Una brutta sorpresa

Ivan Pov's
Andai in cucina ancora convinto della sua totale inutilità ed iniziai a riempire una moka del caffè, nonostante si fossero evoluti i tempi ritrovavo un certo fascino nel passato, il caffè fatto sul fornello e non a macchina, i dischi in vinile e non il digitale per quando ero dentro casa, i vecchi revolver stile cowboy al posto della pistola a doppia carica...tranne le lampade colorate stile hippy, quelle le odiavo...
Dopo un paio di minuti sentii la caffettiera gorgogliare e versai il caffè nella tazzina, ci misi lo zucchero e la poggiai sul tavolo, tolsi le fette biscottate e la marmellata per appoggiarle accanto alla tazzina e mi sedetti "cavolo, ho messo le pantofole senza pelo!" realizzato ciò andai in camera mia, le misi e con calma tornai indietro più comodo di prima, varcai la soglia della cucina...e mi venne voglia di diventare un assassino...
"Tu...perché stai mangiando...LA MIA COLAZIONE!"
"Scusi!" disse in panico facendo cadere mezza fetta sporca di marmellata per terra " l'ho vista qui abbandonata e pensavo che l'avesse preparata per me!"
"Per te...per te...PER TE? Piccola scatola di latta irrispettosa, sporca pavimenti e ladra di caffè!" mi avvicinai tendendo le mani in avanti quasi per strozzarla, lei si alzò e andò dall'altra parte del tavolo "la prego signore...cerchi di calmarsi..." disse spaventata ma non la ascoltai "calmarmi? Ti sei ficcata nella mia vita da nemmeno 24 ore e già mi rubi da mangiare e mi sporchi casa! Per non parlare che sei solo una Lattina con codice e barre e questo mi fa infuriare ancora di più!"
Ripresi a correre e lei scappò in salotto, mi lanciò dei cuscini ed inciampò nel tappeto dove la raggiunsi e le bloccai le mani dietro alla schiena...
"Signore...mi lasci o sarò costretta a liberarmi"
"E se mi liberassi io di te?" dissi aggressivo appoggiando il mio ginocchio sulla sua schiena "e adesso come ti liberi Lattina?"
"Mi lasci immediatamente!" provò a dimenarsi ma la tenevo a terra grazie al mio peso "lo ha voluto lei!" mi diede un calcio alla schiena col tallone che aveva ancora libero e lasciai la presa cadendo di lato
"Ne vuole ancora?" inveì contro di me ma ricevette un ceffone di risposta
"Adesso vai di là, mi prepari un cazzo di caffè e pulisci ciò che hai sporcato, poi torni qua e sistemi sto casino!"
"Animale che non sei altro! Pensi che sia la tua schiava?"
"Sarebbe lo scopo di voi macchine ma visto che vuoi essere trattata come una umana allora ti tratterò come tale, questo casino è nato per causa tua, quindi sistemi!"

Forse ero riuscito a zittirla, non saprei come avrebbe potuto replicare e si mise a riordinare tutto mentre facevo colazione in santa pace, andò in camera sua e ne uscì cambiata, tempo di cambiarmi pure io andammo in laboratorio in auto, fu un meraviglioso viaggio immerso nel silenzio più assoluto fino a quando arrivammo...

Juvia Pov's
Ero rimasta zitta per tutto il viaggio. Di solito in un contesto del genere ero sempre io quella che alla fine dava ordini e che minacciava, ma quell'uomo, non me lo sapevo proprio spiegare, mi mandava in frittura i circuiti!
Poco dopo ci ritrovammo davanti ad un posto di blocco dove Ivan mostrò il cartellino ed una guardia ci lasciò passare, parcheggiammo in un posto riservato e scendemmo dall'auto. Io seguivo Ivan mentre mi guardavo in giro, non ero curiosa...ok forse un pochino, ma dopo tutto che male c'era? Era il mio primo giorno di lavoro! Purtroppo però il "signor maniere forti e sgradevoli" sembrava essere molto contrariato e in volto aveva stampato uno sguardo truce, non faceva altro che guardare davanti a se, come se sapesse a memoria la strada. Varcammo delle porte scorrevoli automatiche e Ivan cominciò a parlare:
"Questo è il laboratorio. Il mio compito ė quello di ricercare nuove tecnologie, sia nel campo militare sia nel campo della vita quotidiana, e non solo sono il migliore, ma sono anche indispensabile per tutti."
"E esattamente, Signore, perché mi hanno affidato a lei, se non le serve aiuto ed è il migliore?" mi ero ripresa, e si sentiva, sopratutto l'avrebbe sentito Ivan, che in quel momento si voltò di scatto e mi squadrò da capo a piedi fino a puntare i suoi occhi verdi nei miei viola, solo dopo pochi istanti capii che stava parlando:
"...ripeto per l'ultima volta, tu non sei qui per aiutarmi, ma per imparare, quindi Lattina o stai alle mie regole o ti riporto in quel lurido tugurio che tu chiami casa! Ci siamo capiti? E non voglio più quel tono da saccente, mi hai capito signorina lattin..." non riuscì a finire la frase perché un uomo gli aveva appoggiato la mano sulla spalla, e io riconobbi subito l'anello con la grande F :
"Papà? Perché non sei a casa? Che ci fai qui? Non dirmi che ti sei fatto tutta quella strada per me!" chiesi mentre lo abbracciavo appoggiandomi alle sue spalle, lui mi sollevò senza problemi e mi fece fare una giravolta in aria sempre stringendomi per la vita. Era da un sacco di tempo che non lo vedevo a causa dell'esercitazione in caserma. Ivan rimase scioccato e a bocca aperta, una volta che mio padre mi mise giù notai che aveva gli occhi sbarrati. A interrompere il silenzio fu mio padre:
"Salve, Ivan, giusto? Il capitano Wolles mi aveva informato che mia figlia sarebbe stata associata a lei, spero di non aver interrotto un discorso costruttivo per la vostra collaborazione! Oh beh, ormai è passata!" se ne stava andando quando ritornò e riprese:
"Ah e, mi raccomando, la collaborazione deve rimanere prettamente lavorativa, non è vero Kirkhoff?" ora mio padre guardava Ivan con uno sguardo gravoso, finalmente lo stoccafisso si riprese e rispose:
"Non si preoccupi dottor Faustus non ce ne sarà pericolo" fece un sorriso tirato e mi guardò intensamente, sotto quel sorriso falso vedevo molto bene la nota contraddistinta dello sguardo dell'odio. Mio padre mi disse che era venuto a trovare degli amici e che voleva vedermi per augurarmi buona fortuna per il mio primo giorno di lavoro, io lo ringraziai, mi assicurai che stesse attento sulla strada visto che distava un bel po' e gli diedi un bacio sulla guancia, ci congedammo e continuammo per la nostra strada. Dopo due minuti Ivan parlò:
"Il dottor Faustus? Davvero ? Quello sarebbe tuo padre?!"
"Incredulo signore? Sa, la prossima volta, invece di cominciare subito ad inveire contro i colleghi, potrebbe tentare di informarsi sulla vita di questi, come ho fatto io. E ora mi scusi ma vorrei lavorare, grazie" lo precedetti mentre ultimavo la frase, ero fiera di me stessa, e un po' anche di mio padre che aveva dato il via alla mia succulenta vendetta.
Camminammo per circa 10 minuti fino a quando non si fermò davanti a un portone, digitò un codice e questo si aprì emettendo due tintinnii.
Dentro tutti si voltarono verso di noi, e notai con stupore che nessuno osava parlare o salutare il mio superiore; solo dopo che passavamo cominciavano a sentirsi dei chiacchiericci molto concisi. Attivai il mio udito maggiorato, capacità da robot, e sentii cose strane che riguardavano Ivan con un droide e non se lo riuscivano a spiegare; lo spensi notando che erano solo chiacchiere inutili.
Si fermò davanti ad una teca e prese in mano un tablet, pigiò qualche tasto e dalla teca fuoriuscì una droide , capelli neri occhi vuoti...sembrava davvero vuota, non aveva espressione né negli occhi né nel viso, era apatica.
Ivan fiero parlò:
"Mia collega Latta, ti presento Amy, il progetto che tu, purtroppo mi dovrai aiutare a finire. Amy è un droide molto avanzato, è proprio come un droide dovrebbe essere, non somiglia a noi, il suo corpo non è formato da sezioni organiche ma esclusivamente dai polimeri più adatti alle varie situazioni, come puoi notare la nostra Amy, qui, non ha emozioni e quindi non ne suscita, questa è l'idea perfetta di droide; poiché è un droide sia dentro che fuori e questo è ben riconoscibile come tale a primo impatto. Vedi, io disprezzo quelli come te perché tentate di essere come noi, tentate di copiare dalla razza più forte per potervi sostentare, ma Voi non avete ancora capito che tra pochi decenni, forse meno, sarete solo spazzatura, sarete dei piccoli quadretti di scarti" mi guardava soddisfatto, pensava di aver colpito nel segno, e lo aveva fatto, ma non mi lasciai scoraggiare:
"Sa, signore, In questo momento non vedo l'ora di prendere quella sua testa e sbatterla contro quella teca di vetro infrangibile spessa ben 0,682 cm,  e poi ficcarle su per il culo quel fottuto droide che lei, amorevolmente, chiama Amy"
Nel laboratorio si fece silenzio in un istante, mi resi conto di aver alzato troppo la voce, percepivo gli sguardi dei colleghi puntati su di noi, ma non distolsi lo sguardo da quei occhi verdi. Mi aspettavo qualsiasi cosa, ma mai quello che mi rispose...
"Linguaggio, lattina, linguaggio" e mi punzecchiò la fronte riprendendo "stai attenta a come mi parli quando siamo in sua presenza poiché Amy è servizievole al 100% e progettata per OGNI mansione della guerra, ti do una breve dimostrazione ed in cambio osserverai in silenzio, magari mi ringrazierai perché l'ho fermata prima che ti attaccasse..."
Guardai nella mano della droide, un pugnale a fotoni si stava dematerializzando mentre con l'altra mano stava riponendo una pistola d'ordinanza.
"Amy, vieni qui" stupefatta e ancora scioccata per la risposta, o per meglio dire la mancata risposta di prima, vidi che  il droide senza remissione si avvicinava a Ivan senza neanche guardarlo negli occhi, guardava semplicemente davanti a se nel vuoto, le girai intorno in modo da ritrovarmi a faccia faccia con lei e alla mia sinistra avevo Ivan.
"Buongiorno Padrone, passata bene la serata?" quella che rispose era una voce femminile e soave ma dannatamente apatica.
"Non troppo Amy, ero pensieroso per colpa di una Lattina in casa mia"
"Mi spiace padrone, come posso esserle utile? Se vuole posso eliminare il problema" Ivan si mise a ridere
"Oh no Amy non si può. Per favore Amy, presentati alla signorina"
La ragazza si voltò verso di me, non potevo fare a meno di guardare le parti meccaniche in bella vista, fece un leggero ed elegante inchino e iniziò "Buongiorno, io sono Amy, droide militare adatto a ricoprire ogni mansione richiesta sul campo, posso cucinare, lavare, insegnare, combattere e farti da partner sessuale, parlo più di 200 lingue le mie capacità di traduzione rasentano la perfezione assoluta; non richiedo manutenzione come un qualsiasi droide poiché provvista di batteria evo-termica della durata di 127 anni e capacità auto riparanti. Vuole che la chiami con un nome preciso quando parlo con lei, padrona?"  chiese rivolgendosi a me, ma prima che potessi rispondere, Ivan lo fece al posto mio:
"No Amy, con lei non devi essere gentile, è una tua simile" detto questo, Amy si spostò leggermente in modo da essere faccia a faccia  solo con Ivan .
Esterrefatta guardai prima lei e poi Ivan, compiaciuto del suo lavoro e palesemente contento di avermi scioccata anche senza aver risposto alla mia provocazione...

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