Capitolo 15 - L'hacker

Quella mattina, Aar non sembrava particolarmente di umore stabile: si sentiva strana, dopo la notte romantica che aveva trascorso con la sua nuova fidanzata, una donna straordinaria che da troppo tempo aspettava (e voleva, che domande) come compagna. 

Non avrebbe saputo stabilire se fosse meglio lei oppure Ashyx, che aveva perso parecchi anni fa. L'unica cosa che riteneva sicura, ormai, era che avrebbe impedito in tutti i modi che anche Keiarn facesse la stessa fine della sua ex ragazza, e l'avrebbe impedito anche a costo di perdere la sua stessa vita.

Si tirò su dal letto, si sistemò con rapidità i vestiti, si mise le scarpe e si diede una rapida pettinata con le mani ai capelli. Probabilmente, l'altra aveva sentito movimenti vicino a lei e si era accorta che la donna si era alzata. 

Con gli occhi carichi di sonno disse: «Zolay sta per arrivare, Aar. Ora devi andare all'ingresso della Residenza, sai, quella porta da cui sei miracolosamente entrata quella volta... dobbiamo ringraziare la Void solo per un motivo, in tutto questo: ci ha fatte incontrare e ci ha unite. Un po'come...»

«...le nostre bocche ieri sera... e, be', diciamocelo, anche i nostri corpi sembravano uno solo, se ci fai caso» continuò Aar. Salutò rapidamente l'umana e dopodiché uscì dalla camera, diretta all'ingresso della Residenza Nera, dove era sicura che avrebbe trovato Zolay.

Nell'esatto momento in cui raggiunse finalmente il grande portone nero da cui, tempo addietro, era entrata assieme a Makaesh - non doveva pensare a lxi, adesso, altrimenti avrebbe avuto una giornata ancora peggiore di quella che già stava passando -, sentì che la suoneria impostata da Keiarn per quando qualcuno provava ad entrare si era appena attivata, e stava riproducendo una vecchia canzone che ascoltavano sulla Terra intitolata "Devil's Casino". Non era una canzone molto popolare, ma rimaneva comunque carina e aveva un bel ritmo.

Digitò rapidamente il codice di sicurezza, comunicatole dalla sua compagna quella notte, mentre si baciavano... no, non doveva pensare neanche a quello, non doveva pensare al fatto che stavano per spingersi molto oltre, al fatto che avrebbero potuto esagerare e superare il limite... almeno, non doveva concentrarsi su quello.

Si trovò davanti una xyan alta circa un metro e settantacinque. Gli alieni come lei avevano lunghi capelli di un colore che era una mezza via tra il blu e il nero, i suoi occhi erano del colore della morte e della disperazione. Indossava una maglia accollata con una stampa di Y'Ther in bianco e nero e un paio di pantaloni neri, su cui si poteva leggere la scritta in verticale: "Se la tua stella si è spenta, trova il modo di farla brillare". La frase per cui Aar era più conosciuta nell'Universo, la frase che aveva ispirato gli altri e li aveva motivati ad amarla e sostenerla.

«Oh, per l'Astro Nascente, tu assomigli proprio tantissimo a Y'Ther... sai, lei è la mia guida e la luce della mia speranza... eh, scusami, sto divagando troppo. Non dovrei dire queste cose ad una sconosciuta. Ad ogni modo: il mio nome è Zolay, ho venticinque anni e sono una ragazza cisgender. Questo vuol dire che i miei pronomi sono she/her.»

Ci fu un attimo di silenzio in cui Aar non seppe cosa rispondere: possibile che quella ragazzina avesse scoperto la sua vera identità? Oppure era solo un caso? Magari aveva solo trovato delle somiglianze? 

«Quindi, si può sapere perché mi avete chiamata qui? Jude e quella donna non hanno voluto dirmelo. Non è che avete dei secondi fini strani, tipo rivelare all'Universo le tecniche che uso nel mio lavoro? Oppure avete intenzione di...»

La graentiana fece un gesto con la mano come per zittire Zolay, e quella si arrestò di colpo. Probabile che stesse per dire qualcosa di molto spiacevole riguardo alle intenzioni che, nelle sue ipotesi oscure, avrebbero potuto avere Keiarn e il ragazzo che Aar tanto odiava.

«Ti conviene startene in silenzio, Zolay. Altrimenti, come sei entrata qui dentro te ne vai anche fuori» la ammonì Aar.

«Lo sapevo... lo sapevo che siete solo un gruppetto di delinquenti che ha preso in ostaggio Jude! Adesso vengo io, non temere, ti porterò via da ques...» 

L'hacker provò a correre dentro alla Residenza, ma Aar fu di gran lunga più veloce di lei e, con un gesto fulmineo, la prese per il braccio e la trattenne, facendo pressione a tal punto da infilarle le unghie nella carne e sentirla gemere dal dolore. 

Non capiva cosa facesse più male tra le due cose, e avrebbe dato di tutto per scoprirlo, in modo tale da rendere la cosa ancora peggiore.

«Ascoltami molto bene, ragazza hacker o come preferisci farti chiamare» esordì Aar, incenerendola con lo sguardo.  «Non so cosa credi che facciamo qui, se eseguiamo pratiche perverse, se molestiamo le persone, se picchiamo la gente a sangue o addirittura la uccidiamo... be', non mi interessa neanche quello. Ti abbiamo chiamata qui per una buona causa, ovvero perché ci serve il tuo contributo: grazie alle tue abilità tecnologiche che, mi dispiace dirlo, sono di gran lunga più sviluppate di quelle di Keiarn De'Vaash, che attualmente si trova in questo edificio, prenderai parte ad una missione per proteggere l'Universo da un'organizzazione che vuole rovinarlo e peggiorare le sue condizioni attuali. Keiarn ti spiegherà la situazione non appena ti avrò portata da lei» spiegò, mentre la ragazza ascoltava in silenzio e con le lacrime agli occhi.

Zolay sembrava sul punto di piangere dal dolore e non appena Aar si rese conto che stava esagerando decise di allentare la presa sul braccio della ragazza. Quella tirò un sospiro di sollievo e poi si massaggiò per un momento il braccio.

«Aar, ma da quand'è che tratti così gli ospiti? Perdonala, Zolay, non avrebbe assolutamente dovuto fare così. Sapevo che sarei dovuta venire io, per poi farti il giro della casa, ma il fatto è che ero troppo stanca per farlo da sola. Sembra proprio che ti faremo fare il giro della Residenza insieme, allora!» disse una voce, che la graentiana dai capelli viola identificò subito come quella di Keiarn.

«Hai dimenticato di prendere la tua dose mattutina di pillole della simpatia, oggi, eh?» scherzò Aar, sorridendo alla compagna.

«A quanto pare sì, ero troppo stanca anche per fare quello» rispose l'altra, ricambiando il sorriso e arrossendo un po'.

«Ciao Keiarn. Puoi farmi vedere dove dormirò, e dove dovrò passare il resto dei miei giorni qui?» chiese Zolay, con aria assolutamente assente.

La ragazza terrorizzata e sofferente di prima era sparita di colpo.

«Ma tu stai ancora parlando come se fossi appena finita all'Inferno, nello stile di quella serie animata che andava intorno al Ventunesimo Secolo Terrestre e che si trovava su quel sito pieno di video, e come se non ne potessi più uscire? Keiarn, puoi spiegarglielo anche tu che è finita qui per una dannatissima buona causa?!» sbottò Aar. Quel giorno non ce l'avrebbe fatta a stare tranquilla, per nessun motivo.

«Non c'è che dire, adesso ti faremo fare un bellissimo giro della Residenza! Andiamo!»

Un attimo.

Mi ha appena ignorata?!

Aar sentì una strana rabbia montarle dentro per la reazione che aveva avuto la sua fidanzata in quel momento: si erano messe insieme giusto quella notte, e ora quella lì si azzardava  a comportarsi da maleducata con lei? Che storia era quella?

Dopo che le ebbero fatto fare un tour guidato con tutte le stanze della Residenza Nera - almeno, di quelle accessibili al pubblico-, l'avevano portata all'interno della sua stanza che, guarda caso, era giusto la camera alla destra di quella di Aar; l'avevano condotta infine alla stanza in cui per il prossimo periodo avrebbe lavorato con Jude ai meccanismi di difesa che avrebbero usato per combattere eventuali attacchi della Void  e poi per arrestare quell'associazione in via definitiva.

La lasciarono sola e poi la graentiana si limitò a seguire l'umana dai capelli neri per i corridoi.

«Keiarn, si può sapere cosa ti prende? Non è che la notte che abbiamo passato ha fatto lo stesso effetto che ha fatto anche a me, e ora sei un po' scombussolata e non riesci più a trovare un senso alle tue azioni? Oppure stai solo avendo una brutta giornata? Sono la tua fidanzata, in fondo, puoi dirmi tutto. Ah, altra cosa: perché prima mi hai ignorata?» chiese, tutto d'un fiato.

Keiarn rispose solo dopo pochi secondi, precedendo le sue parole con un sospiro sconsolato. «Sì, la notte romantica che abbiamo passato è stata come un pugno nello stomaco. Era da tantissimo tempo che non facevo un'esperienza di questo tipo, quindi non ero molto preparata. Ma per la mia ragazza questo e molto altro. Comunque, prima ti ho ignorata perché prima avevo bisogno di spiegarti una cosa su Zolay che forse non ti avevo detto prima.»

Le due si fermarono, abbastanza lontane dalla stanza dell'hacker perché non le sentisse.

«Dimmi, quante cose sai su Zolay?»

«Che si identifica nel genere femminile, che ha venticinque anni e che è l'hacker più isterica dell'Universo. Ah, e poi che è anche una grande fan di Y'Ther, cioè, volevo dire, è una mia fan. L'ho vista con il mio merchandising addosso, quando è venuta qui, e aveva quei bellissimi pantaloni... oh, quasi dimenticavo, lei è una xyan.»

«Bene, allora c'è ancora un paio di cosette che dovresti sapere su di lei. In primis è aromantica, se non sai cosa vuol dire... sostanzialmente, non è attratta romanticamente da nessun genere o sesso. Questo la rende ancora più... sociopatica, diciamo. Alla sociopatia si aggiunge anche un altro disturbo mentale, che è quello da stress post traumatico. Un giorno ti racconterò la sua storia e cosa le è successo, te lo prometto. Quindi dovrai abituarti a lei, e capire perché si comporta in certi modi, anche se ti danno fastidio non ci si può fare niente. E mi dispiace moltissimo per averti ignorata, prima, ma l'ho fatto per educazione. Scusami.» 

«Capisco. Promettimi che ti farai perdonare.»

«Appena potrò, e lo farò nel migliore dei modi. Quello che sto per fare è solo una piccola parte di quello che sarà il "pagamento finale", per così dire.»

L'umana ridacchiò, poi si avvicinò ad Aar esattamente come aveva fatto quella notte e la baciò appassionatamente in bocca, sapendo che quell'azione avrebbe fatto sentire bene la compagna. Infatti fu così.

«Ora vai, altrimenti le tue colleghe cameriere inizieranno a farsi venire delle idee strane» raccomandò Keiarn, facendo un occhiolino alla sua ragazza.

L'altra sorrise, annuì e poi corse via, con un certo sorrisetto stampato sulle labbra.

Spazio autrice

Come avrete potuto notare, introdurre personaggi normali o che aderiscono pienamente al resto della massa non è il mio forte. Del resto neanche io mi definisco "come la massa", quindi... Anyway, che ne pensate di questa hacker sociopatica e con un disturbo da stress-post traumatico? Fatemi sapere! Abbiate una buona giornata/serata!  

P.S.: In questo capitolo ho messo due riferimenti a due dei fandom di cui sono parte, vediamo chi riesce ad indovinare :3

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