti e non dovranno pesare sulla nonna. Sto facendo un fondo per ognuno di loro.»

«Se l'avessero pensato anche i miei zii, ora non vivrei con i miei cugini. Li adoro, sono come fratelli per me, e non ho una prefenza per quelli con cui condivido un po' di sangue in più. E quella del fondo è una buona idea. Nove di loro sono piccoli» si appostò alla finestra e sparò un colpo. Sangue e materia cerebrale schizzarono fuori dallo zombi e colpirono un lampione poco distante. Nonostante fosse davanti agli altri, Alexander notò però che la donna incinta non era ancora stata colpita.

«Sono sicura che Amelia ci abbia già pensato» disse il Tenente, sparando a uno zombi a dieci metri di distanza dalla donna incinta. Guardando i soldati, Alexander notò che tutti la evitavano appositamente.

«Vi ricordo che quella è già morta. Non è un bello spettacolo, lo ammetto, ma... »

«Mi ricorda mia madre quando era incinta del mio fratellino» rispose una recluta «Non riesco» ammise.

«Nemmeno io» disse un soldato alto e burbero, un uomo di poche parole che stupì parecchio Alexander con quell'affermaziione.

«Ti ho visto uccidere zombi a mani nude, staccandogli la testa. E non hai ucciso anche un vampiro?»

«Molti mesi fa, e non l'ho propriamente ucciso, gli ho solo staccato la testa. L'ho finito insomma» sorrise, e Alexander notò solo in quel momento una cicatrice abbastanza profonda sulla fronte «Ero di stanza in un'altra città. Mi sono fatto trasferire per questo, i colleghi mi vedevano come un dio, e a me non piace» sparò anche lui, e come il tenente Frantes, ne uccise due in colpo solo.

«Allora perché ti da fa tanta impressione uccidere un non morto?»

«Perché ho una moglie.»

Per Alexander fu troppo: puntò il fucile e uccise la donna con un colpo solo. Quando si avvicinarono, notarono che dall'interno del suo ventre qualcosa si muoveva.

«Non potrebbe essere ancora vivo?» sussurò qualcuno. «Il bambino dico» Alexander provò una tenerezza infinita per quella ragazzina che gli ricordava davvero molto Anja.

«Sembra morta da almeno un mese, e a giudicare dal pancione sarà... » guardò il tenente Frantes, ma fu l'uomo con la cicatrice a rispondere.

«Almeno al quinto mese» disse.

«Ecco. Neonato prematuro e madre morta minimo da un paio di settimane. Quanto credi che possa sopravvivere un bambino nel ventre di una madre morta? Ma se vuoi, potremmo aprirla per vederlo. Se esce e già cerca di morderci, vuol dire che è un non morto. E allora dovrete sparargli, esattamente come se fosse uno di loro» indicò i cadaveri che li circondavano. «Non hai messo quei biglietti, vero?» domandò aprendo il ventre della donna. La puzza di interiora decomposte fece allontanare tutti «Meglio che non riaprano, per ora. Vi giuro che se è vivo, veramente vivo intendo, griderò al miracolo e lo accoglierò in famiglia. Se è morto lo bruceremo, augurandoci che la prossima vita gli vada meglio di questa» sospirò «Ti è andata proprio male, ragazzino.»

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