7. They don't care 'bout stray dogs and cats (2)
Arco I: Evolution
Capitolo 7: They don't care 'bout stray dogs and cats (2)
In una calda notte di fine estate Vincent dovette fare uno dei servizi più strani della sua vita, che di certo non avrebbe dimenticato facilmente.
***
Stringeva spasmodicamente la borsetta nera a pois bianchi tra le mani fredde e sudate, talmente rigide da farle male; camminava con passo fermo e a ritmo di marcia, un'andatura visibilmente costretta e innaturale, soprattutto se si guardava, come in molti facevano mentre attraversava la sala, alle gambe coperte fin sopra il ginocchio da delle leggere calze di cotone bianco e una gonnellina nera con un fiocco bianco a fare da cintura.
Qualcuno le diede una volgare pacca sul sedere, ma la ragazza non si voltò neanche ed anzi accelerò il passo, seguita da delle risate perverse.
Odiava quegli ambienti e odiava anche quell'abbigliamento.
Tirò su la cerniera della giacca bianca, che lasciava intravedere il top, e spostò dietro l'orecchio destro una delle sue lunghe ciocche corvine, mentre con occhi, truccati in modo risaltare il loro azzurro vivissimo, cercava di fendere l'oscurità dell'ambiente circostante, alla ricerca del famoso tavolo del gruppo gold.
Si era accuratamente informata prima di prendere quella decisione così estrema, dapprima sui giri di prostituzione di Phoenix, su cui aveva trovato veramente poco a dirla tutta, solo delle leggende metropolitane l'avevano infatti condotta al Naughty Sunday, poi recandosi più volte sul luogo per verificare coi suoi occhi la verità.
E non era certo stato facile!
La sicurezza del locale era qualcosa di impressionante, i clienti con accesso alla sala est, ovvero quella dove era possibile pagare in cambio di prestazioni sessuali, erano davvero pochi e selezionati; tutto era per evitare che trapelassero informazioni al di fuori del locale o che, peggio ancora, arrivassero alle orecchie della polizia.
L'ingresso alla zona est era precluso a tutti coloro che non avevano una Membership, una strana trovata della direttrice, Lacey Smith, che inizialmente aveva ricordato alla ragazza quegli odiosi account a pagamento sui siti di file sharing o download su internet, ma non era niente di simile in realtà. Per ottenerla, bastava parlare con le persone giuste.
La persona giusta con cui lei aveva parlato si chiamava Replica, una donna tra le più inquietanti che avesse mai visto dal vivo. Dopo aver risposto ad una serie di domande di varia natura - ed essere stata probabilmente ispezionata da cima a fondo -, le avevano illustrato tutto ciò che era necessario conoscere.
Le regole imposte dal locale erano poche e semplici: vietato chiedere il nome di battesimo degli escort, baciarli, ferirli, aggredirli o indagare su di loro; le prestazioni dovevano essere consumate al piano superiore del locale o al massimo a casa del cliente, il compenso doveva essere pagato prima della prestazione ma poteva essere rimborsato in alcune occasioni particolari, l'uso degli anticoncezionali era obbligatorio, mentre era a discrezione del cliente quello delle protezioni.
La gente del Naughty Sunday era davvero strana, o forse era solo estremamente prudente; tuttavia era in qualche modo rassicurante sapere di essere salvaguardati da così tante regole.
Ciò che più aveva incuriosito la giovane era, naturalmente, il così detto gruppo gold, ovvero gli escort che più dovevano essere trattati con i guanti. I loro prezzi non erano diversi dagli altri ed era andata lì per un motivo, perciò perché non approfittarne per togliersi anche quella curiosità?
Il problema era che una volta varcata la porta dell'edificio est si era ritrovata più dentro un club un po' sconcio che in un covo di prostitute.
L'illuminazione era bassa e concentrata sul bancone, al quale due baristi si affrettavano a riempire bicchieri su bicchieri e alcuni clienti chiacchieravano rumorosamente; la sala, esageratamente grande e con un elegante pavimento a scacchi, era piena di tavoli rettangolari ai quali stavano seduti uomini e donne in atteggiamenti giocosi ma non scabrosi.
Nell'aria, si spostava verso il finestrone aperto una nuvola di fumo. Doveva essere anche la sala fumatori.
"È tutto qui?" pensò la ragazza con un po' di delusione.
Forse le informazioni che le avevano dato erano davvero leggende metropolitane.
«Davvero, detective, non dovrebbe rivolgere la sua attenzione a faccende più serie? È la seconda volta in tre mesi che ci fate visita e neanche ordinate un drink!»
Alle spalle della mora, una voce maschile dal tono sardonico attirò la sua attenzione; si voltò lesta, notando poco lontani da lei tre uomini, di cui due evidentemente estranei all'ambiente.
Uno era molto alto, indossava una divisa delle forze dell'ordine ed aveva dei capelli rosso fuoco raccolti in un codino, sembrava molto giovane, neanche sulla trentina, mentre l'altro, che la trentina l'aveva sicuramente superata, portava una giacca scura sopra la divisa ed aveva tratti orientali, capelli neri ed occhi dello stesso colore.
I due poliziotti non sembravano affatto convinti e poco propensi ad andarsene.
Ad intrattenerli e a parlare era stato invece un giovane ragazzo - forse più giovane di lei - con indosso abiti bianchi ed eleganti, gli occhi giallo acceso e un sorriso beffardo sul volto roseo.
«Scommetto che all'agente Van piacerebbe un Mizar, è un cocktail con ciliegie che abbiamo messo di recente in menu!» continuò ancora il ragazzo, infilando una mano nella tasca dei pantaloni.
«Alle ciliegie, eh?» ripeté il rosso, che guardava al ragazzo con antipatia «Magari la prossima volta. In ogni caso, agente Mourier va più che bene, non ricordo di averle dato il permesso di usare il mio nome, signor... White, corretto?»
«Yep, James White, agente Van Mourier. Vuole dare una ricontrollata alla mia carta d'identità per tipo la terza volta?»
«Non sarà necessario, signor White. Per stasera abbiamo finito.» tagliò corto lì l'orientale, scoccando poi uno sguardo d'intesa all'agente Mourier.
Di certo le loro indagini non si sarebbero concluse lì, anche se per quella sera non avevano altra scelta che ritirarsi. I due non attesero oltre, ma Alicia notò che mentre lasciavano la sala sembravano cercare con lo sguardo qualcosa, e non c'era neanche da stupirsi viste le voci che circolavano sul Naughty Sunday.
Non solo negli Stati Uniti i reati a sfondo sessuale erano puniti molto più severamente che nel resto del mondo, ma Phoenix da qualche periodo stava registrando un aumento impressionante del tasso di stupri. Non era sorprendente che la polizia svolgesse indagini approfondite.
Rimase stupita però dalla destrezza con cui il ragazzo con lo strano ciuffo un po' emo era riuscito ad imbrogliare due poliziotti; di certo la faccia tosta non gli mancava, se la verità fosse stata scoperta avrebbero potuto arrestarlo per falsa testimonianza.
Attese pazientemente che i due uomini sparissero del tutto, rimanendo sul posto con lo sguardo basso, le gambe strette e la borsetta tra le mani. Sembrava che quel James White sapesse molto più di quello che aveva detto agli sbirri, perché non provare a chiedere a lui?
Il problema era che Alicia non aveva il coraggio di presentarsi davanti a qualcuno per domandare esplicitamente dove trovare i prostituti.
Non erano le escort ad abbordare i clienti? Perché doveva essere lei a farlo? Era così umiliante...
«Ehm...»
Con le guance che bruciavano di vergogna, alzò gli occhi... ma il ragazzo di prima non c'era più.
"Dove è andato?"
«Che sguardo malinconico, bella signorina!»
Alicia sobbalzò; che spavento! Senza che se ne accorgesse, l'altro si era mosso silenziosamente e l'aveva raggiunta e sorpassata, ma vedendola così in difficoltà le si era avvicinato con uno sguardo curioso e, per giunta, divertito.
Per un attimo rimase quasi impressionata dai suoi occhi gialli come quelli di un gatto, e in effetti con la zazzera castana spettinata poteva davvero sembrare un randagio che gioca col topo prima di mangiarlo.
«Cosa...?» azzardò, ma venne subito travolta dall'ennesima, stramba affermazione.
Lo sconosciuto infilò con nonchalance una mano nella tasca del cappotto bianco e sollevò l'altra sotto il mento, appoggiandola sulla kefiah a scacchi; un sorriso impertinente gli illuminò il volto, rendendolo nel complesso affascinante ma irritante «Stava ascoltando la mia conversazione con i due mister poco fa, non è vero?»
Beccata!
Non era però il momento di lasciarsi prendere dall'imbarazzo, inoltre Alicia non era una persona molto timida, era quella situazione fuori dal comune a metterla sotto pressione. Si sforzò dunque di ritrovare il suo abituale charme, sollevò le sopracciglia ed accennò un sorriso «Involontariamente, sì. Ma non è per questo che sono qui. Ho la Membership per i gold.»
Non ci fu bisogno di altre parole, il volto del ragazzo subì una mistica tramutazione. Gli angoli della bocca, poco prima infossati verso l'alto, si abbassarono lesti in un'espressione che Alicia avrebbe definito quasi mesta, di certo non felice, e anche i suoi occhi così illuminati e giocosi si spensero.
Che avesse appena detto qualcosa che lo aveva ferito?
In tempi normali se ne sarebbe dispiaciuta parecchio, ma da un paio di giorni a quella parte non era più in grado di provare emozioni altruiste verso gli altri.
Durò solo qualche attimo, il bruno tornò a sorridere, ora malizioso, un cambiamento così brusco che mise a disagio Alicia, e nascose entrambe le mani nelle tasche, spostando il peso del corpo sul piede sinistro, la testa inclinata di lato.
«Sembra che tu sia fortunata, signorina. Stasera l'unico libero sono io. Ti vado bene o preferisci un altro... o un'altra?» specificò, ma Alicia non aveva bisogno di altri.
Non le interessava con chi sarebbe finita a letto, per lei erano tutti dei semplici pezzi di carne con l'unico scopo di dare piacere agli altri; ovviamente, però, un così bel ragazzo non poteva che invogliare maggiormente.
Scosse il capo, desiderosa di andarsene da quella sala dove il fumo cominciava a darle fastidio «Vai benissimo tu. Come ti chiami?»
Quello rispose immediatamente «Hound.»
«Hound.» ripeté Alicia, pensando che fosse un bello pseudonimo «Io sono Alicia Reed.»
Per qualche motivo che non le fu chiaro, Hound ridacchiò sentendola presentarsi. Prima che la donna potesse chiedergli delle spiegazioni, rispose facendole l'occhiolino «Non c'è bisogno che il cliente si presenti.»
«Ah.»
Aveva appena commesso un errore, e anche bello grande; incurvò le spalle ed evase lo sguardo dell'altro, anche se non pensava che fosse una cosa negativa mostrare inesperienza in un'occasione simile. Non era solita ad andare a puttane, lei.
«Sopra ti va bene?» le chiese Hound, avvicinandosi un po' come un diavolo tentatore, ed Alicia annuì fermamente. Non aveva nessuna intenzione di condurre uno sconosciuto in casa sua, quindi l'unica opzione rimanente era il piano superiore del locale.
«Ovunque, mi basta stare alla larga da quei maiali che mi hanno toccato il sedere.» si lamentò sottovoce.
«Tu dillo a me chi sono questi maiali.» Hound le diede una leggera pacca sulla spalla destra per farle cenno di seguirlo, il tutto con fare spigliato, ma col tono di chi non sta scherzando «Conosco una persona che riempirà il loro sedere di pallottole.»
E Alicia non voleva proprio sapere chi fosse, anche se non immaginava che si trattasse di una conoscenza in comune, magari proprio quella donna inquietante con gli occhiali da sole in piena notte.
La mora non capì se l'intento di quelle parole era farla ridere, ma non riuscirono a strapparle nemmeno un sorriso né a rassicurarla; la persona che aveva davanti le sembrava poco affidabile, poco sincera, perché lasciare che fosse lui ad occuparsi di tutto? Dov'era quella Replica? Molte domande a cui non trovava risposta, ma le importava così poco della situazione in cui si trovava che ben presto le chiuse nel dimenticatoio e seguì diligentemente Hound attraverso la sala, dovendo fare attenzione a non pestare i piedi o dar spallate a qualcuno. Passo dopo passo, immaginava, avrebbe sentito il rimorso crescerle dentro, dopotutto non era lì, alla ricerca di un prostituto, perché aveva bisogno di sfogare i suoi bisogni sessuali, ma per un motivo ben diverso.
Raggiunsero uno dei lati del salone, dove si trovava un varco che dava su un corridoio dalle pareti nere; a destra e a sinistra due scalinate conducevano probabilmente ai diversi ambienti del primo piano, inoltre a destra vi era una terza rampa, che però scendeva sotto terra.
Fu guidata alle scale di sinistra, scricchiolanti di tanto in tanto se il peso che dovevano sopportare aumentava bruscamente, Alicia serrò la presa attorno al manico della borsetta e si resse al corrimano di legno chiaro, seguendo Hound, entrambi in silenzio.
La salita durò più del previsto, fu accompagnata dalla soffusa luce delle lampade dalle decorazioni eleganti appese ai muri e dalle luci che entravano dalle finestre.
Quel luogo non doveva essere solo un club, ma anche un hotel o qualcosa di simile, si disse, altrimenti sarebbe stato molto difficile giustificare alle autorità la presenza di camere dal primo piano in su.
In effetti, riflettendo sulla facilità con cui poco prima Hound aveva preso in giro quei due poliziotti, dovevano anche avere la protezione di qualche politico o pezzo grosso.
Chissà che giro assurdo c'era dietro tutta quella organizzazione che, ad occhio, lasciava un po' perplessi.
Che fosse fatto apposta?
La cosa le interessava poco, ma stuzzicava comunque la sua curiosità. Tuttavia non contava di scoprirlo, poiché quella sarebbe stata la prima ed ultima volta che si sarebbe abbassata al livello di andare a cercare un prostituto.
I loro passi echeggiarono per il corridoio un altro minuto, senza che nessun altro rumore li disturbasse - pareti insonorizzate, non c'era altra spiegazione -, finché Hound non si fermò davanti ad una porta fatta con lo stesso legno del corrimano di poco prima, con su una spartana targhetta dorata che recitava "12".
Dalla tasca dei pantaloni tirò fuori con un gesto veloce la chiave. Mentre il giovane armeggiava per aprire la porta, la mora abbassò gli occhi sui propri piedi.
Il pavimento era coperto da un tappeto rosso, ma gli angoli in cui il muro lo incontrava erano impolverati.
Era sicura di quel che stava facendo? Sì, si volle convincere, perciò seguì senza aprir bocca Hound all'interno della camera dodici.
L'interno fu buio per pochi secondi, prima che il bruno, con aria esperta, raggiungesse ed accendesse le abat-jour verdi ai lati di quello che si rivelò un letto matrimoniale dalle lenzuola pulite; la stanza era piuttosto grande, con alte pareti addobbate con un televisore a schermo piatto e dei quadri, una via secondaria che conduceva al bagno, la cui porta bianca era socchiusa, e sulla scrivania vi era un piccolo vaso con dei fiori non molto freschi.
Infine, una grande porta-finestra conduceva al balcone, dando sul retro del locale e regalando una bella vista sulla città illuminata.
Hound si premurò di chiudere le tende bianche ed accendere l'aria condizionata.
Quante persone aveva ospitato quella stanza all'apparenza così confortevole e curata? Quanti avevano consumato su quelle lenzuola stirate sudore, rabbia e violenza? E Hound, che solo ora osservava con attenzione, quanti anni poteva avere?
Non si era accorta prima di quanto fosse giovane, terribilmente giovane. Di certo non sembrava a corto di soldi, a giudicare da com'era vestito, e allora per quale motivo era finito a fare un mestiere così umiliante? Debiti? Guai da riparare?
«Dunque...» fu il ragazzo a parlare, nel farlo si stava già privando del cappotto nero «Dimmi che tipo di servizio vuoi.»
Il cuore di Alicia batté più velocemente. L'unico servizio che voleva era un taxi per casa, ma non poteva tirarsi indietro ormai, era andata al Naughty Sunday per un motivo, doveva ricordarselo, anche se le gambe le tremavano un po' e un pesante senso di colpa la costringeva a tenere il capo chino, ma gli occhi fieri e feriti sul ragazzino che avrebbe dovuto continuare a considerare come un pezzo di carne e nient'altro.
Non poteva lasciare che i sentimenti prendessero il sopravvento proprio in quel momento.
Inspirò profondamente, l'aria fredda della stanza le invase i polmoni e sembrò ridestarla dallo stato di trance imbarazzata.
Sollevò la testa e squadrò quel ragazzo come se avesse voluto trafiggerlo, scaricare su di lui tutti i suoi problemi.
Gliel'avrebbe fatta pagare amaramente, a quell'uomo, e Hound sarebbe stato il mezzo per farlo.
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