Capitolo 34: La speranza è l'ultima a morire

Keiarn osservava il corpo ancora vivo e reattivo di Lux: saltava in aria, schivava i colpi e li parava con una maestria disumana.

Solo chi era stato addestrato alla Void, come lei, avrebbe potuto dimostrare di avere una tale abilità nel combattimento.

La criminale galattica faceva quello che poteva: infliggeva colpi con gli stiletti di Aar, sferrava calci e applicava tecniche varie di arti marziali.

Tentò di colpire la sua ex ragazza alla mascella con un calcio circolare, che arrivò dritto all'obiettivo, ma successe qualcosa di inaspettato: sul viso di Lux comparvero dei motivi bianchi e luminosi, simili a quelli di una scheda madre, che crearono una sorta di barriera attorno al viso della donna, respingendo Keiarn.

Questa spalancò gli occhi: non riusciva a capire cosa fosse appena successo.

"Com'è possibile che...?!"

Avrebbe voluto aiutare Aar, che in quel momento stava avendo qualche difficoltà con Kharana, ma c'era qualcosa che glielo impediva.

Sentiva che, una volta sconfitta la donna dai capelli bianchi, il suo conflitto interiore avrebbe cessato di esistere.

Non lo avrebbe mai ammesso, ma in quel momento aveva paura.

«Che succede, De'Vaash?» chiese la Mastermind, sferrandole una sberla sul braccio.

L'altra gemette dal dolore e indietreggiò; si accorse che una delle bretelle della canottiera si era abbassata e la alzò.

«Cosa intendi dire?» chiese, premendo con la mano sul punto in cui era stata colpita.

«Non lo so... stai tremando e continui a guardare in direzione di Khyan» spiegò Lux, con una punta di sadismo nella sua voce.

Keiarn non la riconosceva più.

"E se è diventata così, la colpa è solo mia."

Qualcosa le colava dagli occhi, ma non riusciva a capire che cosa fosse.

Non aveva colore, la si percepiva appena, ma non appena quella sostanza liquida le arrivò in bocca avvertì il sapore del dolore, dell'incapacità di reagire e del terrore di perdere qualcuno.

Lacrime.

Non riusciva a capacitarsi del fatto che stesse piangendo, eppure eccola lì.

Keiarn De'Vaash, la criminale galattica più temuta in tutto l'Universo, era debole.

L'idea di puntare il disintegratore contro se stessa e di premere il grilletto la tentava, ma dovette reprimere quell'impulso.

Con mano tremante, afferrò saldamente una delle armi della sicaria, e lo piantò nella spalla della Mastermind.

Le sue labbra si allungarono, formando un sorriso che scopriva tutti e trentadue i denti della donna.

I suoi occhi si illuminarono di bianco e il suo sguardo trafisse Keiarn come lo stiletto di poco prima.

La donna dai capelli neri tremò: per lei era giunta la fine.

O almeno, così pensava.

...

Jude e Cassidy.

Cassidy e Jude.

Solo una ragazza dai capelli lunghi e blu che cercava di mediare lo scontro tra i due.

Il ragazzo dai capelli grigi non era mai stato così male in vita sua.

Osservò la sua salopette consumata che riportava nuovi strappi e rotture, e i tagli sulle sue braccia e sul resto del corpo.

Quello spettacolo lo inquietava, ma allo stesso tempo lo rassicurava.

Se fosse morto, almeno non avrebbe più dovuto preoccuparsi per le persone che l'avrebbero giudicato.

Spostò lo sguardo su Zolay, che stava cercando di bloccare Cassidy, con scarsi risultati.

La madre di Jude opponeva resistenza e respingerla era quasi impossibile.

Ma lui cosa poteva fare, del resto?

Aspettare di essere salvato dagli altri, come al solito?

Non riusciva nemmeno a muoversi e respirava appena.

«Zolay, ti prego...» mormorò, con voce rotta.

«Ma che cazzo dici?» disse la xyan, visibilmente innervosita dalle parole del ragazzo. «Non posso lasciarti qui e morire, altrimenti che migliore amica di merda sarei?»

«Hai tutto il diritto di esserlo, con tutto quello che ti ho fatto passare» rispose il ragazzo, e poi tossì, espellendo del sangue. «Non posso essere salvato in continuazione perché non riesco a difendermi da solo» proseguì.

Lo sguardo della ragazza dai capelli blu era carico di odio e di rabbia

«Non sei mai stato salvato da nessuno, O'Brien, e questa è la volta buona. Semmai sono io che devo ricambiare quello che hai fatto tu quando ci siamo conosciuti, portandomi fuori da quell'astronave» disse, tutto d'un fiato, vomitando le parole.

Jude abbozzò un sorriso triste, e guardò l'amica.

«Zolay, non serve, davvero...» balbettò il ragazzo, ma l'amica non lo ascoltò.

Anzi, reagì in modo inaspettato.

Il suo urlo risuonò nella stanza, come quando erano stati nella Galassia Cinque tempo addietro.

I suoi occhi si illuminarono di una luce blu che invase tutta la stanza, e poi iniziò a fluttuare in aria.

Nabia si voltò a guardarla, interrompendo il combattimento contro Kharana.

Tutto quello che riuscì a dire fu un semplice: «Allora è davvero come me.»

...

«In che senso è davvero come te?» chiese Aar, mentre osservava Kharana muoversi nella stanza.

«Nel senso che anche io riesco a fare quelle cose, ma vi spiegherò quando tutto questo sarà finito» disse la sergente Serendipity.

Intanto, la donna dai capelli neri si aggirava per la sala spostandosi in direzioni casuali, come se stesse cercando di capire da dove colpirle.

«Che cazzo hai intenzione di fare?» chiese la Sergente, guardando in direzione di Kharana.

Non fece in tempo a ricevere risposta che immediatamente Kharana volse il palmo della propria mano verso di lei e la colpì con dei proiettili che fuoriuscirono da esso.

Nabia si spostò in tempo, afferrò Aar per il braccio e la spinse a terra con sé, cercando di aiutarla a schivare gli attacchi.

«Quindi era per questo che stava esitando a farci fuori...» disse Aar, mentre con un calcio respingeva un attacco fisico da parte di Kharana.

«Ti ci è voluto davvero così tanto per capirlo, Khyan?» chiese la Prethal.

Aar mormorò un "bastarda" senza emettere alcun suono, ma la sua rivale sembrò accorgersene e scoppiò a ridere, sadica.

«La bastarda sarei io, eh? Non mi pare di aver rovinato la vita a nessuno» rispose, e dopodiché centrò Nabia sullo stomaco.

Un altro urlo squarciò la stanza, e gli occhi della Serendipity si illuminarono di rosa, e fu solo allora che la idol comprese cosa intendeva con la frase da lei pronunciata in precedenza.

Aar fece in tempo solo a vedere il corpo di Kharana che iniziava a lacerarsi, fino a che non ne rimase quasi più nulla.

"Devo resistere... devo..." pensava la donna dai capelli rosa, mentre si concentrava sul corpo dell'altra, cercando di farlo sparire del tutto.

Non sapeva se ci sarebbe riuscita, e questo la preoccupava moltissimo.

Kharana si mosse e il suo organismo ritornò identico a quello di prima, tutto intero.

Fece un passo in avanti ma cadde rovinosamente a terra, come se si fosse indebolita ricevendo quell'attacco.

Aar fu tentata dall'idea di aiutarla ad alzarsi, ma rimase con i piedi piantati a terra e osservò la scena.

Kharana provò a tirarsi su, però non ci riuscì e si schiantò ancora contro il pavimento.

Aar notò che la sua uniforme era strappata e che sulla sua pelle c'erano dei tagli, meno profondi di quelli di Jude.

«Non mi interessa come verrò ricordata in futuro» disse «ma sappiate che l'ho fatto per Lux, perché lei era importante per me. E, per quanto riguarda te, Khyan, tutti i tuoi peccati sono stati perdonati.»

Avvicinò a sé uno stiletto e lo indicò con lo sguardo ad Aar.

«Prendilo e fai quello che devi» disse. «Ad una condizione: quello che stai per commettere sarà il tuo ultimo incarico come sicaria» aggiunse, perentoria.

Aar annuì e afferrò l'arma, con mano tremante.

Ringraziò Kharana di esserci stata ed affondò la lama nella sua schiena, allineandola al cuore.

Nell'esatto momento in cui questo atto fu compiuto, nella stanza risuonò un ultimo colpo di disintegratore.

Quello provocato da Keiarn contro la Mastermind, di cui non rimase nulla, se non un biglietto che quella teneva in tasca da anni.

La prima riga di questo diceva: "A chiunque stia leggendo questa lettera, il mio nome è Keiarn de'Vaash, ma mi avete sempre conosciuta come 4712 qui dentro".

Aar corse incontro alla sua ragazza, che l'aveva salvata da un ciclo eterno di crimini commesso inconsapevolmente.

Davanti aveva una donna distrutta.

Aveva reciso la ciocca bianca nei propri capelli, che si trovava a pochi metri da lei.

Il suo sguardo era perso e vuoto, ne fuoriusciva solo il dolore di avere ucciso qualcuno di cui le era importato.

Una delle bretelle della canottiera si era allargata e pendeva da una spalla, e l'indumento era ridotto a brandelli.

Aar la abbracciò e iniziò a piangere, mentre l'altra sorrideva e basta.

«È tutto finito adesso, non c'è più nulla di cui preoccuparci» disse, con le labbra che tremavano.

«Sei stata bravissimx con lei» disse Aar.

«Anche tu, hai spaccato. Vedi, per quanto dispiaccia, a un certo punto della nostra vita dobbiamo liberarci - non necessariamente come abbiamo fatto noi - delle cose che ci hanno fatte soffrire» spiegò.

«Kei Kei...» balbettò Aar, ma Keiarn fu più veloce di lei.

Intrecciò le proprie mani con le sue, lei si avvicinò e stabilì un contatto breve con le sue labbra, ma intenso.

Si staccò cinque secondi dopo, e indicò Jude e Zolay.

Anche loro erano usciti vittoriosi dalla loro battaglia.

...

Zolay aveva urlato e un fascio di luce accecante e blu come i suoi capelli aveva rapidamente invaso la stanza.

Il corpo della Signora, com'era nota nella Void, ovvero Cassidy Nolan, si era autodistrutto.

Proprio come avrebbe fatto se fosse stato vittima del raggio di un disintegratore.

Jude aveva guardato sua madre morire senza sapere cosa pensare di ciò che stava succedendo.

La migliore amica di O'Brien era poi caduta a terra ed era tornata a essere la solita di sempre.

Era atterrata in piedi e sembrava essersi dimenticata di quello che aveva fatto.

Jude scoprì in seguito che in realtà non era così: la xyan era consapevole di come aveva agito prima e di cosa si erano detti.

Gli corse incontro e lo aiutò ad alzarsi, con risultati scarsi in quanto il ragazzo faticava a reggersi in piedi da solo.

Zolay recuperò una trave che era caduta dal soffitto e la consegnò al ragazzo.

«Non abbiamo stampelle, quindi dovrai accontentarti di questa» disse.

Dal suo tono di voce, si capiva che era ancora arrabbiata con il suo migliore amico, ma non l'avrebbe mai ammesso.

«Zolay, non dovevi...» balbettò lui, ma lei non diede peso alle sue parole.

"Io sono stata salvata da te, tempo fa, e da quel momento ho sempre avuto il bisogno di ricambiare. Di validare la mia fiducia. Questa è stata l'occasione perfetta" pensò, mentre cercava di aiutare Jude a camminare.

Non avrebbe mai dato voce a quei pensieri, né mai li avrebbe messi per iscritto.

«Ora è tutto finito... oppure sta per finire? Non lo sappiamo e forse non lo sapremo mai» si limitò ad affermare.

Raggiunsero le altre ragazze e Zolay osservò Nabia Serendipity: l'aveva incuriosita sin da quando l'aveva incontrata poche ore prima.

Ora aveva la certezza che in quell'Universo sbagliato e corrotto ci fosse una persona come lei.

...

Mentre festeggiavano per la fine della Void, qualcosa catturò l'attenzione di Nabia.

Un allarme.

«Silenzio!» sbottò, colpendo il pavimento con lo stivale e interrompendo la conversazione cui aveva preso parte.

L'allarme continuava a risuonare nella stanza e si intensificava sempre di più.

Una voce generata da un'intelligenza artificiale coprì il rumore assordante: aveva un timbro femminile e piatto.

«Protocollo Two-Faced Lie annullato. Ripeto: Protocollo Two-Faced Lie annullato. L'astronave Guilty e tutte le sedi Void si autodistruggeranno tra trenta...»

«Cazzo! Dobbiamo correre!» imprecò il meccanico, guardandosi attorno come per cercare una possibile via di fuga.

«Seguitemi, so io come possiamo scappare» disse la idol.

Tutti la seguirono attraverso una serie di corridoi tutti uguali e si resero conto che stavano scendendo nelle profondità dello scafo dell'astronave.

«...dieci...»

«Quanto manca ancora?» la interpellò Keiarn.

«Ci siamo...» disse Aar.

Individuò una porta e la sfondò con un calcio, rivelando uno stanzino con delle navicelle di emergenza.

Quelle potevano essere usate in caso

di emergenza e non avevano nulla a riguardo con la Void, in quanto erano state importate da aziende che ne producevano.

«...nove...»

«...otto...»

«Entrate, cazzo, muovetevi! Sì che ci stiamo tutti e sei, guarda quanto spazio c'è!»

«...tre...»

«Jude, ti devi calare... ti prendo, sì» disse Zolay.

Il meccanico si calò e chiuse molto bene la porta della navicella di emergenza.

«...due...»

La piccola astronave venne catapultata fuori dalla Guilty e il meccanico cacciò un urlo di terrore.

Non fecero in tempo a finire di sentire il conto alla rovescia che già si trovavano nella vastità immensa dell'Universo, senza una meta precisa.

Aar impostò il pilota automatico, chiedendogli di spedire la navicella a Lers.

Ora era veramente tutto finito.

Prese Keiarn per mano e la guardò negli occhi.

Dopodiché, spostò lo sguardo verso l'oblò della navicella e contemplò per qualche secondo le stelle.

Che, nonostante tutto, continuavano a brillare.

Ora si sentiva davvero pronta per ricominciare.

Spazio autrice

EEEEE ALLORA... com'è che siamo già alla fine di questa epopea durata un anno? E che ha ancora molto da dare su Wattpad, come un epilogo, uno spinoff di sei capitoli su Nabia Serendipity e una animatic a cui lavoro da mesi e che uscirà il 29 luglio, compleanno di Two-Faced Lie, oltre ad altri capitoli bonus?

Vi ringrazio per aver seguito la storia fino a qui, per aver creato oc (che metteremo nel prossimo capitolo) e per aver fatto così tanto e aver supportato la storia.

Possa l'Astro Nascente essere con voi... a patto che crediate in lxi ovviamente :D

Alla prossima,

Ace

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