Capitolo 6 - Qualcosa mi bloccava

Keiarn non l'avrebbe lasciata uscire di lì, la teneva costantemente d'occhio e aveva smesso di fidarsi così ciecamente di lei. In un certo senso questa cosa la faceva stare davvero male, perché quella donna le ricordava qualcuno che aveva già incontrato, nonostante non sapesse chi, e la terrorizzava a morte poiché credeva che sarebbe potuta saltare fuori da qualche angolo oscuro della sua stanza e assassinarla, esattamente come avrebbe dovuto fare lei.

Sapeva che quei pensieri non avevano senso, eppure...

Recuperate le informazioni, l'unica cosa che rimaneva da fare era ucciderla... ma c'era ancora qualcosa che la bloccava, una sensazione che le impediva di togliere la vita a Keiarn. 

Makaesh sembrò essersi accorta del disagio della sua amica, quindi decise di indagare. «Ehi, Aar, cos'è successo? Perché quel muso lungo?».

Muso. Come se fosse stata uno di quegli alieni che ricordavano parecchio alcuni animali che abitavano la Terra o Marte.

«Ah, va tutto bene. Non è successo nulla, almeno, nulla di troppo importante. Ora dobbiamo tornare al lavoro, altrimenti Keiarn ci sbatte fuori di qui». La voce di Aar si incrinò dopo che ebbe pronunciato quel nome.

«Un attimo, un attimo, fermi tutti... non mi dire che ti importa di lei! Non l'hai vista?!» sussultò l'altra, coprendosi la bocca spalancata con una mano.

Aar, stai per caso perdendo colpi?

«Assolutamente no! Come fanno a venirti in mente delle idee simili?!» 

«Ho notato la tua reazione, è esagerata, e per una donna calma e contenuta come te non è assolutamente normale! Ci stava che all'inizio fossi contentissima per essere venuta qui, ma adesso che dovresti avere capito come stanno le cose non dovresti avere un comportamento del genere! Da quel tuo improvviso cambio di voce sembra che tu ti sia quasi affezionata a lei!»

Aveva fatto male i calcoli. Non era così distratta come appariva.

«No, non è assolutamente come pensi! Il fatto è che il lavoro che svolgevo in precedenza richiedeva alle impiegate di cantare: a furia di esercitarmi e di esibirmi, due delle mie corde vocali si sono danneggiate. Di conseguenza, a volte, la mia voce ha dei cambi.»

Per quanto tempo ancora andrai avanti a mezze verità, Aar?

Com'era possibile che, all'improvviso, non fosse più in grado di farsi venire delle idee migliori?

Makaesh le lanciò uno sguardo interrogativo e poi tornò a pulire, mentre l'altra si perse di nuovo tra i suoi pensieri. 

Quella notte sarebbe successo il finimondo, perché avrebbe lasciato perdere quella sensazione che le impediva sempre di uccidere Kiearn, se lo sentiva, e le avrebbe fatto fare la fine che si meritava una volta per tutte. 

...

La prima cosa che notò quando raggiunse la porta della camera di Keiarn fu una differenza notevole, rispetto alle stanze delle cameriere: mentre per queste ultime era la classica porta scorrevole di metallo che si apriva quando i sensori nel suo sistema operativo percepivano la presenza di qualcuno, nel caso della criminale galattica presentava un disegno complesso inciso sulla sua superficie, che riportava parolacce in diverse lingue - si ripeteva molte volte くたばれ, "kutabare"  - e disegni di donne e uomini in coppie miste intenti a baciarsi.

E poi c'era di nuovo un dispositivo dove immettere un codice, come per l'Archivio.

Era impossibile che quella sequenza numerica fosse la stessa che aveva dovuto usare all'Archivio. Ora come avrebbe fatto ad entrare?

Si grattò la testa,  cercando di farsi venire in mente una soluzione: successioni di quattro numeri che aveva visto in giro per la casa in quei giorni, magari qualcosa di significativo per la donna che stava dormendo beatamente là dentro, però non le veniva in mente nulla.

Decise di digitare un paio di sequenze a caso: pur sapendo di essere molto sfortunata, era l'unica possibilità che aveva per entrare nella camera e assassinare quella donna. 

Dopo che ebbe fatto 5 tentativi, notò una scritta in fondo allo schermo olografico, in rosso, che le mise ancora più ansia di quanta non ne avesse già: Tentativi rimasti per inserimento del codice: 1.

Era sicurissima che quella scritta fosse comparsa solo in quel preciso istante. In ogni caso era meglio evitare qualunque tipo di rischio, per ragioni di sicurezza. Però, se non avesse rischiato, non sarebbe riuscita ad entrare e il destino degli innocenti che doveva proteggere sarebbe stato pari alla morte. Decise di usare la sua ultima possibilità con il codice che aveva usato anche per l'Archivio, poi chiuse gli occhi e affondò le unghie nelle mai fino a sentire la carne coperta dalla pelle.

La porta si aprì senza emettere alcun suono e il disegno al centro di essa, una coppia di ragazze dove una di esse era identica a Keiarn, si divise in due.

Aar entrò nella stanza molto cautamente e si guardò intorno: era probabilmente la stanza più grande della casa, con quadri olografici a colori originali, scaffali carichi di libri antichi, una cassaforte abnorme simile a un caveau delle banche, un armadio che correva lungo metà di una parete e poi il letto, al centro della stanza. Era identico a quello in cui Aar e Ashyx... no, non era il momento di pensare a lei, adesso che era morta non aveva più importanza.

Non mentire anche stavolta, lo sai che ti interessa ancora Ashyx.

Tirò fuori la pistola da sotto il corsetto della sua uniforme da cameriera, la raddrizzò e la impugnò saldamente. 

Si avvicinò alla donna, la osservò attentamente: stava dormendo con un'espressione beata in viso, i muscoli della faccia erano rilassati e sorrideva; era molto probabile che non si sarebbe mai immaginata la fine che avrebbe fatto di lì a poco. 

Aar sospirò, le puntò contro la pistola, fece per infilarci un proiettile ma subito si arrestò. Qualcosa la bloccava. Anche quella volta non sarebbe riuscita ad uccidere Keiarn, se lo sentiva. 

Vedere quella faccia che dormiva tranquillamente le ricordava tantissimo quella notte in cui tutto quello che aveva creduto possibile anche solo per un attimo era finito in mille pezzi, senza che lei potesse fare nulla per ricostruirlo.

La pistola e il proiettile le caddero di mano, facendo un rumore assordante.

"Oh, porco..."

Non riuscì a finire il pensiero perché un attimo dopo Keiarn si tirò su di colpo dal letto e non appena vide quella figura vestita di nero spostò le coperte, con una mossa fulminea saltò in aria e poi le fu addosso, bloccandola contro la testiera del letto.

Spalancò gli occhi e ansimò per lo sforzo appena compiuto.

«Cos'hai da dire in tua discolpa?» le chiese, ansimando. Nella sua voce c'erano collera, tensione e terrore.

Aar aveva il cuore a mille e rischiava di andare in iperventilazione da un momento all'altro. Non si sarebbe mai aspettata che Keiarn si sarebbe potuta comportare così ed era visibilmente spaventata dalla reazione che aveva avuto. Da un'altra parte, per motivi a lei ignoti, le sarebbe piaciuto moltissimo se quella donna impossibile l'avesse fatto un'altra volta.

La criminale stava persino ringhiando, ora sembrava una bestia più che una donna umana.

«Quanto fai schifo. Ti odio» fu quello che si limitò a dire.

Quelle parole facevano male almeno come un pugno nello stomaco, pensò Aar, perché se li ricordava molto bene i pugni nello stomaco che aveva ricevuto nella sua infanzia tormentata, in cui era costantemente vittima di bullismo e in cui aveva provato anche a togliersi la vita. Ogni volta che qualcuno scopriva i suoi gusti a livello romantico, a quell'epoca ritenuti ancora più discutibili di quanto non lo siano ora, si divertiva ad usarla come bersaglio delle sue persecuzioni.

«E perché continui ad accanirti così tanto contro di me? Credi ancora in quel modo ossessivo negli ideali senza fondamento che ti ha dato la Void, vero? Bene, perché è proprio quello il significato del nome: Void, vuoto. Come i loro ideali» la attaccò ancora.

«Sì, non è assolutamente colpa mia se hanno mandato me in missione per...»

«Per "impedire lo scoppio di una guerra e infondere ancora più speranza, luce e calore alle persone che non ne hanno e che ne necessitano" come se già non lo facessi abbastanza con il tuo lavoro di idol, giusto? Io l'ho capito fin dal primo momento in cui ti ho vista che eri Y'Ther, dato che nessuno fa altro che parlare di te. Ti dirò: è normalissimo, assolutamente normalissimo, cadere nelle trappole della Void, e te lo dico perché ci ho avuto a che fare. Il vero problema di quell'organizzazione, in realtà, è che illude i suoi dipendenti, attirandoli con ideali in cui non credono come la pace nell'Universo, la fine del regime dei loro tanto odiati "politici corrotti" che corrotti non sono per niente, e altre boiate del genere. Io ho lavorato in un'organizzazione indipendente che mirava a rovesciare la Void, ma non è stato abbastanza, perché poi ho voluto abbandonarla e combatterla per conto mio.»

Nell'udire quelle parole, l'idol avvertì il cuore in gola e pensò che da un momento all'altro avrebbe potuto sputarlo fuori.

 «Oh!, non è ancora tutto, dipendente più valida della Void! Hai almeno una vaga idea di quello che sta realmente facendo la società per cui lavori? Bene, perché il vero motivo per cui è stata creata quella società è da sempre stato...»

Aar non riuscì a sentire le parole che avrebbero completato la frase perché il suo apparecchio acustico vibrò, le diede una leggera scossa e la buttò giù dal letto, facendola finire lunga distesa sul pavimento.

Keiarn impallidì. 

Per quanto potesse sembrare spaventata, in realtà sapeva perfettamente cosa fare e aveva tutto sotto controllo.

Si chinò verso di lei, la prese in braccio e iniziò a correre più veloce che poteva.


Spazio autrice

Ragazzi, qua si entra sempre di più nel vivo della storia... cosa intendeva dire Keiarn? Cos'è davvero la Void? Per saperlo dovrete aspettare, mi sa, e mi dispiace, ma... la suspense è fondamentale, no? Troppe domande. See you next time! 

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top