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Giunsero all'albergo che si era già fatta ora di pranzo. Rosalia scese con Paolo alla fermata del pullman e lo accompagnò all'hotel.
-Non vorrei disturbarti- disse il ragazzo in imbarazzo.
-Disturbarmi, come?- gli domandò l'altra.
-Beh, mi hai già accompagnato fin qui, non c'è bisogno che perdi ancora tempo con me- la ragazza rimase a fissarlo per un po'. Sollevò un sopracciglio con fare scettico, mentre si accendeva un'altra sigaretta.
-È un modo gentile per scaricarmi- disse, tirando verso di sé il trolley per poggiarci su la borsa a tracolla. Era stanca del viaggio sì, ma ciò che più odiava era doversi tirare dietro ancora per chissà quanto i propri bagagli. Odiava avere le mani impegnate, era per questo che utilizzava tracolle al posto delle più gettonate e alla moda borse da donna.
Paolo divenne rosso porpora per via delle parole dell'altra.
-Non voglio scaricarti!- ribatté. -Solo che... non sono abituato a questo genere di premure- la ragazza sollevò anche l'altro sopracciglio e tirò un'altra volta dalla sigaretta, fece scivolare fuori il fumo dalle labbra vermiglie e Paolo notò quanto fosse sensuale in quel gesto per lei tanto comune e privo di malizia eppure, così seducente.
-Hai fame?- domandò Rosy, cambiando di colpo discorso. Paolo fece un cenno affermativo con il capo. -Se mi fai abusare del tuo servizio di deposito bagagli, ti porto a pranzo a gustare un'anteprima delle prelibatezze del posto-
-Messa così... puoi lasciare i bagagli direttamente nella mia stanza- i due sciolsero la tensione che si era creata tra di loro con una risata. Salirono nella camera di Paolo e, appena varcata la porta d'ingresso, Rosy si lasciò andare a un fischio d'approvazione. Paolo le rivolse un'occhiataccia.
-Che c'è? Tu sei ricco e io ho un'anima da camionista. Qualche problema?- Paolo scosse la testa con un sorriso.
-Che ci facevi a Londra, camionista?- Rosy scrollò le spalle aprendo il trolley e la tracolla. Tolse un paio di cose ingombranti dalla seconda riponendole nella prima e alleggerendo il carico che si sarebbe portata dietro nel suo pranzo con Paolo.
-Una vacanza con le mie migliori amiche- rispose la ragazza, chiudendo nuovamente la valigia e sollevandosi da terra. Paolo inarcò un sopracciglio.
-Non le ho viste- Rosy gli sorrise.
-Ci siamo separate a Heathrow: io ho preso l'aereo per Palermo, le mie amiche hanno preso mezzi differenti per rotte differenti. Ci siamo incontrate a Londra dopo un pezzo che non ci vedevamo. Lo facciamo spesso, organizziamo un viaggio, stiamo insieme un po' e poi ognuna torna a casa propria. Io a Palermo, una a Roma, l'altra a Bologna-
-Vi siete conosciute in giro per il mondo?- domandò Paolo, curioso, mentre uscivano dalla stanza, chiudevano a chiave la porta e si avviavano lungo il corridoio in direzione degli ascensori.
-Nah. Sono entrambe palermitane come me. Eravamo colleghe all'università, poi io sono rimasta qua a non capire che cazzo fare della mia vita, mentre loro sono partite per fare la magistrale fuori. Ovviamente, hanno preso i ritmi delle città nelle quali hanno studiato e, alla fine, si sono trasferite lì in pianta stabile-
-È uno scherzo?- domandò incredulo Paolo, mentre Rosy varcava la soglia dell'ascensore.
-Perché ti senti preso in giro?- domandò di rimando la giovane.
Paolo l'affiancò all'interno dell'ascensore e pemette il pulsante per scendere al pianterreno.
-Hai fatto l'università?-
-Sì, perché non avrei dovuto? Che ti credi...!- incominciò col dire Rosy, scattando come una molla, furiosa.
-Non penso che tu non possa aver fatto l'università per chissà quale pregiudizio- si affrettò a dire l'altro, interrompendola. -Pensavo, però, che avessi la mia età-
-La tua età?- domandò Rosy, uscendo dall'ascensore, tallonata dal ragazzo.
Paolo annuì.
-Ho diciannove anni-
-Si vede che sei piccolo...- incominciò col dire la ragazza, ma subito s'interruppe lasciandosi andare in una fragorosa risata. -Certo! La tua età! Ma con dieci anni in più!- Paolo sgranò gli occhi.
Uscirono dall'albergo che Rosy ancora rideva mentre si accendeva l'ennesima sigaretta e Paolo la seguiva sempre più incredulo e incantato.
-Hai ventinove anni!- esclamò il giovane. Rosy annuì. -Dovrebbe essere illegale non dimostrare i propri anni in questo modo! È quasi eccessivo!- Rosy rise di nuovo.
Si avviarono lungo il viale alberato nel quale stava l'albergo di Paolo, erano appena passate le due del pomeriggio e il sole si era fatto cocente.
La città era quasi deserta a quell'ora, il caldo sembrava avvolgere l'asfalto rendendo quasi visibili i suoi vapori umidi che scaturiva nell'aria. Non si muoveva una foglia, nessuna, neanche la più microscopica brezza, e si diressero verso le piazze Castelnuovo e Ruggero Settimo, lasciandosi alle spalle via Libertà.
Giunti a destinazione, intorno a loro trovarono un po' più di gente perlopiù a ridosso dei locali gastronomici che si affacciavano sulle piazze.
-Pensavo fosse una vera e propria metropoli- disse Paolo quasi a se stesso, ma Rosy lo sentì lo stesso e si lasciò andare a un risolino.
-Lo è, ma questa è la zona di ritrovo invernale, per così dire. Le persone saranno tutte a Mondello-
-Mondello? Il paese balneare?-
Rosy scosse la testa come se si apprestasse a fare l'ennesima discussione che chissà quante altre volte l'aveva coinvolta in precedenza.
-Mondello non è un paese a parte rispetto a Palermo. È un quartiere di Palermo, così come lo sono lo Sperone, l'Uditore, la Zisa, eccetera... solo che a Mondello, così come all'Arenella o alla Marina, ad esempio, c'è il mare. Perché si tratta di quartieri della periferia costiera della città-
-Oh, tipo i distretti londinesi, però con i nomi-
-Esatto, più o meno-
-E Mondello è un quartiere bello quanto si dice in giro?- Rosalia storse la bocca e il naso in una smorfia.
-Non mi piace il mare... però sì, penso di sì-
-Un'isolana a cui non piace il mare?- domandò incredulo Paolo. Rosy annuì. -Perché?-
-Per diversi motivi, ma mi scoccia snocciolarteli adesso. Ho fame e qui c'è un posto che ti porterà direttamente dentro il nostro street-food!- esclamò entusiasta, infilandosi dentro una stradina chiusa alla circolazione rivolta ai veicoli a motore.
Poco dopo, svoltarono a destra dentro un vicolo, finendo davanti due piccoli negozi: uno era una specie di corridoio con un tavolino davanti l'unica vetrina sul marciapiede, mentre l'altro era decisamente più grande, anche se rimaneva piccolo per i canoni edilizi di un fast-food dal punto di vista di Paolo.
Ma quello non era un vero e proprio fast-food, almeno, non come lo intendeva lui, e si trovò circondato da tavolini di legno, panche, pareti non proprio bianche, decine di persone. Un'intera parete era piena di espositori di cibo, dietro i quali stavano dei ragazzi che indossavano dei cappellini e un grembiule con pettorina, pronti a servire i clienti.
-Pezzi- disse Rosy, indicandogli gli espositori con un dito.
-Cioé?- domandò Paolo, sollevando un sopracciglio.
-Brioche di pane farcita- Paolo continuò a restare sospettoso. Il cibo in vetrina era, senza dubbio, invitante, ma non aveva idea di che mangiare, di che scegliere dato che tutto sembrava diverso e buono.
-Incomincia con qualcosa di classico- gli disse Rosy, cercando di aiutarlo nella scelta e gli indicò delle palle dorate e fritte. -Arancine- disse con un sorriso e Paolo annuì, fidandosi della sua nuova amica.
Si sedettero a uno dei tavolini dopo aver preso il vassoio con il loro pranzo e due lattine di bibite.
-Hai detto ai tuoi di essere tornata?- le domandò poco dopo il giovane, addentando l'arancina – con la a finale, come aveva poco prima precisato la ragazza, con enfasi, perché da loro, a differenza che in alte città della regione, era femmina. Rosalia scosse la testa.
-Ho mandato loro un messaggio poco prima di salire sull'aereo, ero con mio fratello, quindi mio padre non si crea problemi-
-Tuo fratello?-
-Sì, è sceso con noi al Falcone e Borsellino, ma è corso via prima di tutti perché doveva cambiarsi per prendere turno sul volo successivo. È stato un paio di giorni con noi a Londra e, adesso, se non sbaglio, è in viaggio per la Germania-
-Tuo fratello viaggia molto-
-Direi!- esclamò Rosy divertita, pulendosi le mani con un tovagliolo, dopo aver terminato di pranzare. -È un pilota di aerei di linea- Paolo sgranò gli occhi.
-Quindi, viaggi gratis?- la ragazza rise e scosse la testa e, mentre terminava il movimento, incontrò lo sguardo di un ragazzo fisso sul profilo del suo nuovo amico londinese.
-Credo che tu abbia fatto conquiste- gli disse, chinandosi verso di lui e sussurrando tali parole direttamente sulle sua labbra. Paolo ebbe un fremito quando il suo profumo gli solleticò le narici: sapeva di borotalco e rose e, vagamente, di sigarette.
Gli piacque così tanto che sentì le guance arrossarsi.
-Non potrebbe aver adocchiato te?- le chiese di rimando. Rosy scosse la testa facendo oscillare intorno al viso la folta chioma scura.
-Guarda te- rimasero entrambi chini sul tavolo a fissarsi negli occhi per un po': Rosalia aveva un viso bellissimo dagli zigomi alti, gli occhi grandi e scuri dalle ciglia lunghissime, le labbra carnose e dal rossetto sbiadito dopo il pranzo, ma comunque sensuali.
-Chi è?- le chiese con voce tremula. Rosy si sporse sul tavolo per rispondergli, parlandogli direttamente in un orecchio.
-È quello vicino all'ingresso, seduto con le spalle al muro. Indossa una t-shirt rossa- rispose e, sporgendosi, Rosy aveva finito per poggiare i gomiti sul tavolo, stringendo le braccia sotto ai seni che si sollevarono diventando ancora più prominenti e invitanti.
Paolo deglutì sonoramente, cercando di calmare il principio di erezione che gli tese la patta dei jeans, voltandosi nella direzione che gli aveva indicato la sua compagna di viaggio...
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