5.

-Devi fare attenzione a come lo impugni- dice Hunter, appoggiando le dita sopra le mie e sistemandomele meglio lungo l'impugnatura. -Così. 

-E' una bella sensazione- mi lascio sfuggire involontariamente. -Cosa?- 

-Ehm, tenerlo in mano. L'arco, intendo.- 

Lui sorride, annuendo e sistemandosi dietro di me. -Adesso devi assicurare la freccia alla corda.

-Scommetto che poi devo lasciarla andare- rido, scuotendo la testa. -Hunter, ho detto che non ho mai cacciato, non che non so come funzioni la cosa. 

-Oh, ehm... hai ragione. Puoi fare da sola, allora.- replica lui, facendosi da parte e incrociando le braccia mentre individua un movimento in lontananza, fra i cespugli. -Hai visto?- 

-Cosa?-

-Laggiù! Potrebbe essere una lepre.- 

Mi volto a fissarlo, con lo sguardo illuminato. E' una delle rare volte in cui c'è della buona selvaggina, dopo l'attacco degli inglesi. Hunter allunga il braccio per prendermi l'arco di mano, ma io lo scanso agile. -No- dico -fai provare me.-

-Eve, non sai come prendere la mira. Non lo hai mai fatto prima. E quella lepre potrebbe fuggire prima che tu capisca come tirare.

-Fammi provare.- insisto. Mi sistemo in posizione, sollevo il busto e allontano lentamente la corda dall'arco. -

Uno. Comincio a contare, chiudendo un occhio per concentrarmi meglio sulla macchia grigia  nascosta dalla sterpaglia. 

Due. Mi sposto più a lato, lentamente, seguendo la sua traiettoria. 

Tre. Lascio andare la corda con tutta la forza che ho, osservando le vibrazioni che produce nell'aria con lo sguardo carico di aspettativa. 

"Ti prego" imploro mentalmente. "Ti prego, non sbagliare. Non questa volta."

Invece, contro ogni logica, è proprio quello che accade. La freccia si ficca nel terreno a circa dieci centimetri di distanza dalla lepre che, spaventata dal rumore, fugge. Prima che abbia il tempo di notarlo, è già sparita. 

-Maledizione!-impreco, gettando l'arco a terra. -Calmati- mi tranquillizza Hunter, avvicinandosi e raccogliendo l'arco dal terreno. -Se reagisci così la prima volta, sarà sempre più difficile. Devi avere pazienza e mantenere la calma.

-Hunter!- esclamo, dirigendomi verso di lui con passo deciso. -Era la prima preda dopo settimane. E me la sono lasciata sfuggire. Sono così idiota.-

Lui si lascia scappare un sorriso, appoggiando l'arco al tronco dell'albero e si avvicina di qualche passo. Mi appoggia una mano sulla spalla e con l'altra mi solleva il mento, lentamente. Cerco di nascondere le lacrime scaturite dalla rabbia, ma senza risultato.

-Va tutto bene, Eve. La prossima volta andrà meglio. Non eri ancora del tutto preparata.- mi tranquillizza, spazzandomi via con il pollice le lacrime dalla guancia.

-Avrei dovuto lasciar fare a te- sussurro, scuotendo la testa. -Dovrei sempre lasciar fare a te. Ho rovinato tutto, come al solito.

-Non hai rovinato niente. Era solo una lepre...- ribatte lui, stringendomi in un abbraccio. -Spostiamoci da qui. Magari riusciamo a trovare qualche altra preda, da qualche altra parte. 

Annuisco, mentre mi asciugo le lacrime con il dorso della mano. 

-Promettimi che se capirai che starò per sbagliare mi darai una sberla.- 

Hunter mi fissa per qualche secondo stupito, poi scoppia a ridere. -Non lo farei mai, Eve. E lo sai.-

Già. E' questo il lato bello di Hunter. Potresti oltrepassare il limite quanto vuoi, ma lui non te lo farebbe pesare. Non ti si accanirebbe contro nemmeno se gli venisse promessa una cifra esorbitante. 

-Lo so, Hunter- sorrido, -è una delle rare cose di cui non dubiterò mai.

*

La mattina seguente mi sveglio riposata, stranamente, dopo parecchie notti in cui non sono riuscita a dormire. Lily si agita lentamente accanto a me. Sento le ossa della sua spina dorsale pungermi le costole. Mangia così poco, ultimamente. Sta perdendo troppo peso, come tutti suppongo, ma lei è nell'età dello sviluppo e la cosa sta gravando enormemente sulla sua salute. Papà non è più in grado di badare a noi, tutti i supermercati sono stati polverizzati, e gli orti distrutti. Dopo aver perso quella lepre, ieri, Hunter è riuscito a rintracciarne altre due e oggi le arrostiremo. Magari ne darò una parte più sostanziosa a mia sorella, così che possa rimettersi in forze. 

-Ehi...- le dico, strofinando il naso contro la sua guancia. -Svegliati, pigrona. -Stanotte ho sognato la mamma, Eve.-

La voce di Lily è debole, ancora impastata di sonno. Mi sistemo meglio accanto a lei nel letto e la abbraccio da dietro. - Cosa hai sognato?

Lei si strofina gli occhi con il dorso della mano, deglutendo. -Era da sola, in mezzo a una strada, con delle catene strette sulle caviglie. Diceva qualcosa ma io non sentivo niente, e poi non credo che lei mi abbia vista... la chiamavo ma non mi guardava. E... e poi la terra si è come spaccata e lei ci è caduta dentro. Volevo correre a chiamare aiuto ma la città era... era vuota e non c'era nessuno. E' stato orribile!

-Vieni qui- le dico, abbracciandola forte. Affondo il viso nella sua spalla e intanto le accarezzo i capelli, dolcemente. -Sai che ho fatto più o meno lo stesso segno la notte scorsa?

Sento la pelle della mia mano inumidirsi e mi accorgo che Lily ha cominciato a piangere. 

-Davvero?-

La sua voce trema, colma di pianto, le sue dita stringono forte le mie. Mi rendo conto di quanto la sua mancanza si faccia sentire, ora, di quanto lei abbia ancora bisogno di lei, realizzo che io non potrò mai colmare il vuoto lasciato dalla perdita della mamma, che non sono pronta. Che non riuscirò a crescere Lily, a farla diventare una donna. Non lo sono nemmeno io, non ancora. Per quanto mi costi ammetterlo, anche io ho ancora bisogno di mia madre. Ma cosa posso fare? Niente. Ormai se n'è andata. Non so dove l'abbiano portata, non so che cosa faccia, non so nemmeno se sia ancora viva. Il pensiero mi fa contorcere le viscere, e sento la bile salirmi in gola. Non riuscirei a crederci, ma sarebbe una possibilità. Chiudo gli occhi per non mostrare ad  le mie lacrime alla mia sorellina. Non voglio che le veda. Non ancora. Non è pronta. Ha già il suo dolore da sopportare per preoccuparsi anche del mio. 


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