9| Charles- Il passato

2009, FRA

Behind those innocent eyes, underneath that smile
Do you tell the truth? Is it one big lie?
I wish you well, but I cannot tell
Well, who are you when no one is around?


La prima volta che Charles vince qualcosa di davvero importante, fra gli applausi scroscianti della piccola folla radunata attorno al circuito, la vittoria ha un sapore scialbo e deludente.

Nonostante il sorriso dei suoi genitori appena sotto al podio, la mano di Pierre stretta nella sua, e i due pollici alzati che gli mostra Jules, neo campione di Formula 3, Charles ha la sensazione di aver barato, in un certo senso. Di non meritarlo davvero.

Parti di lui sono consapevoli, in un modo che ha paura ad ammettere, che è riuscito a diventare campione di Francia solo perché Frances ha già conquistato il titolo l'anno prima ed ha cambiato categoria.

Contro di lei non ha mai avuto alcuna possibilità.

Per quanto ci provasse, lei era sempre un passo avanti, un metro avanti, un gradino più in alto.

E tutte le volte che questo pensiero lo affossava, Charles ripensava alle parole di Jules.

Frances non è tua nemica, non devi odiarla. E, soprattutto, non avere paura di ammettere che sia più brava di te. Impara da lei, piuttosto.

E Charles ha imparato, ha imparato eccome. Ha seguito ed imitato ed ingoiato rospi e sconfitte. Ma una volta tolta di mezzo la sua avversaria più forte, quell'anno aveva dominato il campionato vincendo quasi ogni gara. Era diventato talmente bravo a stare nella sua ombra, a tenerle dietro silenziosamente, che aveva iniziato ad eclissare tutti gli altri senza nemmeno accorgersene.

Nessun avversario è mai stato all'altezza, dopo di lei.

In futuro Charles racconterà spesso questa storia –scuoterà la testa indicando i sorrisi finti nelle fotografie con in mano il trofeo di Campione di karting francese- e lo farà senza vergogna. Perché sa benissimo che tutto quello che è successo dopo –le vittorie, la fama, la Formula Uno- è successo solo perché lui ha provato in ogni modo possibile a diventare come la bambina con le trecce e il casco rosso e il numero sette cucito sul petto. E, nonostante tutto, non sa se ci è davvero riuscito.

Questo, era quanto Fanny era brava.


*


È una giornata mite, per essere ottobre. Il cielo è completamente sgombro, senza nemmeno una nuvola all'orizzonte, ma è di un azzurro slavato, cupo e incerto, ed ha un'aria malinconica. Le bandierine triangolari appese fra un palo e l'altro, lungo il circuito, svolazzano frenetiche, mosse dal vento.

Una fila scomposta di kart si muove a zig zag spintonandosi attraverso la pista, spezzandosi e ricompattandosi metro dopo metro, curva dopo curva, in una danza ipnotica e rigorosa, da cui Charles non riesce a staccare lo sguardo.

Contro tutti i pronostici, la prima stagione di Frances in WSK non era stata particolarmente fortunata, contando più ritiri che vittorie, anche in gare dominate dall'inizio alla fine, ora per un problema al motore, ora per un problema al telaio, ora per una piccola incomprensione in pista con un ragazzo austriaco due anni più vecchio di lei.

Visti i problemi di budget della famiglia Roux, Frances era sempre stata molto attenta ad evitare incidenti che avrebbero potuto danneggiare il suo kart, ma le Euro Series si erano dimostrate spietate ed il fatto che fosse l'unica ragazza a competere non giocava certo a suo favore.

Anche se questo, Fanny si guardava bene dal dirlo a voce alta, quando raccontava a Charles delle gare e dei suoi risultati, come se ne fosse imbarazzata, in qualche modo, e non lo capisse fino in fondo.

Da quando avevano smesso di gareggiare nella stessa categoria era diventato difficile tenersi d'occhio come un tempo –raramente correvano negli stessi posti, lei e Pa' Roux erano spesso in viaggio con il loro van e c'erano settimane in cui riuscivano a malapena ad incrociarsi un paio di volte- ma il legame fra di loro si era rafforzato, se possibile.

Si vedevano al kartodromo di Brignoles tutti i lunedì, martedì e mercoledì pomeriggio e, quando c'era tempo a sufficienza, dopo essersi allenati si raccontavano i rispettivi weekend per filo e per segno, per supplire alla reciproca involontaria assenza. Era il loro modo di continuare a fare tutto insieme, anche laddove non era fisicamente possibile.

Quando Charles, dopo numerose proteste, si convinceva a parlare delle sue vittorie straccianti, Frances aveva sempre una faccia serissima, come se lui le stesse rivelando informazioni dal valore inestimabile, e dispensava consigli su questo o su quello con una diligenza tale che gli faceva immediatamente venir voglia di metterli in pratica.

Quando toccava a Frances, invece, Charles faceva fatica a concentrarsi sulle sue parole–sui setup, sui nuovi tracciati, su quelle quattro gomme sbrindellate che avevano ripescato da chissà dove- e si ritrovava spesso a domandarsi, con una brutta sensazione nelle viscere, se si fosse fatta qualche amico, se lo avesse sostituito in qualche modo, ma lei non aveva mai nominato nessuno.

E Charles aveva pensato che Frances doveva essere profondamente sola.

Era stato Anthoine, tempo dopo, a raccontargli un episodio specifico, quello che aveva cancellato per sempre il nome di Frances Roux dalla bocca di tutti i suoi compagni e l'aveva battezzata per sempre come la fille en feu. Nella prima gara delle Euro Series, in Italia, Frances aveva tagliato il traguardo per prima, in una nuvola di fumo nerastro che aveva causato un grossissimo incidente alle sue spalle. Quando era scesa dal kart, con la tuta bruciacchiata e il casco rosso acceso con la visiera appena sollevata, avevano visto delle lingue di fuoco sollevarsi dal motore sofferente. Lei aveva chiamato suo nonno, preoccupatissima, e non aveva badato a nessuno dei ragazzini che si coprivano la bocca e ripetevano quello stupido nomignolo che qualcuno aveva inventato l'anno prima.

Da lì in poi, era stata la ragazza in fiamme per tutti, anche per quelli che non parlavano francese.

Non gli era piaciuto, il modo in cui Tonio aveva parlato di lei, quella volta, come se Frances fosse davvero una creatura pericolosa e sfuggente, alimentata a benzina e kerosene, pronta ad esplodere da un momento all'altro insieme al suo kart scassato. Per lui era sempre e comunque Fanny –la sua prima amica, la sua alleata, la sua più grande rivale- anche se non poteva fare a meno di domandarsi se non ci fosse un fondo di verità, nelle parole dell'altro ragazzo.

Ed anche adesso, mentre segue con lo sguardo il kart che guida il gruppo, si chiede che persona sia Frances quando lui non c'è.

Non che importi qualcosa, visto e considerato che il prossimo anno cambierà categoria anche lui e correranno di nuovo fianco a fianco. Ma comunque.

Mentre aspetta che suo padre torni a riprenderlo, Charles tamburella con i palmi delle mani contro la ringhiera, producendo un rumore metallico e tremolante, e si irrigidisce quando si rende conto che non è più da solo, sugli spalti coperti. Una figura diafana e sottile occupa una delle sedioline di plastica arancione, stretta in un cappotto di panno verde così grande che sembra inghiottirla.

Ha la testa avvolta in un foulard con una fantasia colorata e lo sguardo mortalmente stanco puntato sulla pista, ma sta sorridendo, ed è un sorriso triste.

Charles sussulta, quando la riconosce.

È da prima dell'estate che non passa a Valensole, e anche in quell'occasione –un pranzo di famiglia, con i Bianchi al completo, suo padre, la mamma, Enzo, Arthur, Fanny e Pa' Roux- Maman era stata troppo debole per fare anche solo la sua solita comparsata. Adesso che ci pensa sarà più di un anno che non la vede fisicamente e, fino a quel momento, non gli era neppure sembrata una cosa così strana.

La salute della mamma di Frances era sempre stata un argomento delicato e Charles aveva imparato in fretta a leggere fra le righe ed a non porre troppe domande, soprattutto quando temeva così tanto le risposte. Soprattutto dopo quello che era successo l'ultima volta che Maman aveva promesso che ci sarebbe stata, e non lo aveva fatto.

Il ragazzo gira di scatto la testa prima che lei possa incrociare il suo sguardo, così rapidamente da percepire un doloroso strappo al collo, sperando di non aver attirato la sua attenzione. Le persone malate lo rendono sempre nervoso. Non sa mai cosa dire, come comportarsi con loro. Ed è ancora più difficile quando la malattia che scava la madre di Frances dall'interno è così evidente in ogni spigolo della faccia tirata e cinerea.

Per un attimo crede di averla scampata, ma dura poco.

"Charles!" si sente chiamare, e il respiro gli si spezza.

Si gira sui tacchi con l'adrenalina che frizza su ogni centimetro di pelle, cercando di mettere su il suo sorriso più gentile del repertorio e si avvicina alla donna. Solo di un paio di passi, come a mantenere una distanza di sicurezza.

"Buonasera, signora Roux" la saluta, mentre il groppo che gli si va formando in gola diventa via via sempre più grosso. Adesso che la guarda dritto negli occhi, può notare le linee scure che le segnano le occhiaie e la pelle leggermente screpolata agli angoli della bocca. Da quando la conosce, la mamma di Frances non è mai stata particolarmente in forma, ma adesso –adesso è veramente impressionante. Sembra fatta di carta velina, sul punto di strapparsi.

"Come sei diventato grande, Charles. Mi ricordo quando eri alto così." Dice la donna, estendendo un braccio lateralmente, ad un metro da terra. La voce le viene fuori come un colpo di tosse, sordo e raschiato. È tutto così sbagliato. Lui cerca di non indietreggiare ma distoglie lo sguardo, incerto su cosa dire. È Maman a toglierlo dall'imbarazzo, stirando le labbra in un sorriso caloroso: "Sei qui col tuo papà?" Annuisce. "Speravo proprio di riuscire ad incontrarlo."

"È dentro" si spiega lui, ed indica col pollice l'edificio basso alle sue spalle. "Lo vado a chiamare?"

Charles prega con tutto sé stesso che la madre di Frances gli dica sì, per favore e sarebbe un'ottima idea, tutto pur di toglierlo dall'impasse, e si puntella con le mani sulla seduta per tirarsi su di tutta fretta, ma la donna si ritrova a scuotere piano la testa.

"Vieni, siediti qui." Dice, invece, indicando il posto vuoto appena accanto al suo. Gli occhi di Charles si muovono rapidamente dalla donna alla seduta di plastica, mentre il cuore inizia a battergli un po' più veloce dentro al petto, man mano che la distanza fra i due si accorcia.

La sensazione di disagio gli si allaga dentro, a macchia d'olio, ed in bocca ha il sapore rugginoso del sangue. Quando si siede, tiene lo sguardo puntato dritto davanti a sé, sulla strada, mentre il sole si abbassa lentamente, e i primi piloti iniziano a scendere dai propri kart. Non il numero 7.

Il numero 7 è sempre l'ultimo ad andare.

"Non so se Frances ti ha parlato di quello che sta succedendo." Prosegue Maman, dopo una pausa. È molto cauta, nel parlargli, come se stesse cercando di proteggerlo da qualcosa di troppo spaventoso per essere ammesso ad alta voce. Perché allora mi stai dicendo queste cose? Pensa. Cosa c'entro io?

Charles la guarda con la coda dell'occhio, scuotendo lievemente la testa, le labbra premute in una linea dritta. Il cuore avvolto da una subdola ed indefinibile forma di paura.

"La prossima settimana ho un intervento molto importante. Importante e delicato."

La sua voce è ridotta a un filo, ma è serena, delicata. Per quanto si sforzi, Charles non riesce a capire se si tratti o meno di una buona notizia.

"Ed è un bene, vero?" chiede, per confermare, mentre tamburella con la punta del piede sul pavimento.

Maman sorride, dolcissima.

"È un bene, sì." Concede, e Charles si rende conto solo in quel momento che stava trattenendo il fiato. Poi, la voce della donna si incupisce e lui capisce che c'è dell'altro. "C'è una possibilità, Charlot, che non vada bene. È una possibilità concreta, per quanto io mi auguri che non si realizzi mai. Ma se dovesse succedere qualcosa –qualunque cosa- ho bisogno di sapere che Fanny non sarà da sola."

È in quel momento che Charles gira la testa verso la donna, sbigottito. La fissa con gli occhi sgranati attraverso la tendina di capelli, con la bocca semischiusa e le spalle incassate.

"C'è Pa' Roux, no?"

Le cose che legge negli occhi bruni di Maman lo colpiscono con la forza di uno schiaffo e gli fanno girare la testa vorticosamente, tanto che Charles deve aggrapparsi al bordo della sedia per non stramazzare di faccia per terra.

Se c'è una cosa che odia è quando gli adulti gli parlano come se fosse ancora un bambino, come se non riuscisse a capire, eppure questa volta è costretto ad ammettere che non era ancora pronto a considerare certe eventualità. Ad accettare che, in fin dei conti, è ancora un bambino.

Ma Maman è buona. Maman non si spazientisce mai.

"Pa' è vecchio, Charlot." Dice. "Pa' non ci sarà per sempre e Frances ha bisogno di qualcuno su cui contare. Se dovesse succedere qualcosa, pensi di potermi promettere che la terrai d'occhio? Fanny è una ragazzina incontenibile e quella vecchia canaglia di mio padre le dà fin troppo retta. Ha bisogno di qualcuno che la riporti con i piedi per terra, di tanto in tanto. L'ho detto anche a Jules, ma non voglio che si senta obbligato in qualche modo a restare qui, proprio ora che sta per prendere il volo. Voi Leclerc siete la cosa più vicina a una famiglia che lei conosca."

È allora che lui la vede, con il casco sotto il braccio e i capelli sciolti nel vento, guardare dritto nella loro direzione, con gli occhi scintillanti ed un sorriso sincero a squarciarle il viso, che nella luce del tardo pomeriggio brilla come una ferita sanguinante.

"Pensi di potermelo promettere, Charlot?"

E anche se ha solo dodici anni e non ha idea di quanto quella promessa sarà vincolante, Charles dice sì.


//Spazio autrice (in pochissimo tempo)

Buonasera! Rieccoci qui, meno di una settimana dopo, con un nuovo aggiornamento. Questo capitolo non era previsto nel piano originale, ma mi sono resa conto che non potevo aspettare di farvi conoscere Maman da un flashback di Frances, così eccoci.

Charles parla molto poco di sé in questo capitolo, eppure rivela moltissimo su quello che era, è e sarà il suo rapporto con Frances. Anche se inizialmente potrebbe sembrare poco importante, con questo capitolo si chiude un cerchio, l'Atto Primo della storia.

Da qui in poi le cose saranno molto diverse.

Non vedo l'ora di leggere le vostre teorie strampalate, qui o su instagram dove mi trovate come  @ /itstods_wattpad. Leggete, votate, commentate se vi va. A me fa sempre molto piacere.

Vi voglio bene,

Vostra sempre T.


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