5~ Perfino il sole
«Non c'è speranza per quel mondo. Perfino il sole è stato cancellato.»
~ Shadowhunters, GotSM, "Forever Fallen"
Janus si infiltrò facilmente nella villa abitata dai Carstairs.
Era notte e le stelle illuminavano il cielo con il loro pallido bagliore, ma la vera regina di quella serata era la luna, che fluttuava piena nell'oscurità e rischiarava le ombre.
La notte era l'elemento di Janus: Jace era il sole, alba splendente di gloria, Janus invece era diventato una luna opaca che brillava di freddo, riflesso di una luce che c'era stata, ma che non era più.
Le rune del silenzio - che strana sensazione sentire di nuovo le rune sulla sua pelle, che strano percepirne il potere! Ancora non si era abituato, nonostante fosse passato abbastanza tempo - bruciavano sulla pelle, e Janus era simile ad un ombra oscura che si aggirava per i corridoi bui della villa.
Si affacciò in tre stanze prima di trovare quella del discendente del Primo Erede: la prima stanza era vuota, eppure chiaramente usata -c'era un violino e altri strumenti; nella seconda dormivano i due coniugi, l'una tra le braccia dell'altro, si tenevano stretti e sembravano sereni. Con un sussulto, Janus riconobbe L'ultimo stregone, la giovane ragazza dai capelli castani che mormorava nel sonno, stretta da un uomo con i capelli scuri e tratti asiatici. Il ragazzo gli ricordava qualcuno, ma non sapeva bene chi; nella terza stanza dormiva una bambina piccola, dentro una culla, con la boccuccia aperta e gli occhi che si muovevano rapidi sotto le palpebre. Era così innocente... persino Janus provò compassione al pensiero di ciò che si sarebbe abbattuto sul mondo che lei era troppo piccola per vedere del tutto.
La quarta stanza era quella giusta: lì riposava Kit Herondale, immerso in un profondo sonno, una mano spalancata che sporgeva dal letto, un'altra sistemata sotto la testa, l'espressione corrucciata.
Janus estrasse un pugnale nel più completo silenzio.
Se fosse stato quello di un tempo, avrebbe pensato ai due sposi, che si occupavano del discendente del Primo Erede, ai quali avrebbe causato un enorme dolore.
Avrebbe pensato alla bimba, che avrebbe perso un fratello.
Il problema era che Janus non era più quello di un tempo, e gli avevano insegnato ad essere spietato.
Si avvicinò al letto senza far rumore, la lama che baluginava nel buio, rifletteva l'argento della luna.
Osservò quell'ultimo Herondale con vaghe sensazioni che spingevano contro il muro compatto che le arginava ormai da troppo tempo.
Sarebbe stata una cosa veloce, dopotutto: il ragazzo dormiva a pancia in su, e Janus sapeva bene dove fosse il cuore.
Non lo avrebbe mancato.
Alzò il braccio e mirò.
Poi, senza esitazione, privo di qualsiasi sentimento, abbassò il pugnale.
Era stato silenzioso, rapido: il perfetto soldato che Sebastian gli aveva ordinato di essere.
Eppure questo non impedì a Kit Herondale di svegliarsi e di salvarsi, gettandosi dal letto senza emettere nemmeno un suono.
Lo sgomento di Janus fu totale: come poteva quel ragazzo -troppo poco allenato per essere definito un completo Shadowhunter e troppo distante dalle fate per essere definito uno di loro- scattare così velocemente?
Come poteva aver percepito il pericolo?
Quel microsecondo di distrazione bastò a Kit per estrarre da sotto al letto un pugnale con lo stemma degli Herondale.
Si alzò in piedi e scrutò il viso del suo assalitore.
Janus vide il viso del ragazzo sbiancare, i suoi occhi azzurri si spalancarono.
-Jace?- domandò, incredulo.
Janus non rispose, ma piombò su di lui come una belva.
Kit ebbe a malapena il tempo di difendersi, e fu ferito.
Un lungo taglio gli si apriva a partire dall'avambraccio fino al polso. Sanguinava capiosamente, ma ciò non gli impedì di pensare lucidamente.
Quindi era di questo che Jem gli aveva sempre parlato: l'adrenalina della battaglia, la lucidità dei momenti peggiori.
Annullò completamente tutto, e si focalizzò su...Jace? Ma com'era possibile che fosse Jace? Lui non l'avrebbe mai assalito...oppure sì?
Kit aveva imparato a non fidarsi mai, eppure di Jace si era fidato: era sangue del suo sangue, perché non avrebbe dovuto?
E Jace, quel Jace Herondale che gli Shadowhunters osannavano e i Nascosti rispettavano, quell'eroe di guerra, lo aveva tradito.
Avrebbe voluto urlare a pieni polmoni il suo dolore, il suo sgomento, perché chi considerava una certezza non lo era affatto, ma non aveva tempo.
Indietreggiò di scatto quando Janus gli corse incontro, mentre faceva mulinare il pugnale, desiderando possedere una spada.
Kit si difendeva sorprendentemente bene.
Janus pensava sarebbe bastato poco: aveva ucciso guerrieri molto migliori del giovane Herondale, eppure non riusciva a togliere la vita all'unica persona che avrebbe impedito al suo Ash di regnare.
Era come se qualcosa gli impedisse di scatenare la brutalità di cui era capace, ma non sapeva cosa.
Era passato troppo tempo per ricordarselo ancora.
Un ringhio sommesso uscì dalle labbra di Kit quando Janus lo schiacciò contro il muro, il corpo massiccio che gli impediva di muoversi, la lama a pochi centimetri dalla gola del ragazzo, lì dove Janus poteva vedergli il sangue pompare impetuoso dentro le vene.
Kit tentava di respingerlo, stringendo l'elsa del pugnale e pregando che la lama non si spezzasse a causa della forza che Janus gli stava spingendo contro.
Ma quello era un pugnale degli Herondale, e gli Herondale non si spezzavano.
E poi qualcosa in Kit si ruppe.
Nessuno dei due seppe come, o perché, quando l'energia scorse nelle vene di Kit al posto del sangue.
Poteva percepirne il potere primordiale, arcaico, e cresceva in lui come un'onda.
Poi esplose.
Era già successa una volta una cosa del genere, ad Idris, quando i Cavalieri di Mannan avevano attaccato lui ed Emma, e come l'aveva sconvolto allora, lo sconvolse anche adesso.
Riuscì ad allontanare Janus con una poderosa spinta, e il ragazzo finì contro la parete opposta, gli occhi dorati e spenti spalancati di fronte a quel potere.
Per un brevissimo istante, ne ebbe paura.
Poi il viso di Ash rimpiazzò la visione celestiale di Kit, e si alzò in piedi, pronto ad incalzare.
Kit raddrizzò la schiena.
Il sangue gli colava dal braccio, in mano aveva il coltello degli Herondale, che emanava una strana luminescenza.
Solo in un secondo momento Janus si rese conto che erano le mani di Kit a brillare.
Prima che potesse scansarsi, Kit stese le braccia, e il potere delle fate imprigionò Janus in una pseudo-rete di lampi bianchi.
Kit assomigliava ad una divinità: maestosa e terribile.
Fu allora che Janus si rese conto di aver fallito: lui non sarebbe stato in grado di uccidere Kit Herondale, discendente del Primo Erede.
Kit gli lanciò un ultimo a sguardo, e in quel momento si rese conto di quanto fosse stato sciocco a pensare che quel sosia potesse davvero essere Jace: Jace non l'avrebbe mai guardato così, con quello sguardo spento, come se fosse morto dentro.
Indurì la mascella, la vista annebbiata, le mani spalancate.
Con un gesto secco, le chiuse a pugno.
E Janus sparì.
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