3. Race of regrets (5)

Arco I: Evolution

Capitolo 3: Race of regrets (5)

Nei film, in una scena simile c'era sempre un morto; la trama di molti film era qualcosa di estremamente banale secondo Vincent: due protagonisti, rigorosamente maschio e femmina che dovranno amarsi a fine storia, vivono un'avventura incredibile e piena di pericoli mortali alla fine dei quali sopravvivono solo loro o al massimo l'amico del protagonista, incontrano finalmente il cattivo, questi spara al protagonista maschile, che muore tra le braccia della protagonista femminile, mentre viene giù la pioggia. Poi però lo vendica, così si ottiene un finale dolceamaro che non ha davvero niente di costruttivo.

Poi c'erano quei film che a Vincent non erano piaciuti, quelli dove un deus ex machina salva in qualche assurdo o strabiliante modo il protagonista maschile; quei film, per lui, erano da considerarsi di serie B, non amava infatti gli artifizi miracolosi che gli autori erano pronti ad inventarsi pur di dare un happy ending ai due amanti.

A breve si sarebbero visti al cinema personaggi protagonisti che sopravvivevano anche a cadute da grattacieli alti quanto quello in cui viveva.

La sua vita, dunque, era da considerarsi un film di serie B, così ragionò.

Dov'era la pioggia? E il suo cadavere che giaceva tra le braccia della sua ex? Sarebbe stato davvero un brutto modo di morire, quello, tra le braccia non di una bellissima ed innamoratissima donna, ma proprio quelle della sua ex...

A proposito, ma perché non era ancora morto?

Quando aprì gli occhi - inizialmente solo uno, non era affatto sicuro di voler vedere ciò che avrebbe visto - credette che le gambe lo avrebbero abbandonato da un momento all'altro; nella sua mente, il rumore dello sparo riecheggiava ancora e ancora, come in un pozzo senza fondo.

Impiegò un attimo per realizzare che era ancora vivo, al centro dell'attenzione e con una pistola puntata al petto, poco sopra le braccia di Marika, che lo stringevano convulsivamente.

Spostò gli occhi dove avrebbe dovuto allargarsi la grande macchia rossa che lo avrebbe condotto alla morte, ma con sua fortuna trovò solo il suo cappotto nero, perfettamente intatto, solo stropicciato dal vento preso durante la corsa.

Anche quel dolore che avrebbe dovuto farsi sentire pian piano per poi diventare straziante e condurlo ad una morte precoce sembrava essersi preso le ferie.

Allora sollevò gli occhi in direzione di Allen, che lo stava fissando con un sogghigno sul volto pallido, e capì.

Digrignò i denti, come un cane pronto a mordere «... È un giocattolo.»

«C'eri quasi, peccato.» gli sibilò con una risata il campione, per poi abbassare la pistola.

Il silenzio terribile perdurato fino a quel momento venne rotto da sospiri, imprecazioni e qualche risata, l'atmosfera si alleggerì notevolmente e la folla andò disperdendosi, per lo più in direzione della parallela alla strada in cui si trovavano, dalla quale giungevano in quel momento gli altri partecipanti alla gara, rimasti notevolmente indietro.

Vincent sentì la presa di Marika indebolirsi, finché finalmente lo lasciò andare e gli si affiancò, visibilmente sconvolta e con la paura dipinta sul viso pallidissimo.

«È questo il modo in cui ti tieni stretto il tuo titolo?» sbottò allora Vincent, muovendo un passo in avanti con l'evidente intenzione di mettergli le mani addosso.

Una voce però lo interruppe.

«Frena, Hound!»

Era la sua padrona a chiamarlo.

Il ragazzo alzò lo sguardo rabbioso verso la propria sinistra, la direzione da cui proveniva la voce femminile e melodiosa di Lacey Smith.

Era rimasta in disparte tra il pubblico fino ad allora, ma non poteva permettere che l'ottima organizzazione della gara fosse rovinata da uno dei suoi sottoposti, perciò li raggiunse in pochi secondi, coi lunghi capelli biondi e i lembi della gonna nera mossi dal vento.

«Ricordati le regole della gara: tutto è lecito, nessuno può penalizzare Allen per aver portato con sé una pistola finta.» affermò col tono di chi ha tutto sotto controllo, mise le mani conserte e fissò Vincent con rimprovero «Altrimenti si dovrebbe dire lo stesso per te, che hai coinvolto nella competizione un'esterna.»

Quel poco di pubblico rimasto ad ascoltare e si dimostrò in accordo con Lacey. Vincent sapeva che in quel caso la donna aveva ragione, che non aveva alcun diritto di contestare nulla in una gara senza regole.

"È così ingiusto! Minacciare gli altri con una pistola non è..." non poté però non lamentarsi con se stesso, mentre con amarezza stringeva i denti e faceva un passo indietro, sconfitto ancora una volta.

«D'accordo.» sospirò, senza però ammettere la sconfitta «Che si fa ora?»

Lacey gli sorrise, compiaciuta dalla sua inaspettata arrendevolezza, quindi si sfregò le mani «Intanto lasciamo il tempo ai perdenti di crogiolarsi nella loro vergogna, poi daremo i premi. Complimenti, Hound, non mi aspettavo proprio che arrivassi addirittura secondo! Ci sai fare al volante, hehe.»

«Hound.» lo chiamò Allen, per poi alzare il braccio con la pistola e lasciargliela cadere addosso, Vincent la prese al volo, ancora impaurito ma più lucido «Smettila di cercare scappatoie. Se vuoi qualcosa prenditela a costo di sputare in faccia a Dio. Nel nostro mondo non c'è spazio per l'etica.»

Detto ciò, senza permettere al ragazzo di replicare, diede le spalle ai presenti e si avviò in direzione di Red, che nel frattempo aveva finito di accogliere il terzo classificato e gli altri gareggianti e stava commentando i momenti cruciali della gara.

Rimasti soli, Vincent, Marika e Lacey contemplarono per qualche momento la pistola che il ragazzo teneva in mano.

«Ah, comunque quella non è finta.» appuntò Lacey «Era solo caricata a salve.»

«Dovresti consegnarla alla polizia...» sussurrò subito Marika, tenendosene a debita distanza.

«Lo farò.» mentì il giovane, ed entrambe le donne lo capirono.

Abbassò lo sguardo sulla sua Ninja, cercando un nascondiglio all'arma; di certo non poteva candidamente portarla in mano, ma non intendeva neanche consegnarla in commissariato prima di averla accuratamente esaminata: se Allen gliel'aveva ceduta doveva sicuramente esserci un motivo e Vincent voleva essere sicuro di recepirlo. La nascose infine nel portabagagli, chiudendolo poi a chiave; non era certo una buona idea metterla in un posto così esposto a tutti i passanti, ma l'unica alternativa era portasela addosso, e non ne aveva alcuna intenzione!

«Comunque...» riprese la parola la padrona del locale, sorridendo in direzione di Marika «Io sono Lacey Smith, gestisco il Naughty Sunday. E tu?»

«A-ah...! Io sono Marika Starson!» una volta che la pistola fu scomparsa, Marika sembrò riprendere confidenza «Una... vecchia amica di Vincent, o Hound come lo chiamate voi... Ero diretta al Sunshine quando mi sono ritrovata in mezzo al tragitto della vostra, ehm, gara.»

«Non ricordo di essere tuo amico.» il ragazzo si strinse nelle spalle «Ma mi dispiace di averti coinvolta.»

Qualche secondo di silenzio imbarazzato calò sui tre, Lacey capì facilmente che Marika e Vincent non corrispondevano alla definizione di vecchi amici, ma evitò di fare commenti al riguardo.

«Hound, vai a festeggiare la vittoria.» sorrise infine al giovane «Io resto con Marika.»

L'altro scosse il capo «Recupero il premio e torno subito, tu nel frattempo entra e ordina qualcosa per riprenderti, offro io.»

«Okay.» annuì lei, non aveva alcuna voglia di rimanere in quel posto per un minuto di più, ma non sentiva più le gambe e il suo cervello era ancora atrofizzato.

Insomma, non aveva molta scelta.

***

Marika attese fino alla noia. Era entrata già un paio di volte dentro il Naughty Sunday, ma ne era sempre quasi subito uscita a causa della confusione soffocante che le piaceva decisamente poco; quella notte, invece, tutti erano fuori a festeggiare i vincitori, dunque l'interno era piuttosto vuoto.

Lacey Smith le rimase davvero accanto tutto il tempo, probabilmente aveva lasciato qualcuno fuori a fare le sue veci alla premiazione. Ordinarono qualcosa da bere e si accomodarono a un tavolo in un angolo della sala, approfittando delle due poltrone, a detta della proprietaria, più comode di tutto il locale. Con sorpresa di Marika, che vedendola così bella e perfetta si era immaginata una donna piena di sé, Lacey si rivelò alla mano, affabile e con un grande senso dell'umorismo.

Quasi non ci credé quando Marika le rivelò di essere la ex fidanzata di Vincent, scoppiò a ridere e le chiese come avesse fatto a sopportare un fidanzamento con un ragazzo dal carattere così difficile.

«Non è una cattiva persona, anche se dà una brutta impressione.» spiegò la giovane, mentre sorseggiava il suo frappé alla fragola «Bisogna saperci trattare e a volte sopportare, ma è qualcuno di cui ci si può fidare, anche se io dico che non mi fido di lui perché gli devo far pagare un torto.»

Avrebbe voluto in realtà parlare della gara, chiederle se era stata organizzata in modo legale - ingenuamente, Marika si illudeva che fosse così -, ma al contempo tornare col pensiero ai fatti appena accaduti era l'ultima cosa che desiderava. Se solo ripensava alla paura che aveva avuto stando su quella sella le veniva la pelle d'oca.

«Fidarsi di lui, eh? Non è certo la persona più affabile del mondo...» nel pronunciare quelle parole, Lacey abbassò lo sguardo per un attimo, poi accavallò le gambe e tornò a sorridere alla ragazza «Se stavi con lui, allora conosci suo fratello, Jonathan.»

Marika annuì «Sì, certo. È un ragazzo d'oro, molto più di Vincent.»

Risero insieme, sperando che il ragazzo in questione non arrivasse di soppiatto, rovinando il loro divertimento di donne pettegole.

«Non lo vedo da anni, ma ricordo che era molto gentile e affidabile, e poi con Vince era estremamente protettivo. Avevano un rapporto bellissimo. Lo vorrei io un fratello così.»

La situazione attuale tra i due fratelli era quanto di più lontano Marika potesse immaginare, ricordava Jonathan e Vincent come due persone eternamente legate e vicinissime, quel tipo di amore fraterno e sintonia che si vedono solo nei film o nei romanzi, sembrava impossibile che qualcosa potesse dividerli.

Quando concentrò di nuovo la sua attenzione su Lacey, notò una sfumatura di tristezza nei suoi occhi nocciola; era colpa sua? L'aveva intristita in qualche modo?

«Piuttosto...» provò a cambiare argomento «Volevo fare una domanda riguardo la gara.»

Come previsto, solo pensandoci sentì il cuore accelerarle, ma scacciò ogni paura ribadendo a se stessa che ora era al sicuro.

L'altra riacquistò il sorriso e si sporse nella sua direzione «Sì? Prima che possa venirti qualche dubbio, era tutto legale, anche se abbiamo avuto poca fortuna e pochi partecipanti.»

«In effetti ho notato pochissimo traffico...» annuì la giovane «Ma ho visto che ci sono stati degli incidenti, qualcuno si è fatto male?»

«No, affatto.» la rassicurò la bella donna, con uno charm che la faceva sembrare non solo sincera, ma anche perfettamente in grado di gestire ogni situazione «In gare come questa è facile che qualcuno voli dalla sella, perciò una preparazione preventiva è d'obbligo. Quelle persone adesso sono in ospedale, non preoccuparti.»

Marika sorrise, rincuorata e più serena; Lacey non poté fare a meno di pensare che fosse incredibilmente facile prendere in giro quella ragazza.

«Non ne vado fiera, però. Questa competizione è andata proprio male, malissimo, addirittura una pistola, che vergogna...» si lamentò poi, sospirando ed appoggiando un gomito sul tavolo in mezzo a loro «Spero che tutti se ne dimentichino e nessuno ne parli in giro. Soprattutto tu, Marika! Per favore, se ne devi parlare evita per lo meno la questione della pistola! Anche perché metterebbe nei guai Vincent se si venisse a sapere...»

Il riferimento a Vincent sembrò bastare alla bruna, che annuì e diede la sua parola.

Passò qualche altro minuto prima che il ragazzo tornasse dalle due, con la solita espressione seria e tesa che aveva solo quando parlava con Lacey; in condizioni normali si sarebbe preso una pausa e avrebbe bevuto qualcosa per calmare l'adrenalina ancora alta, ma in quel caso, alla presenza di due donne che avrebbe preferito non incontrare se non necessario, rimase in piedi, le braccia conserte e la fronte corrugata.

«Stai meglio?» chiese subito a Marika.

Quest'ultima annuì «Ora sì. Ho preso un frappé, ma in tutta sincerità credo che lo vomiterò.»

Vincent e Lacey dovettero forzare un sorriso davanti a tutta quella disarmante sincerità.

«Hai chiamato Fanny?»

«È vero, Fann-...!» Marika strabuzzò gli occhi, sorpresa «E tu come la conosci? Ah, aspetta, è Fanny Morgan! Mi ero totalmente dimenticata che siete amici d'infanzia. Quindi eri con lei stasera?»

"Si ricorda pure i miei amici? Spaventosa..." Vincent provò per un attimo paura nei confronti della sua ex, pensò sarebbe potuta essere un'ottima stalker «Sì, l'ho accompagnata io visto che dovevamo entrambi andare al Sunshine.»

«Capisco...» sussurrò Marika, ma la sua voce andò perdendosi nella musica di sottofondo; cercò il telefonino nella tasca della giacca, per fortuna l'alta velocità non le aveva fatto volare via telefono e portafoglio, e solo allora notò ben tre chiamate perse e due mail da parte di Fanny. Il senso di colpa le piombò addosso e subito compose il suo numero per chiamarla e scusarsi.

La scenetta fece ridere Lacey e sospirare Vincent.

«Pago il tuo frappé e andiamo, ti porto a casa.» disse il ragazzo prima di allontanarsi, seguito dalla padrona del locale.

***

Sarebbe rincasato all'alba, ormai se lo sentiva; aveva il corpo distrutto dalla gara e dall'adrenalina, la mente stanca, un gran mal di testa, poca voglia di rimettersi in sella e la sua ex da scarrozzare in giro per Phoenix.

"Meglio di così si muore!" commentò ironicamente Vincent con se stesso mentre pagava il frappé di Marika, notando che i prezzi si erano alzati.

In effetti, si accorse facendo un rapido giro del locale con lo sguardo, anche la clientela era nettamente aumentata da qualche mese, soprattutto quelli che usufruivano del loro servizio speciale.

Neanche a farlo apposta, proprio mentre il cassiere gli tornava il resto, ecco una mano aggrapparsi saldamente alla sua spalla.

«Houndino

«No, di nuovo tu!» ringhiò aspramente il ragazzo, scrollandosi di dosso in fretta e furia Red «Ho da fare, se vuoi un appuntamento parlane con Lacey!»

«Vai via di già?» Red rimase deluso da quelle parole e mise le braccia conserte, scuotendo il capo «Speravo che almeno tu ti saresti unito ai festeggiamenti! Allen, come al solito, se n'è andato dopo aver incassato il premio.»

Vincent lo aveva visto allontanarsi in effetti, anche se non poteva ovviamente essere sicuro che se ne fosse andato. Un'altra delle strane abitudini del campione in carica? E perché non approfittare di Red per farsi spiegare alcune cose?

Controllò che Marika fosse seduta troppo lontano e in disparte per poterlo tenere d'occhio, quindi si appoggiò con un gomito al bancone mentre l'altro uomo si sedeva comodamente su una delle alte sedie scarlatte.

«Dì un po', Red...» attirò la sua attenzione «Ma fa sempre così? Allen, intendo.»

Il presentatore impiegò un po' per rispondere alla domanda, troppo preso dalla fatidica scelta del cocktail, alla fine ordinò della semplice vodka e si rivolse a Vincent «Così come? È un tipo normale, è l'evoluzione finale dei cuccioli come te, haha!»

«Smettila con questa storia del cucciolo e sii serio, altrimenti il tuo trattamento speciale te lo sogni!»

Red rise «Ma io sono serio, boya! Vedrai tra qualche anno... se ci arrivi. Con questa attitudine a rischiare il collo dubito che arriverai alla fine dell'anno!»

Vincent alzò una mano e fece il segno delle corna «Se morirò ti perseguiterò in eterno, e rispondi alla mia domanda.»

«Allen è sempre stato così, sì.»

A rispondere non fu la profonda e maschile voce di Red, ma quella femminile e sensuale di Lacey, che li aveva raggiunti nel frattempo. La donna si fermò accanto a Vincent e si sistemò le pieghe dell'elegante gonna rossa prima di riprendere la parola «Questa era la sua ultima corsa. Era da un po' che cercava un successore, o qualcosa di simile, e credo che abbia riposto le sue speranze in te, Hound.»

«Casca male. Non sono sicuro di voler ripetere l'esperienza. Buonanotte.»

Lacey Smith e Vincent Black erano come due calamite di uguale polarità: la presenza di uno dei due bastava ad allontanare l'altro, persino Red notò quel sottile cambiamento nella disponibilità alle chiacchiere del ragazzo nel momento in cui la donna si era intromessa nella discussione.

Scrollò le spalle, ricordandosi com'era lui stesso fino a pochi anni prima, quindi tornò ad appoggiarsi al bancone dopo averlo guardato sparire nella folla.

«Pensi che me lo concederà, il servizio gratis?» chiese, scherzandoci sopra.

La risata cristallina di Lacey fu sovrastata dalla musica; la donna si issò sopra una delle sedie, accanto al presentatore, ed ordinò a sua volta da bere «Se lo conosco, no.»

«Peccato.» commentò deluso l'altro, sospirando amaramente «Ancora oggi mi chiedo perché tieni così tanto che quei ragazzi siano separati dal resto dei tuoi... lavoratori. Sono davvero così eccezionali da essere considerati un'elite? Tipo, "scopate con noi e non scoperete mai più con nessun altro"?»

«Red, se non esistessi pagherei per farti esistere!» rise divertita lei, poi scosse la testa e sorrise «In realtà nessuno di loro è particolarmente bravo, specialmente Hound. I loro prezzi sono uguali a quelli degli altri, infatti.»

A Red non era mai capitato di controllare i prezzi del Naughty Sunday; non si sarebbe detto, ma aveva una ragazza che lo aspettava a casa ogni notte, pronta a soddisfare ogni suo desiderio. Nonostante ciò, era sempre stato curioso di scoprire il perché di quelle strane regole che Lacey aveva imposto a chi lavorava per lei, in particolare per quanto riguardava il gruppo di prostituti di cui Hound faceva parte, come il potersi presentare quando volevano e non in determinati giorni come gli altri, o il doversi sottoporre a controlli medici più frequenti rispetto agli altri, o il poter avere clienti solo di un certo livello.

Altro che prostituti di lusso, sembrava piuttosto che Lacey li invitasse a sfogare i loro bisogni sessuali, venendo addirittura pagati!

«La politica di questo posto è strana.» commentò infine, ancora confuso, scuotendo il capo.

Lacey rise ancora «È per questo che siamo il top!»


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