Capitolo 7 - Cosa nascondete?
Keiarn correva, correva da un tempo che avrebbe paragonato ad un'eternità, per raggiungere quella dannata infermeria.
Siccome nessuno la usava mai non si ricordava nemmeno dove fosse collocata, se c'era del personale pronto a servirla e se c'era effettivamente un'infermeria. Il vero problema era rappresentato dalla sua inesperienza in campo medico, per cui se non ci fosse stato nessuno disposto ad aiutarla avrebbe dovuto improvvisare, e questo era il motivo che le metteva ancora più ansia di quanta già ne provasse.
Aveva la sua cameriera in braccio, svenuta, con gli occhi ancora dilatati, e a tratti un terrore che le faceva pensare che forse non si sarebbe più risvegliata assaliva la criminale. Proprio per evitare che succedesse, velocizzava ancora il passo e cercava di pensare ancora più rapidamente di prima.
Doveva sbrigarsi o sarebbe stato troppo tardi.
Imboccò un corridoio a caso che le sembrava quello giusto, ma ancora una volta fallì e fu costretta a tornare indietro.
Era stanca del fallimento.
Dopo svariati tentativi in cui continuò a entrare nelle stanze sbagliate e imprecare, decise che sarebbe entrata dalla prima porta che avrebbe trovato, sperando che fosse quella corretta.
Ansimando ne aprì una, la prima che vide, ed entrò subito. Dentro c'erano alcuni lettini da ospedale, vari macchinari, una specie di piccolo armadio incastrato nella parete con dentro medicinali, cerotti, pastiglie e quant'altro... Sì, doveva essere quella la stanza giusta.
Entrare nelle infermerie le faceva sempre uno strano effetto, le trasmetteva dei flashback della sua infanzia tormentata a cui non voleva pensare più, soprattutto in quel momento in cui la vita di una persona a cui - non avrebbe mai potuto confessarglielo - teneva, era a rischio di spegnersi, ed era la prima dopo anni.
La sistemò sul letto, assicurandosi che stesse comoda, dopodiché si mise a cercare nell'armadietto quell'antica invenzione umana, un macchinario infernale chiamato defibrillatore. Si ricordava appena come si doveva sistemare, accendere ed utilizzare, quindi andò a memoria.
Sistemò gli elettrodi, uno a destra e uno a sinistra, centrando quasi perfettamente i punti giusti, e poi accese la macchina. La voce registrata al suo interno suggerì di allontanarsi e la ragazza obbedì subito, dal momento che non aveva la minima intenzione di morire a causa della corrente elettrica. Il defibrillatore diede un paio di scosse ad Aar, che ancora non si tirava su.
Non voleva pensarci, non voleva crederci, non doveva nemmeno considerarla come un'opzione possibile.
Non poteva morire ora.
Il dubbio su come avesse fatto a svenire la assalì all'improvviso. Forse era stato troppo duro, per lei, venire a sapere che la Void non era effettivamente come a posto come sembrava. Però era impossibile che qualcuno reagisse in quel modo esagerato ad una cosa del genere, non era plausibile.
Ci doveva essere qualcosa sotto, ma cosa?!
In genere, le idol galattiche avevano un passato brillante ed erano destinate ad avere un futuro ancor più radioso, e con ogni probabilità Aar rientrava in quella categoria. Bastava guardare il modo in cui si muoveva sul palco, il suo sorriso caloroso e smagliante che era famoso per "donare speranza a chi non ne aveva", la sua voce allegra e il suo modo di fare... quella donna aveva sempre avuto una vita decisamente bellissima.
Al contrario di lei, Keiarn, che aveva dovuto lavorare duramente per diventare quello che era e farsi finalmente accettare da un Universo che non l'aveva mai voluta.
"Keiarn, non è il momento di pensare a queste cose! In ballo c'è la vita di Aar, quindi non distrarti e cerca di salvarla come puoi!", si disse.
Si chinò davanti al letto, appoggiando il capo sulle le ginocchia e iniziando a sbatterlo violentemente contro di esse. Non se ne accorse, ma la sua faccia iniziava ad essere bagnata dalle lacrime, che le facevano colare il trucco lungo il viso, in fiumi irregolari neri.
Quanto avrebbe dato per avere una sigaretta in quel momento, una sigaretta per dimenticare che un'altra persona a cui teneva sarebbe morta, come al solito, solo a causa sua.
Eccolo là, l'ennesimo fallimento che provava a demolirla internamente e poi di colpo verso l'esterno, provocandole un dolore che sentiva di non poter sopportare ancora a lungo.
Eccola lì, un'altra realtà che aveva creduto possibile e che si distruggeva sotto ai suoi occhi, a causa di una minaccia più grande di lei e che non era riuscita a prevenire e sconfiggere.
Sospirò.
Ormai era finita.
«Ehi, dove sono? E perché la criminale più temuta di tutto l'Universo se ne sta qui a piangere? Su, dimmi che succede, ti aiuto io.»
Quella voce... Aar?!
«Aar! Finalmente! Ero preoccupatissima, non ti svegliavi più, stavo iniziando a pensare che fossi... Ah, non importa per quello, ci pensiamo in un altro momento, l'importante è che tu sia qui. E che respiri. Prima eri svenuta e non ci riuscivi, quindi ho pensato che portarti qui e usare quell'affare, il defibrillatore, credo si chiami così, e ha funzionato!» spiegò Keiarn, dopo aver abbracciato – mi correggo, stritolato! - la sua cameriera.
Non si era mai sentita così felice in vita sua, nemmeno quando aveva ricevuto il primo appuntamento dal ragazzo di cui era sempre stata innamorata al Liceo di Specializzazione.
«Okay, calma, devo metabolizzare tutto ciò che è successo. Io ricordo solo che il mio apparecchio acustico mi ha dato una specie di scossa, cosa che non aveva mai fatto prima di oggi, e poi niente altro. Non ho idea di cosa sia successo dopo. Comunque grazie di avermi salvato la vita, adesso sono in debito» rispose Aar, sorridendo proprio come quando era sul palco.
La leggenda del "sorriso di Y'Ther" che veniva tramandata da anni, allora, era vera.
Keiarn, per motivi che ancora ignorava, arrossì visibilmente. Dal canto suo, avrebbe voluto rispondere con qualche frase come «Il debito lo saldi semplicemente essendo presente nella mia Residenza e non mi serve davvero altro», ma decise che era meglio non dirlo. Come avevano fatto quei pensieri ad attraversarle anche solo l'anticamera del cervello? E poi perché era di colpo così romantica quando, tempo fa, aveva fatto voto di non innamorarsi più di nessuno dopo quello che era stata costretta a subire?
«Tranquilla, non serve. Continua a fare il tuo lavoro e verrai ripagata anche meglio» rispose infine, sperando con tutto il suo cuore che Aar non si facesse strane idee.
L'idol dai capelli viola sorrise, si alzò dal lettino e poi si stiracchiò.
«Stavamo parlando di quello che si nasconde dietro la Void, giusto? Se non ti dispiace, potresti spiegarmelo?» chiese infine.
Keiarn sospirò e annuì solennemente.
«La nostra è una storia che inizia nel mio passato buio da cui non riuscivo a liberarmi in alcun modo. Vedi, a volte pensavo addirittura di togliermi la vita da quanto brutto era... Sai, con una di quelle bellissime armi che chiamano blaster ionici, 387, Deadly o come ti pare. Hanno tanti nomi. La mia vita è andata in pezzi molte volte, come il vetro di uno specchio distrutto da un urto, e appena attraversata una fase difficile dovuta al fatto che avevo perso le persone che amavo di più nella mia vita erano morte senza che io potessi reagire» iniziò.
Un po' come te, giusto, Aar?
«Scappai e decisi che avrei reso la mia estetica preferita, la cosiddetta "mafia queen", un lavoro: non avrebbe avuto nulla a che vedere con la mafia vera e propria, in realtà. Sarebbe stata come una serie di operazioni clandestine per spodestare i politici corrotti, ma quelli veri... non quelli di cui ti parla la Void, cara.
«Mentre riflettevo su quel discorso, incappai in due uomini che parlavano della tua società segreta, e casualmente ascoltai i loro discorsi. Mi dissero che ora ero costretta a lavorare con loro, perché altrimenti avrei sicuramente spifferato i messaggi che si stavano scambiando. Così entrai in un'associazione indipendente e doppiamente clandestina che si era imposta l'obiettivo di rovesciarla. Era gestita da una donna abilissima, Lux... chissà che fine ha fatto» proseguì la criminale.
L'idol ascoltò in silenzio, incapace di reagire a quella storia. Sentì un profondo desiderio di ritrovare Lux, dovunque si fosse nascosta in quel momento, per porle delle domande e cercare delle risposte.
«Poi ho deciso di abbandonarli e di continuare a lottare per questa causa per conto mio» concluse.
Aar alzò un sopracciglio e chiese, ancora: «Quindi? Qual è il motivo per cui la Void è un'organizzazione pericolosa basata su "ideali sbagliati"?»
«Coloro i quali loro fanno passare per politici corrotti sono collocati, in realtà, sulla faccia corretta della medaglia, e le informazioni che possiedono sono quelle che rubano a chi vuole far scoppiare le guerre e tutto il resto. Nessuno degli ideali della Void è davvero a posto, là dentro è tutto il contrario di tutto... Non so se mi spiego. Il motivo per cui sono scoppiate così tante guerre è sempre stata colpa di uno di quei bugiardi di quell'associazione orribile. Questa è la volta in cui scoppierà un conflitto a causa tua, perché gli hai passato quelle informazioni e se moriremo la ragione sarai tu. Non si può rimediare e mi dispiace. Non sono nemmeno arrabbiata con te, non lo sapevi. Adesso ti chiedo di abbandonarli.»
Prima che l'altra potesse aprire bocca, la mafia queen aggiunse un'ultima cosa: «Se avevo quelle informazioni, era per cercare di impedire il conflitto. Perché sono stanca delle guerre, sono stanca della gente che muore e sono stanca di non poter intervenire.»
Aar era impallidita visibilmente e aveva gli occhi spalancati. Non poteva credere alle sue orecchie, non ce la faceva. Era convinta di aver fatto del bene per tutti quegli anni e adesso scopriva di aver sempre recitato la parte della nemica.
Quindi, l'eroina che tutti acclamavano, amavano e invocavano per ricevere speranza, aiuto e conforto non era mai esistita, anzi, era semplicemente una di due facce di una stessa medaglia...
...come aveva detto Keiarn?
Di chi fidarsi, della criminale galattica per cui provava sentimenti sconosciuti o della Void che l'aveva accolta dopo un momento di difficoltà?
Per quale motivo i ruoli continuavano ad invertirsi?
Qual era il vero bene?
Spazio autrice
Eh sì, ragazzi, ragazze, non binari e quello che volete? Qual è il vero bene? Spero che il capitolo sia stato bello denso, ho cercato anche di farlo un po' più lungo per tenervi impegnat*... Fatemi sapere e alla prossima!
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