Prologo~ Amaramente stanco
«Era amaramente stanco di perderla. Non riusciva a respirare per il dolore che provava.»
~ Shadowhunters, GotSM, "Forever Fallen"
Addestrare Ash era per lui sempre fonte di orgoglio.
Il ragazzo aveva imparato in fretta, e il sangue che gli scorreva nelle vene aveva fatto in modo che diventasse un perfetto guerriero, in grado di librarsi in aria come gli angeli, con la sua bellezza ultraterrena, per poi cadere a terra come i demoni che furono scacciati dal Paradiso.
La differenza tra quelle creature e Ash, era che Ash non rispondeva a nessun dio.
Lui era il dio di sé stesso, futuro padrone del mondo.
Allenare Ash era, per Janus, enormemente soddisfacente.
Ma quella soddisfazione era destinata a sfumare, a diventare un eco lontano, perché ormai Ash non aveva più bisogno dei suoi insegnamenti.
Era giunto il momento.
A Thule, Janus aveva aiutato Sebastian a ridurre il mondo in cenere e sangue, aveva ucciso chi più aveva amato per un dovere più grande, per servire la persona che più aveva odiato.
Stavolta, avrebbe aiutato Ash, il figlio di Sebastian, a distruggere il mondo.
Stavolta, però, non ne sarebbe uscito con le mani sporche del sangue dei suoi amici.
Stavolta avrebbe protetto Clary dalla distruzione.
Avrebbe salvato Alec e Isabelle.
Stavolta nessuno gli avrebbe comandato di distruggere i pezzi restanti del suo cuore.
Ash sarebbe stato diverso dal sovrano che era stato Sebastian.
Janus era l'unica cosa che Ash aveva, e per questo avrebbe mostrato indulgenza.
Janus si massaggiò il petto lì dove era il suo cuore distrutto.
Voleva Clary.
La voleva con ogni fibra del suo essere, lei che gli era stata per troppo tempo distante, per troppo tempo persa nell'oscurità della morte.
Era passato molto tempo da quando Clary era morta, a Thule, eppure Janus non aveva mai smesso di sentire la sua mancanza.
Ora aveva la possibilità di riaverla.
Di ricostruire quel cuore malfunzionante.
C'era solo un ostacolo -non che Janus lo considerasse propriamente un ostacolo: a Thule aveva commesso crimini indicibili, aveva ucciso chi sembrava essere invulnerabile- : Jace Herondale era vivo, libero dal legame con Sebastian e amato.
Jace Herondale, la versione fortunata di sé stesso, era al fianco della sua Clary.
E Janus sapeva, in un modo malato che non riusciva a spiegarsi, che finché quel Jace Herondale fosse stato in vita, Clary non sarebbe mai stata con Janus.
Janus, che aveva commesso fin troppi errori, che si era mostrato debole così tante volte da diventare troppo forte, che aveva fatto del sangue e della distruzione la sua vita.
Janus, che veniva corroso dal fuoco degli Herondale in una straziante agonia che non era in grado di fermare.
Presto, l'agonia finirà. Tornerò a vivere.
Ash era pronto.
Ash avrebbe regnato, come il padre, sul mondo che avrebbe annientato, e i suoi occhi avrebbero brillato quando i cadaveri dei suoi nemici sarebbero stati posti ai suoi piedi, perché era così che gli era stato insegnato ad essere.
Ash era la Maledizione del mondo, e il mondo se ne sarebbe reso conto presto.
-Ash!- lo chiamò Janus.
La sua voce era uguale a quella di Jace: lo stesso timbro, la stessa potenza.
Eppure c'era qualcosa di completamente diverso: una freddezza, una cinicità, un distacco e un tormento che quella di Jace non aveva mai avuto.
Per quanto avesse sofferto, Jace non aveva mai subìto e sopportato come aveva fatto Janus.
Jace era stato temprato nel dolore, Janus nel supplizio.
Jace aveva visto gli angeli, Janus li aveva uccisi.
Jace era morto e risorto, Janus era morto e stato distrutto.
Erano due facce di una stessa medaglia: amavano allo stesso modo, soffrivano allo stesso modo, avevano lo stesso aspetto, eppure erano differenti e complementari come la luce ed il buio, la pace e la guerra.
Non potevano coesistere in uno stesso mondo: uno dei due doveva uccidere l'altro.
E Janus si stava preparando da molto tempo per essere quello che sarebbe sopravvissuto.
Nessuna pietà di fronte a quegli occhi così uguali ai suoi: non aveva pietà nemmeno per sé stesso, non l'avrebbe avuta per lui.
Ash atterrò di fronte a Janus con l'eleganza delle fate, alzando il mento come un vero re e guardandolo con quei suoi occhi verdi così simili a quelli di Clary.
Si scostò con un movimento del capo i capelli bianchi ereditati da Sebastian, la pelle diafana e le labbra che spiccavano rosse contro di essa.
-Janus.- replicò, con una voce sublime, bella come il canto degli angeli.
Quando gli occhi dorati e spenti di Janus scrutarono il viso di Ash, il desiderio di proteggerlo divenne quasi un male fisico.
Questo era un altro dei poteri di Ash: quando appariva davanti agli occhi di chiunque, l'unico pensiero di quel chiunque diventata proteggerlo e amarlo.
Se i sentimenti di Janus non fossero stati estirpati quasi completamente come fossero un cancro maligno, si sarebbe inchinato ai suoi piedi e avrebbe dato la vita per lui, così come aveva fatto Annabelle di Thule.
-Sei pronto, Ash.- scandì Janus.
Non c'era bisogno di spiegare per cosa fosse pronto.
Quello era il Destino di Ash, era nato per regnare, non poteva essere pronto per altro se non per quello.
Il sorriso di Ash fu demoniaco.
Se qualcuno si aspettasse che su quel viso angelico un sorriso demoniaco sarebbe risultato un'accozzaglia di poteri, sarebbe rimasto deluso e abbagliato dalla perfezione di quel sorriso.
-E i miei nemici?- chiese il ragazzo, sicuro, elegante, riferendosi al discendente del Primo Erede, il suo unico vero nemico.
-Me ne occuperò io.- rispose Janus, sicuro di riuscire ad uccidere un ragazzino non più grande di Ash, privo di abilità particolari o di un addestramento speciale.
Ash annuì, lentamente, distogliendo lo sguardo da Janus e lasciandolo spaziare sulla vastità di ciò che lo circondava, come se già pregustasse la visione del mondo piegato sotto la grandezza della suo potere immenso.
-Tra poco, tutto questo sarà mio...- sussurrò.
Eppure nella sua voce non c'era l'esaltazione di Sebastian, né l'esitazione che avrebbe avuto Janus se una simile oppurtunità gli fosse capitata.
Ash era solo pensieroso, distaccato, quasi neutrale.
Non del tutto incerto, ma neanche del tutto convinto.
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