✨ T W O F I N G E R S ✨


I muscoli si irrigidiscono e le ossa sembrano tremare come i pilastri di un palazzo in preda al terremoto. Charles tremò, tanto da faticare a reggersi in piedi.
Nella testa, spezzoni di immagini correnti a quel posto riorganizzarono la scena. Era nella propria casa, in quel grande androne principale in cui Raven e gli altri ragazzi percorsero il parquet scuro per dirigersi verso la porta. Dettagli si dispersero; i capelli biondi della sorella adottiva, le ali di Angel, e il sorriso gentile di Darwin.
E poi Erik, tanto -troppo- vicino a lui. Il suo fiato afoso alleggiava sul collo increspato dal desiderio, che mischiò gelo e bruciore sullo strato roseo e profumato. Erik allungò una mano e la appese quasi insistentemente alla sua vita. Charles si pietrificò di colpo, smettendo persino di camminare. Nessuno ci aveva fatto caso, c'era troppo fermento precipitoso nel discutere sulla missione. Ma il professor Xavier si inumidì le labbra e respirò rumorosamente dal naso, con tensione. Erik gli era alle spalle da tutta la mattinata.
Charles aveva tentato inutilmente di respingerlo, e di fargli capire che non era il momento più appropriato per avere certi atteggiamenti. Il fatto che fossero andati a letto assieme quella notte, la prima ancora, e qualche altro giorno più indietro, non giustificava il comportamento di Erik.
Eppure anche Charles lo desiderava ardentemente. Fare l'amore, non il sesso. Il sesso sono capaci di farlo tutti, l'amore invece non è mai uguale per nessuno.

Erik spinse il proprio bacino contro il fondoschiena di Charles. Questi si immobilizzò, ogni nervo sotto la sua pelle diventò elettricità. Socchiuse le labbra e mimò un sospiro che non riuscì a trovare suono.

«Erik, non adesso.» gli sussurrò. Raven ed il resto dei ragazzi si stavano allontanando sempre di più, ma il pericolo di essere visti era ancora troppo grande.
Nessuno li avrebbe capiti, nemmeno sforzandosi. Il modo di pensare era globalizzato dal vecchio pensiero tradizionalista.

«Oh Charles, come faccio a trattenermi con il tuo profumo così vicino?» sorrise Erik, avvicinando troppo la bocca all'orecchio di Charles. Lo avvolse con le braccia intorno ai fianchi e prese a dondolare sul posto assieme all'altro.
Improvvisamente lo sguardo ansioso di Charles notò la sagoma di Alex tornare indietro. Un terrore improvviso colse più Xavier che l'uomo alle sue spalle. Charles portò due dita su una tempia, chiudendo gli occhi per un istante così da concentrarsi meglio.
Il ragazzo dai capelli biondi gli passò accanto con passo spedito.
«Professore? Erik?» li chiamò, perlustrando ancora l'androne.

Erik guardò la scena insolita che si stava svolgendo con espressione soddisfatta e sorpresa. Fece risalire una mano lungo il ventre di Charles, accarezzandolo da sotto gli abiti.
«Bel trucchetto.» disse, a voce più alta. Prese a baciargli la mandibola, scendendo lungo il collo bollente. I capelli morbidi e folti di Charles lo accarezzarono dolcemente in viso, ed Erik si accucciò un po' di più per godersi quella rassicurante sensazione. Eccome se lo amava, era stata la prima vera persona in tutti quegli anni a rendere il suo dolore sopportabile.
Quando Erik si sentiva troppo arrabbiato allora pensava ai baci di Charles.

«Smettila.» disse Charles, con difficoltà. L'imbarazzo arrossò il suo viso, che Erik baciò ancora qualche volta con meno provocazione. Quella bellezza per lui era irresistibile.
La mano di Charles tenuta poggiata contro il viso, con l'indice e il medio serrati e tesi sulla tempia, sudarono dal nervosismo. Con le proprie abilità da telepate era capace di isolare se stesso ed Erik alla vista di chiunque altro presente davanti a loro. Manipolando quelle menti poteva convincerle a non vedere il peccato vergognoso di loro due.
Il tocco che fino a pochi secondi prima stava accarezzando l'addome di Charles, e compiendo disegni immaginari con mosse dei polpastrelli, iniziò la propria discesa vertiginosa.
Erik lo smosse con una decisa spinta dell'inguine, che lo aiutò a rendere Charles più devoto a lui, uccidendo il suo autocontrollo. Erik raggiunse la cintura di Xavier, sfilandogliela con un gesto veloce e deciso, tanto da creare una coltellata a mezz'aria. Charles alzò il mento cercando di regolarizzare il proprio respiro. Ogni volta Erik lo faceva completante uscire di testa.
Sapeva esattamente cosa sarebbe accaduto per colpa di quelle mani grandi già sopra le sue mutande, e la cosa lo induriva così tanto da render tesi i muscoli di tutta la sua schiena tenuta poggiata sul torso di Erik, bisognosamente.
Erik gli massaggiò il membro servendosi del tempo snervante di quell'attesa insostenibile di Charles, che più di ogni altra cosa desiderava essere toccato voracemente. Xavier gli prese la nuca, allungando il braccio indietro per averlo meglio in suo possesso. Allargò le gambe istintivamente, percosso dal fuoco che la virilità di Erik rilasciava premendosi contro la sua schiena.

«Erik...» Charles tentò nuovamente di fermarlo, senza davvero voler infrangere quell'equilibrio perfetto di corpi vogliosi. Con le sole unghie non si può spezzare una catena di ferro; i loro sentimenti, poi, persistevano persino alla fusione.
Erik gli leccò il collo, nella linea che rimandava alla giugulare. Superò anche quell'ostacolo fatto di stoffa, facendosi padrone di qualche gemito acuto di Charles. Se qualcuno gli avesse domandato qual era la sua canzone preferita Erik avrebbe risposto che i gemiti e i baci di Charles erano le note migliori che le sue orecchie avessero mai percepito.
Il membro di Xavier gli scivolò nella mano, che per prima cosa lo torturò sulla punta, bagnandosi le dita con qualche goccia di liquido lubrificante. Scese poi alla base, accarezzandolo nella sua intimità più profonda, e farlo strillare impugnandolo del tutto.
Su e giù, Erik rese Charles quella stessa carne bollente che abitualmente divorava tra le lenzuola. Quel contesto rendeva il tutto più eccitante del solito.

«Erik!»

Erik!

Erik!

Il modo migliore che Charles aveva di digli ti amo era chiamare il suo nome in preda al piacere. La sua voce rimaneva con un tono di sospensione, come se dovesse continuare da un momento all'altro ma senza la forza sufficiente per farlo.
Però Erik glielo diceva a bassa voce, in quelle due piccole e brevi parole; «Ti amo
Glielo sussurrava nell'orecchio aumentando le vibrazioni dei suoi lamenti.
Via via i pantaloni di Charles cedettero, scivolando via dal suo corpo, assieme all'intimo. Si fermarono entrambi all'altezza delle sue ginocchia, lasciando a Xavier un brivido fresco di sollievo.
Le due dita premute con forza contro la tempia, a tenere lui ed Erik al sicuro.
Specialmente quando la situazione peggiorò, dato che assieme a loro si erano aggiunti tutti i ragazzi. Rientrati in casa, stavano aspettando che Moira arrivasse per accompagnarli in auto. Naturalmente, tutti continuarono a domandarsi che fine avessero fatto Xavier e Magneto.

«Erik, forse è il momento di smetterla.» disse Charles, stringendo i denti. Fece per rimettersi più dritto, inutilmente. Erik smise di toccarlo, restando dietro di lui.
Le sue mani ostentarono sotto gli abiti di Charles, toccandolo a partire dalla V dell'inguine. Riuscì anche a prendergli i capezzoli tra le dita, e se solo gli fosse stato difronte glieli avrebbe morsi. Charles emise ancora una dozzina di gemiti, come minimo.
Erik agì con prepotenza, ma senza essere violento. Impose a Charles di inginocchiarsi per terra, guidato dalle sue braccia e dalle sue carezze. Si vedeva che quella era una lenta ed amorevole perdizione, perché Charles lo voleva, e non poteva fare a meno di fermare Erik.

Stanco, poggiò il petto contro il pavimento, voltando il viso da un lato. Il braccio ancora piegato e teso in quel lavoro sempre più faticoso di tenere le due dita alla testa. Erik lo guardò esporsi completamente davanti a se', alzando di più il fondoschiena e curvando la spina dorsale armoniosamente. Charles sapeva essere splendidamente aggraziato ed erotico.
Il minore tentò disperatamente di alzarsi lievemente e voltare il viso indietro, così da poter inghiottire la lingua di Erik, mordergli le labbra fino a farle sanguinare, e gemergli in bocca per far nascere un uragano di respiri. Con una mano Erik lo tenne adagiato per terra, toccandogli la nuca e la schiena, mentre con l'altra, ormai padrona dell'eccitazione di Charles, non smise il proprio gioco.

Quello succube all'abbandono del godimento rimase ad occhi chiusi quasi tutto il tempo, boccheggiando con espressione sofferta e disperatamente vogliosa. L'altro, inginocchiato vicinissimo ai suoi fianchi, guardò ogni particolare come fosse lo spettatore di un film mozzafiato.
Un secondo o un secolo, in quel momento il tempo non era plausibile, rimaneva ignorato e inutile.

La bocca di Erik, con grande soddisfazione di Charles si poggiò contro la sua stretta apertura. Lo inumidì leggermente, smettendo quasi subito, suscitando un verso di disapprovazione da parte di Xavier. Con il petto i fuori e il portamento dominatore, Erik si cacciò due dita in bocca e perse a leccarle e succhiarle in maniera spropositata. Piene di saliva, bagnate e scivolose, le accompagnò dentro Charles.

«Aspetta!» strillò Charles portandosi tutto in avanti. Non che fosse puntato a smettere, anzi, ma ogni volta quella presenza improvvisa e devota che si insinuava dentro di se lo lasciava senza criterio. Cieco e paralizzato, con fosse un malato incurabile.
Toccato da quella singola persona a cui lo si permette, in punti così intimi da cancellargli i pensieri, ecco, quello era il modo in Charles sperava di sentirsi fino alla fine dei suoi giorni.

Tutto si susseguì in un lasso di tempo troppo lungo, ma insaziabile per i loro corpi. Erik gli si accucciò sopra, come per tenerlo al sicuro, sentirlo tutto suo. Due dita continuarono a penetrare Charles, che sentiva il bisogno di essere toccato al proprio sesso, ma tanto stava bene anche così, poteva riuscire a star bene anche senza.
Il problema erano le sue di dita, stremate e sul punto di abbandonare le sue tempie. Se ciò fosse accaduto, tutto si sarebbe trasformato in una catastrofe.
I giovani mutanti stavano ancora tra di loro, intorno a loro, ignari di tutto, spettatori privi di vista.
Charles gemette, rimase senza respiro quando Erik si spinse fino in fondo a lui.
Il maggiore riaccompagnò con più stabilità il braccio teso al viso, incoraggiando Charles a tenere con forza le due dita alle tempie. Gli sfiorò l'orecchio con le labbra e gli sussurrò;
«Tieni le dita ferme e non perdere il controllo.» Erik rafforzò il timbro dell'ultima parola.
Comandò il copro di Charles a raddrizzarsi su quattro zampe, ma il piacere fu troppo, e questo si raggomitolò nuovamente per terra. Ma non tolse le dita dalla testa, e non lo fece nemmeno Erik, con le sue.

«Non perdere il controllo Charles, o i ragazzi ci vedranno.» in risposta, Xavier emise un sospiro tremante.
Magneto ricominciò a muoversi dentro Charles, più forte, più veloce.
Come poteva fare, Charles, a prestare attenzione ai propri poteri da telepate quando il controllo era l'ultima delle cose che possedeva in quel momento?

«Erik, non ci riesco!» strillò, il mezzo pugno chiuso umido di sudore, i polpastrelli sul capo arrossati e tesi.
Ma il suo corpo lo voleva, più forte, più intenso. Erik lo capì, ignorando il suo lamento.
Per sicurezza, quando si accorse che Charles stava ormai per cedere, lo abbracciò stretto e gli tenne il braccio inchiodato al comando, per impedirgli di far fallire ogni segreto, nel momento in cui schizzò nell'orgasmo.
Charles si sdraiò a pancia in giù sul pavimento, per riprendere fiato, stremato. Due dita ancora a nasconderli. Erik gli si mise difronte, stendendosi su di un fianco, così da poterlo guardare meglio. Con quella mano, quella con due dita usate per farlo venire, gli accarezzò il viso e lo baciò a respiri corti. Guardarsi era la sensazione migliore dell'universo, paragonabile forse all'orgasmo soltanto.

Fu complicato ritornare visibili a tutti, anche quando le cose erano state riordinate e di quel segreto non era rimasta nemmeno una prova, se qualcuno avesse prestato più attenzione ai loro sguardi, ecco, ogni cosa sarebbe uscita allo scoperto.
Erik e Charles non smisero di fare l'amore per tutto il giorno, avendo il colore del sesso diluito negli occhi.

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