3. Race of regrets (4)
Arco I: Evolution
Capitolo 3: Race of regrets (4)
Con scatti fulminei, i veicoli piombarono nella north Scottsdale, impietosi dei mezzi a cui tagliarono improvvisamente la strada.
Mentre da nord non arrivava nessuno, da sud una Mercedes guidata da un uomo fu costretta a inchiodare, il guidatore si sporse da un finestrino per sbraitare «Bastardi patentati! Vi venga un accidente, bastardi!»
Alcuni dei gareggianti riuscirono ad udire le sue urla isteriche, che però ebbero l'effetto di esaltarli ancora di più; in quel brevissimo tratto di rettilineo che li separava dalla prima svolta della gara, verso sinistra, all'imbocco della est Indian School, ci fu già chi dovette sterzare o frenare bruscamente pur di non essere colpito dagli altri veicoli.
La via era larga, ma non così larga da permettere a tutti i presenti di muoversi liberamente, e già un primo partecipante venne spinto violentemente fuori strada dal calcio di un altro, andando a schiantarsi contro il semaforo.
Alle loro spalle, il pubblico lasciato al Sunshine esplose in urla e risate; qualcuno corse ad aiutare il malcapitato, mentre altri, indifferenti, si precipitarono all'altezza dell'incrocio per assistere al biforcarsi della mandria: la maggior parte dei concorrenti svoltò a destra, sulla Indian School, mentre una piccolissima parte proseguì speditamente sulla north Scottsdale.
In questo ultimo gruppo correva Vincent, col corpo aderente alla moto sotto di sé e il vento che gli sferzava il corpo quasi interamente coperto. Aveva infine deciso di sfruttare il consiglio di Allen ed utilizzare strade alternative, almeno per il momento.
Benché fossero solo in cinque o poco più ad aver scelto di usare la north Scottsdale - che saliva verso il Fashion Square in modo molto più diretto e privo di lunghe deviazioni -, sembravano tutti molto agguerriti, notò Vincent.
Il giovane era il terzo, anche se una quarta vettura, la Suzuki blu di poco prima per la precisione, gli si stava velocemente accostando in modo sospetto; forse, pensò con un brivido, il pilota contava di farlo già sbandare?
La strada era molto larga e ben illuminata, dato l'orario erano poche le macchine in giro, ma tutte quelle che li incontravano suonavano come per intimar loro di darsi una calmata o frenavano di botto per paura di essere colpite da quei bolidi in movimento.
Gli ultimi due della fila erano notevolmente rimasti indietro a quel punto, ma tra clacson e motori rombanti era ovvio che non si sarebbero lasciati seminare con tanta facilità.
Superarono il primo incrocio, inseguiti dalle imprecazioni di altri guidatori, e proseguirono lungo la strada. Fu a quel punto che cominciarono i guai.
Se c'era una cosa che Vincent aveva imparato da quando aveva preso la patente, era che in strada bisogna saper prevedere ciò che gli altri guidatori avevano intenzione di fare; per fortuna, la sua previsione si rivelò giusta.
La Suzuki mirava davvero a buttarlo fuori strada, si avvicinò infatti con uno scatto improvviso, inseguendolo da sinistra; Vincent l'aveva tenuta d'occhio fino a quel momento dallo specchietto retrovisore, perciò nel momento in cui tentò di raggiungerlo il ragazzo, con un gesto quasi suicida, si buttò tutto a sinistra, piazzandosi davanti alla Suzuki stessa, che fu costretta a frenare bruscamente per non arrivargli addosso.
Premendo sull'acceleratore, Vincent ringraziò Dio che quella mossa non gli fosse costata la vita ed approfittò della situazione, distanziando così notevolmente la Suzuki. Passato l'attimo di adrenalina, notò che le mani gli stremavano e aveva il fiato corto.
Sì, era esattamente quello che cercava e voleva. Al diavolo il mondo e i suoi problemi, se solo azioni così pericolose erano in grado di fargli dimenticare tutto e sentirsi libero, a lui andava più che bene.
Accelerò ancora, la lancetta rossa del quadro tremava.
La seconda volta che si diede per morto fu al quarto incrocio, molto più grande dei precedenti; sulla destra, proveniente dalla north Drinkwater, una Nissan apparve proprio quando Vincent e gli altri due concorrenti attraversarono a tutta velocità.
Stavolta nessuna provvidenza divina salvò il secondo corridore dall'essere preso di striscio e sbalzato in aria. Vincent lo vide volare e schiantarsi al suolo, la moto si accasciò come un relitto.
Per un attimo fu combattuto tra fregarsene o aiutarlo, ma era tutto veloce, troppo veloce per avere il tempo di realizzare, elaborare, e così si limitò ad evitare la Nissan, ora ferma, dalla quale scese un uomo biondo bizzarramente vestito, e proseguire poi sulla north Scottsdale.
Strinse la presa sui manubri fino a sentire le nocche fargli male, mentre un brivido freddo gli correva giù per la schiena.
"Penserai dopo" si impose, poiché un minimo errore di calcolo avrebbe potuto portarlo ad essere lui il prossimo a librarsi aggraziatamente in aria e rompersi l'osso del collo.
Erano rimasti in due e alle sue spalle sentiva il rombare delle moto che giungevano dal primo blocco a sinistra: erano sicuramente molto indietro rispetto a loro; quel vantaggio che si erano guadagnati prendendo il rettilineo invece della strada più larga ma più lunga poteva però essere perso lì, poiché a breve anche a loro sarebbe toccato girare a sinistra e perdere tempo a percorrere una parallela che li avrebbe portati sulla via del Fashion Square.
Vincent aveva però un'idea, un'idea che il concorrente davanti a lui evidentemente non ebbe, infatti svoltò a sinistra subito dopo il successivo incrocio, immettendosi sulla est Camelback; tirando dritto, Vincent pregò mentalmente Dio di mandargliela buona una seconda volta e... proseguì contromano!
Quante leggi del codice stradale stava infrangendo quella sera? Ci pensarono i conducenti dei due veicoli che se lo ritrovarono quasi addosso a velocità disumana a ricordarglielo, con strilli e maledizioni, mentre il ragazzo, zigzagando come un forsennato, abbandonava quella folle impresa buttandosi a sinistra, su una stradina secondaria che conduceva al Fashion Square passando per un parcheggio.
«Sono vivo! Sono vivo! E mi sono pure ricordato la strada!» urlò con un sorriso che ricordava più una smorfia, incapace di gestire le troppe emozioni che si mescolavano e lo rendevano più lucido e attento del solito.
Aveva scelto quella strada perché decisamente più breve rispetto alla Camelback, infatti dopo pochi secondi sfociò finalmente nella north Goldwater, dove alla sua destra si ergeva il Fashion Square.
«Checkpoint!» esclamò il ragazzo, passando a tutta velocità davanti all'edificio e notando appena la troupe del Sunshine provvista di telecamere che lo riprese passare e poi sparire dietro l'angolo.
Sentì alle sue spalle il rombo dei motori molto più vicino di prima, incredibilmente vicino: lo avevano già raggiunto? Cos'erano, missili?! Al primo incrocio si buttò a destra, di nuovo in una strada piccola e secondaria che passava attraverso dei parcheggi, ma che gli diede la sicurezza di non essere notato dagli altri concorrenti, che probabilmente non avrebbero esitato a braccarlo e dargli la caccia se avessero scoperto che stava utilizzando il trucco più vecchio e banale del mondo per farli tutti fessi.
Si ritrovò subito sul rettilineo di poco prima, la north Scottsdale, stavolta però la percorreva a scendere, e soprattutto nel senso di marcia corretto; pensare che poco prima aveva rischiato la pelle in quella manovra folle gli dava ancora i brividi: non sapeva di essere così incosciente, o forse era solo pronto a fare la qualsiasi pur di vincere e far rimangiare a Red le sue parole e a chi lo aveva guardato con sufficienza ogni sguardo.
Approfittando dell'assenza di macchine e concorrenti, i quali presto lo avrebbero sicuramente raggiunto in fretta, accelerò e fece mente locale sul successivo checkpoint: lo Stadium. Non sapeva che strada avrebbero preso gli altri, ma lui era intenzionato ad imboccare la north Drinkwater, che dopo una lunga curva passava sotto il Civic Center Mall, quindi proseguiva speditamente fino allo Stadium. Meno diretta di molte altre e più curvilinea, e perciò probabilmente più vantaggiosa.
Proprio mentre attraversava il primo incrocio, sentì dietro di lui il rombo farsi più forte e un nodo di agitazione gli strinse la gola; controllò la situazione, gettando una rapidissima occhiata allo specchietto, e notò sbigottito che la gara sembrava avere meno partecipanti. Molti di meno!
In testa al branco, naturalmente, c'era la moto rossa e blu di Allen; alla guida, il pilota era sicuro di sé, fermo, sembrava quasi essere nato in sella, un leader predestinato, che nonostante la carneficina che si stava consumando intorno a lui sembrava completamente a suo agio.
Vincent avrebbe voluto accelerare ancora, ma era meglio non spingere la Ninja oltre i limiti, non voleva che il motore finisse per fondersi miseramente.
Per fortuna le strade erano abbastanza brevi, quanto bastava per svoltare gli angoli senza farsi notare troppo dagli altri concorrenti, che di certo non si aspettavano che qualcuno potesse superarli così vilmente.
Tornò all'incrocio dell'incidente di poco prima, dove non era ancora giunta alcuna ambulanza e il motociclista della Suzuki giaceva a terra, riverso e privo di sensi, il casco gli era stato sfilato per fargli prendere aria, rivelandone il volto giovanissimo, doveva essere poco più grande di Vincent. Non l'aveva notato prima, quando gli aveva chiesto se era Hound del Naughty Sunday.
La Nissan era ancora ferma, il guidatore stava applicando un primo pronto soccorso al ferito, con l'aiuto di qualche passante che si era fermato notando la gravità della situazione.
Vincent, temendo che vedendosi arrivare addosso quel branco di pazzi a velocità disumana i soccorritori avrebbero telefonato alla centrale per fare una sostanziosa retata, rallentò, consapevole di star perdendo attimi di vantaggio preziosi, e svoltò a destra senza fermarsi al semaforo giallo.
Mentre procedeva lungo la Drinkwater, sentì l'ormai vicinissimo branco proseguire sulla north Scottsdale, assieme a delle urla indistinte.
Stavolta, con suo sollievo, nessuno lo seguì; avrebbe potuto correre senza doversi guardare le spalle, concentrandosi sulla strada.
La Drinkwater era notevolmente meno trafficata della north Scottsdale, il che era decisamente strano considerando che la vera vita di quel quartiere era visibile solo durante la notte. Che fosse tutta opera degli organizzatori dell'evento e delle loro amicizie?
Vincent diede gas, approfittando della strada libera e sorpassando una Mercedes blu elettrico e una Volkswagen, naturalmente ricevendo in cambio un concerto di clacson che gli ricordavano che il limite di velocità era di 65 km/h.
La strada gli scorreva davanti veloce come non l'aveva mai vista, un caleidoscopio di colori e forme, non aveva neanche il tempo di assicurarsi che nessuna macchina sbucasse dalle traverse. Questo, ovviamente, gli faceva contorcere lo stomaco ed esplodere il cuore per la paura.
Superò il Civic Center Mall e l'incrocio dal quale presto sarebbero giunti gli altri concorrenti.
Improvvisamente, qualcosa sulla strada. Un ostacolo?
"Che diavolo è quello...?" assottigliò gli occhi, concentrando tutta l'attenzione sull'esile figura che andava delineandosi sempre più velocemente.
Quando capì che si trattava di una donna, sentì il sangue gelarsi. E quando, rallentando così bruscamente che per un attimo temette di fare un salto dalla sella, notò gli inconfondibili lunghissimi capelli castani e il volto che conosceva fin troppo bene, quasi perse il controllo dello sterzo.
«Porca puttana!» imprecò a denti stretti mentre rallentava fino a fermarsi a pochi passi da lei, la ragazza, che lo aveva visto arrivare da lontano come una furia e si era bloccata in mezzo alla strada, con gli occhi azzurri sgranati e il volto pallidissimo.
Vincent maledì quel destino crudele che tra il milione e passa di abitanti di Phoenix aveva deciso di fargli incontrare in quel momento critico niente di meno che Marika Starson, la sua ex.
A sua volta, Marika sembrava condividere appieno il pensiero mentre veniva evitata per un pelo e stringeva al petto le piccole mani, pallida in volto; riconobbe i suoi occhi gialli dietro la visiera del casco «Vi-Vincent?»
«Vattene subito! Tra pochissimo arriver-...» il ragazzo le urlò addosso quelle parole senza nascondere la preoccupazione che Marika potesse essere investita, ma non fece in tempo a concludere la frase che ancora una volta, come una mandria impazzita, i primi corridori apparvero dall'incrocio poco lontano.
In un attimo, Vincent e Marika realizzarono che la strada era troppo grande per essere attraversata, anche di corsa: pochi secondi e li avrebbero falciati.
Così il giovane, senza più ragionare, urlò «Sali!»
«Cosa?!» ovviamente la ragazza si dimostrò riluttante e fece un passo indietro, peggiorando la situazione.
«Sali, cazzo!»
Non fu tanto la convinzione di Vincent quanto il rombo delle moto vicinissime, alcune delle quali già in procinto di superarli, che spinse Marika ad assecondarlo. Con un veloce e agile balzo saltò in sella dietro il ragazzo, si aggrappò con tutte le sue forze al suo busto e fece aderire le gambe alla vettura, mentre Vincent ingranava la marcia per poi ricominciare la sua corsa furiosa.
Accanto a loro passò, quasi redente ai due, Allen, che lanciò uno sguardo sbigottito all'avversario, la sua espressione da dietro lo schermo del casco sembrava dire "che diavolo stai facendo?", ma l'altro non vi diede peso e sforzò la moto per raggiungere l'avversario prima di perdere terreno.
Alle loro spalle, gli altri concorrenti li avevano raggiunti e cercavano di superare Vincent, alcuni ci riuscirono facilmente, approfittando dell'ancora bassa velocità della Ninja.
Aveva insomma perso tutto il vantaggio acquisito con l'uso delle scorciatoie.
«Reggiti forte!» esclamò verso Marika.
Questa, tremando violentemente per la paura e per il vento che le frustava le gambe coperte solo da pantaloncini e leggings, sbottò in un urlo che sovrastò persino l'inferno di rumori della gara «SIETE PAAAZZI!»
Seguendo ancora la north Drinkwater, raggiunsero lo Stadium, seconda tappa, dove li aspettava un'altra troupe con riflettori puntati e telecamere pronte a riprendere la scena, nonché una piccola truppa di fans accaniti che levò cori eccitati nel vedere Allen condurre la gara, seguito da una Yamaha bianca, una Honda verde e una Ninja nera con sopra il suo guidatore e una tizia sbucata fuori dal nulla.
Vincent era nervoso: non solo si era ritrovato quarto, per di più ora doveva prestare doppiamente attenzione se non voleva che Marika si facesse male o si ribellasse, compromettendo l'equilibrio della moto.
«Asseconda i miei movimenti quando mi piego, capito?» le raccomandò, sentendola annuire con la testa affondata nell'incavo della sua spalla.
Doveva essere davvero terrorizzata - la presa delle sue mani sulla giacca si faceva di minuto in minuto più forte -, ma non era quello il momento di pensarci; approfittando della presenza della ragazza, infatti, una seconda Kawasaki gli si accostò con cattive intenzioni.
"Non posso più fare quelle manovre suicide di prima!" Vincent strizzò le palpebre, una goccia di sudore freddo gli attraversò la tempia e strinse con più vigore il manubrio; accelerò ancora, allontanandosi dalla Kawasaki ma raggiungendo così la Honda; questa sembrava avere qualche problema al motore, che non solo emetteva una quantità di fumo decisamente eccessiva, ma faceva pure un fracasso poco rassicurante.
Prevedendo il peggio ed essendo in vista di una curva molto pericolosa, il ragazzo si inclinò e spostò verso sinistra, in modo da prenderla più stretta possibile. Riuscì così a superare la Honda, ma mentre lo faceva notò che il corridore sembrava agitato e cercava in tutti i modi di rallentare senza essere investito dagli altri o sterzare in modo non troppo pericoloso per mettersi al sicuro; tuttavia si trovavano ancora nella lunga e rischiosa curva che congiungeva la Drinkwater con la north Scottsdale, perciò optò per un sorpasso disperato, confidando nel suo mezzo, e puntò a Vincent e Marika.
Qualcosa però andò storto, il motore lo tradì proprio in quel momento e l'uomo perse controllo della moto, che slittò verso destra andando a schiantarsi contro un altro concorrente.
I due volarono dalla sella e si abbatterono violentemente a terra, Marika li vide con la coda dell'occhio prima che la velocità troppo elevata li allontanasse da quello spettacolo terrificante. Vincent la sentì singhiozzare sommessamente e fu assalito dal senso di colpa per averla coinvolta, ma nella situazione di poco prima, così sotto pressione, non aveva avuto occasione di pensare ad un'altra soluzione.
Cercò di spronarla come poteva «Resisti!» le gridò «Non manca molto al traguardo!»
Marika annuì di nuovo, rannicchiandosi dietro di lui.
Non poteva però scoraggiarsi proprio ora che la gara entrava nel momento cruciale: la lunghissima discesa della north Scottsdale, che li avrebbe condotti a Tempe e, infine, al Naughty Sunday.
Vincent era ora terzo, davanti a lui rimanevano solo la Yamaha bianca e Allen, tra i due non vi era neanche molta distanza; a sua volta, Vincent era riuscito a distanziarsi parecchio dal resto del gruppo, ormai composto da una decina di pazzi furiosi che si alternavano in sorpassi spericolati.
La prima parte di strada stranamente non vide nessun problema per il ragazzo, che sul rettilineo poteva accelerare quanto voleva, avendo persino il tempo di sorpassare correttamente le pochissime auto che transitavano.
La sua attenzione era tutta per Allen e l'altro concorrente, che sembravano aver intanto ingaggiato una feroce competizione come due vecchi rivali che si fronteggiano sul campo di battaglia per l'ultima volta; i movimenti di entrambi erano lesti e perfetti, nessuno dei due sembrava in grado di perdere il controllo della propria moto neanche per un attimo, persino Marika, che delle moto sapeva unicamente che erano mezzi a due ruote, rimase assolutamente affascinata da quel continuo gioco di sorpassi e accostamenti.
Il pilota della Yamaha si avvicinò ancora, stavolta più brusco e violento, sollevando il piede sinistro per sferrare alla moto dell'avversario un calcio che probabilmente fece più male a lui che all'altro veicolo. Allen sterzò per andargli addosso, costringendolo ad arretrare, ma il re della strada non sembrava ancora soddisfatto.
«Che sta facendo?» chiese con orrore Marika quando notò che Allen stava volutamente spingendo l'avversario verso lo spartitraffico.
«Non lo so...» Vincent in realtà lo sapeva, anche capito che il campione voleva far schiantare l'altro, ma non aveva il coraggio di dirlo a Marika e spaventarla ulteriormente.
Perché se Allen fosse davvero riuscito in quella terribile impresa, i prossimi sulla lista di quelli da far fuori sarebbero stati loro due, e Vincent cominciava a ricredersi sulla buona impressione che aveva avuto del pilota.
Lo aveva aiutato e gli aveva dato dei consigli per sopravvivere alla gara, ed era questo il modo in cui manteneva il suo titolo di campione? Vincere era la cosa importante, Vincent ne era convinto, eppure neanche lui sarebbe arrivato a tanto pur di raggiungere il suo obiettivo.
"Non farlo, idiota!" pregò mentalmente quell'uomo a cui aveva inconsciamente iniziato a guardare con rispetto.
Senza dare a nessuno il tempo di realizzare cosa stava accadendo, Allen lo fece eccome. Aveva ormai spinto la Yamaha a pochi centimetri dallo spartitraffico, che terminò in uno slargo che metteva in comunicazione le due corsie, a quel punto sollevò una gamba e sferrò un calcio contro il pilota, colpendone la coscia. Questi perse l'equilibrio e il controllo della vettura, invadendo involontariamente la corsia a senso di marcia opposto, dove sbandò e per poco non andò addosso ad una utilitaria.
Vincent e Marika rimasero basiti, entrambi colti da un'agghiacciante paura quando notarono che Allen stava rallentando apposta per farsi raggiungere.
«Vincent, non avvicinarti a quel tipo! Andiamocene!» strillò a pieni polmoni la ragazza.
«Non posso più svoltare da nessuna parte! Dobbiamo proseguire!»
«Non voglio! Ho paura!»
La situazione gli stava sfuggendo di mano, Vincent sentiva la paura di Marika aggiungersi a quella che provava già di suo e che gli faceva battere il cuore a mille, veloce quanto la sua moto su quella strada che appariva quasi nemica.
Strinse i denti, imponendosi di mantenere lucidità: se si fosse lasciato prendere dal panico sarebbero finiti male senza dubbio, doveva proteggere se stesso e soprattutto Marika, che non si era cacciata in quella situazione di sua volontà.
«Stai calma!» gridò per farsi sentire chiaramente «Ti proteggerò io!»
«Io non mi fido di te!»
La sincerità della ragazza lo disarmò, tanto che rispose acidamente «Grazie tante, bell'incoraggiamento!»
Superarono a gran velocità la freeway 202, a pochissimi metri di distanza da Allen, che procedeva spedito spianando loro la strada, essendo il primo della fila costringeva le automobili in arrivo a brusche frenate, parando così le spalle a tutti quelli che arrivavano dopo.
Probabilmente non era un effetto voluto, ma Vincent ne approfittò senza pensarci due volte, accelerando nella speranza di superare il campione per poi mettersi al riparo in qualche stradina secondaria: stavano per entrare a Tempe, zona della quale lui conosceva ogni anfratto. Se Allen non era pratico di quel quartiere, sarebbe sicuramente riuscito a seminarlo.
Ormai persino il trambusto alle loro spalle era diventato più debole, segno che si erano distanziati parecchio dal resto dei concorrenti.
La vera gara era tra loro due.
Vincent scoccò uno sguardo al contachilometri, stava accelerando troppo; al contrario, Allen rallentava cautamente, avvicinandosi sempre più. Quando furono poco distanti, il pilota più anziano smise di diminuire la velocità e la mantenne costante, lasciando che il diciannovenne lo affiancasse.
"Che piano ha?" si interrogò, senza perdere di vista l'avversario, anche a costo di prestare meno attenzione alla strada.
Procedettero per un paio di minuti sorpassandosi a vicenda ed evitando le auto che trovavano sul tragitto, senza che nessuno dei due muovesse alcuna offensiva. Improvvisamente, Allen si buttò violentemente a sinistra, come per andare addosso a Vincent, che frenò di colpo e si ritrasse, per poi riprendere velocità quando lo vide allontanarsi di nuovo.
«Che stai facendo, bastardo?» sussurrò con rabbia e confusione.
Poco dopo, riecco il campione fare di nuovo quell'azzardata mossa dopo aver sorpassato una jeep. Questa volta, Vincent strinse i denti e sterzò verso destra, in tal modo si scambiarono le posizioni. Notò Allen guardarlo per un momento, prima di fare un nuovo tentativo.
«Accelera! Non abbiamo altra scelta che seminarlo!» gli strillò vicino alle orecchie Marika.
Il ragazzo annuì e accelerò, guadagnando terreno proprio mentre davanti a loro si profilava il Tempe Lake, un largo canale che divideva Scottsdale da Tempe.
La Ninja fu la prima a raggiungere il ponte, seguita da un fulmine rosso e blu che le si accostò facilmente e la superò.
"Hai sgarrato" sembrava voler dire Allen "Ti avevo detto che questa era una gara di forza, la velocità non ti servirà a nulla contro di me".
Dietro Vincent, a Marika scappò una lacrima, la sua presa sulla giacca del ragazzo si era addirittura fatta dolorosa e le nocche erano bianche. I capelli frustavano l'aria come una nuvola temporalesca.
Sentendola singhiozzare contro la sua schiena, il ragazzo decise che se in velocità non poteva battere Allen, sarebbe ricorso alla forza almeno per proteggere se stesso e Marika.
Mentre attorno a lui correvano alcune automobili e il vento picchiava dolorosamente sulla pelle scoperta della ragazza, Allen si avvicinò ancora, ma stavolta Vincent non si mosse e lo fronteggiò.
Il campione tagliò nettamente la poca distanza che li separava, sollevando una gamba per sferrare un calcio alla Ninja, Vincent allora urlò alla giovane «Aiutami!»
Alzò a sua volta la gamba e colpì quella dell'altro, l'impatto gli fece digrignare i denti per il dolore, ma Allen, probabilmente abituato a sopportare colpi simili, tornò alla carica.
Vincent stavolta non riuscì ad intercettare il colpo, che prese in pieno la moto e lo costrinse a concentrarsi sul mantenere l'equilibrio, ma gli diede occasione di ricambiare l'attacco. In quel momento Marika, con estrema sorpresa del ragazzo, lo aiutò davvero e imitò il suo gesto: insieme furono in grado di destabilizzare Allen per un attimo.
Vincent colse l'occasione e lo superò proprio in prossimità della fine del ponte.
«Ben ti sta, ecco!» Marika sembrò riprendersi di coraggio e sorrise, tornando a stringersi al pilota, anch'egli soddisfatto di quel lavoro di squadra.
Tempe, zona meno trafficata di Scottsdale, era decisamente più desolata e perciò facilmente percorribile; l'acceleratore venne premuto ancora, la Ninja sfrecciò con furia giù per la south Rural fino alla est Lemon.
«Ci siamo! Ci siamo! Siamo arrivati!» urlò Vincent, seguito a ruota da Marika.
«Possiamo rallentare adesso?» s'informò lei, speranzosa.
«Dobbiamo!» rise allegramente il corridore, assaporando già la vittoria «Altrimenti ci schianteremo!»
E che errore fu assaporare la vittoria prima di vincere.
Entrambi rabbrividirono quando il rombo fin troppo conosciuto della moto seminata poco prima tornò a farsi sentire, potente come non mai, sembrava quasi chiamare vendetta.
Marika si voltò, mentre Vincent poté chiaramente vederlo dallo specchietto retrovisore: Allen, più fiero che mai sulla sua Yamaha, era a pochissimi metri da loro e si avvicinava di secondo in secondo, con l'aria di chi si è stancato di giocare.
In un lampo fu di fianco agli avversari, come prima a quel punto mantenne la velocità, in modo da non superarli, ed alzò una mano per poi infilarla nel giubbotto mezzo aperto... e ne estrasse una pistola.
«Oh, mio Dio! Oh, mio Dio!»
Terrorizzata, Marika riprese a tremare e tentò di nascondersi come meglio poteva contro Vincent, che intanto era impallidito e sentiva la gola secca. Gli erano bastate un paio di occhiate per riconoscere la rivoltella, ne aveva viste un paio nella sua vita, ma non aveva ancora provato il brivido di vedersene una puntata addosso.
«Allen! Non fare stronzate!» gli gridò a squarciagola, sovrastando le urla di Marika, ma al contrario il pilota non accennò ad abbassare l'arma, anzi, la spostò sulla figura della ragazza con un gesto veloce.
"Cosa vuole fare?!" si chiese Vincent, abbastanza certo che Allen non avrebbe sparato se si fossero arresi, dunque, senza pensarci due volte, rallentò e si lasciò sorpassare.
Tutto andò come aveva previsto, l'avversario li distanziò e ritirò la mano con l'arma, scomparendo poi dietro l'angolo della Mc Alister, verso il traguardo a portata di mano.
Benché avessero notevolmente abbassato la velocità, in pochi secondi anche i due ragazzi giunsero sulla stessa strada, sulla cui fine era ben visibile in Naughty Sunday ed una folla molto corposa che già stava urlando sfrenatamente il nome di Allen.
I cori di giubilo coprirono i pianti di Marika, ancora troppo scossa per riprendersi.
«Mi dispiace...» mormorò Vincent, sicuro di non essere udito da lei, quindi accelerò un po' per raggiungere il traguardo e porre così fine al tormento della bruna.
Il primo posto era ormai di Allen, era fiducioso che il corridore non gli avrebbe sparato per un umile secondo posto, così giunse a gran velocità e tagliò il traguardo a sua volta, con amarezza e senza nessun brivido di gloria per aver comunque tenuto saldamente testa agli altri gareggianti.
Pian piano, molti occhi gli si puntarono addosso, alcuni sgranati dalla sorpresa, altri dalla curiosità, altri ancora dalle emozioni più miste e varie; tutto ciò mise in soggezione Vincent, per quanto era abituato ai riflettori era un'occasione molto diversa, quella, ma sostenne fieramente tutti gli sguardi a testa alta.
Cercò Allen e lo trovò ancora davanti a lui, già sceso dalla sua Yamaha ed impegnato ad ascoltare le idiozie di Red, che aveva un braccio sulle sue spalle e strillava al microfono.
Il campione lanciò un lungo e penetrante sguardo a Vincent, la cui mente fu attraversata dal ricordo dell'immagine della pistola.
Proprio mentre il ragazzo si toglieva il casco e scendeva dalla sella, rivolgendosi gentilmente a Marika, un urlo fin troppo conosciuto lo interruppe e fece sobbalzare la ragazza.
«WHAAAT? Am I going gaga*? Qualcuno mi spari in mezzo agli occhi se quello non è Hound! Hound?! Come diavolo sei arrivato secondo? E chi è la baby che ti porti dietro? Dove accidenti l'hai raccolta!?»
«Smetti di urlare come una ragazzina!» lo rimbeccò Vincent acidamente, provocando una serie di risate dal pubblico che cominciava ad avvicinarsi anche a lui; aiutò una Marika tremante a scendere dal veicolo e la sostenne mentre le sue gambe stentavano a ritrovare equilibrio, per poi rivolgersi a Red e Allen «Se vuoi un fottuto proiettile in testa chiedi a quel bastardo dietro di te! E tu, pezzo di merda, mi devi una spiegazione!»
«Ha una pistola...!» arrancò la ragazza con un filo di voce, aggrappandosi saldamente a Vincent.
Un brusio di sottofondo si sparse velocemente a quelle parole, molti si scambiarono occhiate preoccupate o impaurite, ma quasi subito tutti gli occhi furono per Allen, il quale stava ancora fermo dietro Red.
Quest'ultimo si accigliò e corse con lo sguardo dai due giovani al corridore «Cos...?! Mi prendi per il culo, ragazzina?»
«Vogliamo provare?»
Con quella semplice domanda Allen superò Red e con passo lento attraversò il poco spazio che lo separava dalla coppia, seguito attentamente da tutti; Vincent, presagendo il pericolo, si posizionò davanti a Marika per coprirla, un gesto spontaneo ma rigido, il ragazzo stava annegando nella paura.
Non appena gli fu davanti, il campione infilò di nuovo la mano nel giubbotto e ne estrasse l'arma di poco prima, che risplendette nella luce dei riflettori. Fermò la sua avanzata e la puntò gelido contro il petto di Vincent.
«Allen, che diavolo stai...» provò Red, sudando freddo «Qua-qualcuno lo fermi!»
Ma nessuno osò avvicinarsi per salvare i due ragazzi, anzi, la folla, percorsa da esclamazioni o urla, si accalcò per allontanarsi, qualcuno si diede addirittura alla fuga.
Marika avvolse le braccia attorno al petto del ragazzo e lo strinse con vigore tentando di tirarlo indietro, verso di sé.
«Fermo!» strillò, aveva di nuovo le lacrime agli occhi.
Vincent non si mosse.
"Sono morto!"
Bang!
Note:
#1: Going Gaga, slang: impazzire d'entusiasmo.
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