3~ Illusioni

«Le illusioni non erano mai abbastanza convincenti. Nessuna illusione poteva corrispondere a un sentimento d'amore.»
~ Shadowhunters, GotSM, "Forever Fallen"


-C-che vuol dire, Max?- la voce di Isabelle si levò tremante e insicura, nella sala era piombato un silenzio molto più pesante di quello precedente.

Jace ne percepiva il peso sulle spalle quasi schiacciarlo a terra, come se un corpo morto gli gravasse sulla schiena.
Ma...zio Jace c'era.

Jace poteva essere certo di poche cose, nella sua vita: di sé stesso non lo era mai stato, ma solo a livello introspettivo.
Perché Jace era certo - certi come lo si può essere del calore del fuoco, del dolore di una ferita- che lui quel giorno, al parco, non c'era mai stato.

Era con Clary, quel giorno, si stavano allenando. Non poteva essere in due posti contemporaneamente, era impossibile.

Il bambino osservò Jace con un lieve senso di colpa ad incupirgli lo sguardo, come se si fosse pentito di essersi lasciato sfuggire quelle parole che -così pareva- erano un segreto tra lui e lo zio.

Jace annuì, incoraggiante, spronando il piccolo a continuare.

-Zio Jace stava...giocando a nascondino. Era triste, così ho detto che starei stato zitto e non avrei detto a nessuno dove si nascondeva.-  rivelò Max, con voce bassa, distogliendo lo sguardo da Jace, che alle sue parole si irrigidì tanto da sentire le ossa dolergli.

Com'era possibile che Max avesse parlato con lui?

Lo sguardo di tutti si calamitò su Jace, e si sentì morire quando scorse negli occhi azzurri di Alec la più completa confusione, lo sconvolgimento.

Avrebbe voluto aiutarlo.
Avrebbe voluto dirgli che lui era davvero lì, che aveva davvero parlato con Max, che era in missione.
Avrebbe voluto dirgli qualsiasi cosa che avrebbe potuto farlo stare meglio, ma non poteva farlo.

La piccola mano di Clary si insinuò in quella di Jace.
Le dita del ragazzo erano fredde, la sua postura rigida, sembrava quasi che non respirasse.

-Fantastico, Max. Hai fatto bene a dircelo, sono sicura che zio Jace non sia arrabbiato. Ora, che ne dici di andare nella serra insieme a Rafe? Vi va?- propose Clary, che coi bambini ci sapeva proprio fare.

Rafe si alzò per primo, col visetto serio, e aspettò che anche Max scendesse dalla sedia.

Magnus si chinò sul piccolo Shadowhunter e gli sussurrò qualcosa all'orecchio, il bambino sorrise. E poi, insieme al fratello, uscirono dalla sala, spensierati.

-Alec, io ti giuro sull'Angelo che quel giorno non ero lì. Te lo giuro, Alec.- fu la prima cosa che disse Jace, affogando il tremolio della voce.

Alec si abbandonò contro lo schienale della sedia, chiuse gli occhi e si prese la fronte tra le dita.

La presa di Clary si serrò sulla mano di Jace: cercava di trasmettergli quella forza che vedeva venirgli meno.

-Alec...— insistette il ragazzo quando vide che il parabatai restava immobile.

-Ti credo, Jace. È ovvio che ti credo.- quando Alec spalancò gli occhi, il suo sguardo trafisse quello dorato, trasmettendogli sicurezza.

-Ma io non posso fare a meno di chiedermi...- intervenne Magnus, con uno scintillio sinistro nello sguardo: -...con chi ha parlato allora mio figlio?- concluse, esplicitando la domanda alla quale tutti stavano pensando.

Faceva paura anche solo immaginare che potesse esserci un altro Jace che avrebbe potuto ingannarli.
Era spaventoso, e nessuno di loro voleva ammettere che ci fosse la possibilità di un sosia.

-Emma...- sussurrò Clary, gli occhi verdi vitrei, la mano abbandonata in quella di Jace.

-Emma?- ripeté Simon, confuso, scrutando la rossa.

Clary si armò di coraggio, e fece un respiro profondo.
Affrontò duramente l'ipotesi che stava contemplando, l'idea che le aveva attraversato la mente come un fulmine durante un temporale.

Sollevò lo sguardo e lo posò su Alec, sentendo il cuore martellare nel petto.
Non osò guardare Jace: sapeva che ciò che stava per dire l'avrebbe scosso.

-Quando io e Jace siamo tornati dal Regno delle Fate, dopo che ci avevano catturati, eravamo con Emma e Julian, ricordate? Ecco, loro apparvero dopo e di noi e ci parlarono di un'altra dimensione, Thule.- cominciò a dire, impedendo alla voce di tremare.

Aveva la sensazione che se Jace non avesse ritenuto importante ascoltare tutto ciò che Clary aveva da dire, si sarebbe abbandonato ad uno svenimento.

-Lì... c'erano altre versioni di noi stessi, no? Tu e Magnus morti, io anche, Isabelle uccisa con la Spada Mortale, ma Jace...Jace era vivo.- ricordò, reprimendo un brivido.

-Ero legato a Sebastian.- constatò il biondo, neutro, senza il minimo colore nella voce.

Clary sapeva che tornare ad essere legato a Sebastian era la sua paura più grande, sapeva che non si era ancora perdonato ciò che aveva fatto quando era sotto il suo controllo, sapeva che ancora si riteneva colpevole.

-Se...se Emma e Julian sono riusciti a tornare da Thule, ciò non significa che anche Jace non abbia fatto lo stesso. E magari...magari è lui quello che ha parlato con Max.- concluse la ragazza, fissando Alec.

Il Console sedeva rigido, una fetta di pizza sul piatto, stanco come non mai, eppure potente, circondato da un'aura di solennità.

Restarono tutti in silenzio per qualche minuto, aspettando la decisione di Alec, confidando in lui.

-É plausibile, sì. Manderò un messaggio di fuoco ad Emma e Julian, li convocherò e mi farò raccontare ogni dettaglio che possono ricordare. Invierò qualcuno al Mercato delle Ombre: c'è sicuramente chi sa qualcosa, lì. Consulterò i Fratelli Silenti, sperando in qualche traccia...ah, anche Jem potrebbe esserci d'aiuto. Abbiamo alleati Nascosti: ci aiuteranno, devo contattare Kieran e anche Lily e Maia. Magnus, per gli stregoni potresti...?- il ragazzo voltò la testa verso il marito, con una domanda nello sguardo.

-Non dire altro, ci penso io.- tagliò corto lo stregone, e l'anello con lo zaffiro lampeggiò ammiccante.

Alec si alzò dalla sedia.
Sembrava più alto, più imponente: le spalle large, le braccia muscolose grazie agli allenamenti, fiero.

Eppure Jace vedeva in lui solo il suo parabatai.
Solo Alec, che lo aiutava a rialzarsi quando cadeva, che gli curava le ferite e lo rimproverava.

-Troveremo questo...Jace di Thule, e gli daremo una collocazione più adeguata. Non girerà per NY ancora a lungo.- stabilì, deciso.

Il cuore di Jace traboccò di troppe emozioni perché potesse riconoscerle ed esternarle tutte.
Quindi non ne esternò nessuna.

Ma Clary sentì lo stesso il lieve tremore della sua mano, stretta a quella di lei, e le si strinse il cuore.

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