1 ~ Nightmare

Il vento sibila gelido penetrando fin nella più oscura profondità di ciò che mi circonda, avvolge e permea come un sottile strato di brina i miei vestiti, i miei capelli, le mie mani e ogni fibra del mio corpo.

Quando apro gli occhi non vedo nulla, solo il blu della notte attorno a me. Delle piccole luci azzurre, fragili, danzano nell'aria, comparendo e scomparendo in continui bagliori a intermittenza. Ormai non riesco più a percepire le sensazioni, le mie mani sono diventate come dei blocchi di ghiaccio, prive di tatto in questo ambiente freddo, freddissimo, e sconosciuto.

Credo di aver smesso di tremare già da tempo ormai, ora sono tutt'uno con la neve. Non sento nessuna differenza, nulla che mi separi dalla distesa bianchissima che illumina di luce propria la fievole notte. Non ho nessun desiderio di muovermi o chiamare aiuto, e mentre osservo i fiocchi che cadono dolcemente dal cielo vorrei solo spegnermi qui e ora, chiudere gli occhi e non aprirli mai più.

Lentamente le mie palpebre si abbassano, riducendo a una fessura lo spiraglio di questo mondo ignoto che mi è visibile.
Mi sposto leggermente su un fianco per raggomitolarmi nella neve, le mie ciglia lunghe e ghiacciate sfiorano le guance e dalle labbra screpolate esce un sospiro brevissimo, forse l'ultimo, che diventa uno sbuffo di fumo gelido anch'esso.

Sono pronta a trapassare così, nel silenzio di un bosco gelato mai visto prima, quando quel silenzio viene rotto dallo scricchiolio secco di un rametto spezzato. Uso le mie ultime, deboli forse per alzare gli occhi alla creatura che compare davanti a me sovrastandomi completamente, coprendo il mio corpo gracile e sfinito con la sua ombra.

Le zanne fameliche splendono più della stessa luna piena, che solo ora riesco a vedere, grande e pallida, alle spalle della bestia. Il pelo grigio argenteo, più scuro attorno al muso, fa risaltare gli occhi gialli come girasoli o campi di grano a mezzogiorno. Sono occhi duri, tristi, famelici e vuoti, che scintillano di una fosforescenza simile a quella dei fari la notte sulle coste sperdute. Due lucciole intense e crudeli.

Non provo nessun terrore alla vista dell'ombra che si staglia contro questo cielo nero, quasi inerme e rassegnata a ciò che potrebbe succedermi, qualsiasi cosa sia. Il dolore e la disperazione che riesco a cogliere in quegli occhi dorati, tuttavia, mi spaventa e mi attrae al tempo stesso.

Quasi senza rendermene conto, automaticamente, tento con fatica di poggiare le mani congelate sull'erba nevosa che mi circonda, provando ad alzarmi con uno sforzo immenso.
 Ma non ci riesco e ricado a terra, immobile, abbandonata al mio destino.

La creatura selvaggia si avvicina sempre di più, sento il suo respiro forte e l'odore di pino silvestre intriso nella sua pelliccia...

"sono riuscita a trovare questo posto finalmente"
"non potrà farle del male"
"a costo di ucciderlo"

Da dove arriva questa voce? È lenta, sibilante, come se venisse allo stesso tempo dalla mia mente e da un posto lontano, ma non vedo nessuno. Che stanchezza, credo che le mie palpebre non reggeranno ancora a lungo il peso di questo freddissimo torpore...

Un breve lampo, come una saetta veloce, corre nella mia direzione. Contro la luce della luna si definisce la sagoma di una persona, una figura minuta e con dei lunghissimi capelli neri. Il suo viso bianchissimo fa risaltare degli occhi rosso fuoco colmi di coraggio che riesco a vedere solo per un attimo. La ragazza estrae un'arma simile ad un'ascia di ghiaccio, che scintilla riflettendo la poca luminosità del cielo, creando un contrasto sinistro e inatteso con il buio mondo circostante.

È strano, ma solo ora noto delle pietre disposte in modo quasi sferico nel bosco. Su tutte c'è un disegno chiaro, come un piccolo geroglifico, simile ad un sole a chiocciola. Alla luce che proviene dalla lama gelata dell'ascia, questi disegni sembrano risplendere di un colore verde acqua marina che conferisce a questo paesaggio un'aria estremamente allucinata, come di un'incubo luminoso. Probabilmente sto davvero sognando.

Non capisco cosa stia succedendo, il peso di questo sonno immenso è più forte di qualsiasi altra cosa. Ogni parte del mio corpo è come immobilizzata ormai, e ora resta solo che le mie ciglia, già ghiacciate da tempo, ricadano dolcemente sul mio viso chiudendosi per sempre.

Il movimento discendente della palpebra è accompagnato dal sibilio del vento e infine, come un avvertimento, da un urlo infernale che squarcia la notte. Qualcosa di disumano, simile a un latrato e a un sussurro demoniaco, irrompe per poi scomparire in lontananza.

Non vedo più nulla e credo sia inutile ormai provare a riacquisire una qualche sensibilità del mondo esterno. Qualsiasi cosa fosse, è qui che lascerò le mie spoglie e il suo ricordo.

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Buonaseeera! Eccomi con una nuova storia che spero di portare a compimento, e che credo sia una delle idee più belle che mi siano venute! Ci tengo tantissimo e vorrei riuscire a svilupparla a dovere... :)

Che ne pensate? Vi intriga?
°~EyeChat~°

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