2 LIBRO APERTO parte 1



2

LIBRO APERTO

parte 1

Il secondo giorno della mia avventura nel magico mondo del liceo di Forks ebbe effetti positivi e negativi.

Partirò dalle buone notizie. Intanto, quando uscii di casa, non pioveva, anche se le nuvole erano dense e opache. Poi ero più tranquilla. Avevo già sperimentato i pericoli dell'ambiente e quindi potevo immaginare, a grandi linee, quali disgrazie potevo incontrare sul mio cammino. Ad accompagnare il mio buonumore ci si mise pure Mike che mi rimase accanto durante l'ora d'inglese e mi seguì, come un esattore delle tasse fa con un evasore, alla lezione successiva. L'unico meno contento fu Eric che fece una faccia brutta per tutto il tempo...ma chissene. Non mi aveva filato nessuno di striscio per 17 anni di vita ed essere improvvisamente oggetto dell'interesse amoroso di due ragazzi mi galvanizzava. Ovviamente, ero rimasta ferma ai miei propositi. Malgrado tutto, quell'interesse doveva rimanere rigorosamente platonico. Avevo deciso di continuare il mio sodalizio con Imene fino alla fine del liceo e dell'università e così sarebbe stato. Era tutto perfetto. Nessuno mi faceva la radiografia come il giorno precedente e soprattutto mi ricordavo tutti i nomi della numerosa compagnia di Jessica, quando fui letteralmente trascinata al loro tavolo a pranzo. Prodigi della gente di campagna.

E ora veniamo alle note dolenti.

Non avevo chiuso occhio la notte prima a causa del vento che soffiava contro le finestre. Pareva la fiaba del lupo e dei tre porcellini...e più di una volta ho temuto di non abitare nella casa di mattoni della storia. Trillava tutto e ho avuto paura che mi volasse via il tetto che avevo sopra la testa. Una seconda tegola è stata l'ora di matematica, dove quello stronzo del professor Vermeer mi fece una domanda a tradimento di trigonometria, senza che io avessi dato segno di volerlo fare, e avevo pure dato la risposta sbagliata. La ciliegina sulla torta però è stata la lezione di ginnastica, durante la quale fui costretta a giocare a pallavolo. Toccai palla solo una volta, centrando la testa di una mia compagna di squadra. Non vi dico gli accidenti che ho preso in quel momento.

Il dessert, tuttavia, era un altro. Edward Cullen non si presentò a scuola per giorno. Invece di essere contenta di aver evitato ulteriori figuracce, fui assalita dal terrore d'incontrare i suoi capelli bronzei e l'espressione scazzata da vergine represso. Mi arrabbiai molto per questa sua assenza. Per tutta la notte avevo immaginato cosa dirgli, simulando la situazione e le parole che avrei voluto dirgli nella maniera più soft possibile (il messaggio era: cosa caspiterina ti ho mai fatto, arrapante bronzino?)...e ora non potevo nemmeno farmi onore. Ovvio che quelle simulazioni facevano cilecca. Ero consapevole che non avrei mai avuto le palle di dire quelle cose. Il Leone Vigliacco, in confronto a me, era Terminator.

Jessica mi tampinò tutto il giorno. Non voleva partecipare alla mia caccia all'Edward Rosso ma non riuscì a trattenermi. Quando arrivai in mensa vidi che i suoi bislacchi fratelli fighi erano seduti al tavolo ma la mia preda non era presente. Voi direte: Potevi chiedere, razza di cretina decerebrata!.

E'vero anche questo. Io però sono una studentessa del corso avanzato ed una cosa così semplice non è da me.

Comunque fummo placcate da Mike e costrette a sederci al suo tavolo. Io non ne ero entusiasta ma Jessica sì. Tutta felice si mise a sedere e le sue amiche la seguirono a ruota, iniziando a parlare a mitraglietta. Io mi sentivo a disagio come non mai e non sapevo quanto avrei potuto fregarle facendo loro credere che le stavo ascoltando, mentre ero invece interessata ad aspettare l'arrivo di Edward per potergli fare un'imboscata come si deve. Speravo che non mi filasse di striscio, dimostrandomi che le mie fisime sulla mia puzza corporea erano solo delle seghe mentali che avevo pensato io. Lo stronzo però non si faceva vivo e più passava il tempo, più ero sulle spine.

A fine pranzo, mi avviai alla lezione di biologia con un po'di coraggio in più. Mike mi trottava felice accanto e, giuro, mi sembrò quasi di vederlo scodinzolare. Quando arrivai, scoprii che Edward non era neppure lì. Approfittando del banco vuoto, Mike mi rimase attaccato ai coglioni fino al suono della campanella dell'inizio lezioni, quando fu costretto a sedersi accanto a una tizia con un orribile apparecchio ai denti e una schifosa permanente.

Fu una botta di culo infinita, credetemi. Se Jessica aveva gridato allo scandalo per i Cullen, figuriamoci cosa avrebbero detto i forkiani se avessero saputo che Mike era rimasto in mia compagnia fino a quel momento. Sudai freddo. Questa gente ha una fantasia assurda. Magari credevano che ci fosse del tenero tra noi e già si immaginavano fidanzamento e nozze lampo (col cazzo! Io non ho nessunissima voglia di vivere a Forks!). Se volevo sopravvivere, dovevo essere diplomatica ma era un casino. Io non ci so fare con i ragazzi, specie quelli appiccicosi come Mike. Il mio Io più sincero vorrebbe mandarli a cagare ma poi se la prendono e dopo chi li regge più? Il fatto di essere sola, comunque, era una manna perché così avevo il banco tutto mio. Avrei dovuto essere contenta della cosa ma non ci riuscivo.

Forse mi stavo sopravvalutando ma avevo il sospetto che Edward si fosse dato alla macchia per colpa mia. Giuro, non lo pensavo davvero ma tutti gli indizi vertevano in quella direzione. Sembrava quasi che io lo perseguitassi e per questa ragione avesse deciso di volatilizzarsi. Ma quanto potevo fargli schifo, numi del Cielo! mi ritrovai a pensare.

Alla fine della giornata, comunque, dopo aver metabolizzato la figura di merda a ginnastica ed essermi sorbita le scurrili espressioni della giocatrice che avevo quasi ammazzato con la palla da gioco, lasciai la tuta e passai al comodissimo mix jeans e felpa blu. Come un razzo, schizzai via dagli spogliatoi, al fine di evitare quella colla umana di Mike che temevo mi aspettasse al varco per accompagnarmi alla macchina. I miei timori di apparire sexy come possibile futura madre dei suoi figli era più una certezza che una paura distorta della mia mente, a quanto pare. Davvero, è inquietante. Attraversai svelta il parcheggio e controllai di aver messo tutto nello zaino.

La sera prima avevo scoperto che Charlie era una frana in cucina. Era in grado di preparare solo uova fritte e pancetta così avevo deciso di salvare le mie coronarie dal pericolo del colesterolo, offrendomi come sua domestica personale durante la mia permanenza a Forks. E'un mistero che sia riuscito a sopravvivere fino a ora senza avere problemi alle arterie perché quella bomba di grassi saturi metterebbe fuori combattimento anche l'uomo più duro.

L'alternativa era il digiuno.

Di fronte a quella situazione catastrofica, mi ero presa la briga di fare una lista degli alimenti di prima necessità, con lo scopo di sopravvivere in quell'ambiente ostile, e arraffato i risparmi raccolti in un vasetto con su scritto "PER LE PROVVISTE". Con quelle finanze, mi recai al supermercato più vicino. Feci partire la batteria missilistica del pick up(più lo uso, più lo penso. Incredibile che un coso tanto piccino, faccia un simile casino...oh, ho fatto pure rima, ma pensa!) e ignorai tutte le teste esterrefatte della gente intorno. Cavoli loro. Io stavo difficoltosamente cercando di metabolizzare lo scioccante destino di vivere in quello sputo di posto, loro, che vivevano nel proprio habitat, potevano pure fare qualche sacrificio no? Io comunque facevo finta di niente, che il casino non provenisse da me ma dallo splendido, meraviglioso, fantastico mezzo di trasporto che era accanto. Perché tutto è meglio del mio pick up...anche quella Volvo tirata a lucido, nuova, sulla quale i due Cullen sopravvissuti e i due Hale stavano montando.

In quel momento, mi persi a osservare il loro abbigliamento. Non ci avevo fatto caso prima, rincoglionita dalla fighitudine del loro volto ma ora li ammiravo in tutta la loro schifosa avvenenza. Ora invece ci facevo caso. Ognuno di loro vestiva abiti semplici, che sembrano cuciti da qualche stilista di grido. Avete presente quelli che sono ricchi da fare schifo e fanno i finti semplici? Ecco, il look dei Cullen-Hale mi dava quell'impressione. Mi serve un antiacido, dannazione! Comunque era inutile farsi il sangue amaro. Ognuno di loro avevano tanta classe e portamento che avrebbero potuto tranquillamente andare a giro nudi e l'effetto sarebbe stato lo stesso: ammirazione e bava alla bocca. Erano ricchi da fare schifo e belli da fare schifo...e i Forkiani li tenevano a distanza. Che mondo meraviglioso è Forks dissero i miei capelli. Poi però il cervello da studentessa del corso avanzato protesto. Nessuno rifiuta i soldi e la bellezza e anche se strani, gli abitanti di Forks non sfuggivano a questo assioma. Forse erano gli stessi Cullen-Hale a non volersi integrare. Manco io lo farei...giammai! disse la mia coscienza, orripilata. Il fatto che fossi nata lì venne opportunamente rimosso. Comunque anche loro si girarono quando passai con la mia carretta. Mi rilassai solo quando lasciai il parcheggio.

Il parcheggio sembrava un posto quasi normale e potei rilassarmi un po', anche se rabbrividii quando pensai alla benzina che mi era servita per arrivarci. Il pick era come un vecchio ubriacone. Non camminava una sega ma beveva come una spugna.

Il supermercato era abbastanza grande e mentre stavo dentro, senza nemmeno sentire la pioggia fuori, feci la spesa, una vecchia abitudine che avevo a casa. Mi sembrò di volare e di non essere a Forks.

Ovviamente mi sbagliavo. Arrivata in casa, distribuii il bottino in ogni angolo della cucina. Sperai che Charlie non si incazzasse troppo per la spesa e per tutto quel cibo ma sapevo come corromperlo. Avvolsi le patate con la stagnola e le misi in forno e feci marinare una bistecca, in equilibrio su un cartone di uova. Fatto ciò, salii al piano di sopra e, dopo essermi legata i capelli, accesi il pc.

Avevo tre messaggi.

Il primo era di Renée.

Bella, tesoro mio, appena arrivi scrivimi una mail. Come è andato il volo? Piove?Mi manchi tantissimo, bambina mia. Io ho quasi finito di fare le valigie per andare in Florida. Non vedo l'ora di essere in spiaggia a prendere il sole. Non riesco più a trovare la camicetta rosa. Sai dove l'ho messa? Anche Phil ti saluta! Smack. La tua mammina.

Mi passai una mano tra i capelli. Aprii il secondo messaggio. era stato scritto otto ore dopo il primo. Anche quello era di Renée. Chissà che fatica aveva fatto Phil per tenerla a freno.

Bella, amore, perché non mi hai ancora risposto? Il volo parte tra poco e non ho ancora tue notizie. Hai ancora il blocco intestinale? Fai subito il clistere e fatti aiutare da Charlie se non ti riesce. Però rispondi.

La tua dolce mammina.

Il terzo era della mattina.

Isabella Marie Swan

se entro le cinque e mezzo di oggi non rispondi chiamerò l'FBI, la CIA e dopo che ti avrò stanato farò a te e Charlie il culo a strisce!

La tua dolcissima e adoratissima mammina.

Ormai ci ero abituata...ma era snervante. Mancava un'ora all'ultimatum di Renée ma lei era nota per i tempi relativi. Non ci si poteva fare affidamento.

Mamma, rilassati. Fai un respiro profondo e pensa all'ultimo yaoi che hai letto. Cerca di stare calma, ok?

Bella.

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