Capitolo 13 - Fiducia

Aar si era appena seduta sul bordo del suo letto, si era messa con la testa appoggiata alle ginocchia e i lunghi capelli viola le ricoprivano la schiena e la faccia a mo' di mantello. Sul suo viso c'era un'espressione sconsolata ed era proprio per quello che stava cercando di non darla a vedere.

Sicuramente Keiarn non le avrebbe detto quello che si aspettava lei, quello che da quando l'aveva incontrata per la prima volta alla Residenza Nera, quando ci era arrivata per ucciderla, avrebbe voluto sentirsi dire sin da subito.

Come mai continui a pensare a queste cose, Aar? 

Non avevi detto che dopo la tua Ashyx, la tua amata Ashyx che hanno ucciso davanti ai tuoi occhi mentre tu guardavi l'aggressore senza sapere come reagire, non ti saresti più innamorata di nessuno e avresti lasciato perdere ogni tipo di attrazione che avresti provato nei confronti di qualcuno?

Lo sapeva benissimo che si era imposta delle regole in fatto di amore, perché non avrebbe potuto tollerare di vivere situazioni o esperienze in cui la persona di cui si innamorava, una qualsiasi donna, veniva ammazzata davanti a lei. 

Sarebbe morta per la persone che amava, l'avrebbe lasciata vivere al posto suo perché lo meritava molto di più di lei, e nel peggiore dei casi si sarebbero fatte trascinare entrambe all'Inferno.

Qualcuno bussò alla sua porta e non appena sentì il suono delle nocche che battevano sul metallo Aar saltò su e si vestì con una rapidità unica. In quel momento realizzò che tutti i cambi costume che effettuava mentre andava in scena le sarebbero tornati parecchio utili in casi come quello.

Aprì la porta e si trovò la donna umana dai capelli neri vestita in un modo in cui non si sarebbe mai aspettata di vederla: indossava una canottiera grigia con delle spalline sottilissime e ampiamente  scollata sul davanti, talmente tanto che lasciava intravedere probabilmente tutti i tatuaggi che aveva fatto sul busto. Aveva anche un paio di pantaloncini bianchi con delle lettere nell'alfabeto umano sparse qua e là, e quelli non lasciavano intravedere alcun tatuaggio. I suoi capelli erano spettinati e sembravano anche abbastanza sporchi, il trucco era stato messo di fretta e il rossetto nero come la morte era sbavato.

«Ma dai, mia signora, non serviva che ti preparassi in fretta e furia solo perché dovevi venire qui a parlarmi... cioè, mica sarei offesa se fossi venuta in pigiama...» scherzò Aar. Avrebbe voluto  tantissimo completare quella frase con qualcosa come «... tanto sei bella lo stesso e ti accetterò comunque» ma decise di non farlo.

Del resto, non poteva sapere per quale motivo Keiarn aveva bisogno di parlarle e cosa avrebbe dovuto riferirle, quindi non era consentito permettersi alcun tipo di passo falso.

«Possiamo sederci qui, sul tuo letto? Oppure preferisci che andiamo in camera mia? In realtà non è che fa molta differenza, ma...» propose l'umana, e subito Aar rispose che sarebbe stato meglio rimanere in camera sua, perché altrimenti avrebbero dovuto fare molta fatica in più per spostarsi all'interno della Residenza Nera.

«Dunque, forse questo non lo sapevi ma... be', ho parlato un po' con Jude ieri notte e lui mi ha raccontato di essere un bravissimo meccanico. Questo è un altro motivo per cui valuto di reclutarlo: perché può tornarci utile, se vogliamo far saltare in aria qualche bella organizzazione come la Void.» Fece una pausa, come per cercare le parole giuste. «Però io sono troppo debole come hacker e tecnico, quindi non posso competere con lui né aiutarlo. Proprio per questo motivo, Jude mi ha suggerito di contattare la sua migliore amica, un'hacker di nome Zolay, che potrebbe assolutamente fare al caso nostro.» 

Ovvio che non voleva dirti quello che ti aspettavi tu, Aar cara. Perché continui a fare tutti questi castelli in aria ed illusioni, quando sai perfettamente che quello che vuoi che succeda è solo un'utopia? 

«Okay. Aspetta un attimo... cosa intendi con "far saltare in aria qualche bella organizzazione come la Void"?» chiese, senza far notare a Keiarn quanto stava soffrendo dentro di sé.

«Be', sai, ci ho riflettuto a lungo nei giorni scorsi. Vedi, se la Void non riceve più notizie da te, a un certo punto inizierà a farsi delle domande. Se proprio non ti vede tornare, allora manderà alcuni dei suoi emissari proprio qui, cioè dove dovresti essere teoricamente, e se scopriranno che non mi hai ancora uccisa ti faranno scontare una pena bella salata, il che potrebbe equivalere ad un attacco alla Residenza. In quel caso dobbiamo essere pronti, perché dovresti sapere anche tu a quanto possono arrivare quelli della Void» spiegò la criminale galattica.

Aar fece per interromperla, ma lei fu più veloce e riprese a parlarle.

«Prima che tu me lo chieda: c'è il 99,9% delle probabilità che tutto questo accada. Io e Jude ci siamo messi a calcolare la probabilità e abbiamo ricontrollato più e più volte di aver eseguito correttamente il ragionamento.»

Jude, Jude, Jude, ancora Jude... possibile che quella lì riuscisse a pensare solo a Jude? 

E allora, se Jude O'Brien era il cuore del problema...

...allora bisognava eliminare proprio quello...

No, non era assolutamente il momento di mettersi a pensare a come avrebbe potuto decapitare Jude... cioè, le sarebbe piaciuto da morire, dal momento che Keiarn stava concentrando troppo le sue attenzioni su di lui, però rimaneva comunque una persona importante che avrebbe potuto aiutarle.

Ora voleva combattere la Void assieme a loro e avrebbe fatto davvero di tutto per aiutare l'umana a raggiungere il suo scopo di far crollare l'impero del terrore che quell'organizzazione di cui si era tanto fidata aveva costruito. 

Anche grazie a lei, perché ci aveva messo del suo.

«Ah, un'ultima cosa. Ho già contattato Zolay, dovrebbe arrivare giusto domani mattina a bordo di un'astronave da laboratorio. Se te ne intendi di astronavi, è una Doreaen XVI K-168, colore grigio scuro. Ti sto dicendo tutto questo solo perché... vorrei che domani mattina facessi tu gli onori di casa. La stanza in cui alloggerà è la camera libera a destra della tua. Sentiti libera di sgridarla se fa troppo casino la sera, e se ti dà fastidio dillo pure a me. Diciamo che lei è... un tipo particolare, ecco.» 

«E... perché lo devo fare proprio io, quando ci sono donne molto più affidabili di me, come Pareii? Ho...»  

«Aar, ascoltami molto attentamente. Sono nata malfidente e rimarrò tale: per me è sempre risultato davvero difficile cambiare gli aspetti del mio carattere e della mia personalità. Non mi fido completamente di nessuno, nella mia Residenza, anche se lavorano tutti per me.»

La criminale fece una pausa e mentre disse quelle parole tutto quello che circondava le due donne sembrò cancellarsi per un secondo, lasciandole da sole nel silenzio.

«E... be', devo ammettere che tu sei stata l'unica in grado di guadagnarsi la mia fiducia fino in fondo. Io mi fido ciecamente di te, Aar, e spero che tu ricambi.»

La graentiana dai capelli viola arrossì visibilmente e sentì che tutto il suo corpo andava in fiamme, improvvisamente il sangue che le scorreva nelle vene era diventato bollente e la sua vista si era annebbiata, rendendole difficile la distinzione di quello che c'era nella stanza.

Keiarn sembrò accorgersene. Sorrise, la salutò con un gesto della mano e se ne tornò da dove era venuta.

...

Rimase tutta la notte a riflettere su quello che era successo quella sera: il complimento, tutte quelle irritanti lodi a Jude, le sue aspettative tradite.

Era sicura che, prima o poi, Jude avrebbe fatto una brutta fine a causa sua, se solo si fosse azzardato ad attirare così tanto l'attenzione di Keiarn... a meno che quello non fosse stato un modo per vendicarsi della poca fiducia di Aar nei confronti del ragazzo. O forse non lo faceva volontariamente. 

Comunque, Keiarn rimaneva sua e di nessun altro e nessuno avrebbe dovuto azzardarsi a togliergliela.

Poi pensò a come si era sentita bene quando la sua signora le aveva confessato di essere l'unica tra le sue serve di cui si fidava davvero, e la percezione di quel calore bollente che aveva iniziato a diffondersi su tutto il suo corpo le aveva fatto tornare in mente quanto si sentiva bene con Ashyx, quando ancora c'era.

E poi arrivarono i pensieri bui.

Keiarn parlava sempre di spodestare la Void, quello era il suo sogno ed obiettivo nella vita, l'aveva sempre vista come un gruppo di criminali corrotti che volevano scrivere a caratteri cubitali la parola "FINE" sull'Universo e sulla gente che lo abitava. Ma quelli erano i pensieri di Keiarn. Aar, dal canto suo, aveva sempre visto la Void come un bene, qualcosa che era necessario per il corretto funzionamento dell'Universo, non come una macchina di morte e distruzione da annientare. 

Chi le garantiva che le cose stessero davvero come diceva Keiarn?

Chi le garantiva che le cose stessero davvero come pensava lei?

Ancora una volta infilò la pistola ionica nello stivale e si diresse verso la camera di Keiarn.

Questa volta avrebbe pensato con la sua, di testa, e non con quella di qualcun altro.

...

Teneva la pistola puntata alla tempia dell'umana ormai da quindici minuti, parecchio indecisa sul da farsi: da un lato la vedeva come una persona che amava da impazzire e con cui avrebbe passato volentieri il resto dei suoi anni, però dall'altro era la donna che avrebbe dovuto uccidere per impedire lo scoppio della Tredicesima Guerra.

E quello era il motivo principale per cui aveva guidato la sua astronave fino a lì, di sicuro non l'aveva fatto solo per giocare ad essere innamorata di una donna che nemmeno la ricambiava.

Premette il grilletto, anzi, fece solo in tempo a sfiorarlo, perché Keiarn, con un movimento fulmineo, l'aveva spinta contro la testiera del letto e l'aveva tenuta inchiodata lì usando solo la forza dei mignoli di entrambe le mani.

Faceva malissimo.

«Cosa credevi di fare, eh, bastarda?» chiese l'umana, con uno sguardo pieno d'odio, simile a quelli che rivolgevano alla graentiana durante la sua infanzia tormentata. Adesso ci mancava solo che si mettesse a tirarle stivalate sulla mascella come quell'Hex che adorava importunarla e vederla soffrire, quel dannato sadico.

L'aliena dai capelli viola non rispose. Non se ne era accorta ma era rossa in faccia, stava piangendo e le labbra le tremavano ad una velocità impressionante.

«Aar, è inutile piangere adesso. Io ti ho detto che mi fidavo di te e tu, così, di punto in bianco, sei venuta qui con quella maledetta pistola ionica - che a momenti potrei disintegrare davanti ai tuoi occhi semplicemente toccandola - e hai provato di nuovo a spararmi, come se non mi avessi mai creduto davvero quando ti dicevo che la Void non è assolutamente quello che sembra. Hai deciso di fare di testa tua e hai rovinato tutto.» 

Aar abbassò lo sguardo e, senza sapere cosa le stesse succedendo in quel momento, senza capire cosa stesse succedendo nella sua mente disturbata, abbracciò Keiarn e la spinse giù, contro il materasso. 

Affondò la testa nella sua spalla, fino a quando non riuscì a sentire l'odore dei capelli dell'umana. 

«AAR, PER L'AMORE DELL'ASTRO NASCENTE, POSSO SAPERE COSA STAI...» tentò di dire Keiarn, ma Aar le mise una mano sulla bocca per zittirla.

«Mi dispiace, Keiarn, mi dispiace per tutto quello che ho fatto. Non capisco più cosa sia giusto e cosa sia sbagliato, le mie idee sono confuse, non so quello che devo fare e ogni volta che cerco di agire in qualche modo mi sembra sempre di fare la cosa sbagliata. E... be'... io...» 

«Tu...? Cosa succede, Aar? In pratica, è da quando sei arrivata qui che hai cominciato ad avere delle reazioni strane quando ci sono io di mezzo: arrossisci, inizi a sudare, ti tremano le mani... se il tuo obiettivo era quello di non farmelo notare, non ci sei minimamente riuscita. Mi dispiace, eh, non credere. Allora... si può sapere che cosa ti prende?»

Aar prese un respiro profondo.

E poi iniziò a parlare.

Spazio autrice

Capitolo bello lungo, eh! L'attesa è stata ripagata, fidatevi, mi sono fattx perdonare per il capitolo corto come non so che cosa...  E cosa dovrà dire Aar questa volta? Se l'avete capito non lo scrivete, vi tengo d'occhio, dite solo che avete capito. Però non è neanche detto che sia così. Si vedrà, insomma. Fatemi sapere se vi è piaciuto e ci si legge al prossimo capitolo (siamo già a 13, piango)

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