Biglietto

Arrivati a casa dopo quel lunghissimo e travagliato viaggio in macchina, parcheggiai in garage e scendemmo.
"Bene, questa è casa mia, non casa nostra quindi vedi di seguire certe regole: non fare la ficcanaso, non sporcare, se ti dico che non puoi entrare in una stanza allora non ci entri, non fare casino, non disturbarmi e prima di usare la roba che trovi in giro chiedimi il permesso"
"Penso proprio che lei abbia un qualche disturbo o una mania compulsiva di dare ordini. Sa quello che traspare è l'insicurezza"
"Non è insicurezza, è lo schifo che mi fate voi droidi, è lo schifo che mi fa una lattina con codice a barre come te!"
Lei indignata rispose "come ti permetti tu lurido menomato che non sei altro!"
"Linguaggio mia piccola lattina, linguaggio "
Le voltai le spalle dopo averle punzecchiato la fronte, aprii la porta le feci strada per la casa, sala, cucina, bagni, corridoi e camere.
"Visto tutto? Ti ricordi tutto? Domande?"
"Sì, una..." la interruppi subito
"Allora ricordati le regole, buona notte e a domattina" dissi con sufficienza lasciandomela alle spalle, attraversai il corridoio ed entrai in camera mia chiudendo la porta a chiave, perché non mi fidavo minimamente di lei.

Juvia Pov's
Mi guardai intorno, ero al centro di un salotto normalissimo e ordinato, sottolineo: mania compulsiva dell'ordine e di dare ordini. Mi misi le mani nei capelli e feci una coda di cavallo, tolsi le scarpe e pensai tra me e me "che faccia tosta! Mi tratta come se fossi l'uomo latta del mago di Oz! Che stronzo! Cambierà idea, ah sì che lo farà!" guardai il divano e guardai verso la direzione in cui l'uomo era scomparso, a malincuore capì che quello sarebbe stato il mio giaciglio.
Era proprio uno stronzo. Decisi di sistemarmi al meglio sul divano nero di pelle, presi dallo zaino un paio di leggings comodi e una maglia sportiva, controllai di nuovo nel corridoio e non volava una mosca, mi cambiai velocemente e ripiegai i vestiti che avevo indosso sul tavolino, presi la coperta che mio padre mi aveva dato per il viaggio e mi sedetti a gambe incrociate sul divano, mentre frugavo per cercare il telefono mi accorsi che era spento. Presi il caricatore e mi alzai per cercare una presa libera, andai in cucina e sul frigorifero c'era un post it scritto a mano, lo lessi e rimasi sconvolta:
-ore 18.30 arriva la lattina alla stazione centrale.
-ore 19.00 spesa per ME, quella scatoletta se la dovrà fare da sola.
-ore 19.40 pulizie per la casa. NON PER LEI, MA PERCHÉ SONO UN UOMO ORDINATO.
-ore 20.30 programma televisivo interessante, parla di un metodo medium per parlare con gli animali morti!
-ore 21.45 il programma televisivo è finito, zapping e riposo.
-ore 22.15 fare un pisolino, è stata una giornata stancante.
-ore 22.30 vado a prendere qualcosa da mangiare d'asporto, e poi ritirerò la lattina altrimenti la rubano.
Rimasi incredula. Sarebbero queste le cose importanti che doveva fare?! Ma come si permetteva! Arrabbiata e sconvolta mi lasciai andare sul divano e tentai di addormentarmi.

Ivan Pov's
La mattina dopo entrai in bagno, mi sistemai per la giornata e mi avviai verso il salotto trovando la lattina sdraiata sul divano e la sua roba per terra.
"Tizia svegliati..." le dissi ma non fece una piega quindi mi avvicinai e le scossi una spalla "svegliati!"
"Ma che diavolo...perché-" nel dirlo si ribaltò e cadde a terra "ahi che male..."
"Chi ti ha detto che potevi usare il divano?"
"Non mi ha dato una stanza quindi..."
"Quindi hai pensato che un posto valeva l'altro? La tua stanza l'ho preparata ieri ed è la seconda sulla destra" indicai il corridoio
"Grazie, non doveva disturbarsi per me"
"Non l'ho fatto per te ma perché sono minimamente civile ed in cambio ti troverai un appartamento tuo il più lontano possibile da qui!"
"Credo non sia possibile, Signore. Mi hanno espressamente detto che io devo vivere con lei per aiutarla con il lavoro"
"Vedremo. Cosa é questo?" chiesi prendendo tra il pollice e l'indice un telefono satellitare nero con una citazione che lessi ad alta voce alzando un sopracciglio:
        " la verità si ritrova sempre nella semplicità mai nella confusione.
                        Non ho paura dei computer, ma della loro eventuale mancanza.
                        Non c'è bisogno di viaggiare nel tempo per essere degli storici.
                       La violenza è l'ultimo rifugio degli incapaci."
"Asimov come autore preferito? Sei messa male Lattina, è vero che gli autori di una volta sono eccezionali ma potresti anche interessarti a qualcosa di meglio...non so, qualcosa di più originale!" risi un po' di quella scelta
"Non si permetta di guardare il mio telefono!" arrabbiata mi spinse leggermente indietro
"Mi hai spinto? La violenza mica era l'ultimo rifugio degli incapaci?" la punzecchiai tenendo saldo il telefono
"E la sua ignoranza è per caso la sua forza?" disse spavalda
"Adesso mi accusi con Orwell Lattina?"
"La smetta di chiamarmi Lattina! Mi chiamo Juvia! Vuole continuare per sempre questa guerra contro di me?"
"Penso di sì perché non me ne frega niente di ciò che pensi, darti contro è anche divertente quando ti impegni e se volessimo citare Orwell...la guerra è pace...quindi adattati a questa mia pace finché non te ne andrai!"
"Se mi odia così tanto perché mi ha richiesto?"
"Io non ho richiesto nessuno Lattina, mi hanno obbligato. Devi fare esperienza sul campo, e visto che io sono il migliore, mi hanno costretto."
"È il migliore ma, evidentemente, non prende lei le decisioni." Non seppi cosa rispondere. Era vero, ero il migliore nel mio campo ma non ero il capo, e se non sei al comando di qualcosa nessuno mai crederà davvero in te o ti seguirà ciecamente. Rimassi atterrito dalla velocità con cui mi aveva lasciato senza una degna risposta a quel battibecco, le feci un sorrisetto sghembo e le lanciai il suo telefono, lei senza battere ciglio alzò il braccio e lo prese più che facilmente.
La lattina prese la sua roba e se ne andò nella camera che le avevo assegnato chiudendosi la porta alle spalle, mi accostai con l'orecchio alla porta per sentire che cosa stava facendo, e con mia grande soddisfazione la sentii aprire e chiudere i cassetti violentemente mentre spendeva parole poco riguardevoli sul mio conto. Tra me e me pensai che era solo una lattina irriverente.

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