2| Charles- Il passato


2005, FRA

How long before I get in?
Before it starts, before I begin?
How long before you decide?
Before I know what it feels like?


La prima volta che Charles odia Frances è ancora troppo piccolo per capire esattamente cosa significhi odiare qualcuno. Quando è molto arrabbiato dice cose come ti odio o fai schifo con leggerezza, in un modo che solo i bambini possono usare, come se le parole non ferissero e non potessero causare alcun male.

In futuro si domanderà spesso in che misura questa parte dei suoi ricordi sia vera, e se sia mai stato in grado, in ultima analisi, di provare davvero sentimenti così negativi nei confronti della persona più importante della sua vita.

Parti di lui si chiederanno per sempre cosa sarebbe successo al loro rapporto se le cose fossero andate diversamente in quel giorno. Se ci avrebbero messo più o meno tempo a trovarsi, volersi, tenersi. Se non fosse proprio quel piccolo germoglio di risentimento il fondamento ultimo di quello che è successo dopo.


*

La verità è che Charles non capisce.

Ha passato mesi e mesi ad allenarsi con costanza e decisione, tutti i fine settimana e tutti i pomeriggi dopo la scuola, eppure suo padre non lo ha ancora iscritto a nessuna gara e non sembra intenzionato a farlo in tempi brevi.

La cosa non gli darebbe così tanto fastidio, si dice, se non fosse per il fatto che Frances, con cui ha corso fianco a fianco quasi ogni giorno da quella mattina ventosa di un anno e mezzo prima, le tappe le sta bruciando tutte.

Quell'anno ha già partecipato ad una decina di gare, fra la Francia e l'Italia, e ne ha vinte quasi la metà. Anche lui ne sarebbe stato in grado, sicuramente, anzi, avrebbe fatto anche di meglio. L'unica differenza fra lui e Frances- a parte quelle ovvie, tipo che lui ha quasi otto anni e lei ne ha quasi nove, lui è un maschio e lei una femmina- è che suo nonno, Pa' Roux, crede nel suo talento molto più di quanto suo padre creda in lui. Per questo l'ha ritirata da scuola e le fa lui da maestro, così da lasciarle più tempo per allenarsi coi kart e per spostarsi in giro per l'Europa alla ricerca di qualche competizione.

Una volta, all'inizio dell'estate, è andato a trovarla a casa sua in Provenza, e lei gli ha mostrato fiera la sua collezione di coppe e medaglie. Per quanto abbia cercato di mantenere un sorriso di circostanza sul volto, Charles non ha potuto far a meno di sentirsi molto risentito. Ha fissato il metallo scintillante dei premi mandare bagliori accecanti per tutta la stanzetta grigia e spoglia, seguendone i riverberi con lo sguardo. Il lenzuolo sbiadito sul letto, i mobili con la vernice sbeccata e le assi di legno tarlate. Le mensole sbilenche e imbarcate, quattro o cinque libri ingialliti e puzzolenti, un peluche senza un occhio abbandonato in un angolo ed un grande armadio con lo specchio crepato.

Si è sentito molto egoista, quando ha capito che quelle coppe e quelle medaglie erano tutto quello che Frances possedeva, ma non ha potuto fare a meno di pensare che quella bambina rognosa col vizio di vincere stava cercando disperatamente di sovvertire l'ordine naturale delle cose.

Una femmina che corre sui kart, partecipa alle gare e sbaraglia la concorrenza. Un maschio che resta in panchina e si fa mostrare le coppe, in attesa che arrivi il suo momento.

Ogni volta che prova a parlarne con suo padre, Hervé è molto duro nel rispondergli.

Frances non vince perché ha un vantaggio sleale. Frances vince perché è talentuosa, si allena e non pensa a niente che non sia correre. Su quattro ruote non esiste differenza fra un maschio ed una femmina. Solo fra uno che lo fa per hobby e uno che vive per fare questo.

Charles ha sempre trovato piuttosto intimidatorio il modo che suo padre ha di aggrottare la fronte durante un rimprovero, come se stesse testando le sue reazioni per commisurare la punizione.

"Tu da che parte stai?" gli ha chiesto, alla fine, severo.

"Iscrivimi a una gara ed io te lo dimostro" ha risposto.

Così Charles Leclerc ha iniziato la sua carriera sui kart.


La mattina della sua prima gara, Charles si sveglia agitatissimo e con un terribile mal di pancia.

Le prove sono andate bene e quando si tratta di guida solitamente lui è molto sicuro di sé, come solo quelli che hanno tutto da dimostrare possono essere. Se vince- cosa che si augura- forse suo padre si deciderà a ritirarlo da scuola e a prendere sul serio il suo sogno di diventare un pilota professionista. Come Jules, il formidabile Bianchi, che ha da poco iniziato a competere nei campionati internazionali dimostrando di avere un talento senza precedenti.

E Charles darebbe qualsiasi cosa per essere com'è Jules, anche se è solo un bambino alto poco meno di un metro e venti con i capelli a tendina e i denti sporgenti che fa ancora un po' di fatica a non incagliarsi nella ghiaia quando prende una curva un po' troppo larga.

Resta in silenzio per tutto il tragitto fino al circuito, mentre suo padre blatera raccomandazioni trite e ritrite e dispensa pillole di saggezza dei bei vecchi tempi andati in cui correva in Formula tre. Più o meno quando sulla Terra camminavano ancora i dinosauri, anno più anno meno.

Raggomitolato nel sedile del passeggero, sente lo stomaco stretto in una morsa, mentre pensa a tutte le cose che potrebbero andare storte e a come evitare di sentirsi dire te l'avevo detto che non eri pronto, che nel suo cuore suona mille volte peggio di una semplice sconfitta.

"Tutto bene figliolo?"

Lui alza appena lo sguardo dal cruscotto, stringendo la bocca.

"Charlie? Ti senti bene?" ripete suo padre, impensierito, abbassando il volume della radio.

Lui fa un cenno affermativo con la testa, bianco come un cencio, ma per fortuna Hervé accosta comunque col furgone alla prima piazzola di sosta che gli si para davanti.

Charles apre la portiera di scatto, fiondandosi all'esterno, si piega in due e vomita l'anima al di là del guardrail.

Suo padre lo aiuta, tenendogli la fronte ed accarezzandogli la schiena con lenti movimenti circolari, mentre una smorfia condiscendente gli si va dipingendo sul viso.

Sarà una lunga giornata.


Una volta arrivato sul circuito, le cose non vanno meglio.

Charles è teso come una corda di violino e osserva l'andirivieni di bambini nelle loro tute colorate e padri con stracci bisunti infilati nella tasca posteriore dei jeans con un cipiglio piuttosto preoccupato. Tiene entrambe le mani strette convulsamente al bordo del berretto che gli ha regalato Jules.

Un piccolo portafortuna per la prima di tantissime gare e tantissime vittorie.

Dentro di sé sente quanto è importante questo momento e sa che il suo futuro dipende da quanto gestirà bene la grande prova di fiducia a cui lo sta sottoponendo suo padre.

Nessuna pressione, eh?

Resta seduto ingobbito su una sedia di plastica arrostita dal sole mentre Hervé controlla per l'ennesima volta che tutto sia in ordine e perfettamente funzionante in vista della partenza, con gli occhiali in equilibrio sulla punta del naso e il berretto pigiato sui capelli brizzolati. Gli dice qualcosa, di tanto in tanto, ma Charles è così agitato che non riesce a sentire altro se non il sangue che gli pompa nelle vene ed il cuore che gli si scuote impazzito dentro al petto.

I commissari annunciano che la gara inizierà fra una ventina di minuti. Gli sembra un pessimo momento per farsi prendere dal panico.

"Charlot!" si sente chiamare, e gira la testa di scatto giusto in tempo per vedere la sua rivale numero uno corrergli in contro, con il casco rosso già calcato in testa e la visiera appena sollevata per rivelare i suoi occhi folli e scintillanti. "Pensavo non venissi più."

Ti sarebbe piaciuto. Pensa Charles, ma è un pensiero cattivo e, soprattutto, falso. Frances ha vinto sei gare nell'ultimo anno, mentre lui non ha mai partecipato a nessuna competizione ufficiale. Ad essere sincero con sé stesso, è stato lui a sperare che lei non si presentasse per avere qualche possibilità in più di fare bella figura.

Per tutta risposta si stringe nelle spalle, come se il pensiero di invertire la rotta e tornare indietro non gli avesse sfiorato la mente ogni dieci secondi da quando è uscito di casa, quella mattina.

Nonostante i suoi tentativi di dissimulare, la bambina sembra cogliere tutti i segnali di nervosismo di Charles e il suo sguardo vispo si fa subito più comprensivo.

"Andrà bene Charlot" gli dice, e lo fa senza esitare, come se fosse una certezza assoluta e non esistesse alcuna possibilità che le cose potessero andare altrimenti. Ed è solo una bambina di nove anni col sorriso bucato e una tuta due taglie più grande, ma sembra la persona più saggia del mondo in quel momento. "Ci siamo allenati insieme tante volte e giuro che sei più veloce di tutti quelli che sono qui." Aggiunge, e fa un gesto con la mano guantata per indicare qualcuno dei bambini alle sue spalle.

Charles si arrischia ad alzare la testa per incrociare il suo sguardo, e fa il primo sorriso aperto e sincero della giornata.

"Anche più veloce di te?"

La risata di Frances è attutita dalla plastica del casco.

"Non esagerare piccoletto" gli risponde, inclinando la testa di lato. "Non mi hai mai battuto e non inizierai oggi."

I due bambini si guardano con aria di sfida, soppesando i pro e i contro di quell'alleanza bizzarra che stanno stipulando. Una tregua fra due futuri piloti che non sono propriamente amici ma che non possono non esserlo, e che vengono da mondi completamente diversi che si incrociano in un unico punto: il kartodromo di Brignoles.

Charles ha tutto dalla sua: ha il talento, i mezzi, le giuste conoscenze ed ha perfino una discreta quantità di denaro che gli ha permesso di comprare una tuta e un casco nuovi fiammanti apposta per la sua prima gara. Fanny però ha qualcosa di molto più raro. Una scintilla imprevedibile. Un'intuizione grezza ed indomabile.

Si stringono la mano in un accordo silenzioso, e Charles si sente immediatamente più sereno, come se lei con la sua luminosità avesse dissipato la coltre nerastra che lo avvolgeva e gli impediva di respirare.

Poi Frances fa qualcosa che lui non si aspetta, e intreccia le dita con le sue, premendo forte i loro palmi l'uno contro l'altro, fino a fargli male.

Prima che possa aprir bocca per chiederle cosa sta facendo, Pa' Roux, con le sue sopracciglia bianche e la camicia di flanella tirata sulla pancia, viene a richiamare la piccola pilota a gran voce. La competizione sta per cominciare.

La bambina scioglie le loro dita frettolosamente, si sistema meglio la treccia nel casco e segue il vecchio, stranamente docile e piena di aspettative. Si gira solo una volta, quando è a metà strada, per gridare: "Buona fortuna!"

E Charles pensa: Con te ne avrò bisogno.


Si sta bene sul podio.

Anche se è solo una griglia di metallo sporca e alta non più di sessanta centimetri, coperta approssimativamente con gli striscioni cerati degli sponsor.

Anche se i primi dieci classificati hanno ricevuto tutti una medaglia in ogni caso.

Anche se non occupa il gradino più alto e non ha la ghirlanda di foglie attorno al collo.

Anche se, quando gira la testa a sinistra, sente montargli dentro una sensazione spiacevole e corrosiva.

Anche se, ancora una volta, la coppa più grossa è fra le mani che hanno stretto le sue appena un'ora prima.

Frances Roux, con i capelli stretti in una treccia bitorzoluta da cui sfuggono ciuffetti sudati, ha vinto di nuovo e sorride raggiante a suo nonno e a Hervé sventolando la mano col palmo aperto, pura e felice come lui non l'ha mai vista.

Charles si rigira fra le mani il suo premio, non più grande di una bottiglietta d'acqua, e sorride mestamente a suo padre. Ha avuto quello che voleva, eppure non riesce ad esserne pienamente felice.

Arrivare secondo alla sua prima gara è un risultato assolutamente sorprendente e prova senza ombra di dubbio che non solo lui è pronto per competere, ma che ha la stoffa per vincere e fare qualcosa di importante un giorno.

Dovrebbe sentirsi fiero, ma il sentimento preponderante che si fa strada nel suo petto è l'invidia. Cruda, spietata e cieca. Diretta verso la persona che gli ha tenuto le mani mentre era solo e sperduto e che adesso gli fa spazio sul gradino più alto e gli avvolge un braccio attorno alle spalle, per le fotografie.

La odia.

Ha rovinato tutto.

Durante il viaggio di ritorno suo padre non fa che sorridere e riempirlo di complimenti, ripercorrendo la breve gara minuto per minuto e sottolineando come fosse stupito da quanto bravo fosse riuscito a diventare Charles in così poco tempo. Lui, dal canto suo, non dice una parola.

Non appena arrivano a Monaco, quella sera, Pascale lo accoglie con un abbraccio calorosissimo e gli riempie il viso di baci. Questo effettivamente lo aiuta a sentirsi un bel po' meglio.

"C'è una sorpresa per te" gli sussurra sua madre all'orecchio, indicandogli la porta del corridoio con una mano.

Quando Charles la apre, trova Jules stravaccato sul letto di Lorenzo con il joystick della playstation in mano.

"Julio!" lo saluta, sorridendo.

Il ragazzo mette il gioco in pausa immediatamente, guadagnandosi una gomitata nel fianco dal maggiore dei fratelli Leclerc, che sbuffa fra i denti qualcosa che somiglia ad un: sempre in mezzo alle palle Charles sei impossibile vai via.

"Allora?" incalza Jules.

Il bambino tira fuori la piccola coppa da dietro la schiena, sventolandola come una spada.

Lorenzo alza gli occhi al cielo e fa una smorfia seccata tirando fuori la lingua, mentre l'amico batte un cinque fortissimo sulla mano piccola di Charles.

"Primo?"

Il sorriso si spegne immediatamente.

"Secondo." Risponde il più piccolo, con un filo di voce.

"Charlie, secondo è un risultato incredibile per la tua prima gara." Lo ammonisce Jules, guardandolo di traverso. "Ora mi aspetto di vederti molto più spesso, ragazzino, dobbiamo iniziare a fare sul serio"

Lorenzo, per parte sua, sembra intenzionato a girare il coltello nella piaga: "Chi ha vinto?"

Charles abbassa lo sguardo, incerto su come rispondere.

"Frances" mormora in un soffio, con le labbra strette, sperando che non glielo faccia ripetere.

"Una femmina?!" ed anche se quella di suo fratello sembra genuina curiosità, non capisce perché lui sembri provare così tanto piacere a mortificarlo davanti alla persona che stima di più.

"Lo, quella bambina è terrificante, fidati di me. È tutto fuorché una femmina." Circostanzia Jules, mimando delle virgolette con le dita. Poi si rivolge nuovamente a Charles e questa volta ha un tono quasi paterno, decisamente troppo serio per un ragazzo di soli sedici anni. "Regola numero uno, campione. Sii felice per le tue vittorie e non per le sconfitte degli altri. Frances non è tua nemica, non devi odiarla. E, soprattutto, non avere paura di ammettere che sia più brava di te. Impara da lei, piuttosto."

Anni dopo Charles Leclerc deve aver pensato che nessuno gli aveva dato un consiglio migliore di quello che gli diede Jules Bianchi quella sera di fine giugno del 2005.


//Spazio autrice (rieccoci)

Dopo una decina di giorni, TF ritorna con un capitolo molto molto importante. Mentre lo scrivevo non mi ero resa conto che fosse effettivamente così frammentato, ma penso che renda bene l'idea di istantanee cruciali in un periodo di tempo lunghissimo. Come avrete potuto constatare, "il passato" copre un lasso di tempo di una quindicina d'anni, e per tanto ci saranno moltissimi salti temporali.

Avrà tutto senso prima o poi, fidatevi.

Qui, Charles e Frances approfondiscono la loro conoscenza, e sentimenti negativi iniziano ad emergere. Come vi aspettate che evolva la situazione? Facciamo un toto scommesse.

Volevo ringraziarvi per il calore mostrato per questa nuova avventura: grazie per le letture, i commenti e i voti. Mi fa sempre piacere parlarne con voi (sia qui sia su IG, dove mi trovate @itstods_wattpad) e avere dei feedback che mi aiutano sempre a migliorare.

Da qui in poi può succedere di tutto. Cosa ci sarà al prossimo? Passato? Presente? Futuro? Non vi resta che restare sintonizzati per scoprirlo.

Baci stellari,

Vostra vostra T.





Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top