Capitolo 22 - Casinò spaziale
Keiarn entrò nella camera di Aar e la trovò stesa sul letto con il viso affondato nel cuscino, quindi probabilmente era davvero stanca. Eppure, Keiarn era sempre più convinta che non fosse così e ci fosse ben altro dietro la sua presunta "stanchezza". Conosceva fin troppo bene la sua ragazza, sapeva che non avrebbe mai potuto essere così.
«Aar, Aar, dimmi cosa ti sta succedendo» disse l'umana a bassa voce, sedendosi sul bordo del letto della compagna. Aveva messo un lenzuolo nero con la stampa di una donna guerriera che sembrava appena uscita da uno di quei romanzi fantasy che leggevano gli umani nei Tempi Bui, e sopra di essa c'era una scritta bianca che recitava testuali parole: "I guess I picked the wrong time to be a human being", ovvero "Mi sa che ho scelto il giorno sbagliato per essere una comune mortale". Appena lesse quella frase fece una faccia disgustata. «Cioè, ti credo che sei di pessimo umore. Guarda: qui mettono insieme una guerriera fantasy ad una citazione di Veronica Sawyer di Heathers, fa ribrezzo anche a me!» scherzò l'umana, ridacchiando un po', anche se nel profondo era tutt'altro che tranquilla.
Aar alzò la testa, si girò verso di lei e abbozzò un sorriso, poi sprofondò di nuovo nel cuscino e sospirò. «Per l'amore dell'Astro Nascente, si può sapere cosa diamine è Heathers?!» domandò.
«Heathers è un film, ma anche un musical. Onestamente io preferisco il musical. Ed era una roba degli umani. Le canzoni, la trama, i personaggi, l'ambientazione, la storia... tutto semplicemente fantastico. In particolare adoro Heather Duke e Veronica Sawyer. Magari un giorno ci guardiamo la registrazione del musical che sono riuscita a scaricare illegalmente da un sito» spiegò Keiarn, e concluse con un respiro profondo. «Comunque stavo pensando di fare una cosa diversa dal solito, appena ne avremo l'occasione, giusto per staccare la spina da quello che sta succedendo. La mia idea era quella di andare a trovare la mia vecchia amica Ellukana, che è un'altra di quelle persone con una brutta fama. Sai, lei è la proprietaria di un casinò a Lers, e si diverte a giocare d'azzardo con i suoi clienti. La conoscono perché non è mai riuscita a perdere una scommessa. Attenta, però, perché è una persona un po' difficile e per certi versi potrebbe risultare anche antipatica. Però ti ci abituerai, e una volta che riuscirai a capirla sono sicura che andrete molto d'accordo» proseguì la donna dai capelli neri, con tono calmo.
Aar alzò la testa un'ultima volta e poi si mise a sedere composta di fianco all'umana. Appoggiò la testa sulla sua spalla e poi alzò lo sguardo verso di lei. La sua fidanzata arrossì, probabilmente non era ancora abituata al contatto visivo e un po' la disturbava, però non ci fece troppo caso e le consentì di rimanere in quella posizione. Continuarono a rimanere ferme lì, in silenzio, fino a quando la graentiana dai capelli lilla decise di rompere il ghiaccio: «Quando partiamo?».
«Anche subito, se vuoi. Il problema sarà recuperare gli altri due, che stanno ancora lavorando ai loro progetti... a proposito, ti hanno più aggiornata?» rispose Keiarn.
«Io ho capito che Jude sta lavorando ad una specie di arma in grado di causare genocidi di massa, si chiama disintegratore o qualcosa del genere ed è in grado di ridurre in atomi chiunque venga colpito dai suoi proiettili. Ha dovuto recuperare una scheda madre ritirata dal mercato - o forse anche più di una, chi può dirlo? - per far funzionare quei cosi. Per quanto riguarda l'hacker... credo che stia svolgendo il suo lavoro di hacker, immagino che stia creando un virus o qualcosa del genere per provare a indebolire anche se di poco i meccanismi di difesa della Void. Comunque siamo riuscite a reclutare dei veri geni... be', o meglio, sei riuscita» spiegò Aar, mettendo un braccio attorno alla spalla dell'umana.
«Interessante. Be', comunque è giusto che tu abbia specificato che li ho reclutati io. Cioè...» dopo quelle parole, la donna scoppiò a ridere e la compagna la imitò.
«Andiamo a chiamarli?» propose l'ex assassina, guardando negli occhi l'altra.
«Certo, andiamoci subito» rispose. Entrambe si alzarono dal letto e si diressero verso la stanza dove lavoravano ormai da settimane il ragazzo e la ragazza, senza mai riposarsi.
...
«Non ci voglio credere, non ci voglio credere, non ci voglio credere, non ci voglio minimamente credere a quello che ho fatto! Sono troppo brava! Non mi sarei mai aspettata di riuscire a fare una cosa del genere, soprattutto a quelli della Void che pensano di essere in grado di non commettere un singolo errore! Sì, evviva!» esultò Zolay non appena le due entrarono nella stanza. Loro lanciarono un'occhiata confusa a Jude, che stava osservando la sua migliore amica con aria perplessa.
«Guardate, io non ho la minima idea di cosa sia successo... be', almeno, fino a un certo punto lo so. Vi spiego: Zolay ha finito di creare il virus che aveva deciso di usare contro la Void, e il suo progetto era di inserirlo in un normale sito internet spesso frequentato da alcuni dei collaboratori di quella società. Una volta installatosi nel dispositivo dell'utente, il virus sarebbe riuscito a immettersi nel dispositivo utilizzato dall'utente, e poi sarebbe stato in grado di dedurre quali fossero i file più importanti e raccoglierli tutti, per poi trasferirli via mail a lei. E a quanto pare ci è riuscita. Magari adesso sta avendo solo una reazione un po' esagerata, tutto qui» ipotizzò Jude.
«Reazione esagerata? Io sto semplicemente... aaah!» continuò la ragazza, afferrando lui per le spalle e spingendolo in ogni direzione, così forte che da un momento all'altro avrebbe potuto farlo finire lungo disteso.
«Ok, ragazzi, calmiamoci. Zolay è riuscita a recuperare delle informazioni importanti, da come mi pare di capire, e questo è sicuramente... importante, per così dire, per riuscire a raggiungere il nostro obiettivo di annientare la Void. Quando ne avremo il tempo, io e Aar daremo un occhio a quello che è riuscita a recuperare la nostra hacker e valuteremo insieme quanto ci potranno tornare utili tali informazioni. Comunque, noi eravamo venute qui per spiegarvi di un piccolo progetto che avevamo...» dopo quelle parole, la criminale iniziò a raccontare della sua amica Ellukana, del casinò e della sua idea di andarla a trovare dopo troppo tempo in cui non aveva avuto sue notizie.
Annuirono entrambi e dissero che per loro andava bene. Keiarn rispose con un sorriso che le andava da un orecchio all'altro: «D'accordo, allora! Partiamo subito!»
I quattro uscirono dalla stanza e salirono sull'astronave della donna, che decollò pochi secondi dopo.
...
Il casinò era tutt'altro rispetto a come l'aveva immaginato Aar: lei immaginava una specie di grattacielo con luci e scritte luminose e colorate, come i tipici edifici della capitale.
Si ritrovò a contemplare un edificio di forma ovale nero, senza finestre, con solo una gradinata e un portone in mezzo alla parete frontale. In cima c'era un'insegna al neon raffigurante un gruppo carte che rappresentavano i quattro assi - nell'ordine picche, cuori, fiori e quadri - e sotto di essa la scritta Casinò Meisei, Ai, Un.
Scesero dall'astronave mettendosi in fila per due: l'umana e la graentiana a braccetto e i due migliori amici con lei che si era attaccata a lui, temendo che qualcuno avesse potuto attaccarla o farle qualcosa che non avrebbe dovuto fare.
A quanto pare si era ricordata di quella volta a O'Yara, nella Galassia Cinque.
Keiarn salutò le due guardie, rigorosamente vestite con uno smoking e pantaloni neri, si presentò rapidamente come "un'amica di lunga data di Ellukana venuta fin lì per vederla un'altra volta".
I due si scambiarono uno sguardo confuso, però annuirono e la lasciarono comunque entrare.
Salirono i gradini ed entrarono finalmente all'interno del casinò, ma furono costretti ad attraversare un corridoio lungo e scuro. Per terra c'era un tappeto lungo e bianco, decorato con il logo dell'edificio che spiccava anche sull'insegna posta all'esterno. Era molto difficile vedere dove si mettevano i piedi, e ogni due secondi si sentivano i gemiti di dolore di Zolay oppure di Jude, che si pestavano i piedi a vicenda.
Alla fine del corridoio c'era un altro portone, identico a quello dell'ingresso. Keiarn bussò un paio di volte e dopodiché quello si aprì con un cigolio metallico. Probabilmente gli ingranaggi al suo interno erano molto antichi, pensò Jude.
Davanti a loro si trovarono una stanza enorme, piena di luci lampeggianti e colorate, macchinette, roulette, gente dei più alti ceti sociali che si divertiva a giocare e ad esultare non appena riuscivano a fare dei progressi anche minimi. C'era anche della musica in sottofondo, attualmente la canzone che stavano passando era Devil's Casino, che poi era anche uno dei pezzi più amati da Keiarn. Peccato che il bridge era appena finito e così anche la musica, e ora era partito un brano che a parere di Aar era davvero scadente.
«Cosa significa esattamente il nome di questo posto?» la interpellò Zolay, mentre si facevano strada tra la gente impegnata a giocare d'azzardo, a bere o a ridere per motivi ignoti ai membri del quartetto.
«Dovrebbe essere giapponese e non lo parlo molto bene. Mi sembra davvero strano che sia una lingua morta come l'inglese, ma non importa, li conosco entrambi e riesco a tradurre qualcosa. Quindi, da quanto rammento, meisei vuol dire fama, ai significa amore e un è traducibile come fortuna. Questo è un chiaro riferimento alla canzone che stavamo ascoltando prima, in quanto nel testo è presente la frase when gambling for fame, love and fortune che significa infatti "quando giochi d'azzardo per fama, amore e fortuna". Questo era inglese, invece. Non capisco perché non provino ad essere un po' più originali e cerchino di non tirare fuori nuove idee dal testo di una canzone, per poi fare copia e incolla. Odio quando succede, per questo motivo lo evito» spiegò Aar. «Ah, Keiarn, dove sarebbe questa Ellukana?» chiese in seguito.
«Il punto è proprio questo: non ne ho la più pallida idea» rispose la donna, ricevendo in cambio un'occhiataccia da parte dell'idol. «In genere si trova qui dentro, nella sala principale di questo posto, però non è sicuro che sia così anche stavolta. Voglio dire, magari potrebbe essersi ritirata nelle camere, oppure è andata a bere qualcosa... addirittura potrebbe fumare in questo momento! Sì, non guardatemi così: so che è illegale fare cose del genere praticamente ovunque nell'Universo, però, che ci crediate o no, in questo casinò si trova un'area per i fumatori. Ed è una delle stanze maggiormente frequentate dalla mia amica. Magari se proviamo a cercarla lì riusciremo a trovarla... aspetta, dammi un attimo di tempo per pensare a qual è la strada da fare.»
Ci pensò su un momento, poi spalancò gli occhi e indicò con un cenno del capo una donna in mezzo alla folla.
Il primo pensiero che fece Aar era che solo la sua ragazza poteva essere amica di persone come quella.
Era alta all'incirca come Keiarn, forse appena un po' di più, e la sua figura era magra e slanciata. Aveva gli occhi grandi con l'iride dorata, le palpebre ricoperte da un trucco che richiamava molto bene il cielo notturno che si poteva ammirare a Lers e per cui era famosa la capitale. I suoi capelli erano lunghi e grigi, le arrivavano appena sopra al sedere. Indossava una giacca di pelle nera sopra ad un abito da sera grigio scuro molto accollato e con una spaccatura che metteva in mostra le clavicole. Poi ce n'era anche una sulla gamba destra. Calzava delle scarpe nere con i tacchi, che sulla punta avevano inciso il simbolo delle picche. Sulle orecchie, inoltre, aveva un sacco di orecchini a cerchio d'oro.
Appena si accorse della presenza della sua vecchia amica, prese a saltellare sul posto e intanto batteva le mani, sembrava una bambina la mattina di Natale. Corse immediatamente incontro all'amica e la abbracciò, anche se sarebbe stato più corretto dire che la stritolò.
«Amica mia! Keiarn de'Vaash, da quanto tempo non ci vedevamo, dannato l'Astro Nascente! Come sono andate le cose in questi anni? Mi sa che ne sono passati dall'ultima volta... ah, sì, circa nove o dieci. Mi sento vecchia. Ad ogni modo, mi sembra che tu stia bene, eh, ad essere onesta mi sembra che tutto stia andando per il verso giusto là dove vivi tu» disse la donna, continuando a ridere. «Ehi, aspetta. Chi sono questi tre che hai portato con te, se posso chiedere?»
Keiarn spiegò che Aar era la sua fidanzata da appena una settimana, e che Jude e Zolay erano migliori amici e a loro volta erano amici della coppia. Sicuramente Ellukana non conosceva la Void e tutto il muro di menzogne che aveva costruito davanti a sé per non far vedere a nessuno cosa faceva in realtà.
«Perfetto. Vi auguro una vita felice come coppia, ve la meritate sicuramente più di me che sono maledettamente aroace. Il che significa che non provo attrazione né romantica né sessuale per nessuno. Sto bene da sola, in pratica. Scusate tantissimo, ma adesso devo scappare, avevo una questione da risolvere con uno di quei clienti abituali antipatici che non hanno nulla di meglio da fare se non crearti problemi. Se rimanete qui possiamo trovarci dopo, eventualmente» disse la donna, per poi congedarsi.
«Keiarn, dove se ne sono andati quei due? Mi riferisco a Zolay e a Jude, se non si fosse capito» chiese Aar, guardandosi un attimo intorno. Li aveva persi di vista e tremava all'idea che i due si fossero attaccati alle roulette o alle slot machine.
«Guardali, sono lì che si stanno divertendo. Lasciamoli fare. Intanto noi due possiamo girovagare per la stanza, ballare, prenderci qualcosa da bere... non so. Qualunque cosa tu voglia fare, per me va bene» disse Keiarn.
«Andiamo in giro, va bene» concordò Aar. Prese per mano la compagna, che arrossì, e poi iniziarono a camminare restando in religioso silenzio.
Mentre passavano in mezzo alla gente, Aar osservava tutti (e tutte) coloro che aveva intorno, e si sentiva come capita da quegli individui anche se non li aveva mai visti prima: vedeva così tante persone non etero, in coppie o terzetti addirittura, e intanto pensava che nei Tempi Bui situazioni del genere non erano molto ben viste. Molti morivano per avere gusti diversi in amore, oppure venivano perseguitati nei modi peggiori. Le faceva piacere sapere che quella situazione stava migliorando, anche se molto lentamente.
Guardò distrattamente in mezzo alle persone giusto per verificare se conosceva qualcuno e subito la sua attenzione fu catturata da una coppia di uomini che era sicura di avere già visto da qualche parte, erano molto familiari. Li vide infilarsi oltre una porta, che rimase aperta, e solo allora capì chi aveva appena incrociato.
Boss e Loy.
Abbandonò Keiarn e iniziò a correre verso di loro.
Quella notte avrebbe fatto ballare i cadaveri.
Spazio autrice
Scusate se ci ho messo tutto questo tempo per scrivere il capitolo, ma volevo fare una cosa fatta bene. Ansiosi di sapere cosa succederà nel prossimo e cosa si intende con quell'ultima frase? Al prossimo capitolo. Ah, ricordo che di recente ho rilasciato il sito e la playlist (si può trovare comunque dal sito) di questo libro. Entrambi si trovano al link twofacedlie.carrd.co che va copiato sulla barra di ricerca. Tutto qua. Stavolta ho anche provato a mettere più descrizioni dei luoghi e ho introdotto un nuovo personaggio, Ellukana. Come vi pare?
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