18

Più correva, più la brezza marina gli sferzava la pelle e più si rendeva conto dell'effettiva distanza che intercorreva tra se stesso ed i suoi amici: Paolo non si era accorto di quanto si fosse allontanato da loro, se non proprio in quel momento mentre correva cercando di ritornare dalla sua comitiva.

Non che ne avesse voglia, ma pensava fosse meglio rifugiarsi da loro in quel momento, anziché rischiare un nuovo confronto con suo padre.

Sicuramente, la chiacchierata tra di loro, non aveva risolto granché ma, proprio come aveva detto al genitore, pensava fosse un suo errore: non era stato sarcastico nel rivolgergli quelle parole, aveva soltanto bisogno ancora un po' di tempo per smorzare la rabbia e rassegnarsi alla situazione.

Era giusto? Non lo sapeva; l'unica cosa di cui era certo, era proprio quel dolore al petto, come una spina conficcata nel cuore e non voleva che continuasse a scavare ancora più a fondo dentro di lui.

Avrebbe accettato di tutto, lo sapeva, purché quel dolore cessasse di insinuarsi nel suo cuore.

Era ormai giunto nei pressi del falò intorno al quale stavano i suoi amici, la sua pelle sembrava essersi riscaldata, imperleandosi appena di sudore, il fiato gli si era fatto corto e sentiva i muscoli delle gambe iniziare a dolore un po'... quando percepì l'intrusione di qualcosa tra i suoi piedi, perse l'equilibrio e cadde sul bagnasciuga.

L'acqua del mare gli lambì parte del corpo facendolo rabbrividire e si alzò di scatto cercando di capire che diavolo fosse successo.

Si scrollò l'acqua di dosso scuotendo la testa come un cane scuote il proprio pelo e si volse nella direzione di ciò che aveva captato con la coda dell'occhio: una ragazza, evidentemente paonazza in viso nonostante la semioscurità che le avvolgeva i lineamenti con ombre morbide.

-Scusami- balbettò lei, rimasta pietrificata, seduta sulla riva e con il piede destro pericolosamente vicino a quelli di Paolo. Il ragazzo aggrottò la fronte: -Non l'ho fatto apposta. Non ti ho visto arrivare, scusami ancora- aggiunse la ragazza e Paolo scosse piano la testa con un sorriso imbarazzato.

-Tranquilla. Ti ho fatto male?- le domandò:
-No. E tu? Ti sei fatto male?- chiese di rimando la giovane. Paolo si accertò che la caduta non avesse peggiorato la situazione delle sue labbra, tastandole delicatamente: scosse nuovamente la testa: -Tieni- gli disse porgendogli un telo da mare ripiegato: -Per asciugarti-
-Grazie- rispose l'altro accettandolo.

La ragazza si alzò da terra e gli andò incontro aiutandolo ad asciugarsi le spalle senza aggiungere altro. I suoi gesti naturali imbarazzarono Paolo, anche se si ritrovò impossibilitato ad allontanarla, senza sapersi spiegare il perché.

-Io sono Maria, ma puoi chiamarmi Mery, così come fanno tutti- disse dopo un po' la ragazza indicando con un cenno della testa in direzione della comitiva di Rosalia.

Paolo aggrottò la fronte:
-Sei amica di Rosy?- le domandò e Mery annuì:
-Ci conosciamo dai tempi del liceo-
-Come mai non sei lì con loro?- Mery si strinse nelle spalle:
-Sono strana. Non mi piace molto la confusione. Sono un tipo solitario- disse ridendo: -Così, anche quando sto in comitiva, ogni tanto ho bisogno di ritagliarmi un po' di spazio solo per me-

Paolo le sorrise sempre più imbarazzato e Mery lo invitò a sedersi con lei sul suo telo: si incantò a fissarla per un paio di secondi mentre lei si muoveva con grazia, come se fosse una fatina.

Sembrava camminasse in punta di piedi.

Al dir il vero, aveva proprio l'aspetto di una fatina: il corpo esile e di bassa statura, dalle curve appena accennate, i capelli mossi e lunghi oltre la vita che le danzavano intorno ad ogni movimento catturando ogni più piccola luce illuminando la sua folta chioma di riflessi dorati ed argentei, per poi tornare nell'oscurità di quel tipico colore indefinito tra il biondo scuro ed il castano chiaro. Indossava un costume da bagno di colore verde e, guardandola negli occhi chiari, gli sembrò di avere davanti una versione umanizzata e dai capelli lunghi di Trilly, la fatina amica di Peter Pan.

-Non vorrei disturbarti...- disse il ragazzo dopo qualche secondo, e l'altra tornò a scuotere la testa con un sorrisino ad incurvarle le labbra:
-In realtà, sono qui da un po'. Ti ho anche visto passare di qui poco fa. Volevo tornare dagli altri, ma temevo di restare fuori dalle loro chiacchiere. Se sto sola perché lo voglio io, va bene. Se mi ci devo ritrovare costretta dalle circostanze, mi sento in imbarazzo e quindi, mi togli d'impaccio se adesso mi fai un po' di compagnia-

Paolo si sedette al suo fianco:
-Se davvero hai voglia di tornare da loro...-
-Ah, no. Voglio bene a Rosy, ma c'è troppa gente stasera che le vuole bene e non posso pretendere che focalizzi tutta la sua attenzione su di me perché non ho altri con cui mi senta a mio agio per ingannare il tempo in attesa dell'alba-

Il ragazzo sentì le gote infuocarsi ed il cuore iniziare a battere forte nel petto:
-Hai la stessa età di Rosy?- le domandò per cambiare argomento.
Mery gli sorrise nuovamente e, questa volta, Paolo si accorse delle fossette che le si formavano sulle guance e che prima non aveva notato.
-No, sono più piccola di cinque anni-
-Però andavate a scuola insieme-
-Io al primo, lei al quinto.-

Paolo annuì e sentì l'imbarazzo come inghiottirgli la lingua. Era la prima volta in assoluto che gli capitava una cosa del genere con qualcuno, non aveva idea di che cosa dirle.

Forse, perché non stava cercando di sedurlo? Perché tutti gli approcci con sconosciuti che aveva avuto sino a quel momento, da quando aveva lasciato Londra, non erano stati solo fini a se stessi?

Si era arrugginito nei modi "normali" di fare la conoscenza di qualcun altro?

Sospirò profondamente e Mery gli rivolse uno strano sguardo:
-Tutto bene?- gli domandò.

Paolo si strinse nelle spalle sentendosi impossibilitato a parlare: quel nodo fastidioso era tornato a stringergli la gola in modo insopportabile.

Mery fece scorrere gli occhi sul suo viso, nel tentativo di comprendere cosa passasse per la testa del ragazzo e del perché di quel suo mutismo improvviso:
-Scusami- disse e Paolo sobbalzò stranito da quella parola nuovamente ripetuta:
-Per cosa?- cercò di dire e lo stupore lo aiutò a distrarsi un po' dai suoi pensieri.

-Per prima...- iniziò col dire Mery seria in volto, poggiando una guancia sulle ginocchia che si era stretta al petto: -...ti ho fatto lo sgambetto- Paolo sollevò un sopracciglio con fare scettico:
-In che senso?-
-Nel senso che ti ho visto passare prima, volevo fermarti, ma non avevo idea di come attirare la tua attenzione. Quando sei tornato correndo, ho allungato un piede senza pensarci-

Le labbra di Paolo si schiusero a formare una piccola "o" di sorpresa:
-Sei seria?- le domandò e Mery annuì.
Allungò una mano nella sua direzione accarezzandogli piano il cerotto che gli copriva parte del labbro superiore:
-Ti fa male?- gli domandò. Paolo scosse un po' la testa ancora stupito dalla rivelazione della ragazza.

-Perché hai cercato di attirare la mia attenzione, addirittura escogitando qualcosa di così fuori dal normale?- le domandò e Mery si strinse nelle spalle:
-Sei uno dei ragazzi di Rosy?- gli domandò di rimando:
-In che senso?-
-Nel senso... ti ha messo gli occhi addosso? So ch'è fidanzata con Kevin, ma se c'è un ragazzo che le piace, se lo prende. Lei e Kevin hanno questo tipo di relazione, sono sicura che te l'abbiano già detto- Paolo si limitò ad annuire: -Allora?- insistette la giovane.

Il ragazzo rimase per un po' a riflettere sul suo rapporto con Rosalia: era quello che avevano inteso dire lei e Kevin durante la scazzottata della notte precedente? O davvero non c'era nulla di che tra di loro nonostante lui e Rosalia avessero fatto sesso?

Ma... in tutto questo, Paolo Greco, cosa pensava di provare nei confronti di quei due?

-Ti mentirei se ti dicessi che, tra di noi, non c'è una certa tensione sessuale. Ma credo che sia normale, sono giovane e ho l'ormone impazzito- disse il ragazzo ridendo imbarazzato e Mery ricambiò la sua risata con un sorriso tirato: -Però... al dir il vero, siamo solo amici- concluse sicuro e notò come le sue parole avessero finito per distendere i lineamenti del viso della ragazza.

Paolo sorrise davvero, per la prima volta, da quando si era unito a lei, senza imbarazzo: si avvicinò a Mery baciandole piano una guancia:
-Ti fa male?- domandò la ragazza indicandogli nuovamente il labbro. Paolo scosse la testa:
-Devo prestare attenzione a non far infiltrare nulla sotto il cerotto, però l'anestetico fa il suo effetto: mi fa sentire mezzo drogato, sarà per questo che mi lancio continuamente in pensieri strani, però... no, nessun dolore, per ora-
-Bene- disse Mery e si chinò su di lui per baciarlo sfiorandogli appena le labbra con le proprie.

-E questo... che significa?- mormorò Paolo sorpreso:
-Oh beh... non penserai che volessi attirare la tua attenzione solo per vedere che faccia avresti fatto quando ti avrei fatto schiantare a terra...- borbottò la ragazza.

-Ehi, voi due- sentirono qualcuno cercare di attirare la loro attenzione e si voltarono entrambi nella direzione da cui era giunta la voce.

Rosalia li fissava entrambi, con le braccia incrociate sul petto ed una lieve, ma evidente tensione ad indurirle i lineamenti del viso:
-Che diavolo state combinando?-

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