capitolo 2
" 'Giorno"mi risveglia mia mamma.
"Buongiorno" risponde Susan.
"Mmmmmmm" dico a mia volta.
"Come avete dormito?" Chiede mia madre, gentilmente come suo solito. A volte è simile a una dama, o a una principessa. Altre a un demone che vuole commettere un genocidio.
Credo che mi abbia passato geneticamente solo la parte del commettere un genocidio.
"Chiudendo gli occhi e pensando alla pizza" rispondo alla domanda precedente.
L'unica che ride è Sue, a cui batto il cinque.
I miei mi guardano male, ma per finta perché un poco anche loro ridono sotto i baffi.
"È proprio mia figlia" constata mio padre, allora.
Batto il cinque pure a lui.
"Che facciamo di bello oggi?Andiamo al mare? Facciamo un giro?"chiedo.
"A proposito di questo, vi dobbiamo dire una cosa." dice mio padre.
"Mi sa che ce ne andiamo via prima del previsto"
"E come mai?" chiedo, punta sul vivo.
"Questioni burocratiche, in ufficio hanno bisogno di me: non concludono nulla se non ci sono".
Parla direttamente, senza troppi giri di parole, procurandosi pochi istanti dopo una gomitata da mia mamma. Io rido per quel gesto.
"Quindi non rimaniamo?" mi rabbuio subito.
"Ce ne andiamo entro qualche giorno, ma tu e Susan potete rimanere, ha detto tua nonna"
La vecchietta in questione smette di sculettare lavando il mestolo usato per la torta e si gira un poco verso di noi, facendo ondulare il ciuffo stravagante sostenuto da chili di lacca. Quindi fa un occhiolino a me e a Susan, che ricambiamo sorridendo.
È lei ad aver di buon grado invitato suo figlio (con la famiglia al completo) nella sua casa al mare.
Susan è la mia migliore amica, ci conosciamo da così tanto che ormai è di casa più lei che me.
L'abitazione è una villetta a due piani dal gusto rustico e mediterraneo, essendo un po' lasciata a sé stessa in alcuni punti l'edera ha preso il sopravvento arrampicandosi per tutti i muri esterni, mentre le assi di legno del parquet scricchiolano e talvolta cedono.
Detta così potrà sembrare un orrore, ma in realtà è sempre stato il mio posto del cuore.
Amo sentire l'odore dei limoni in giardino, eppoi mi ricorda il musical di "mamma mia".
Inoltre ha un accesso diretto alla spiaggia (seppure siano delle gradinate molto ripide e scomode).
"Oh, mi dispiace"dico quindi, riferendomi alla questione di cui mi parlava mio padre.
"Tuo fratello rimane con te, non sei felice?"
Oh santo unicorno assistimi!
"Certo, che bella notizia" dico tra la mascella serrata e un sorriso più finto di quello di una Barbie.
Speravo di non dover fare la baby sitter.
Il mio piccolo fratellino ha 4 anni e la gioia di essere il cocco di nonna.
Proprio lei appunto si aggiunge alla conversazione poco dopo esclamando: "Signorine ancora qui? Vi voglio vedere in spiaggia a spassarsela, voi che non avete ottant'anni! Su, andate!"
È così che io e Susan corriamo in camera, seguite dalle grida di mia mamma che chiede di sedersi a tavola e fare colazione. Mia nonna, complice come al solito, ci confeziona due fette di torta da portare con noi.
Prendo il gonfietto e il mio fenicottero-gommone grandezza decisamente-molto-appariscente, per poi finire di prepararmi e partire alla volta della spiaggia libera, insieme a Susan.
La lascio sull'asciugamano ad abbronzarsi (nonostante faccia molta fatica a causa del suo colorito che la fa sembrare una bambola in ceramica) e gonfio il mio fenicottero.
La sabbia scotta sotto ai miei piedi nudi così corro il più velocemente possibile, per arrivare alla riva.
Il grosso-grasso-fenicottero che ho sotto braccio è ingombrante ma riesco comunque a muovermi, seppur in modo goffo e ridicolo.
Arrivo in acqua e non tengo conto del brivido che mi percorre il corpo a contatto con essa entrando fino alla vita, spingendo il mio fenicottero con le mani.
Faccio un salto sedendomi su di esso per poi sdraiarmi e spingermi un po' più a largo con le mani e i piedi.
Chiudo gli occhi e mi beo della sensazione dell'acqua che mi sfiora il corpo e la punta delle mani. Ho i capelli bagnati e il viso che viene colpito dal sole, portandomi in uno stato di Nirvana che solo con il rumore delle onde nelle orecchie riesco a raggiungere.
Le urla dei bagnanti mi irritano, ma le ignoro.
Mi cullo nella sensazione soffice dell'essere in un gigantesco fenicottero rosa immezzo al mare.
Mi è capitato di desiderare di essere come un'onda.
Proprio come la Sirenetta: diventare schiuma del mare, poter vedere tutti e non essere vista, diventare insignificante e non inquietante e pazzoide per ogni persona che mi passi davanti.
Non quella strana che ti fissa accigliata, solo schiuma, che turbina in un circolo infinito.
Ma io non potrei mai essere la Sirenetta: non darei mai la mia vita per un ragazzo. Non una cosa figa come una coda da pesce, per quell'unicorno santissimo e arcobalenato.
Non mi fiderei mai tanto,mai di nessuno. Solo di sé stessi, contro il mondo intero che non fa altro che sparare minchiate a destra e sinistra.
Ma mi piacerebbe essere più calma. Essere come Susan, in sintesi. Avere il suo fascino innato.
Io non lo ho.
Per averlo dovrei essere colta, bella, aggraziata... tutte caratteristiche che non ho e che non posso imparare.
Il fascino è qualcosa che non si può acquisire con il tempo. Certo, si può illudere la società che tu lo abbia, ma essa è stupida e spesso non capisce niente.
Nel senso, attualmente dominano la TV donne che di fascino non ne hanno manco una briciola, ma vengono considerate comunque belle da impazzire: sveglia, riuscirei anche io ad essere bella con 50 truccatrici e un centinaio di filtri, sai?
Ed è così, cullata dalle immagini di vecchiette tirate dalla chirurgia plastica, che mi crogiolo per un po' troppo tempo(sarebbe stato meglio smettere) nella beatitudine del mare.
~~~okay, so che era un capitolo un po'stupido, ma comunque serviva per continuare la storia.
Xoxo
Drawer03~~~
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