Capitolo 23 - Ci rivediamo

Aar corse dietro ai due uomini, stando particolarmente attenta a non farsi vedere da loro. 

Si erano introdotti in uno stanzino praticamente invisibile, vista la quantità impressionante di gente che si era radunata sull'ingresso, e per la graentiana fu abbastanza difficile passare in mezzo a loro con i suoi due metri di altezza. Era un continuo "Scusi!" oppure "Mi dispiace!", e colpiva accidentalmente le persone a ripetizione. 

Finì in una stanza abbastanza piccola, con le pareti rosse che riportavano una texture con il logo del casinò completamente in nero. Il nome dell'edificio era scritto con i caratteri giapponesi sotto al mazzo di carte: 名声、 愛、 運. Ricordava abbastanza bene quel poco di giapponese che aveva studiato per poi introdurlo nei testi di alcune delle sue canzoni. Ma le lingue non erano mai state il suo forte e quindi per la maggior parte cantava nella principale lingua parlata nell'Universo, l'iiyidōru. 

La sua priorità, in quel preciso momento, era quella di non farsi vedere da Boss e Loyath. Tanto meglio se l'avessero vista prima, l'avrebbero lasciata in pace e sarebbero stati polverizzati dalla sua pistola in meno tempo del previsto, e questo avrebbe rappresentato sicuramente un grande vantaggio per lei. 

Vide che una donna si era distratta e ne approfittò per avvicinarsi a lei, colpirla con un calcio allo sterno e mandarla lunga distesa. Una volta fatto ciò la spogliò e si mise il suo vestito: un tubino nero con le maniche sottili e uno scollo davanti che lasciava intravedere buona parte del seno. La derubò anche del fermacapelli d'oro che raffigurava un pavone stilizzato e la utilizzò per raccogliere i capelli in uno chignon molto disordinato. 

Vestì rapidamente la donna con ciò che si era appena tolta, sicura che nessuno l'avesse notata mentre compiva quelle azioni così fulminee. 

Dopo le numerose missioni che aveva affrontato con quell'organizzazione schifosa che, come tante altre persone nella sua vita, non aveva fatto altro se non illuderla, aveva imparato ad essere rapida, a tal punto che distinguere i diversi movimenti che compiva era quasi impossibile anche per l'occhio più attento. 

Anche questo, per lei, era un altro punto in più per lei nella sua missione che aveva come obiettivo quello di fare fuori coloro che per tutto quel tempo l'avevano ingannata.

Un momento.

Far ballare i cadaveri, era ciò che volevi fare sin dall'inizio, Aar, quindi cerca di fare le cose con più stile. Guarda com'è appuntito quel fermacapelli a forma di pavone, guardalo... potresti spargere un sacco di sangue con quello, e in più nessuno capirebbe che l'assassina sei tu, ancora una volta. Contempla quei due uomini che ti hanno fatto soffrire mentre perdono la vita perché il karma ha deciso di agire a loro sfavore. Forza, ce la puoi fare, è come le altre volte che hai ucciso qualcuno, solo che questa volta lo stai facendo per i tuoi motivi, come una volta, come quando ti eri dedicata a quest'attività per vendicare Ashyx. Anche se non c'è più, sarebbe contenta di vederti così, assetata di sangue? Lo sarebbe?

Ashyx.

Improvvisamente, tutto nella stanza divenne improvvisamente nero e lo scenario cambiò di colpo. 

La graentiana, adesso, si trovava in una specie di vicolo buio, e le parve di riconoscere il bar dove aveva incontrato la sua ex fidanzata morta per la prima volta, il bar dove tutta quella storia confusa e allo stesso tempo piena di dolore e sofferenza era iniziata. Era proprio come lo ricordava: piccolo e  stretto, senza i tavoli all'esterno e le persiane, con lampade di forma sferica che pendevano dal soffitto rigorosamente spente ed il bancone con una serie di  quattro sgabelli davanti, distanziati circa di venti centimetri l'uno dall'altro. 

Poi apparve una rete metallica tutto intorno a loro, coprendo un campo largo circa quattro metri, il quale comprendeva solo la strada ed il bar, oltre che alla graentiana, ovviamente. 

Sentì un rumore di passi e poi assistette allo spettacolo migliore della sua vita: davanti a lei passò di corsa una ragazza che conosceva molto bene, anche se era da ormai troppo tempo che non la vedeva (e ne aveva davvero bisogno), una ragazza pallida con i capelli neri spettinati e vestita secondo l'estetica grunge. 

Ashyx.

Solo che in lei c'era qualcosa di altamente disturbante, e non appena Aar se ne accorse un brivido le attraversò la schiena, raggiungendole la punta delle dita dei piedi in pochi secondi.

 La ragazza aveva gli occhi completamente neri spalancati, era eccessivamente sporca di sangue e in mano stringeva qualcosa la cui forma ricordava vagamente quella di un cuore umano. 

Si girò a guardarla, ancora tenendo l'organo tra le mani. 

Non lo teneva, anzi, lo stava stringendo, lo teneva talmente forte che il sangue continuava a colare copiosamente da esso e a momenti il cuore si sarebbe ridotto solo in tessuto cardiaco e macchie rosse sulla pelle della ragazza. 

«Ashyx... no, fermati, per l'amore dell'Astro Nascente, cosa stai facendo? Si può sapere cosa ti prende? Adesso vieni qui, ti prego, possiamo parlarne, posso provare ad aiutarti, possiamo affrontarlo insieme come facevamo ai vecchi tempi. Le cose possono cambiare perché noi possiamo cambiarle» disse la graentiana. Non riusciva a muoversi e sentiva le gambe tremare violentemente, non riusciva a muoversi da lì. Era come se sapeva che sarebbe successo qualcosa di terribile dopo, e muoversi avrebbe significato la fine.

«Ci rivediamo, dopo tutto questo tempo, Aar. Non hai idea di quanto tu mi sia mancata, amore mio. Però, da come mi sembra di capire, adesso c'è un'altra donna al tuo fianco, ed è anche migliore di me... dimmi la verità, adesso. Hai provato a fare fuori con quel fermacapelli Boss e Loyath per impedire che la tua fidanzata morisse o venisse attaccata, quando sai perfettamente che sa difendersi da sola, e non perché volevi vendicarti di loro o chissà che cosa. Giusto? Mi sto sbagliando?» domandò l'umana, guardando l'ex fidanzata con uno sguardo vuoto.

Cazzo, mi ha scoperta. E dire che pensavo di aver fatto un buon lavoro, mentendo, questa volta... 

«Sì, be', in effetti hai ragione, però... Ashyx, tu mi manchi, mi manchi da morire, non hai nemmeno idea di quanta voglia ho di vederti di nuovo... be', sicuramente non in queste condizioni. Aspettavo questo momento da troppo tempo, ormai» concluse Aar, balbettando in continuazione.

«Senti, non sono qui per il romanticismo o cose del genere, di quello non me ne può fregare di meno. L'importante, adesso, è che tu ascolti le mie parole e ti fidi di me, perché non manca ormai troppo tempo all'ascesa della Void. Infatti è meglio che quei due - o tre? - che lavorano con te si muovano, oppure sarà troppo tardi anche per te che ti sei alleata con quell'organizzazione solo per me, e così facendo hai trascinato tutti nei casini. La Void, come ti ho accennato poco fa, sta per ascendere, e quando lo farà succederà il peggio. Ma i suoi collaboratori sono niente in confronto alla Mastermind, a colei che si trova dietro a tutto questo, però non ti posso dire chi è, perché non lo capiresti. Non so se riuscirete a sopravvivere ad una minaccia del genere, direi che quell'hacker e quel meccanico potrebbero rimanerci secchi subito se non fanno attenzione, dopodiché sono di costituzione debole... no, non ce la possono fare. Rimane tutto a te e Keiarn, allora» spiegò Ashyx.

Aar sentì che le salivano le lacrime agli occhi. Mai si sarebbe aspettata che i suoi due unici amici avrebbero potuto abbandonarla e lasciarla combattere da sola, se...

«E, Ashyx, sai dirmi più o meno quando attaccheranno?» domandò ancora la idol, rivolgendo uno sguardo carico di speranza alla sua ex ragazza, che adesso stava guardando la strada e aveva lasciato cadere per terra il cuore, formando una grande chiazza rossa sull'asfalto grigio.

«Non posso dire con certezza quando succederà, so solo che ormai non manca molto. Ora vai, preparati e combatti, guerriera» concluse l'umana, sorridendo. I suoi occhi, per un millesimo di secondo, ritornarono del loro normale azzurro chiaro, e poi tutto quello che c'era attorno alle due donne scomparve riducendosi in brandelli.

...

«AAR? AAR? DAMMI UN SEGNO DI VITA, PORCO DI QUEL...» urlava una voce, e mentre la ascoltava l'assassina sentì che un paio di mani dalla presa salda la tenevano per le braccia e la agitavano, mandandola a sbattere di qua e di là, facendole anche un gran male.

«Keiarn, porca miseria, sono io... sono qui, sono viva. Grazie di avermi... ehm... riportata al mio outfit originale» ringraziò Aar, tirandosi su di colpo. Il solo pensiero che la sua ragazza si fosse preoccupata così tanto per lei le provocava un senso di irrequietezza ma anche di soddisfazione che non riusciva  a spiegare molto bene.

«Sei sicura di stare bene? Cosa ti è successo? Ho visto che sei corsa dentro a quello stanzino pieno di impiegati della Void, ho notato che ne stavi osservando due in particolare, e quando ho effettivamente capito chi fossero mi sono preoccupata di quello che sarebbe potuto succedere e ho deciso di tirarti fuori dai casini. Adesso dimmi, per l'ultima volta, stai bene?» domandò ancora la criminale, guardandola dritta negli occhi.

«Sì, tranquilla, sto benissimo. Però ci sono delle cose che ti devo spiegare...»

...

Quartier generale Void Resources Association, coordinate 0-0-1

La stanza era un lungo corridoio nero, che terminava con una serie di tre piattaforme grigie esagonali (le due laterali molto più piccole di quella centrale) sospese nel vuoto. Quella in mezzo aveva un trono nero e sopra di esso stava seduta una donna incappucciata vestita di nero. Del suo corpo si riusciva a vedere soltanto un ciuffo bianco che usciva dal cappuccio, per il resto era coperta.

La Mastermind, colei che stava dietro a tutto quel teatro di bugie a due facce che si poteva benissimo sintetizzare nella parola Void.

Ai suoi lati sedevano, su altri due troni di dimensioni ridotte rispetto a quello centrale, Boss e Loyath. I due stavano osservando con sguardo serio e indagatore la donna che era appena entrata nella stanza: una graentiana con i capelli e gli occhi verdi, che indossava un'uniforme della Void strappata sul davanti e con la gonna eccessivamente accorciata.

"Kharana..." la chiamò la Mastermind, alzando lo sguardo verso di lei e guardandola fissa negli occhi.

"Dimmi, mia signora" rispose Kharana, con un insopportabile sorriso sarcastico e sadico allo stesso tempo, e lo sguardo rivolto ai due alieni che affiancavano l'altra donna.

Sapeva che avevano fallito nella loro missione di assassinare Aar, anzi, Two-Faced, ed era pronta a rinfacciarglielo.

Inoltre, essendo la Consigliera Suprema della donna seduta in centro, le avrebbe potuto suggerire le torture più terribili.

«Allora, cosa mi racconti, Consigliera?» le chiese la Mastermind. Il suo sguardo si fece interessato, ma si poteva notare a malapena.

«Dovremo riuscire ad assaltare quella Residenza Nera, o come si chiama, entro due settimane, e secondo i miei calcoli quel gruppo di cospiratori non sarà pronto ad affrontarci, piuttosto si consegneranno o si lasceranno ammazzare. E, onestamente, è meglio così, perché se ci pensate in questo modo possiamo arrivare più velocemente al nostro obiettivo, giusto?» spiegò la donna, assumendo un'espressione seria.

«Sì. Giustissimo, Kharana. Continua» la esortò l'altra donna.

«Ho preparato anche un gruppo che comprende la maggior parte dei nostri guerrieri e guerriere più potenti, ad esempio ci sono Zouno, Kanarya... be', per citarne due. Saremo circa una cinquantina, se contiamo anche me e lei, mia signora. Le lascerò un elenco di tutti i membri del nostro esercito, e se vuole che vengano apportate delle modifiche non esiti ad apportarle» concluse Kharana.

«Assolutamente sì, però da te mi aspetto un lavoro fatto divinamente, quindi credo che non cambierò nulla della versione originale. Ah, un'ultima cosa... che ne facciamo di questi due? Non ci servono più, dato che Two-Faced sta per lasciare l'Universo e precipitare nelle profondità dell'Inferno» continuò la Mastermind, un leggera nota di sadismo nella sua voce.

La Consigliera Suprema ritornò a quell'espressione sadica e poi sorrise, aveva un sorriso altamente inquietante e non appena lo osservò attentamente Loyath sentì un brivido che lo percorreva lungo la schiena.

«Loro due vengono con me» rispose infine.

Fece cenno ai due uomini di seguirla e insieme uscirono dalla stanza, mentre la Mastermind continuava a fissarli con i suoi occhi che tutto vedevano e tutto capivano.

Pochi minuti dopo, di quelli che erano Boss e Loyath rimanevano solo alcuni organi: il cuore, i polmoni, lo stomaco e i reni. Kharana li osservò attentamente, come se fosse indecisa sulla parte con cui avrebbe iniziato a divertirsi. Prese in mano lo stomaco di Loyath e lo gettò nell'Universo.

Spazio autrice

Ehilà! Mi dispiace se il capitolo è uscito tardi, è solo che volevo farne uno bello lungo anche stavolta e non ho avuto molto tempo (né motivazione e voglia in realtà). Con questo si conclude il penultimo arco narrativo di TFL... ebbene sì, questo libro sta giungendo al termine. Appena l'avrò finito passerà in revisione (mi porterà via un botto di tempo) e poi vedrò se fare un seguito o un libro di curiosità. Dipende anche da voi, quindi fatemi sapere cosa preferireste! Detto questo, vi saluto e ci vediamo al prossimo capitolo!

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