Capitolo 26 - Niente va per il verso giusto
Aar, Keiarn e Jude
«Come pensano di distruggerci, adesso? Non è che hanno tipo un cannone laser che ci disintegrerà non appena entreremo nel suo raggio d'azione?» commentò Jude, mentre osservava l'enorme incrociatore che si stagliava di fronte alla Residenza Nera, la quale in poco tempo avrebbe potuto venire carbonizzata dalle armi della Void.
«Sì, disse colui che aveva creato un'arma di distruzione di massa» replicò Aar, che intanto stava cercando di studiare la situazione per capire come sarebbero potuti riuscire, finalmente, a raggiungere il loro obiettivo.
«Non è il momento di mettervi a litigare, voi due. Piuttosto pensiamo a come entrare» li ammonì Keiarn, anche lei intenta ad osservare la Guilty e a studiare un modo per riuscire ad accedervi e far fuori al più presto tutti quei soldati e dipendenti che avevano dato a tutti e quattro molto filo da torcere.
«Guardate. Il condotto di aerazione. Magari per Aar sarà un problema riuscire ad infilarsi dentro, alta com'è, e probabilmente anche per Keiarn non risulterà molto semplice... però possiamo sempre provare ad entrare da lì!» suggerì Jude, indicando il punto in cui si trovava una possibile via di accesso per l'interno dell'astronave da battaglia.
«Troverò un modo per passarci, tu non ti preoccupare. Riesci a staccare la grata, magari utilizzando uno dei tuoi attrezzi?» domandò la graentiana.
Il ragazzo annuì e poi si avvicinò cautamente alla grata per capire come avrebbe potuto fare a staccarla. Controllò le viti e il loro spessore, poi annuì nuovamente e tirò fuori dalla tasca della salopette un cacciavite a stella con il manico verde e abbastanza consunto. Rimosse tutte e quattro le viti, che precipitarono nel nulla assieme alla grata, la quale cadde esattamente due secondi dopo di esse.
Un momento dopo i tre erano già a camminare dentro al condotto di aerazione: Jude riusciva a starci dentro facilmente data la sua statura, Keiarn si dovette piegare un po' per riuscire a camminare senza problemi, mentre Aar fu costretta a camminare ginocchioni.
Riuscirono a raggiungere l'interno dell'astronave senza alcuna difficoltà, e una volta lì il meccanico del gruppo consegnò alle due fidanzate i loro disintegratori. Diede una spiegazione dettagliata su come avrebbero dovuto utilizzarli: erano sempre accesi e la loro batteria durava all'infinito, pertanto non c'era alcun bisogno di cambiarla. Per attivarlo non bisognava premere il grilletto, quello era stato messo soltanto per confondere tutti coloro che non avrebbero dovuto usarlo ma ci avrebbero comunque provato, bensì un pulsante posto sul retro dell'arma. Ognuna di esse era bianca ed era stata personalizzata con i colori preferiti delle due ragazze: lilla per Aar, nero per Keiarn. Per Jude, invece, era verde.
«Basta solo che appoggiate le dita sul pulsante e quello si attiverà, quindi state molto attente a come utilizzate la mia arma» le avvertì il ragazzo.
«Ricevuto, capo. Adesso andiamo a spaccare un po' di mascelle» commentò Keiarn, alzando la pistola come se fosse stato un segnale di battaglia.
Continuarono a camminare all'interno dell'astronave, che era vuota. Solo metallo e freddo e nessuna persona, aliena o umana, a cui avrebbero potuto staccare la testa a morsi solo per il gusto di farlo. Tanto, era quello il motivo principale per cui avevano deciso di entrare nell'incrociatore.
«Che silenzio, non mi aspettavo che una nave da guerra - tra l'altro, una di quelle ben fatte come questa - fosse così... calma» commentò Keiarn, tanto per rompere il ghiaccio. Le piaceva molto quando c'era silenzio, però in quel caso era diverso, perché quello risultava essere un silenzio di tensione e le faceva presagire che avrebbero dovuto attivarsi a breve.
«Keiarn, fai silenzio un secondo» disse Jude, senza girarsi a guardarla in faccia mentre le parlava. Questa cosa le diede molto fastidio, perché rimaneva dell'idea che fosse più educato guardare negli occhi la persona con cui si stava parlando. «Mi pare di aver sentito dei passi, e sto cercando di capire se c'è qualcuno che sta entrando nel nostro raggio di azione e, soprattutto, se c'è davvero qualcuno» spiegò.
L'umana si avvicinò alla graentiana e le mise un braccio attorno alle spalle, dopodiché la strinse a sé e la guardò tristemente, poi abbassò lo sguardo. Sospirò e successivamente alzò gli occhi al cielo. Infine si coprì gli occhi con le mani e guardò da un'altra parte.
«Cosa ti prende, Keiarn?» domandò Aar. L'altra si girò verso di lei con gli occhi velati di lacrime, ma sembrò ricacciarle dentro e tornò a essere la Keiarn di sempre. «Si può sapere perché...»
«Ascoltami molto attentamente, Aar Khyan, altrimenti conosciuta come Y'Ther, perché c'è una cosa molto importante che ti devo dire. Quella in cui ci siamo immischiate potrebbe essere una missione suicida per tutti e tre: Jude non è molto forte fisicamente, tu potresti rimanerci secca e la loro vendetta si compirà, per quanto riguarda me c'è la possibilità che muoia mentre ti aiuto a prenderli a calci dove non batte il sole. Oppure potremo rimanere vivi tutti e quattro, Zolay compresa, anche se penso che sia davvero molto improbabile che ci riusciremo. Sicuramente morirà qualcuno, e non possiamo impedirlo. L'unica cosa che ti volevo dire è che... be'... in caso dovesse finire male tutta questa storia della Void, nel caso in cui il destino ci divida senza preavviso io ti guiderò e sarò sempre al tuo fianco, non importa dove questo Universo crudele deciderà di spedire la mia anima tormentata» disse la donna, tutto d'un fiato, parlando come se quelle parole fossero un peso da cui stava aspettando di liberarsi da ormai troppo tempo.
Aar non riuscì a capire cos'era quell'istinto quasi animale che di colpo aveva deciso di assalirla propagandosi dal cuore a tutti i muscoli del corpo fino al cervello e che la spinse ad incollare le sue labbra a quelle della sua fidanzata. Se si sarebbero dovute dividere quel giorno, avrebbe voluto almeno avere un ricordo di quel loro addio.
«Ragazze, adesso, ho capito che vi dispiace che stiamo per separarci, ma... dovreste provare a vedere cosa sta venendo verso di noi» commentò Jude.
Le labbra si staccarono e le due si ritrovarono a fissare un intero esercito di soldati con le uniformi della Void che correvano verso di loro con... non erano assolutamente pistole ioniche, anche se esteticamente ricordavano un po' quelle, perché le loro dimensioni erano notevolmente più grandi rispetto quelle di un'arma del genere. Quello avrebbe potuto essere benissimo un fucile ionico, se ne fosse esistito uno.
Zolay
Zolay camminava velocemente facendo avanti e indietro nell'Archivio, e intanto sbatteva i piedi con forza, segno che era molto agitata e non sapeva cosa avrebbe dovuto fare in quel momento. Certo, avrebbe potuto cercare di mandare ulteriormente in tilt i sistemi di difesa della Void per hackerarli, e questo era ciò che aveva comunque provato a fare fino a quel momento. L'unico problema era che aveva trovato una strana incongruenza mai vista prima nel codice con cui erano state programmate e non riusciva a capire come avrebbe potuto fare per distruggere anche quello, come aveva fatto con tutti gli altri.
Dietro di lei c'era Pareii, che aveva ottenuto il permesso di accedere alla stanza da parte di Zolay: da quando aveva scoperto che la cameriera cyanir aveva lavorato, in precedenza, come hacker per la stessa agenzia dove aveva fatto servizio anche lei, aveva preso immediatamente la decisione di arruolarla come sua aiutante. E se ci teneva davvero alla vita del suo migliore amico e di quella strana coppia che aveva deciso di infilarla in quel casino assurdo, allora avrebbero fatto sicuramente meglio a sbrigarsi.
«Zolay, per l'ultima volta, si può sapere cosa sta succedendo e perché ti sei innervosita così tanto?» domandò ancora una volta l'assistente, sperando anche di ricevere una risposta da parte della sua collega.
«Adesso te lo spiego una volta per tutte. Vedi questo codice sorgente qui? C'è qualcosa nel sottoprogramma che non si collega a questo codice sorgente, eppure non penso che sia possibile che in un sistema di difesa potente come questo sia possibile trovare qualche falla. Sai cosa? Prova a controllare, magari tu riesci a capire cosa c'è che non va in questo codice contorto, io intanto cerco di decifrare questo documento interessante che si trovava tra quelli che ero riuscita a rubare dal database» rispose Zolay, per poi mettersi a lavorare senza interrompersi neanche un secondo sul suo oloschermo, digitando tasti a non finire per provare a recuperare il file criptato. Pareii, intanto, si mise al lavoro immediatamente.
Non avevano assolutamente tempo da perdere.
Aar, Keiarn e Jude
«MUORI!» urlò Keiarn, puntando il disintegratore contro uno dei soldati - anche se non le sembravano della Galassia Quattro, dal momento che le uniformi e l'aspetto fisico erano molto diversi da quelli di quegli uomini - solo per mancarlo un'altra volta. Era come se quell'infame stesse cercando continuamente di provocarla, e più andava avanti, più lei si innervosiva, e se si innervosiva non riusciva più a concentrarsi e a centrare alla testa il suo obiettivo come voleva.
«L'unica che deve morire in questa stanza è Khyan, decideremo solo dopo cosa fare di te e dell'altra ragazza con i capelli grigi. Così dice il protocollo Two-Faced Lie» rispose il soldato, e quelle parole non fecero altro se non aumentare di dieci volte l'ira di Keiarn.
Ormai non guardava più Jude e Aar, un solo secondo di distrazione avrebbe potuto significare la fine, e non solo per lei, purtroppo. Ignorò completamente cosa fosse quel protocollo Two-Faced Lie di cui aveva parlato il soldato, capì solo dopo che quel nome era saltato fuori anche quando Aar aveva letto i file sottratti alla Void. Decise però di ignorarlo e di provare a fare fuori quell'uomo che le stava dando così tanto filo da torcere, supponendo che appartenesse davvero al genere maschile.
Decise che avrebbe dovuto smettere di darle fastidio in quel modo, e che in un istante l'avrebbe fatto smettere: si concentrò sulla linea della sua mascella, si girò lateralmente e con un calcio circolare colpì il soldato della Void proprio su quell'osso della faccia, facendo sì che quella si spezzasse e che egli cadesse a terra.
«Non dovrai neanche preoccuparti di soffrire tanto, adesso» concluse l'umana, e poi premette il grilletto del disintegratore che aveva puntato nella sua direzione. Improvvisamente il corpo di lui e tutti gli organi in esso contenuti si fusero in un unico liquido nero che andò a imbrattare il pavimento di quel piano dell'astronave.
Improvvisamente un'urlo riecheggiò nella stanza: Jude, la voce apparteneva senza dubbio a quel povero ragazzo. Quell'urlo fece presagire sia alla graentiana che all'umana che il loro compagno fosse quasi stato ammazzato da un soldato della Void, ma capì solo dopo che quell'urlo era stato uno sfogo della rabbia che stava crescendo dentro di lui. Keiarn, dal canto suo, lo capiva molto bene.
«PROVATECI SOLO! CREPATE!»
Il pavimento diventò improvvisamente ricoperto di un liquido nero e denso non appena il ragazzo ebbe utilizzato un solo colpo dell'arma da lui stesso progettata per fare fuori tutti - e tutte - coloro che avevano provato ad ucciderli a loro volta.
Zolay e Pareii
La cyanir e la graentiana si guardarono negli occhi: quelli di Pareii erano velati di lacrime e così quelli di Zolay. Le loro facce esprimevano dubbio e dolore, ma anche paura che una delle due non sarebbe riuscita a sopravvivere, cosa che comunque era molto probabile.
«Una di noi dovrà morire e dovrà rinunciare» disse ancora una volta l'hacker. «E se proprio è necessario farlo, toccherà a me. Ho vissuto abbastanza e ho fatto tutto quello che dovevo fare, ormai l'ora di lasciare a qualcun altro il compito di sostituirmi è arrivato» concluse, dopo innumerevoli pause impiegate a sospirare.
Pareii abbracciò la ragazza e sentì sulla pelle e sui capelli le sue lacrime che iniziavano a scorrere. Ma doveva correre quel rischio, oppure sarebbero morte entrambe.
«Zolay, se proprio c'è qualcuno che si deve sacrificare qui, quella persona risponde al nome di Pareii Diamandis, perché è giusto che tu continui a vivere la tua vita con Aar, Keiarn e Jude, il tuo migliore amico, che continui a migliorare come hacker e come persona. Semmai sono io quella che ha fatto abbastanza... peccato che non c'è tempo per raccontarti la mia storia, però fidati che è così» insistette la cameriera di Keiarn.
«Ne sei sicura? Guarda che non è assolutamente un problema se a morire sono io, anzi, ne sarei più felice» continuò Zolay.
«No, tranquilla, va bene così» disse Pareii, con un tono di voce che non esprimeva più emozioni. Ormai aveva sofferto così tanto che adesso le risultava molto difficile sentirsi così.
Era deciso.
Spazio autrice
Scusatemi TANTISSIMO, è che la mia ispirazione è andata ad ascoltarsi la musica in camera sua e ha deciso di non scendere più... fino ad adesso, ovviamente, e poi ha deciso di rifarsi viva. Funziona un po' come me, praticamente. Quindi mi scuso per aver pubblicato il capitolo così tardi :( Voi come state? Qua si gela, e se penso che i primi due giorni di novembre devo fare il mio primo cosplay (se riesco a prendere tutta la roba in tempo) con sto freddo voglio sotterrarmi. Con Hurray (quella di Hatsune Miku, obviously) in sottofondo, oppure con Hayloft II. Va bene tutto, mi accontento.
Adesso scappo a studiare scienze perché altrimenti la prof (che io vorrei sposarmi, assieme ad Alastor, Tsunade Senju e tutta una lista di persone) mi brucia viva, come nell'oneshot di ocolingo che vi consiglio di leggere.
E ci si vede presto, se la mia voglia di scrivere e la mia ispirazione non se ne vanno in Irlanda. Dove vorrei tornare. MA DETTAGLI.
CIAOOOOOOOOO!
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top