Confessione e cena "importante"

Ivan Pov's
Eravamo in macchina, io come al solito guidavo e lei stava seduta accanto a me, non parlava, forse al laboratorio l'avevo lasciata scioccata ma ciò che andava fatto...andava fatto e basta!
"Hei Lattina..."
"Non mi chiami Lattina!"
"Ah! Da quando hai imparato a rispondere?" chiesi sarcastico
"Mi ricorda troppo come mi ha trattato quel tizio..."
"Ah...senti un attimo" dissi accostando e spegnendo il motore "non so...non so cosa stai pensando di me...ma sappi che quello che è successo non vuol dire niente..."
"Va bene...adesso riparta per favore!" disse nervosa
"No, aspetta, voglio che sia chiaro ciò che ti voglio dire"
"È chiaro! Ri-riparta per favore!" disse irrequieta
"Ma mi stai ascoltando?" chiesi nervoso sporgendomi verso di lei ed allungando una mano
"NO!" scattò dal sedile si tirò contro la portiera "non mi tocchi! Tutti sanno che lei odia i robot...ma... non è colpa mia se sono qua! Per favore, non le ho fatto niente di male!" irrequieta non mi guardava, fissava davanti a se mentre stentava a tenere ferme le mani con cui si copriva e mo' di difesa.
"Ecco, come pensavo" dissi rassegnato appoggiandomi al sedile
Riaccesi la macchina e ripartimmo, nei dieci minuti di viaggio rimanenti lei, allarmata come non l'avevo mai vista, cominciò a fissarmi e controllando ogni mio movimento respirava agitatamente...
Arrivammo a casa e subito scese correndo verso la porta, provò ad aprirla ma dovette aspettare perché avevo io le chiavi, mi avvicinai e le aprii; scappò in camera sua e si chiuse dentro, sentii la serratura scattare due volte e più nient'altro...
"Hei" bussai alla sua porta "tutto bene?"
"Sì signore! Tutto ok!"
"Davvero?"
"Sì"
"Allora perché non apri? Stai nascondendo qualcosa?"
"No signore! Non sto nascondendo niente!"
"Allora apri"
"No"
"Sono ordini diretti da un superiore"
"No!" ripeté più forte
"Sei vestita?"
"Sì...perché?"
"Ok allora io entro" inserii la chiave che usavo come passe-partout e aprii.
Ricevetti un colpo alla spalla, mi girai e vidi la Lattina in piedi sul letto che provava a tirarmi una ginocchiata, le presi la gamba e la tirai a me, provò una presa articolare ma spostandomi la evitai, la presi e la buttai sul letto di traverso tenendole le mani per immobilizzarla.
"LASCIAMI!"
"No! Ascoltami un attimo per fav-"
"LASCIAMI! LASCIAMI LASCIAMI LASCIAMI!" continuava ad urlare e provò a tirarmi un calcio col tallone
Usai la mano per bloccare il colpo ma lei si liberò, mi spinse e caddi a terra dandole il tempo di scappare, le andai dietro e la trovai in cucina.
"NON AVVICINARTI!" urlò terrorizzata
Non la ascoltai e lentamente mi avvicinai, si guardò in giro preoccupata, aprì un cassetto e prese un coltello.
"ADESSO STAMMI LONTANO! LO SO CHE MI ODI E NON MI FARÒ AMMAZZARE!"
Puntò il coltello nella mia direzione ma con le mani tremanti, mi avvicinai cautamente facendo il giro del tavolo, ad un metro da lei allungai le mani, agitò il coltello e saltai indietro, il suo respiro era affannato, nei suoi occhi leggevo la paura, tremava...
"Hei...posso parlarti?"
"S-s-sì...ma stai lì!"
"Calmati...Juvia..." le dissi dolcemente "adesso stai calma e mettilo via..."
"NO! Dovresti essere in prigione!"
"Juvia...Juvia ascoltami...non ti farò del male...ora dammi quel coltello"
Lentamente mi avvicinai, allungai la mano fino alla sua, quando la toccai scattò, tremò, come se quel tocco avesse cambiato le carte in tavola, presi il coltello e glielo tolsi, lo riposi lentamente nel cassetto e lo chiusi.
"Juvia...brava piccola..." dissi avvicinandomi a lei
"Non...non farmi del male...per favore..."
Il suo viso iniziò a bagnarsi di lacrime, la presi per le spalle, la portai vicina a me e la abbracciai...era la seconda volta che la facevo piangere, che idiota che ero!
"Tranquilla piccola, nessuno ti farà niente, te lo prometto...adesso sfogati..." a quelle parole scoppiò in lacrime, non so se fosse un pianto liberatorio o un pianto di paura ma almeno si stava lasciando andare, la portai sul divano in sala e la feci continuare da seduti.

Juvia pov's
"Non so cosa mi sia preso. Ma i ricordi sono venuti a galla come un fiume in piena, non avevo più davanti lei, ma Jack." Vedendo lo stupore sul suo volto, continuai:" era un umano, l'unico che tentava di stare con me, ma solo per i suoi scopi...all' accademia era conosciuto come il puttaniere, ma io lo consideravo solo un amico, fino a quando un giorno al mio ennesimo no, mi ha presa e mi ha picchiata. Ha...ha abusato di me fino a quando non sono riuscita a chiamare mio padre...ora lui è in prigione"
Non so perché stavo raccontando tutto questo proprio a Ivan, ma c'era qualcosa in lui che era cambiato...e di certo era cambiato in meglio. Ivan aveva serrato le mani a pugno, lo sguardo truce non si fermava per più di due secondi su di una cosa precisa.
"Io...io non lo sapevo, Juvia, io non avrei mai immaginato. Deve essere stato difficile per te riprenderti."
"C'era mio padre. A lui devo la vita. È lui che è intervenuto, ha puntato una pistola alla nuca di quel verme, aveva il volto rigato perché lui odia le armi, lo fece portare via dalla polizia e mi portò subito via. Mi è stato vicino in ogni momento..."
Mi fermai perché il mio telefono stava squillando, Ivan si alzò e andò in cucina io andai vicino alla finestra e risposi:
"Pronto?"
"Hey, tesoro, cosa è successo? Stai bene? "
"Si papà, sto bene. È stato solo un malinteso" guardai nella direzione di Ivan e lui con il labbiale mi disse di mentire
"Malinteso ? È stato ucciso un uomo Juv! Come mi puoi dire solo un malinteso?"
"Come lo sai che è stato ucciso un uomo?!"
"Come lo so? Ti ricordo che il capo del tuo capo è il mio migliore amico!"
"Oh, è vero..." dissi ,mentre mi avvicinavo alla cucina e mi appoggiavo al bancone: "beh, comunque sia io e Ivan stiamo bene, quindi non ti devi preoccupare, davv-"
"Oh lo so che lui sta bene, aveva in mano il manico della pistola!"
"Si ma, aspetta hai detto davvero manico? Papà!! "
"Oh suvvia Juv...eh...e va bene, per farti perdonare per aver fatto stare in pensiero il tuo vecchio, venite qui a mangiare, tu e Ivan."
"Come scusa? Aspetta..." coprii il telefono con una mano e chiesi sussurrando:
"Chiede se andiamo da lui a cena"
"Cosa? E perché dovremmo?!?"
"Vuole vedere se davvero sto bene" guardai la data sul calendario "cavoli me ne sono scordata...oggi sarebbe stato il suo anniversario di nozze, non posso lasciarlo solo...tranquillo tu resta qui io vado da lui"
Prima che potessi riprendere la conversazione con mio padre, Ivan con un guizzo mi rubò il telefono:
"Saremo molto felici di venire da lei a cena, signore"
"Oh bene Kirkhoff. Così potremo parlare"
"Affare fatto signore, a tra poco" e spense il telefono ridandomelo "hai 10 minuti per renderti presentabile, il primo che finisce, avrà l'onore di guidare la macchina" e se ne andò in camera sua.

Ivan pov's
Non sapevo cosa mettermi. Dannato dottor Faustus! Non so perché io abbia accettato, non so se io lo abbia fatto per avere delle risposte o per tentare di migliorare il giudizio che si era fatto di me....ma che sto dicendo? Ovviamente è per le risposte! Aprii l'armadio e lo guardai pensieroso, ero in mutande ed erano già passati tre minuti, avevo visto il dottore solo una volta ed era vestito molto elegante nonostante fosse giorno, allora optai per il nuovo completo che avevo comprato, quello che aveva scelto Juvia. Una volta vestito mi guardai, quella lattina ci sapeva fare in quanto di vestiti!
Uscii dalla stanza mentre mi sistemavo la giacca e per sbaglio mi cadde l'occhio verso la camera della lattina: la porta era socchiusa e la potevo vedere mentre si vestiva, con grande felicità, notai solo che aveva indosso il completino che le avevo regalato. Con un sorriso probabilmente a 32 denti mi avviai in cucina e presi in mano le chiavi della macchina.
"Beh, lattina guiderò io, su sbrigati" non feci in tempo a finire la frase che lei era già uscita dalla sua camera. Indossava un tubino nero e delle scarpe vertiginose, rimasi senza parole, veniva verso di me e mi chiese di aiutarla con un bracciale, era fine e intuii  che glielo aveva regalato il padre. Ci avviammo verso la macchina, ma prima di salire Juvia parlò: "è sicuro di voler guidare lei? Insomma non sa la strada e ogni tre per due dovrei parlare" le lanciai le chiavi e agilmente le prese, si spostò sul alto guidatore e le aprii la portiera:
"Trattala bene, è il mio gioiellino" e con sguardo di sufficienza senza mai smettere di guardarmi con quei suoi penetranti occhi viola salii in macchina.
Per il tragitto non feci altro che guardarla, il modo in cui guidava era impeccabile, dopo più di due ore arrivammo davanti a un cancello di una villa spropositata.
"Tu abiti qui? Beh lattina, la domanda mi sorge spontanea, perché sei venuta in treno da me?"
"Perché non mi trovavo qui, ma all'accademia. Eh sì, ho vissuto qui per più anni, signore."
Mentre attraversavamo il vialetto non feci fatica ad immaginare una piccola Juvia che saltellava per il giardino e che si dondolava su di una altalena.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top