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Paolo rimise il cellulare in tasca: grazie alle coordinate che gli aveva mandato Valentina, era riuscito ad arrivare al locale dove la ragazza si sarebbe esibita con la sua band, senza problemi.
Il problema, era un altro: Rosalia non rispondeva ai suoi messaggi. Gliene aveva mandati ben due, il primo per sapere come stesse ed il secondo per invitarla ad accompagnarlo quella sera, ma la ragazza non gli aveva risposto.
Sospirò e si fece strada tra le decine di persone sparse sul marciapiede antistante l'ingresso del locale. Dentro, il posto si presentò come un lungo e stretto corridoio dove da un lato vi stava il bancone d'acciaio, dietro al quale due barman preparavano e servivano alcolici di ogni tipo e colore, mentre in fondo alla stanza si intravedeva una scala di ferro battuto che scendeva verso una specie di scantinato e dal quale risalivano sporadici sbuffi di fumo. Non c'era altro in piena vista, quindi, Paolo dedusse che Valentina sarebbe stata di sotto e decise di scendere le scale.
Si ritrovò all'interno di un enorme stanzone con il soffitto coperto di mattoni, sulle pareti laterali stavano dei divanetti e qualche tavolino con poche sedie intorno. Di fronte l'ingresso della sala era stato sistemato il palco ed un paio di tizi stavano là a sistemare gli strumenti. Al centro era tutto vuoto.
Paolo si guardò intorno in cerca di Valentina: non c'erano molte persone, anzi, ad occhio e croce gli sembrò che ci fosse più gente a bere fuori dal locale che lì sotto in attesa di sentire suonare una band dal vivo.
Però, il posto gli piaceva: era chiaramente uno dei ritrovi per tutti quei giovani e meno giovani che apprezzavano band e cantanti dalle melodie più graffianti e gotiche, così come lo era il loro look. Sfoggiavano quasi tutti degli abiti neri, con qualche sprazzo di colore dato dalle stampe animalier che si alternavano a quelle a quadri. Sia ragazze che ragazzi erano truccati in modo pesante ed anche se faceva molto caldo, addirittura più lì dentro rispetto a fuori, elementi di pelle e capelli lunghi li si vedevano sfoggiare quasi a tutti.
Paolo sospirò: probabilmente risaltava agli occhi con i suoi jeans blu, le scarpe da tennis rosse e la t-shirt bianca con un teschio verde, ma non aveva previsto di dover partecipare ad una serata come quella, quindi non aveva portato con sé nulla da indossare che l'avrebbe potuto aiutare a sentirsi meno fuori posto.
Vide Valentina salire sul palco e la salutò con una mano mentre la ragazza si girava nella sua direzione, lo notava e gli sorrideva: anche lei sfoggiava un look più inclusivo di lui, nonostante, quel pomeriggio, non le fosse proprio sembrata tipo da minigonna a quadri viola e corsetto nero di pelle. Eppure, era proprio ciò che indossava quella sera.
Paolo tornò al piano di sopra per prendere qualcosa da bere, optò per una birra e mentre riscendeva le scale, comprese di essere stato via a sufficienza perché la situazione di sotto, al suo rientro, fosse già totalmente mutata: c'era molta più gente di prima e molta ne veniva ancora giù mentre la band di Valentina aveva già incominciato a suonare uno dei pezzi più conosciuti di Marilyn Manson, Doll-Dagga Buzz-Buzz Ziggety-Zag e, dovette ammettere il ragazzo, non erano poi tanto male. Valentina suonava il basso egregiamente, mentre un'altra ragazza stava alla batteria, voce e chitarra appartenevano ad un ragazzo.
Paolo decise di continuare ad ascoltare i ragazzi nascondendosi in un angolo della sala, mentre sotto il palco si affollavano sempre più persone intente a cantare insieme alla band ed a tenere il tempo, spesso picchiettando le unghie contro la superficie vitrea di bottiglie e bicchieri.
La serata decollò velocemente, mentre i ragazzi sul palco passavano a cover degli Iron Maiden, per poi lanciarsi in un paio di pezzi dei Slipknot. Ed erano giunti alle note del ritornello di Chop Suey! dei System Of A Down, quando, al divanetto sul quale stava seduto, si avvicinarono due giovani.
Paolo li osservò notando che si tenevano per mano: il primo era alto e slanciato, largo di spalle, ed indossava una t-shirt a rete sopra dei pantaloni di pelle. Non era molto truccato in viso, solo un filo di matita nera a far risaltare gli occhi di ghiaccio, si passò una mano sulla parte della testa che era rasata intorno alla cresta nera. Il ragazzo di fianco a lui era altrettanto alto, ma più delicato sia nel fisico che nei lineamenti, era truccato con abbondanza di eyeliner e rossetto nero, i capelli erano corti e sparati in tutte le direzioni, biondi, gli occhi chiarissimi. Indossava dei jeans scuri tagliati sulle ginocchia ed una t-shirt nera con su stampato un teschio ben reso tramite chiaroscuri di grigio, nero e bianco e dagli occhi rossi, il cui naso cavo era parzialmente coperto dal suo dito medio sollevato davanti al viso.
Paolo li trovò molto affascinanti, ma sussultò nel vederli separare le mani che tenevano intrecciate e sedersi ai suoi fianchi.
Deglutì.
-Ciao- disse voltandosi verso il biondo e quello gli sorrise mostrando una fila di denti bianchissimi, probabilmente resi ancora più bianchi a contrasto con il rossetto nero.
-Ciao- gli rispose quello mentre sentiva l'altro appoggiare la schiena contro il divano e notò che allungava un braccio dietro di lui intorno alle sue spalle. Paolo deglutì nuovamente: era consapevole di ciò che stava per accadere, ma i due erano troppo perfetti e troppo seducenti perché il giovane potesse ignorarli.
Il biondo sollevò un piede poggiandolo contro il tavolinetto davanti a loro, iniziando a tenere il tempo della musica picchiettandosi la coscia rimasta distesa con una mano.
Il ragazzo si voltò verso il moro e si ritrovò ad un palmo dal suo viso: sentì il suo profumo entrargli prepotentemente dentro le narici e deglutì ancora una volta, sentendo aromi di tabacco, birra e vaniglia direttamente sulla sua lingua.
Una mano iniziò a vagare sulla sua coscia destra mentre lui non riusciva a staccare gli occhi da quelli del moro. Sentì il biondo dietro di sé farsi sempre più spavaldo e distogliendo l'attenzione per un secondo dal moro, si ritrovò a specchiarsi negli occhi dell'altro mentre gli si addossava contro il suo fianco e poi scendeva a baciargli il collo. Paolo sentì un brivido di piacere corrergli lungo la schiena e reclinò un po' la testa per lasciare al biondo maggior spazio e fu allora che il moro gli strinse i capelli in una mano tirandoli appena, forzando la sua testa a muoversi nella sua direzione ed incontrare così le labbra dell'altro. Fu un bacio carnale fatto solo di lingua e denti, mentre il biondo prendeva a far vagare le mani sotto la sua t-shirt andando ad accarezzare il petto di Paolo con piccoli tocchi furtivi, ma dannatamente sensuali. Il moro si staccò dalla sua bocca che subito fu riempita dal biondo, mentre l'altro gli mordeva il collo, la spalla sino a stringere un capezzolo tra i denti rimanendo oltre il tessuto della t-shirt che separavano i suoi denti dalla pelle di Paolo. Quest'ultimo si lasciò scappare diversi gemiti che prontamente il biondo soffocava con la sua lingua, mentre continuava a baciarlo, ma in modo meno vorace rispetto a come aveva fatto poco prima il suo compagno.
Sentì le mani di entrambi esplorare le sue cosce e si decise a fare altrettanto, ma andando ad accarezzare direttamente le erezioni dei due. Li sentì sussultare contro le sue mani, la sua bocca, la sua pelle, mentre il biondo gemeva soffiandogli il proprio piacere direttamente nella bocca ed il moro quasi ringhiava contro la pelle sottile del collo di Paolo che, subito dopo, strinse tra i denti e le labbra iniziando a succhiare.
L'erezione dentro i suoi pantaloni incominciò ad essere un chiodo fisso nella sua mente, incominciò a fargli desiderare di non trovarsi davanti ad una folla di gente e dare così la possibilità ai due di fare di lui ciò che più desideravano.
Il moro sembrò leggergli il pensiero:
-E se ti portassimo via con noi?- gli sussurrò dentro l'orecchio prima di accompagnare le sue parole con la punta della lingua che fece scorrere in tutta la parte esterna dell'orecchio, prima di infilarla delicatamente dentro. Paolo si staccò dal biondo con il desiderio di urlare ma il moro gli strinse una mano sulla bocca soffocando il suo grido, mentre il biondo scendeva a nascondersi tra il tavolino ed il divano per poi iniziare a baciare la patta dei pantaloni di Paolo. Il ragazzo sgranò gli occhi totalmente sopraffatto e rapito da quella situazione ed iniziò ad annuire convulsamente, dato che il moro continuava a tenergli la bocca serrata:
-Bravo bambino- sussurrò ancora nel suo orecchio.
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