Noi...

Juvia Pov's
La terra è cambiata. O per meglio dire l'umanità è cambiata. Invenzioni, rivoluzioni, scoperte, ma dopo tutto era inevitabile: l'uomo ha troppe debolezze, i sentimenti, la salute, la curiosità. Proprio questa ha scatenato tutto, una misera briciola di curiosità che ha spinto un involucro di carne a crearne uno di metallo, perché è questo che sono, un involucro fatto del metallo più pregiato e resistente, dentro di me non ho reni, polmoni, non ho tessuti, non ho cuore, non scorre sangue, contengo solo macchinari che muovono degli ingranaggi che di conseguenza muovono me.
Solo il mio cervello ha una parte di voi, una piastra sopra la quale vi è un lembo di neuroni sintetici protetti da un involucro di acciaio cosparso di recettori, è da questo che prendiamo vita, è questo che siamo. Siamo androidi.
Io sono il numero 79041-b03, che vuole dire ? Semplice, Drone di settantanovesima generazione, quarantunesimo esemplare di classe B versione 3, meglio conosciuta con il nome di Juvia.

Ho 22 anni, sono il droide con il massimo rendimento scolastico del mio anno, sono intelligente e a descrizione degli altri sono autoritaria e molto molto rompi scatole. Ma che ci posso fare ? Sono diversa dagli altri droidi, io non sono stata cresciuta da altri miei simili, sono stata cresciuta da un umano...io lo considero mio padre anche se è scientificamente impossibile, ma per me lui questo è: il mio padre geloso e protettivo, nonostante io sia una macchina molto più intelligente e forte di lui. Ho vissuto fino ai miei 7 anni in un istituto dove tenevano i piccoli droidi che nessuna azienda voleva, poi un giorno è arrivato il dottor Faustus, era davanti a me, io un esserino con degli occhioni viola e dei codini azzurri che guardava ammirata un signore vestito elegante che mi porgeva la mano con un sorriso a 32 denti. Io quella mano l'avrei afferrata in qualsiasi momento. Fu lui che mi insegnò tutto. Mi spiegò lui perché quando mi facevo male non usciva sangue, fu lui a dirmi che la mia non era pelle ma un polimero ignifugo e resistente, fu lui ad asciugarmi le lacrime quando i compagni di scuola umani mi prendevano in giro per i miei capelli, per i miei occhi e soprattutto per il codice a barre sul polso destro. Fu lui a portarmi un volantino del campo militare, e grazie a lui ora ero una cadetta.
Io a quell'uomo devo la vita. All'accademia non fu facile, ero l'unica ragazza nel corso e non vi erano solo droidi, loro almeno mi parlavano; gli umani mi evitavano, avevano paura di me, ogni volta che dovevamo allenarci a combattere mi guardavano di sottecchi, mi stavano alla larga, io non riuscivo a capire il perché fino a quando a un droide non scappò di bocca la verità: conoscevano mio padre, lo consideravano un pazzo, e quindi etichettarono me come la 'droide adottata dallo squinternato'. Preferii stare con mio padre che con loro e questo spiegava i miei voti e la devozione che mettevo nel compiere esperimenti, ma soprattutto la nascita del mio strambo hobby.

Ivan Pov's
Venticinque anni, giovane, capelli neri e occhi verdi, geniale, un po' egocentrico e laureato in ingegneria militare col massimo dei voti...senza vantarmi e modestamente parlando sono un vero genio.
Per descrivere una persona penso sia meglio partire dal passato.
La mia infanzia è stata leggermente diversa da quella che era considerata la norma, ancora mi ricordo le scuole elementari, a inizio quarta venne trasferito un nuovo studente nella mia classe, ci hanno spiegato da subito che non era umano, era un prototipo di robot di nuova generazione, era capace di vivere, crescere, interagire, sembrare umano ed era lì per vedere se riusciva ad integrarsi alla perfezione.
Io fui il suo primo amico, inizialmente era un po'...anzi...molto apatico ma col passare dei giorni sviluppava delle emozioni, parlava, si arrabbiava, mangiava, giocava, si divertiva...ci dimenticammo presto che era un robot...
Alle scuole medie invece trovammo le prime forme di bullismo, più verbale che fisico, infatti nonostante fosse simile a me riusciva a sollevare 320 chili senza problemi, ma nonostante questo restammo ancora amici per tutti e tre gli anni.
Nel mio primo anno di superiori lui fu ritirato dal governo per essere analizzato, venni a sapere anni dopo che era stato smantellato ed il progetto era stato dato per fallito.
Durante l'università mi dedicai all'ingegneria e alla robotica per poi specializzarmi in campo militare.
L'esercito mi prese dopo aver passato esami a numero chiuso ed iniziò la parte più bella della mia vita: sveglia la mattina, corsa, palestra, colazione, lezioni, pranzo e pomeriggio libero da dedicare a ciò che si preferiva, in accademia non eravamo moltissimi del mio corso quindi stringemmo subito forti legami.
Poi un giorno cambiò tutto, successero delle cose...vidi cose...e da quel momento odiai gli androidi più di ogni altra cosa al mondo...
Oggi? Oggi giorno la mia vita è un po' come me la aspettavo, sono un ricercatore per l'esercito, ciò che sognavo da tempo finalmente era realtà, capii in ritardo di ammirare gigantesche macchine da guerra più di ogni altra cosa, ho uno stipendio ben retribuito, una casa tutta per me, nessun affitto da pagare, uno stupendo lavoro relativamente pericoloso e soprattutto niente droidi tra i piedi!

L'esercito ha influenzato moltissimo la mia vita tanto che la mia formazione ed il mio carattere ne risentono fortemente.
Lato positivo fu che quando si seppe che avevo intenzione di comprare un'auto l'esercito mi inviò un modello sperimentale di autoblindo non armato che all'apparenza era una macchina come le altre...però blindata, con sospensioni da paura e più porta-bicchieri che posti a sedere...
Da un po' di tempo grazie a passi in avanti e progetti ben riusciti ho ottenuto la possibilità di lavorare mezza giornata ed anche di portarmi il lavoro a casa, posso girare armato (pur non ritenendomi un pericolo pubblico) e ho appena iniziato un corso di cucina estera  serale!
Supponevo di essere nel più bel periodo della ma vita...ma invece cambiò tutto...

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