Capitolo 20 - Ritrovati

Il ragazzo con i capelli bianchi continuava a fissare i due con uno strano sguardo, e intanto sorrideva: secondo Zolay, non sarebbe finita bene e avrebbero fatto meglio ad uscire di lì non appena ne avrebbero avuto l'occasione. Dal canto suo, Jude non sembrava particolarmente turbato da quella presenza, anzi: era perfettamente tranquillo e gli stava addirittura sorridendo.

«Jude, ma ti pare normale che questo maniaco ci rinchiude dentro ad una fabbrica abbandonata e tu gli sorridi come fosse un tuo amico di vecchia data? Cioè, immagina solo le cose che potrebbe pensare di farci, e quali farà...» sussurrò la ragazza, ma lui si limitò ad ignorarla.

E poi si mese a ridere, mentre il ragazzo con i capelli bianchi li liberava e si univa al ragazzo, con una risata abbastanza sgradevole da sentire. 

Ridevano come se non fosse successo nulla di preoccupante, ma Zolay non era della stessa opinione.

«Siete solo voi, adesso ho capito» disse l'uomo. «Il mio nome è Goro, uso i pronomi he/him e sono etero, piacere di conoscervi. Be', piacere di conoscerti, in realtà, ragazza, perché il tuo qui presente amico Jude sa già chi sono, devi sapere che noi due ci conosciamo da una vita, e... vabbè, adesso non è  il momento di raccontare la traumatica e complicata storia di come ci siamo conosciuti noi due, giusto?» spiegò, mentre tirava fuori dalla tasca del suo camice una specie di taglierino e iniziava a rimuovere le corde che tenevano bloccati i due alle sedie.

Zolay spalancò gli occhi, chiaramente sorpresa dal cambiamento che era avvenuto in quell'uomo, e che non si aspettava.

«Quindi, qual buon vento vi porta qui oggi?» domandò in seguito, con un sorriso smagliante in volto che scopriva trentadue denti. La xyan, come al solito, era ancora abbastanza incerta nel decidere se fidarsi o no, ed era convinta che qualunque scelta avesse fatto sarebbe stata sbagliata.

«Niente di troppo problematico, Goro, dobbiamo solo recuperare un aggeggio che sicuramente hai anche tu, in mezzo a tutte queste componenti meccaniche tra le quali passerei volentieri le ore...» O'Brien si accorse che stava divagando, così si zittì e riprese il discorso che stava facendo. «Ad ogni modo, ce le hai quattro ATX-2? Mi servono per un'arma che sto progettando, e dal momento che pezzi come quello non si trovano ovunque...» spiegò Jude, ammiccando all'uomo, che subito si mise a ridere.

«Assolutamente sì, certo che ce le ho. Quattro, hai detto? Dammi un secondo solo e poi torno subito da te» rispose Goro. Si allontanò un attimo da loro e premette un interruttore, accendendo così la luce, dopodiché si spostò alla parte anteriore dell'edificio, dove c'erano montagne di componenti elettroniche e attrezzi, e si mise a cercare le schede madri che servivano all'amico.

Intanto, l'hacker continuava a sentirsi a disagio. Era come se da un momento all'altro Goro avrebbe potuto smettere di comportarsi da persona amichevole e li avrebbe attaccati, esattamente come era successo la prima volta che erano andati a O'Yara, e lei sperava con tutto il cuore che quelle cose non accadessero nuovamente.

«Dimmi, Goro, vivi ancora nella zona religiosa della città o hai deciso di addentrarti in quest'altro mondo abitato da gangster e terroristi?» domandò Jude, appoggiandosi con la schiena al muro, mentre l'amico continuava a cercare la scheda madre in mezzo a tutta quella confusione.

«Allora, io rimango ancora fedele all'Astro Nascente, sai, è sempre stato quello a graziarmi e a salvarmi da... be', sai, quello che è successo» dopo quelle parole, Goro sbuffò e tornò a cercare, fino a quando non recuperò quella che aveva tutta l'aria di essere una scheda madre. Si mise a frugare di nuovo tra le componenti elettriche. «Però, dal momento che in quella zona le case sono davvero troppo costose e mantenersi era troppo difficile, anche a causa di alcune persone che mi trattavano in un certo modo - e di cui non mi va di parlare al momento - ho deciso di spostarmi qui, nel deposito di merce che ho sempre usato per tenere e vendere la mia roba. Sicuramente è più pericoloso vivere qui, e non lo nego, ma... sai com'è, almeno non ci sono certi scocciatori e certe scocciatrici. Perché non nego che appartengono a più generi. Non ti dico che graffiti mi fanno qua fuori, quando non ci sono, e quando scoprono che mi sono trasferito qua. E poi, la fatica per lavarli via... guarda, O'Brien, lasciamo proprio perdere» continuò l'uomo, mentre tirava fuori da una montagna di ingranaggi e cavi altre due schede madri identiche alla precedente.

«Sì, immagino. Come ti trovi qui? Gran bel posto, eh?» scherzò ancora il meccanico, mentre guardava il suo amico che continuava a rovistare in mezzo a tutta quella roba. 

«Sì. Non nego che la notte si sentano dei rumori proprio piacevoli, sai, ci sono parecchi nightclub in questa zona - e non ti azzardare a domandarmi perché - e mettono di quelle canzoni che sono una schifezza unica: sono tutte uguali, gli unici argomenti di cui riescono a parlare sono la droga, il romanticismo, l'amore, il fumo, l'alcol, le feste sfrenate in discoteca, le donne...  e poi non parliamo dei testi! E delle basi strumentali! Aiuto, ragazzi, quando ero giovane io c'era musica molto migliore che girava» si lamentò Goro, dopo aver recuperato anche l'ultima ATX-2 che serviva all'amico.

«Su questo non posso essere più d'accordo» balbettò Zolay, suscitando sorpresa in entrambi i ragazzi, i quali si voltarono nella sua direzione con gli occhi spalancati. «Infatti la musica che ascolto io parla di altri argomenti, come la società, il bullismo, il razzismo, l'omofobia, la stupidità che ci sta assalendo e consumando dall'interno. La musica che io considero intelligente e pure bella. Secondo me è solo quella che ascolto io quella che si può considerare musica» concluse.

«Be', è bello sentirtelo dire, ragazza. A patto che tu sia davvero una ragazza. Ultimamente ho notato che sono davvero in molti quelli che si definiscono in generi diversi da quello maschile o femminile, o che riconoscono di non essere attratti da persone di sesso opposto, o almeno, da quelle ma anche da altre. I tempi cambiano davvero. Addirittura leggevo, da qualche parte, che ai Tempi Bui sulla Terra c'erano un sacco di persone che disprezzavano queste forme di amore, si facevano chiamare omofobi, e per loro non c'era divertimento più grande se non quello di violentare quelle povere creature con un orientamento sessuale che non si identificava né come etero né come cisgender. Addirittura fecero scoppiare una guerra contro di loro, e ne morirono a migliaia. Però, fortunatamente, adesso le cose sono cambiate» spiegò Goro, sotto gli sguardi interessati dei due.

Jude abbassò lo sguardo.

Sapeva perfettamente come ci si sentiva a essere vittima di quelle persone, ma non voleva richiamare quei ricordi.

«Per questo... be', Jude, Goro, voi due e Keiarn siete casi a parte, ma... io li umani li odio, li odio fortemente, mi fanno schifo e non penso assolutamente che il loro modo di comportarsi abbia un senso. Sono così egoisti, e poi ovunque vanno devono portare dolore, panico, sofferenza, traumi, guerra e distruzione. E a proposito di guerra: ne sono ossessionati. Secondo me è proprio a causa di quei pochi umani che sono rimasti al Governo che scoppiano ancora le guerre.» Ci rifletté. «Ah, e poi, un'ultima cosa: hanno una leggera ossessione per una specie di ideale, che dice più o meno così: il passato non va dimenticato. Il passato dell'umanità è pieno di guerre, quindi a cosa serve che continuino a farne come se non ci fosse un domani? A parte che un giorno non ci sarà davvero più un domani, ma...»

Goro interruppe la ragazza. «Hai perfettamente ragione, donna. Sono pienamente d'accordo con te, sai, non avresti potuto dire cosa più giusta. Solo che per me è un po' difficile parlare di queste cose... be', adesso non è il momento di spiegare» disse, per poi consegnare le schede madri all'amico, che le stava aspettando pazientemente.

«C'è qualcos'altro che posso fare per voi, oppure siete a posto così?» domandò Goro, sempre sorridendo ai due.

«No, guarda, ci servivano solo le schede madri. Prendi queste, ti serviranno» disse Jude, mettendo delle monete in mano all'uomo. Lui annuì, e poi si offrì per accompagnare i due ragazzi fino all'astronave, che fortunatamente non aveva subito danni troppo gravi durante lo scontro con i terroristi che li avevano attaccati in precedenza. I due salirono e poi agitarono la mano in segno di saluto, infine decollarono con destinazione Residenza Nera.

...

«Sai, io e Goro ci siamo incontrati in circostanze strane, quando ancora vivevo sulla Terra. Stavo scappando da un gruppo di persone armate di pistole ioniche di ultima generazione - e che adesso sarebbero considerate obsolete - e stavo cercando disperatamente un posto dove infilarmi per nascondermi da loro e salvarmi la pelle. A un certo punto, ho sentito un braccio che mi tirava da una parte e mi sono spaventato molto, poi però ho visto lui e ho capito che qualcuno mi aveva appena salvato. Ci trovavamo in un edificio abbandonato simile ad una fabbrica, come quello di poco fa. Quando quel gruppetto si è presentato alla sua porta chiedendo di me, mi ha indicato un punto vicino dove nascondermi e ha detto che non sapeva nulla. Mi sono salvato, per fortuna. Sono rimasto lì con lui un po', e ho scoperto di avere i suoi stessi interessi: la meccanica, la tecnologia, lo sviluppo, anche se non avevo conoscenze in merito. Allora lui mi insegnò tutto quello che c'era da sapere, dalle basi fino alle cose più complesse. Poi lui decise di spostarsi, perché nessun pianeta nella via Lattea, conosciuta anche come Galassia Diciassette, era più abitabile. E mi lasciò lì da solo. E oggi è il giorno in cui, dopo tanto tempo, ho ritrovato il mio più caro amico. Sono stato felice di vederlo, mi sembrava che stesse anche abbastanza bene» raccontò Jude, tra un sospiro e l'altro, mentre pilotava abilmente l'astronave da viaggio di Keiarn.

«E, se posso chiedere... come mai mi ha completamente dato l'impressione di essere disperato, depresso e disturbato? Cioè, sempre se posso chiedere...» chiese Zolay con voce rotta, mentre fissava il pavimento. Era evidente che quella storia l'aveva turbata, e forse iniziava a capire i motivi per cui Goro si comportava in quel modo che le risultava altamente fastidioso.

«Be', vedi, i terroristi della Galassia Quattro... loro... loro hanno sparato a sua moglie mentre lo aiutava a riparare un'astronave, e dopo quell'episodio ha iniziato a chiudersi in sé stesso sempre di più. Fino a quando non sono arrivato io. Questo è anche uno dei motivi per cui noi due siamo diventati amici, tra l'altro, perché... non per vantarmi, ma è solo grazie a me se adesso è un po' più allegro o amichevole. Sulla Terra, di persone come lui, avremo potuto dire "è un orso". Sai, le espressioni che usano gli umani sono stupide, per questo io non le uso. Anche se sono umano, ma dettagli » spiegò Jude, sempre sospirando.

«Capisco che l'argomento ti turba, quindi per il tuo bene è meglio non tornarci» concluse Zolay, con tono di voce perentorio. Poi si addormentò di nuovo e il meccanico non poté fare altro se non limitarsi a sorridere nella sua direzione e continuare a guardare davanti a sé.

...

«Eccovi qui, ragazzi!» esclamò Keiarn, dopo che ebbe aiutato il meccanico e l'hacker a scendere dall'astronave, e facendosi dare una mano a sua volta da Aar, che sembrava tutt'altro che contenta di vederli. Jude pensò che probabilmente alla graentiana sarebbero mancati tutti i momenti di intimità con la criminale galattica.

«Abbiamo recuperato le schede madri, come dovevamo, e ne abbiamo quattro attualmente. Ne abbiamo per tutti» spiegò l'umano, mostrando i quattro pezzi mancanti per completare i disintegratori alla sua leader.

«Aar, non è che sembri molto contenta di vederci... è successo qualcosa?» chiese infatti, con un sorrisetto sarcastico che all'idol non piacque per niente.

«No, è che sono solo stanca e probabilmente adesso andrò a farmi una dormita. Ultimamente non mi sento troppo bene, però non è nulla di grave o preoccupante, quindi non fatevi troppi problemi. Risolverò questa cosa da sola, e se non dovessi riuscirci... vi faro sapere» disse, concludendo il tutto con un respiro profondo.

«Allora è meglio che vai, con loro due rimango io» disse Keiarn, sorridendo allegramente. Mentre l'idol si allontanava dal gruppo, notò che la compagna era rimasta lì a chiacchierare allegramente con i due ragazzi.

Si chiese come poteva essere così tranquilla dopo la notte che avevano appena passato, e poi continuò per la sua strada verso la camera da letto.

Non si accorse che Jude la stava guardando con aria interrogativa.

Spazio autrice

Per celebrare le 400 letture di Two-Faced Lie, raggiunte oggi, vi porto un capitolo lungo a cui ho lavorato duramente, e spero vi sia piaciuto. A breve verranno rilasciati una playlist Spotify a cui hanno lavorato parecchie persone (tra Wattpad e altro!) e anche un sito fatto con Carrd, dove trovare informazioni sui personaggi, sull'autrice, sui fan, sulla serie e sui progetti collegati ad essa. Grazie del supporto che mi date! Detto questo, ci vediamo al prossimo capitolo :D

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