CAPITOLO 7
Lorcan e Lysander erano sull’Hogwarts express, direzione Londra.
Alla fine avevano accettato di trascorrere le vacanze con i gemelli Weasley. O almeno. Lorcan aveva deciso, Lysander lo aveva seguito per evitare che il fratello si mettesse nei guai.
Lorcan attirava i guai come fosse stato una calamita. Lysander era quello che lo tirava fuori dai guai. Sempre.
Lorcan, sempre così attivo, Lysander, sempre così pacato.
Se Lysander amava starsene in casa a leggere libri su libri e a fantasticare sul principe azzurro, Lorcan usciva, stava in mezzo alla natura, in mezzo alla gente, amava il contatto con le persone.
Ma sotto quella corazza fatta di menefreghismo, si nascondeva un ragazzo spaventato, desideroso di amare ed essere amato.
Non che entrambi non fossero stati amati. Lo erano sempre. Sapevano che i loro genitori stravedevano per loro, solo che avevano .. modi strambi per dimostrarlo.
A volte sua madre parlava di gorgosprizzi, altre volte parlava di radici o alberi o chissà cos’altro. Il loro padre si limitava a guardarli, con un sorriso sereno sul volto.
Erano amati. Lo sapevano. Ma… entrambi desideravano un contatto fisico, desideravano una vera famiglia. Desideravano il calore. Quello che si provava quando due figli che per nove mesi non tornavano a casa.
E invece si trovavano sempre loro due, a farsi forza, in una casa vuota. Perché i loro genitori erano impegnati con il lavoro, lavoro, lavoro lavoro. C’era solo quello.
Suo padre viveva più in America che in Inghilterra. Lavorava per un’agenzia di trasporti magici. La loro madre era direttrice de “Il cavillo”. Sempre impegnata, sempre al lavoro. Sempre distratta.
Loro volevano solo un abbraccio, una carezza, qualcuno che gli avrebbe ricordato che erano amati, sempre. Volevano sentire il calore di una famiglia. Una famiglia vera.
E invece erano sempre stati solo loro due. Loro due a gestirsi, cucinare, fare la spesa.
Loro due.
Lorcan non sarebbe sopravvissuto senza Lysander e Lysander non sarebbe sopravvissuto senza Lorcan.
Erano uniti da un filo invisibile, un filo che non poteva e doveva spezzarsi, un filo al quale entrambi, in eguale misura, si aggrappavano per non essere soli. Non lo erano mai stati. Volevano solo l’affetto di una famiglia, l’affetto di una mamma non troppo presa dal lavoro e l’affetto di un papà che preferiva passare il tempo in Inghilterra invece che all’estero.
Erano desiderosi di passare il Natale in famiglia, avvolti dall’affetto dei genitori e con una mamma che sfornava biscotti di pan di zenzero e rideva e ballava e cantava in cucina mentre figli e marito la osservavano sorridendo, felici.
Ma non era così, ormai da otto anni. Da quando Lorcan e Lysander trascorrevano il Natale ad Hogwarts, con altri pochi studenti, in Sala Grande, al tavolo di Tassorosso, con qualche amico Corvonero.
“Hey, che hai?”
Lysander distolse rapido lo sguardo dal paesaggio fuori dal finestrino e guardò il fratello, seduto davanti a lui.
Il biondo sbattè le palpebre qualche secondo, poi sorrise, stringendosi nelle spalle.
“Niente” disse.
“Sei nervoso?” chiese Lorcan mentre allungava una mano verso il fratello per stringergliela dolcemente.
“E’ il primo Natale che passiamo lontano dalla scuola. Non so che pensare…” disse il biondo.
Lorcan gli accarezzò il dorso della mano con il pollice, mentre sorrideva.
“Niente, non devi pensare nulla. Per la prima volta faremo qualcosa di nuovo, saremo felici. Te lo giuro, Lys. Saremo felici, tu ed io. Avremo qualcuno da cui tornare. Qualcuno che ci vorrà, davvero.”
Lysander abbassò la testa.
“Non penso di piacergli…”
“Non vi conoscete ancora, ma lo farai. Ora che saremo tutti insieme. E poi… George ha detto che ha un sacco di giocattoli da farmi testare….” Disse con un sorriso malizioso il gemello e Lysander lo guardò scioccato, le guance talmente rosse che erano paonazze.
“C-cosa?!”
Lorcan sorrise malizioso.
“Dovresti provare anche tu. Da quanto non provi piacere?”
Lysander aprì e chiuse le labbra, incapace anche solo di respirare.
“N-non…” disse il biondo abbassando lo sguardo, sentendosi a disagio.
“Lys… non devi avere paura. So che sei vergine e ti ammiro molto per continuare con il tuo pensiero di fare l'amore solo con il tuo ragazzo, ma… provare piacere, con chi ti piace… non è male. Anzi. Te lo garantisco. So di cosa parlo, ho fatto già sesso con altri ragazzi, sesso da una botta e via, è stato piacevole, non posso negarlo… Ma… quello che ho vissuto con George, durante la serata dell'Esercito, io… E’ lui. Capisci? Voglio continuare con lui…” terminò con un sorriso timido.
“Ti piace, vero?”
“E’ innegabile, guarda che figo pazzesco!” disse, facendo scoppiare a ridere Lysander.
Lorcan gli accarezzò una guancia.
“Voglio vederti sempre ridere, voglio vederti felice. Se esiste qualcuno che si merita di essere amato ed essere felice, questo sei proprio tu, Lys. Ricordatelo.”
Il gemello lo aveva fissato emozionato, poi gli aveva gettato le braccia al collo, sorridendo, felice.
~*~
Giunsero alla stazione di King’s Cross alle cinque. Sulla banchina del treno,. Ad attenderli, c’era George Weasley. Non appena Lorcan lo vive, corse verso di lui e i due si scambiarono un bacio appassionato, stringendosi tra le braccia.
Lysander, dietro di loro, li fissava rigido ed in imbarazzo.
Alcuni viaggiatori si voltavano verso la coppia e sorrideva, Lysander voleva sprofondare. Perché suo fratello amava farlo imbarazzare? Era per la questione che Lysander era nato dieci minuti prima? Non lo sapeva.
I due piccioncini si staccarono l’uno dall’altro dopo essersi divorati reciprocamente le labbra e con uno schiocco che fece avvampare ancora di più Lysander. Sembravano essere passate ore.
“George, ti presento Lysander, il mio fratellino. Sono io il fratellone, modestamente parlando”
Lysander gli lanciò un’occhiataccia.
“Siamo identici, cretino” disse il biondo, allungando una mano per stringere quella dell’uomo, ma George la ignorò, stringendolo in un abbraccio caldo. Lysander avvampò. Non aveva mai ricevuto un abbraccio del genere.
Perché mai uno sconosciuto doveva essere felice di incontrarlo?
“Piacere di conoscerti” gli disse con un ampio sorriso.
"A-anche mio" disse Lysander, ritrovandosi a balbettare.
Si odiava per quello.
George sorrise e si voltò mentre Lorcan gli si avvicinava, intrecciando una mano con la sua. Sollevò il viso verso l'uomo.
"Fred?" Chiese e Lysander sentì il cuore nel petto perdere un battito prima di riprendere a ritmo forsennato.
"È… al lavoro. Mi sono permesso di venirvi a prendere io…" disse guardandoli. "Vi accompagno in albergo, poi vi porto al negozio, così facciamo le presentazioni ufficiali…" George si rivolse a Lorcan.
"Non l'ha presa bene, ti avviso"
"Davvero? Perché?"
George guardò Lysander e poi Lorcan.
"Lo vedrai" disse prima di aiutare lo studente con la valigia.
Lysander li seguiva.
I tre si materializzarono davanti ai Tiri Vispi e Lysander aggrottò le sopracciglia.
"Non dovevamo andare in albergo?"
George sorrise.
"È in fondo alla strada. Vieni, vi presento Fred, già che ci siamo" e Lysander notò l'occhiata che Lorcan e George si scambiarono.
Il Tiri Vispi era un negozio situato a Diagon Alley, le ampie vetrate ed un manichino di una testa che si muoveva alzando e abbassando un cilindro sulla testa celando un coniglio bianco.
Aveva due grandi vetrine: quella di sinistra riluceva di strani oggetti rotanti che esplodevano, rimbalzavano e strillavano, quella di destra, invece, era coperta di un enorme poster viola stampato a lettere gialle lampeggianti che recitava:
“Perché hai paura di Dolores Umbridge?
Meglio aver paura di NO-PUPU' NO-PIPI'.
La Sensazione di Occlusione che Stringe la Nazione!”
I tre entrarono, il campanello sulle loro teste squillò, annunciando il loro arrivo.
"Freddie! Siamo arrivati!" Disse George precedendo i due fratelli e Lysander si guardò attorno. C'era già stato qualche volta, quando doveva comprare i libri per l'anno scolastico successivo. Dal settembre successivo avrebbe smesso, dato che si sarebbero diplomati alla fine di quell'anno scolastico.
Ad accoglierli, però, non c'era Fred ma bensì un altro uomo dai capelli rossi.
"Fred è andato a fare le consegne. Ha detto che non tornerà prima di due ore"
George scrollò la testa.
"Beh, digli che è un coglione" disse George, stringendo i pugni.
L'uomo guardò prima George e poi i due gemelli.
"Sono Ron Weasley" disse e i due giovani spalancarono gli occhi.
"Oddio." Disse Lorcan.
"Io sto ancora aspettando di trovare la tua figurina nelle Cioccorane!" Disse Lysander facendo avvampare Ron.
"Hem. Si…" disse passandosi una mano dietro la nuca, in vistoso imbarazzo ma al tempo stesso emozione per essere stato riconosciuto. "La mia figurina è rara, in effetti…"
George si voltò verso i due gemelli.
"Venite, vi accompagno in albergo" disse e i due lo seguirono.
Solo durante il ritiro delle chiavi, Lorcan si guardò attorno e guardò George.
"Ho dimenticato di prendere la valigia!" Disse.
George lo guardò.
"Te la riporto io poi stasera. O ti serve subito?"
"Nono, non mi serve" disse con un sorriso Lorcan.
I tre raggiunsero la camera, la 969, aprirono la porta e osservarono la stanza con un bagno privato e due letti singoli divisi da un comodino.
"Ah, che bella stanza!" Disse Lorcan con un sorriso raggiungendo un letto e sedendosi sopra.
"Quello è mio. Sai che preferisco dormire con la luce…"
Lorcan si alzò sorridendo.
"Ma certo, fratellino"
Lysander lo fulminò con lo sguardo.
"Vuoi sistemare ora i vestiti o lo fai quando torni? Tra poco è ora di cena"
Lysander guardò i due.
"No, ceniamo. La sistemo più tardi. Mi faccio una doccia. Perché nel frattempo non torni con la valigia? Non scappo, tanto" disse, non notando lo sguardo che Lorcan e George si scambiarono. Ancora.
~*~
Mezz'ora più tardi, Lysanser, avvolto dal suo accappatoio giallo canarino, uscì dal bagno velocemente, perché stavano bussando alla porta.
"Non hai preso le chiavi?" Chiese mentre apriva la porta, ma non era Lorcan.
Di istinto chiuse la porta, stringendosi nell'accappatoio. Poi dopo qualche secondo di panico, riaprì la porta, fissando Fred Weasley che lo fissava accigliato.
"A quanto pare non ti hanno detto niente" disse l'uomo trascinandosi dietro un piccolo trolley.
"Dirmi cosa?" Chiese Lysander confuso.
"Lorcan non tornerà. Per tutta la settimana. Mio fratello lo ha gentilmente ospitato a casa. Visto che, Merlino sa solo cosa sarei costretto a sentire se continuassi a vivere in casa con mio fratello, mi trasferisco qui. No, non hai alternative. Non ce ne hanno date" disse Fred, torvo.
Lysander aprì e chiuse la bocca, il cuore che martellava nel petto.
"Dormirai… qui? Nella stanza con me?"
"Non sono felice, ho provato a cercare un'altra stanza per lasciarti da solo ma mi hanno risposto che non hanno altre stanze libere. Sono state tutte prenotate. È Natale, signore"
Lysander crollò scioccato sul materasso del suo letto, portandosi poi le mani tra i capelli biondi e ricci.
NOTE: ed eccomi qui con un nuovo capitolo!! Spero sia di vostro gradimento! Mi raccomando non chiudete la storia senza aver prima stellinato e/o commentato. A presto, Galaxy ✨
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