Capitolo 18 - Il disintegratore

Jude stava ancora trafficando con cacciaviti, chiave inglesi, viti, bulloni, chiodi e cavi elettrici, qualche volta con un oloschermo per fare dei calcoli o per prendere degli appunti. L'arma che stava creando era il prototipo di un qualcosa di notevolmente potente, che avrebbe potuto ridurre al nulla cosmico chiunque avesse incrociato la sua traiettoria. Stava progettando un'arma che lui adorava chiamare "il disintegratore", che era in apparenza una comune pistola ionica, solo che in fatto di potenza quest'ultima era nulla in confronto alla sua creazione. Difatti, il disintegratore non solo uccideva chi colpiva senza provocare emorragie, ma appunto disintegrava, distruggeva, non lasciava traccia del corpo, riducendolo a nientemeno che atomi e molecole.

Ovviamente avrebbero dovuto usarlo con attenzione, però una volta puntato contro la persona giusta sarebbe tornato veramente utile... e ne aveva un bell'elenco, per quello che gli avevano fatto, di gente che voleva cancellare dalla faccia della Terra, anche se forse non sarebbe stato possibile farlo del tutto.

Avrebbe trovato un modo anche per quello.

Mentre rimirava quella che sarebbe stata la struttura interna del disintegratore e continuava a riflettere su come avrebbe potuto impostarlo esteriormente, era importante che l'apparenza fosse stata decente, e che avesse lasciato intendere tutto il potere che possedeva l'arma.

«Porco schifo» imprecò a un certo punto, quando si rese conto che, con ogni probabilità, la scheda madre, che avrebbe permesso il funzionamento della pistola non si trovava nella Residenza Nera, e probabilmente sarebbero dovuti uscire da lì e viaggiare per recuperarlo. Con ogni probabilità, là fuori ci sarebbero stati i terroristi della Galassia Quattro ad attenderli, e la possibilità di morire per mano loro era davvero alta.

«Cos'hai tu da lamentarti, adesso?» chiese Zolay, che da quando aveva iniziato a programmare il virus per distruggere il sistema informatico della Void non aveva mai fatto una pausa. La sua idea era di intromettersi tramite la connessione di un utente della Void online nel suo motore di ricerca, e una volta lì avrebbe spacciato il suo file come un innocuo sito ordinario. Una volta che il malcapitato (o la malcapitata) avrebbe cliccato il link, il file con il virus si sarebbe automaticamente infiltrato nel database della Void e avrebbe copiato tutto quello che avrebbe trovato, per poi trasferirlo direttamente all'oloschermo di Zolay, che in seguito lo avrebbe aperto senza nessuna difficoltà. E poi li avrebbe chiaramente usati contro l'organizzazione, condividendo le sue scoperte con Keiarn e Aar. Sarebbe stato un lavoro duro, ma era abituata, e le piaceva creare quel tipo di virus, quindi non si faceva problemi.

«Sai cosa c'è, Zolay? Mi sono appena reso conto che è impossibile che nella Residenza Nera tengano la scheda madre che sto cercando, è una ATX-2. Vorrei anche chiedere a Keiarn se ne ha mai sentito parlare, anche se lo trovo piuttosto improbabile, ma... ecco, lasciamo stare il motivo per cui non glielo voglio domandare. E adesso come faccio?» chiese Jude, mettendosi le mani nei capelli.

«Ah, be', caro mio, quello è l'unico modo. Se non ha quella scheda madre che ti serve, allora... be', vorrà dire che andremo a cercarne una in uno di quei negozi di componenti meccaniche di Lers, lì sicuramente troviamo qualcosa» suggerì l'hacker, con un certo disprezzo nella sua voce.

«Sì, mi vedo costretto a chiederglielo, a questo punto. Ad ogni modo: c'è un problema, per quanto riguarda quella dannatissima scheda madre. Le ATX-2 sono considerate illegali e in più costano un rene - eh, magari anche entrambi - senza contare il fatto che sono praticamente introvabili. Conosco un posto vicino a Lers dove potremo trovarlo, come hai detto tu, ma è in uno dei quartieri più malfamati e la possibilità di farci uccidere è alta. Come lo è anche la probabilità che ci facciano qualcosa di peggiore» spiegò il ragazzo.

Zolay rabbrividì non appena sentì le parole 'qualcosa di peggiore'. «In che senso qualcosa di peggiore? Potrebbero, tipo...»

«Allora, in primis io sono un trans male, e questo sicuramente non aiuta: si capisce solo dalla mia voce che prima di diventare quello che sono ora - che, in tutta sincerità, preferisco - ero una ragazza. E poi... be', Zolay... allora, non fare pensieri strani come al tuo solito, ma devo ammettere che sei una ragazza carina. Dico solo questo, perché sai come finiscono quelle come te nei quartieri malfamati, dovresti ricordartela molto bene quella volta che ci trovavamo a O'Yara e...» iniziò Jude, ma la ragazza lo bloccò facendo un gesto con la mano, zittendolo. 

Evidentemente il ricordo di quello che gli era successo, quella volta che erano nella capitale della Galassia Cinque, rappresentava ancora un trauma difficilmente superabile, quindi il ragazzo decise che era meglio non infierire. 

«Senti, adesso vado da Keiarn. Supererò la mia paura di... be', okay, te lo dirò in un altro momento» disse infine il meccanico, ma la ragazza gli appoggiò la mano sulla spalla come a impedirgli di andare via da lì.

«Jude, perché ti comporti così? Siamo letteralmente migliori amici e ti vergogni di dirmi perché la leader della rivolta ti spaventa così tanto?!» disse l'hacker, adesso il suo tono di voce era quello di una persona arrabbiata nera.

«Quando sarà il momento lo saprai» si limitò a dire il ragazzo, e poi uscì dalla stanza, ignorando la sua migliore amica che era rimasta sbalordita di fronte al suo comportamento così arrogante ma allo stesso tempo riservato.

...

Aveva cercato Keiarn in tutta la casa, e dopo circa quindici minuti la trovò nel salotto delle cameriere a coccolarsi con Aar davanti ad una serie televisiva horror che Jude sembrò riconoscere subito. Era vecchia, parecchio vecchia, la guardavano gli umani nei Tempi Bui, e si chiamava 'Girl From Nowhere', parlava di una ragazza demone che si nascondeva dietro la maschera di umana e si ritrovava ad affrontare i casi più stravaganti, e per certi versi faceva davvero senso.

Il ragazzo provò a chiamarle, ma quelle non sembrarono ascoltare le sue suppliche. A un certo punto sbottò: «E allora! Potete almeno evitare di fare certe cose quando ci sono io in giro?» e fu solo allora che l'idol e la criminale si accorsero della presenza del meccanico.

«Ah, sì, scusaci. Comunque, cosa ti porta qui? Ti serve qualcosa?» chiese Aar, senza distogliere lo sguardo dallo schermo dell'oloschermo e, cosa più importante di tutte, senza smettere di accarezzare la testa della fidanzata e passare le dita tra i suoi capelli corti e scuri come la notte.

«Ehm, Keiarn... ce l'avresti una scheda madre ATX-2? Mi serve per un'arma che sto costruendo, e ho realizzato che mi serve quel componente molto urgentemente» chiese il ragazzo, con voce tremante. Era chiaro che fare quella richiesta l'aveva messo in imbarazzo, e parecchio.

«Allora, mh, una ATX-2, giusto? Non credo di averla. Aspetta... ma non è una componente illegale? Perché ti serve proprio quella?» chiese Keiarn, visibilmente insospettita di fronte a quelle parole.

«Perché io ho creato un'arma che può letteralmente cancellare dalla faccia della Terra chiunque venga colpito dal suo raggio, non a caso l'ho chiamata disgregatore. Ho studiato molto attentamente e molto bene come l'avrei costruito, ho valutato le varie opzioni a cui avevo pensato, e poi ho tratto la conclusione che la ATX-2 sarebbe stata la scelta migliore per far funzionare nel modo in cui voglio io il disgregatore» spiegò il meccanico, solo per ricevere uno sguardo annoiato da parte di Aar.

«No, io non possiedo niente di illegale in casa mia, per quanto possa sembrare la persona perfetta per farlo. Mi sa che dovrai raggiungere un po' lontano da qui per recuperare un'ATX-2. Potrei anche prestarti la mia astronave da viaggio, però devi promettermi di riportarmela intera e senza la presenza di un graffio, di uno striscio o di un proiettile di pistola. Sai come sono quelli della Galassia Quattro, mi piace molto soprannominarli Cecchino Facile» scherzò l'umana, ridacchiando un po'. 

«Ok, prometto che la tua astronave rimarrà la stessa dall'inizio alla fine» giurò il ragazzo, per poi fare dietrofront e tornare alla stanza in cui lavorava assieme a Zolay.

Quando lo vide, sbuffò e poi gli chiese, con aria annoiata: «E allora, com'è andata con Keiarn? Che ti ha detto?» domandò ancora l'hacker, mentre continuava a digitare comandi rapidamente sullo schermo olografico.

«Ah, ha detto che posso usare la sua astronave per viaggiare fino alla Galassia Cinque, dove sicuramente riuscirò a trovare quello che sto cercando. Mi sa proprio che dovremo tornare a O'Yara. Mi dispiace, ma è l'unico. E poi, ti prometto che non ci metteremo molto e ti porterò fuori di lì appena sarà possibile. Questa volta cercheremo di evitare quello che è successo in precedenza» disse Jude, mentre infilava una pistola ionica nei pantaloni.

«Jude. Ti devo ricordare ancora che sono aromantica? Perché io ho come la sensazione che tu ci stia provando con me, pur sapendo che io non provo attrazione per nessuno?» disse lei, con le mani che le tremavano, e quello non era assolutamente un buon segno.

Non era bello vederla arrabbiata, per niente.

«Zolay, quello che sto cercando di dire è che in quanto tuo migliore amico voglio cercare di proteggerti. E mi sembra una cosa normalissima. Ti ho detto che rispetto la tua incapacità di provare attrazione romantica, e per questo motivo non sono innamorato di te. Non sono proprio innamorato in realtà. E puoi venire con me solo se vuoi, sai, non è che cambia più di tanto» disse il ragazzo.

Zolay sorrise e rispose: «Ovvio che vengo. Andiamo subito!»

...

I due montarono sull'astronave da viaggio di Keiarn, salutarono le due ragazze e poi partirono alla volta della Galassia Cinque, dove avrebbero recuperato le schede madri ATX-2.

«Andrà tutto bene. Andrà tutto bene. Non devi avere paura» continuava a ripetere l'hacker a bassa voce, mentre leggeva qualcosa sul suo oloschermo come per tranquillizzarsi.

A un certo punto la nave tremò e la ragazza saltò su con un'espressione terrorizzata stampata in viso: stava rivivendo l'incubo che da bambina l'aveva traumatizzata, provocandole quel famoso disturbo da stress post-traumatico.

«PORCA DI QUELLA...» urlò l'hacker, mentre il meccanico, che era appena finito per terra, cercava di rialzarsi.   «SIAMO SOTTO ATTACCO!»


«Se ci tieni alla pelle vieni qui ed aiutami» ribatté lui, che immediatamente si mise a smanettare con il pannello dei comandi della nave e stava attivando e potenziando più che poteva i meccanismi di difesa della nave.

Un urlo disumano squarciò la stanza.

Stava tornando.

Spazio autrice
Eh, ma cosa di preciso stava tornando? Lo scopriremo nel prossimo capitolo, dove Zolay e Jude saranno i protagonisti indiscussi, come già avevo detto. Spero vi sia piaciuto :3

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